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No alla legge bavaglio, sì alla libertà di comunicazione

(168 articoli)
  • Avviato 13 anni fa da FernandoBassoli
  • Ultima replica da parte di la lavandaia
  1. zanoni

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    lo trovi nel topic cosa ho letto oggi, l'ultimo.

    pero' non esagerare, non c'entra niente la censura. sono stato io a divertirmi con un'innocente provocazione ai danni di cuor di leone Bassoli: che quando si parla di potenti, lui se la svigna con la coda tra le gambe (utilizzando di volta in volta come scusa la Costituzione, le prove, il terzo grado di giudizio bla bla bla)...

    Pubblicato 13 anni fa #
  2. Ripeto: io non faccio la campagna elettorale al PdL nel mio blog.

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. sensi da trento

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    Ripeto: io non faccio la campagna elettorale al PdL nel mio blog.

    ma intendi dire che non fai campagna elettorale al pdl oppure che non fai campagna elettorale a nessuno?

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. Al PdL.
    Il paese deve svoltare a sinistra, così non si può più andare avanti.
    Berlusconi dovrebbe dimettersi serenamente e lasciare spazio ai giovani, al loro pragmatismo.
    Se continua così finiremo come l'Argentina.

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. zanoni

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    Ripeto: io non faccio la campagna elettorale al PdL nel mio blog

    Bassoli, ma secondo te quando gli organi di stampa riportano le dichiarazioni di un politico... fanno campagna elettorale??? cioe', se io avessi un blog e riportassi un intervento di De Marchis (nell'articolo 'incriminato' ho citato la sua affermazione che il PdL a Latina e' una cosca)... farei campagna elettorale al PD?

    ovviamente sei liberirrimo di riportare sul tuo blog quello che vuoi: solo, come ti ho detto, smettila di romperci i coglioni con la storia del bavaglio quando sei tu che lo metti a te stesso quando si fanno i nomiecognomi...

    e risparmiaci anche il tuo patetico qualunquismo da mercato del martediì'...

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. Ripeto: il mio blog non è, evidentemente, un giornale; e dunque non ne segue le regole. Io non faccio politica o, meglio, non mi occupo di approfondimenti politici, che peraltro annoiano solo i miei lettori. Al massimo faccio satira.
    Prova a proporlo a qualche testata locale. Ce ne sono talmente tante...

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. sensi da trento

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    Il paese deve svoltare a sinistra, così non si può più andare avanti.
    Berlusconi dovrebbe dimettersi serenamente e lasciare spazio ai giovani

    da wikipendia: Pier Luigi Bersani (Bettola, 29 settembre 1951)
    beh, in effetti bersani deve ancora compiere 59 anni

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. Ma no, quale Bersani d'Egitto.
    Qui ci vuole uno con due coglioni così.

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. leon8oo3

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    Vada Bassoli, si candidi!!!
    E tanto per proseguire sulla deriva che stiamo prendendo, suggerirei di candidare Pier Mario che a lui, Berlusconi, per sua stessa ammissione, gli ha già fatto "due coglioni così" ha già tutti i requisiti in regola

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. rindindin

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    se invece di candidare candeggiassimo ?

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. zanoni

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    Bassoli, la smetti di fare il troll?

    Dici che sul tuo blog non ti occupi di politica e quindi di temi scottanti? benissimo! ma non venire a rompere le palle con la storia del bavaglio quando per tua stessa ammissione non hai nulla da dire...

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. Cos'è un Troll? Un membro dei New Trolls?

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. rindindin

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    te ne porto uno al mio ritorno dall'Irlanda

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. dal blog di Stefano Ceccanti:

    Gli 8 possibili motivi di incostituzionalità del ddl intercettazioni (in ordine di presenza nel testo)

    1. Art. 1 comma 2
    La sostituzione del pubblico ministero per le ragioni e con le modalità di cui all’ art. 1 comma 2 viola il principio di ragionevolezza e di eguaglianza (art. 3 Cost.) in quanto si presta a strumentalizzazioni e abusi, rendendo possibile a ciascuno di ‘scegliersi’ il pm. Il rischio è anche di violare il principio di indipendenza della magistratura e di soggezione soltanto alla legge (art. 101.2 Cost.), sulla base di una mera iscrizione nel registro degli indagati, in violazione peraltro dell' art. 27.2 Cost

    2. Art. 1 comma 5
    La non pubblicabilità delle intercettazioni e dei tabulati neanche per riassunto, ancorché pubbliche e ostensibili alle parti, fino alla conclusione delle indagini preliminari viola il principio di ragionevolezza (art. 3) e il diritto di cronaca (art. 21). I limiti al diritto di cronaca vanno peraltro letti in parallelo con il ‘chilling effect’ derivante altre norme, quali ad es. il divieto di cui all’art. 1, comma 5, cpv. “2-ter”, di pubblicazione, anche per riassunto o nel contenuto, delle richieste e ordinanze emesse in materia di misure cautelari, così precludendo totalmente la cronaca giudiziaria relativamente a fatti interesse pubblico. Tali divieti contrastano peraltro con il principio di cui all’articolo 101.1 Cost., secondo cui “la giustizia è amministrata in nome del popolo”, perché sottrae moltissimi atti processuali alla conoscenza legittima da parte di quei cittadini nel cui nome la giustizia è amministrata. I suddetti divieti appaiono tanto più incompatibili con gli artt. 21 Cost. e 10 della CEDU, ove si consideri il rilevante inasprimento sanzionatorio previsto dal disegno di legge per i reati in materia di pubblicazione degli atti, che rischia di inibire del tutto la libertà di stampa e quindi di privare i cittadini del diritto a ricevere informazioni su fatti di rilievo generale. Ove poi si consideri che tale rilevante inasprimento sanzionatorio non è neppure riferito a condotte lesive della privacy delle parti processuali o dei terzi estranei alle indagini, ben si comprende come questa scelta non possa in alcun modo giustificarsi neppure in ragione dell’esigenza di tutelare beni giuridici di rilievo costituzionale, ma appaia nettamente in contrasto con gli artt. 21 Cost. e 10 della Convenzione europea dei diritti umani e funzionale soltanto a privare i cittadini del diritto di (e all’) informazione. Ciò è peraltro asseverato dalla previsione, di cui all’articolo 1, comma 8, della sospensione obbligatoria del giornalista (e di altri soggetti) dalla professione in ragione della sua iscrizione nel registro degli indagati per violazione del divieto di pubblicazione, qualora l’organo titolare del potere disciplinare ravvisi elementi di responsabilità e ritenga il fatto grave. Norma, questa, che viola la presunzione di innocenza di cui all’art. 27 cpv. Cost., e rischia peraltro di avere un effetto deterrente rispetto al diritto di cronaca. Sulla responsabilità penale degli editori, poi, il testo finale, se da un lato riduce lievemente la cornice edittale (da 100 a 200 copie), tuttavia estende anche ad essi l'applicabilità dei reati di induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria, nonché del delitto di violazione dei divieti di pubblicazione. Tali estensioni sono particolarmente gravi in ragione del particolare meccanismo sotteso alla responsabilità da reato degli enti, che presuppone l’adozione di ‘compliance programs’ (modelli anti-illeciti) che rischiano di privare il direttore del giornale e i singoli giornalisti della necessaria indipendenza.

    3. Art. 1 comma 10 (art. 266, c.1, alinea cpp)
    Un chiaro vulnus al principio di ragionevolezza deriva dall’equiparazione alle intercettazioni, quanto al regime di ammissibilità, dell’acquisizione dei dati di traffico telefonico o telematico, che in quanto relativa ai soli dati ‘esterni’ e non invece al contenuto delle comunicazioni, non può in alcun modo essere assistita dalle stesse garanzie né essere soggetta alle medesime limitazioni previste per le intercettazioni. Inoltre la nuova disciplina rischia di violare il diritto alla difesa di cui all’art. 24 Cost., nella misura in cui, diversamente dalla normativa attuale, impedisce alle parti private di richiedere al fornitore, in taluni casi anche in virtù del decreto motivato del pubblico ministero, l’acquisizione di tabulati utili alla dimostrazione della fondatezza della propria tesi difensiva.

    4. Art. 1 comma 10 (art. 266, c.2, cpp)
    L’estensione a tutte le intercettazioni ambientali a prescindere dal luogo in cui si svolgano, del requisito della necessaria finalizzazione alla osservazione dell’attività criminosa , oltre a depotenziare significativamente le attività di indagine, viola palesemente il principio di ragionevolezza (art. 3 Cost.), nella misura in cui equipara, quanto a limiti di ammissibilità, mezzi di ricerca della prova caratterizzati da un grado assolutamente diverso di incidenza sulla privacy individuale e sulla segretezza delle comunicazioni. Inoltre, se la norma rimane com'è ora, non sarà mai possibile ottenere autorizzazioni ad intercettazioni ambientali per indagare su un reato già commesso, sia esso anche un omicidio o una strage. Certamente, infatti, non ci troveremmo di fronte ad una ipotesi di attività criminosa in corso. Un'assurdità palese anche per altra ragione: l'autorità giudiziaria indaga per definizione sui reati già commessi, non per finalità di prevenzione . Dunque, con la sola eccezione dei reati permanenti (ad es., un reato associativo) e dei delitti distrettuali, questo limite incrinerebbe l'essenza dell'attività investigativa giudiziaria. E’ altresì irragionevole la reiterabilità di tre giorni in tre giorni (per la quale i dettagli sono poi precisati dal comma 3-bis del novellato art. 267, inserito dal successivo comma 11), che rischia peraltro di favorire fughe di notizie nella misura in cui la proroga necessita dell’invio al collegio degli atti d’indagine.

    5. Art. 1 comma 10 (art. 266, c.1, alinea cpp)
    Del tutto irragionevole è l’assimilazione di ogni tipo di videoriprese alle intercettazioni, senza distinguere tra riprese a contenuto captativo di conversazioni o no e tra riprese in luoghi privati o no: assimilare, quanto a regime di ammissibilità, mezzi di ricerca della prova così diversamente lesive della privacy, viola il principio di ragionevolezza.

    6. Art. 1 comma 11, c.1, lett.a)
    Ingiustificabile in quanto irragionevole (art. 3 Cost.) è l’attribuzione al giudice collegiale del tribunale distrettuale della competenza ad autorizzare le intercettazioni che crea paralisi, fughe di notizie e che è asistematica, considerando che il giudice monocratico può disporre non solo misure cautelari personali, ma può anche irrogare un ergastolo, in sede di rito abbreviato.

    7. Art.1, c.11, lett.d)
    Le limitazioni alle intercettazioni e in particolare quella relativa ai termini massimi di durata delle operazioni captative, non solo privano di strumenti d’indagine preziosi gli organi inquirenti – ostacolando dunque l’attività di accertamento dei reati e così pregiudicando la tutela della sicurezza dei cittadini di cui all’art. dall’art. 6 della Carta di Nizza e in violazione del 112 Cost., che impone l’obbligatorietà non solo dell’esercizio dell’azione penale, ma anche della raccolta delle prove a ciò necessarie - ma non possono peraltro in alcun modo giustificarsi in nome della tutela della privacy. Si consideri infatti che la CEDU, con la recentissima sentenza del 18 maggio scorso, in Case of Kennedy v. United Kingdom , ha ritenuto non contrastante con l’art. 8 CEDU (tutela della privacy) la disciplina inglese sulle intercettazioni ( Regulation of Investigatory Powers Act 2000: “RIPA”) che prevede la possibilità di disporre intercettazioni senza limiti di tempo (purché con successive proroghe motivate), ove ne permangano i presupposti

    8. Art. 1 comma 12 , lett.d)
    Il divieto di stralcio delle registrazioni e dei verbali prima del deposito in segreteria rischia paradossalmente di aumentare le possibilità che il contenuto delle intercettazioni, e in particolare di quelle strettamente personali, sia divulgato all’esterno. Dunque, violazione della privacy, oltre che del principio di ragionevolezza.

    ---

    Scusate se è poco...

    Per me il governo guidato da B. deve cadere su questo goffo tentativo di minare l'ordinaria dialettica democratica.

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. Lasciateci almeno la libertà di espressione!

    Oggi anche il mio modesto blog sciopera contro il ddl sulle intercettazioni alias legge bavaglio, nella convinzione che la libertà di essere informati e il dovere di informare su tutto (senza calunniare o diffamare nessuno) sia alla base di ogni forma anche elementare di democrazia.

    Auspico altresì nuove elezioni al più presto per sottrarre il Paese a una pericolosa agonia, di cui già possono notarsi le degenerazioni nei fatti di cronaca di questi giorni (es. manifestanti aquilani malmenati a Roma, l'aggressione all'on. Barbato in parlamento, vittima di un assalto squadrista che ha riportato all'attualità neri fantasmi del passato).

    Viva la libertà, viva la civiltà.

    Anche io, come molti, 15 anni fa pensai che Silvio Berlusconi potesse fare buone cose per l'Italia. Molto buone. Credevo che un imprenditore di quel livello avrebbe avuto, se non altro, maggiore pragmatismo dei suoi predecessori. Nel tempo ho capito di essermi sbagliato: la politica devono farla i politici. A ognuno il mestiere suo.

    Elezioni subito!

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. Colla bocca tappata, è possibile farci un esame di coscienza?

    Nei giorni passati mi sono interrogato parecchio sulla questione del 'bavaglio'. E' una misura ingiusta, iniqua e che mette a rischio la libertà d'espressione. Ancora peggio: rischia di compromettere le indagini su reati di fondamentale importanza (ma questo riguarda la magistratura), senza che i cittadini ne possano essere informati. Solo dopo anni si saprà se X ha rubato o se Y è stato accusato ingiustamente di peculato. Non ci sono dubbi: la legge fa schifo e andrebbe modificata ancora di più. Forse in parecchi fanno finta di dimenticare che, proprio sulle intercettazioni, era già intervenuto il governo Prodi. Anche perché, di fronte all'inguacchio prodotto dal governo Berlusconi, la legge Mastella sembra essere un provvedimento all'acqua di rose. La dimostrazione comunque, comprendendo quanto fatto anche dal centrosinistra, è una sola: la classe politica, destra e sinistra che sia, è di fatto interessata all'immagine che vien fuori da giornali, televisioni e radio. Si parla di consenso, su cui si regge l'intero sistema democratico.

    Bene.

    A questo punto, la domanda rispetto ai 'bavagli', mi sorge spontanea. Credete che la classe politica non si sia mai interessata al consenso? No, sarebbe assurdo non pensarci. E per prima cosa ha sempre cercato di 'ingraziarsi' i favori della stampa. C'è chi resiste e c'è chi cede. Ci sono giornalisti di parte acclarati, ci sono giornalisti di parte che, l'appartenenza ad una parte, la nascondono e poi ci sono giornalisti che non sono di nessuna parte. Lapalissiano dal punto di vista della descrizione della realtà, ma importante dal punto di vista statistico. Nella migliore delle ipotesi, solo un terzo di quelli che oggi protesta, può definirsi veramente libero e minacciato. In realtà, a livello locale e a livello nazionale, l'ordine dei giornalisti farebbe bene a interrogarsi sui 'bavagli' che volontariamente i giornalisti si mettono. Per disgrazia nostra, non c'è solo il bavaglio delle intercettazioni. Ne esistono tanti tipi e di tanti colori. Ripeto, è un discorso che non riguarda tutti, per fortuna. Ci sono giornalisti e pubblicisti - e sono tanti - che il loro lavoro lo fanno con passione e spirito di sacrificio. Per loro è una missione. Non prendiamoci in giro, però. Non per tutti è così. Ed è importante che, al di là delle polemiche, si riesca a fare, soprattutto in momenti come questo, un esame di coscienza. O più semplicemente una riflessione. Faccio un esempio concreto: mettiamo che io sia giornalista in un quotidiano locale, e che poi faccia anche l'addetto stampa per Tizio. Caio e Sempronio fanno una polemica con Tizio. "Hai rubato tot soldi". Io, giornalista che è anche al soldo di Tizio, farò un servizio proprio su Tizio che metterà in luce le malefatte del mio altro datore di lavoro? E Tizio, avendo un suo addetto stampa che lavora per un giornale, darà le stesse identiche informazioni ad un giornalista che lavora in un'altra testata? Oppure gli scoop li terrà per quello che paga?

    E, badate bene, questo malcostume è diffuso. Nelle proteste che ci sono state in ogni parte d'Italia, a strillare di più erano proprio quelli che facevano (fanno) un doppio o triplo lavoro, non consentito dall'ordine ma quantomeno tollerato. "Il bavaglio è mio e me lo metto per chi dico io".

    Come al solito, si cerca di tirar fuori, da una battaglia giusta, anche qualche tornaconto: oggi la stampa, tutta, appare libera e incondizionata. "Mannaggia a voi, colla legge bavaglio ci impedite di fare cronaca, sennò vi facevamo un culo così". Ma quando mai? Non vi ricordate che, fino a ieri, tutti sostenevamo che non c'era poi una stampa di così grande qualità? E adesso, tutti sti difensori della libertà - che però vorrebbero farsi intercettare tutti (sic!) - da dove escono fuori?

    Tra l'altro: la scelta del 9 Luglio non si è mostrata molto felice. Di fatto, oltre a cadere il silenzio sulla cronaca, è calato il sipario anche su due proteste: quella dei lavoratori della Telecom contro il nuovo piano industriale che prevede 6800 licenziamenti e quella delle Ferrovie dello Stato, sempre contro il piano di razionalizzazione e di esternalizzazione.

    L'effetto? Gli organizzatori in piazza per il bavaglio si rivenderanno cifre 'spurie' ma dei licenziamenti non ne parlerà nessuno.

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. aperta parentesi
    Manovra: Una norma potrebbe sospendere per 6 mesi il processo Fininvest-Cir.
    chiusa parentesi

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. Berlusca: "La libertà di stampa non è un diritto assoluto".

    Stiamo parlando di un valore riconosciuto dalla costituzione, come anche i ragazzini delle medie sanno.

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. A

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    Ma che gliene frega a questo della Costituzione?

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. A

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    PER ORDINE DEL PODESTA' SONO PROIBITI TUTTI I RAGIONAMENTI

    Quando egli arrivò all’altezza della cantina e vide accorrere verso di lui gente da tutte le parti, ebbe un momento di panico. Marietta fece a tempo a porgergli uno sgabello, prima che cadesse per terra.

    “Scusate, scusate”, cominciò a dire con un fil di voce. “Non abbiate paura. Perché avete paura? Sono io che vi faccio paura?”

    ”Parla”, gli impose Berardo con voce poco incoraggiante.

    “Ecco, intendiamoci”, riprese Innocenzo “intendiamoci, non si tratta di tasse, vi giuro su tutti i santi che non si tratta di pagare. Se si tratta di tasse, che Dio mi tolga la vista.”

    Vi fu una piccola pausa, giusto il tempo per permettere a Dio di esaminare il caso. Innocenzo conservò la vista.

    “Continua” gli comandò Berardo.

    “Ecco, voi ricordate che una sera venne qui un graduato della milizia? Un certo cavaliere Pelino? Lo ricordate? Bene, benissimo, questo mi fa un grande piacere. Dunque, il cav. Pelino ha fatto un rapporto alle autorità superiori in cui afferma di aver constatato che Fontamara è un covo di nemici dell’attuale Governo. Non vi spaventate, non c’è nulla di male. Il cav. Pelino ha riferito, parola per parola, certi discorsi fatti qui, in sua presenza, contro l’attuale Governo e contro la Chiesa. Senza dubbio, egli ha mal capito i vostri discorsi, senza dubbio. Ma le autorità superiori hanno deciso di prendere certi provvedimenti verso Fontamara. Niente di grave, vi assicuro, niente da pagare, niente. Si tratta di sciocchezze, alle quali in città si dà grande importanza, ma un cafone, una persona seria nemmeno vi bada.”

    Innocenzo non sapeva quali fossero tutti i provvedimenti decisi contro Fontamara. Egli era il cursore del comune e conosceva quindi solo le decisioni del comune, che aveva l’incarico di comunicare; il resto non lo sapeva, né lo incuriosiva. La prima decisione riguardava il ristabilimento forzoso nella frazione di Fontamara dell’antica legge del coprifuoco; un’ora dopo l’avemaria nessun cafone doveva trovarsi fuori di casa e doveva restare in casa fino all’alba.

    “E le paghe restano uguali?” domandò Berardo incuriosito.

    “Cosa c’entrano le paghe?” rispose Innocenzo.

    “Come, cosa c’entrano? Se non possiamo uscire di casa prima dell’alba” spiegò Berardo “vuol dire che arriveremo a Fucino, sul luogo di lavoro, un po’ prima di mezzogiorno. Se soltanto per un paio d’ore di lavoro ci daranno lo stesso salario di prima, viva la legge del coprifuoco.”

    “E l’irrigazione?” domandò Pilato. „Come si fa a regolare l’irrigazione notturna se tutti restiamo in casa?”

    Innocenzo La Legge rimase interdetto.

    “Voi non mi avete capito”, disse “oppure, scusate, fingete di non aver capito, per torturarmi. Chi vi ha detto che voi dovete cambiare le vostre abitudini? Voi restate cafoni e farete i vostri lavori quando volete. Ma l’Impresario è podestà e voi non potete impedirgli di fare il podestà. Ed io che cosa sono, io? Cursore del comune e non dovreste impedirmi di fare il cursore. L’Impresario, come podestà, decide, per mettersi al riparo dalle proteste e dai reclami delle altre autorità, che voi durante la notte dovete stare in casa. Voi, cafoni, fate naturalmente quel che vi pare.”

    “E la legge?” si mise a urlare il generale Baldissera. ”La legge dove va a finire in questo modo? La legge è o non è la legge?”

    “Scusa”, gli chiese Innocenzo “tu, la sera, a che ora vai a dormire?”

    “Appena si fa buio” rispose il vecchio scarparo miope.

    “E la mattina a che ora ti alzi?”

    “Alle dieci, perché il lavoro è scarso e la debolezza è grande.”

    “Ebbene”, sentenziò il cursore “io ti nomino custode ed esecutore della legge.”

    Tutti ci mettemmo a ridere, ma Baldissera rimase cupo, e siccome era già quasi buio, se ne andò a dormire.

    Innocenzo fu felicissimo per l’inspirato successo di ilarità e divenne più spigliato. Accese una sigaretta e cominciò a fumare. Ma fumava in un modo mai visto: invece di fare uscire il fumo dalla bocca, lo tratteneva e poi lo soffiava dalle narici, ma non da entrambe, come anche noi sappiamo, sebbene, alternativamente, prima dall’una e poi dall’altra.

    Approfittò del momento di ammirazione in cui ci sorprese, per comunicarci la seconda decisione del podestà riguardante Fontamara. In tutti i locali pubblici doveva essere affisso un cartello che dicesse: IN QUESTO LOCALE È PROIBITO PARLARE DI POLITICA. Di locale pubblico a Fontamara c’era solo la cantina di Marietta. Innocenzo consegnò alla cantiniera un ordine scritto del podestà col quale le si comunicava che lei sarebbe stata ritenuta responsabile se nella sua cantina si fossero fatte discussioni politiche.

    “Ma a Fontamara nessuno sa neppure che cosa sia la politica” osservò giustamente Marietta. “Nel mio locale nessuno ha mai parlato di politica.”

    “Di che si parla, dunque, se il cav. Pelino tornò al capoluogo tutto infuriato?” chiese Innocenzo sorridendo.

    “Si ragiona un po’ di tutto” riprese a dire Marietta. “Si ragiona dei prezzi, delle paghe, delle tasse, delle leggi; oggi si ragionava della tessera, della guerra, dell’emigrazione.”

    “E di questo non si dovrebbe più parlare, secondo l’ordine del podestà” chiarì Innocenzo. “Non è ordine speciale per Fontamara, ma in tutta Italia è stato diramato quest’ordine. Nei locali pubblici non bisogna più parlare di tasse, di salari, di prezzi, di leggi.”

    “Dunque, non bisogna più ragionare” concluse Berardo.

    “Ecco, bravo, Berardo ha capito perfettamente” esclamò Innocenzo soddisfatto. “Non bisogna più ragionare: questo è il senso della decisione del podestà. Bisogna farla finita coi ragionamenti. E poi, siamo sinceri, a che servono i ragionamenti? Se uno ha fame, può nutrirsi di ragionamenti? Bisogna farla finita con questa cosa inutile.”

    La soddisfazione d’Innocenzo fu grande nel constatare che Berardo gli dava ragione e perciò accettò la sua proposta di rendere più chiaro il cartello che doveva essere appeso al muro e che egli stesso scarabocchiò in nostra presenza, su un largo foglio di carta bianca, nel tenore seguente:

    Per ordine del Podestà sono proibiti tutti i ragionamenti.

    Berardo provvide ad affiggere il cartello, in alto, sulla facciata della cantina. La sua condiscendenza ci sbalordiva assai. Come se il suo atteggiamento non fosse già abbastanza chiaro, Berardo aggiunse:

    “Adesso, guai a chi tocca quel cartello.”

    Innocenzo gli strinse la mano e voleva abbracciarlo. Ma le spiegazioni che Berardo subito aggiunse, moderarono il suo entusiasmo.

    “Quello che il podestà ordina da oggi, io l’ho sempre ripetuto” disse Berardo. “Coi padroni non si ragiona, questa è la mia regola. Tutti i guai dei cafoni vengono dai ragionamenti. Il cafone è un asino che ragiona. Perciò la nostra vita è cento volte peggiore di quella degli asini veri, che non ragionano (o, almeno, fingono di non ragionare). L’asino irragionevole porta 70, 90, 100 chili di peso; oltre non ne porta. L’asino irragionevole ha bisogno di una certa quantità di paglia. Tu non puoi ottenere da lui quello che ottieni dalla vacca, o dalla capra, o dal cavallo. Nessun ragionamento lo convince. Nessun discorso lo muove. Lui non ti capisce, (o finge di non capire). Ma il cafone invece, ragiona. Il cafone può essere persuaso. Può essere persuaso a digiunare. Può essere persuaso a dar la vita per il suo padrone. Può essere persuaso ad andare in guerra. Può essere persuaso che nell’altro mondo c’è l’inferno benché lui non l’abbia mai visto. Vedete le conseguenze. Guardatevi intorno e vedete le conseguenze.”

    Per noi, quello che Berardo diceva, non era una novità. Ma Innocenzo La Legge era atterrito.

    “Un essere irragionevole non ammette il digiuno. Dice: se mangio lavoro, se non mangio non lavoro” continuò Berardo. “O meglio neppure lo dice, perché allora ragionerebbe, ma per naturalezza così agisce. Pensa dunque un po’ se gli ottomila uomini che coltivano il Fucino, invece di essere asini ragionevoli, cioè addomesticabili, cioè convincibili, cioè esposti al timore del carabiniere, del prete, del giudice, fossero invece veri somari, completamente privi di ragione. Il principe potrebbe andare per elemosina. Tu sei venuto qui, o Innocenzo, e tra poco, nella via buia, farai ritorno al capoluogo. Che cosa può impedire a noi di accopparti? Rispondi.”

    Innocenzo avrebbe voluto balbettare qualche cosa, ma non poté; era livido come uno straccio.

    “Ce lo può impedire” continuò Berardo, “il ragionamento delle possibili conseguenze dell’assassinio. Ma tu, Innocenzo, di tua mano, hai scritto su quel cartello che, da oggi, per ordine del podestà, sono proibiti i ragionamenti. Tu hai rotto il filo al quale era legata la tua incolumità.”

    “Ecco”, riuscì a balbettare Innocenzo “ecco, tu dici di essere contro i ragionamenti, ma invece, scusa, a me sembra, scusa, dico per dire, a me sembra che tu ragioni fin troppo. Tutto il tuo discorso non è che un ragionamento. Io non ho mai sentito un asino, cioè un cafone irragionevole, parlare in quel modo.”

    “Se i ragionamenti sono a vantaggio solo dei padroni e delle autorità”, io domandai a Berardo ”perché il podestà ha deciso di proibire tutti i ragionamenti?”

    Berardo rimase un po’ in silenzio. Poi rispose:

    “È tardi, domani mi devo alzare alle tre per andare a Fucino. Buona notte.”

    E se ne andò a casa.

    (I. Silone, Fontamara, cap. 3)

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. zanoni

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    Oggi anche il mio modesto blog sciopera contro il ddl sulle intercettazioni alias legge bavaglio, nella convinzione che la libertà di essere informati e il dovere di informare su tutto (senza calunniare o diffamare nessuno)

    senza 'calunniare' o 'diffamare' (come se fossero concetti autoevidenti e non definiti e interpretati, con ambiguita' e forzature, dalla legge e dai giudici). l'autobavaglio.

    Pubblicato 13 anni fa #
  22. zanoni

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    In realtà, a livello locale e a livello nazionale, l'ordine dei giornalisti farebbe bene a interrogarsi sui 'bavagli' che volontariamente i giornalisti si mettono.

    beh, mi inciti a ritornare al mio slogan favorito della stampa asservita (ai potenti, politicamente ed economicamente), di cui in terra pontina abbiamo dei mirabili esempi. ma ovviamente il discorso e' molto piu' generale, riguarda un po' tutti.

    ma esiste veramente la stampa libera in Italia, al di l'a della legge (che trovo utile, anche se con moltissime ed eccessive pecche)?

    Pubblicato 13 anni fa #
  23. zanoni

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    Berlusca: "La libertà di stampa non è un diritto assoluto".
    Stiamo parlando di un valore riconosciuto dalla costituzione, come anche i ragazzini delle medie sanno.

    Berlusconi ha perfettamente ragione, la liberta' non e' un diritto ASSOLUTO. nel senso, comprensibile anche da un bambino di scuola elementare, che non lo si puo' considerare svincolato da tutti gli altri diritti sanciti dalla Costituzione stessa...

    Pubblicato 13 anni fa #
  24. A

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    Le parole hanno un senso relativo all'uso e alla comprensione. Che poi continui a dirsi liberale, ormai anche i sassi glelo contesterebbero.
    (Sì, fichtianamente la libertà è limitata da quella degli altri, ma che Berlusconi abbia letto Fichte, dubito, francamente)

    Ma ormai nessuno prende sul serio ciò che egli dice.

    Pubblicato 13 anni fa #
  25. zanoni

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    Ma ormai nessuno prende sul serio ciò che egli dice.

    ma da questo a stravolgere il suo pensiero e il significato delle sue parole ce ne passa.

    io personalmente penso che sia da idioti scandalizzarsi perche' Berlusconi ha sostenuto che la liberta' di stampa non e' un diritto assoluto, quando tutti sappiamo che non e' un diritto assoluto...

    Pubblicato 13 anni fa #
  26. Zanoni, con tutto il rispetto... stiamo parlando di una persona che 5 minuti fa, all'assemblea degli industriali, ha dichiarato di essere un "playold"...

    ... quando non ci stanno più gettoni da mettere nel macchinario, il videogioco finisce...

    Berlusconi game over

    Pubblicato 13 anni fa #
  27. tataka

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    Ma ormai nessuno prende sul serio ciò che egli dice.

    Non è vero milioni di Italiani ancora gli credono. Grazie ad un'opposizione caotica e lontana dalla gente e al controllo di cinque televisioni su sei.

    Pubblicato 13 anni fa #
  28. Roberta Lepri

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    Membro

    Quello che scrivete mi piace tanto e mi appassiona.
    Io ho votato Berlusconi all'inizio perchè non capivo niente ma visto che non capivo niente non avevo molta scelta se non la speranza in qualcosa che non potevo capire. Però ero piccina, almeno questo me lo concedo. Quelli piccini come me qualche anno prima erano parecchio più svegli, lo so, si vede che la specie si involve. Me ne sono fatta una ragione.
    Adesso sono passati gli anni, provo a pensarci e guardando indietro vedo mio nonno comunista e quell'altro socialista che erano sempre incazzati per cose come quelle che anche noi viviamo; poi leggo gli articoli di giornale del 1800 pubblicati nei Meridani che mi sono regalata svenandomi a Natale e mi accorgo che non è cambiato un tubo, scandali, mazzette, truffe di ogni tipo. In tutte le epoche e a tutte le latitudini, sempre la stessa giostra. Però le cose quando si sapevano facevano scandalo, cioè la gente si incazzava di brutto. Invece adesso c'è la tivvù, l'informazione è pilotata al 90% e da lì non si scappa. La gente si incazza sempre meno perchè sa sempre meno.
    E non gli basta? Ci deve anche ricordare che in fondo sapere le cose non è un nostro diritto?

    Io ho fatto un sacco di fatica per arrivare a votare comunista come mio nonno, poi i comunisti non ci sono più e ora dovrei votare Bersani.
    La libertà di informazione non è un diritto assoluto, dice il capetto.
    Me ne sono accorta per gentile concessione del suo avversario, quando La Repubblica l'indomani (e anche dopodomani) dello Strega neanche ha nominato il libro e l'editore, solo una foto di 3 cm per tre con scritto Pennacchi, vincitore Strega 2010. Vi possa piglià un colpo! La Repubblica non la compro più. E dunque cosa leggo? L'Unità, Il Manifesto, tutti quanti? Non ho tempo. Sono ignorante per mancanza di tempo. Oggi ho preso Il Giornale, c'era un articolo su De Roberto che mi interessava conoscere. Che poi è il giornale di quello che dice che la libertà di informazione non è un diritto assoluto. Che spiaccica in prima pagina: "Soldi di Roma ladrona alla scuola di lady Bossi". Che vuol dire? Un segnale oscuro che non so interpretare? Non gli piace più la Lega? C'è in giro un giornalista con l'insolazione?
    Non so cosa leggere, non so più come votare (come non votare, sì), il capo del governo dice che i miei diritti non ce li ho.
    E se continuo a scrivere queste cose magari prima o poi mi arrestano.
    Così magari trovo il tempo per informarmi sui miei diritti.

    Pubblicato 13 anni fa #
  29. Andando a vedere, neanche la libbertà - quella con due b di cui parlano sia a destra che a sinistra - è un diritto assoluto. E' sempre relativo alle condizioni economiche e sociali delle persone. E' un po' come il caldo: c'è la temperatura assoluta e quella percepita.

    Sono molto belli i passi di Canale Mussolini a proposito della libertà percepita/non percepita durante il Ventennio.

    Pubblicato 13 anni fa #
  30. zanoni

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    Membro

    Zanoni, con tutto il rispetto... stiamo parlando di una persona che 5 minuti fa, all'assemblea degli industriali, ha dichiarato di essere un "playold"...

    Bassoli, ma perche' non riesci mai ad avere uno scambio di idee senza ricorrere a slogan o a quanto t'ha detto la vecchietta alle poste? Essu', un pizzico di dignita' e di rispetto per i tuoi interlocutori non guasterebbe!

    nello specifico, si parlava della natura non assoluta dei diritti e delle liberta': che nella loro tralsazione dal mondo delle idee a quello della realta' vanno relativizzate in virtu' di altri diritti e di altre liberta' che possono essere (e quasi sempre sono) contrastanti.

    e questa, da piu' di qualche secolo e' la BASE della democrazia. prendi solo il principio della separazione dei poteri, oppure a quello dei diritti delle minoranze che non possono essere giustamente spazzati via dal diritto della maggioranza a governare.

    ripeto, Berlusconi ha perfettamente ragione: la liberta' di stampa, in uno stato di diritto, non e' MAI assoluta (e del resto questa ovvieta' oa riconosci anche tu quando pratichi l'autobavaglio, di cui sei tra l'altro specialista)...

    Pubblicato 13 anni fa #

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