Simone Oggianni che dice di leggere questo forum. Spero legga anche questo messaggio. Se così non fosse incarico il qui presente A - ma chi cazzo te lo fa fare, tu ciai l'ossessione di K - di riferirle tutto, parola per parola.
Sarebbe stato giusto qualificarsi sul giornale come segretario nazionale dei giovani comunisti per chiarezza nei confronti di chi legge. A meno che non vi auguriate che Liberazione rimanga sempre un quotidiano destinato esclusivamente ai militanti. "Mi conoscono tutti, che glielo dico a fare chi sono?". 1000 copie e poi ci pensa la sovvenzione ai giornali di partito a mandare avanti la baracca, vero? E non è solo una questione di chiarezza nei confronti del lettore, ma anche di quella che tu chiami 'deontologia'. L'intervento di un segretario nazionale viene derubricato ad intervento politico, non certo a critica letteraria o storiografica. Se lo scrivi, la gente che legge lo sa e noi, per esempio, ci saremmo risparmiati tanti commenti. Le avevamo dato una auctoritas che non ha. Vabbè, ma ormai ci siamo...
Veniamo agli altri punti.
a) non si riesce a registrare al sito perché probabilmente non compila bene il form. Appena lo farà, vedrà che riuscirà ad accedere così com'è capitato a tutti gli altri.
b) dice che trova scorretto celarsi dietro dei nick. "è quanto di più lontano dalla cultura democratica del confronto e dello scambio di idee". Strano, perché molti compagni, invece, sono convinti che Internet - dove i nick fanno fumo - sia l'Eldorado della democrazia. Una domanda: dalle vostre parti usate mai dei Forum? E se li usate vi iscrivete tutti con nome e cognome? Il nick è un soprannome, niente più e niente meno. Provi ad andare al bar più vicino casa sua - a meno che, come tutti gli altri compagni, non abiti ai Parioli - e provi a vedere lì quanti nick (o meglio soprannomi) può trovare. "Sono nuovo, non sapevo". Per evitare che se ne esca con questa frase le spiego come funziona qui. Noi ci conosciamo tutti, più o meno. Ognuno è libero di dire ciò che vuole, sempre entro certi limiti, e nel caso di qualche commento sopra le righe - ne è pieno il forum - alle volte ci si vede de visu e si chiarisce. Con i nuovi facciamo uguale. Appena si può ci si incontra. Alla fine o stretta di mano o un fanculo liberatorio. Niente di codardo, niente di antidemocratico. Funziona esattamente come nel resto del miliardo di siti web che popolano la rete. Anzi. Penso che questo sia uno degli spazi più democratici. Dice: "ogni tanto cacciate qualcuno". Certo. La democrazia è anche questo.
c) finge. Esattamente così come fingiamo noi di avere a che fare con uno che è andato oltre pagina 35 (ma lei se l'è letta veramente?) e che valuta Canale Mussolini dal punto di vista estetico e non politico.
d) visto che al suo terzo e ultimo punto ho già risposto nella premessa vado subito al succo. La storia italiana raccontata nel romanzo è prima del 1922 e arriva fino al 1944, così come ti aveva fatto notare Sensi. "è una storia di tragedie, di aberrazioni, di violenze, di deportazioni, di razzismi". Ed è una storia anche di tanti codardi che, fino al giorno prima del 25 Aprile, stavano con chi pensavano fosse più forte. E dopo il 25 Aprile hanno continuato a farlo, solo che il più forte era cambiato. Una piccola digressione. Quando lavoravo a Pomezia era pieno di romanisti. E tutti asserivano di essere abbonati in Curva Sud. Se la media tra romanisti e abbonati fosse stata la stessa - e parlo di Pomezia, non di Roma - la Curva Sud avrebbe dovuto avere quantomeno 100 mila persone. Come ben sai ne contiene solo 25 mila.
Ecco, facendo la stessa proporzione, se tutti quelli che dicono di esser sempre stati antifascisti o partigiani lo fossero stati per davvero, probabilmente la marcia su Roma non sarebbe mai partita.
C'è un altro punto che vorrei affrontare: "Lei dice che la libertà in Italia l’avrebbe levata il fascismo? Ma in Italia non c’è mai stata la libertà, che t’ha potuto levare il fascismo?". Lei cita un passo del libro, pagina 35. Partiamo da alcuni punti fermi, sennò ci perdiamo. Se ci fa caso, non viene detto che sotto il fascismo ci fosse libertà. Anzi, viene affermato l'esatto contrario. Prenderei sempre pagina 35, qualche rigo prima e qualche rigo dopo. Anzi. Partiamo da pagina 34. Si parla, se ci ha fatto caso, di sindacalismo rivoluzionario. E di emigrazione.
"Come dice scusi? Cosa volevano i sindacalisti rivoluzionari? E volevano la rivoluzione. Adesso a lei magari sembra un'enormità - "E che sono, le Brigate Rosse?" - ma mica erano i tempi di adesso. Lei ci doveva stare allora e ci doveva stare nella parte dei poveri però, mica in quella dei ricchi. Lei se era povero non aveva nessun diritto. Solo lavorare e ringraziare Dio, se glielo davano da lavorare; perché era difficile pure quello. Erano piene fino all'orlo le navi che da Napoli o da Genova partivano tutti i giorni per le Americhe. E tanto erano carrette. Lei non ha idea di quante ne sono affondate, di quanta gente non s'è saputo più niente e di quanti - convinti di andare in Canadà - si sono ritrovati in Argentina o addirittura in Sicilia. Tornati a casa. E le terze classi lei nemmeno se le sogna. Cameroni unici e promiscui per maschi e femmine, i bisogni dentro un vaso come un bugliolo in galera, e ogni mattina in giro a raccogliere i morti di stenti e a buttarli a mare e poi, una volta che eri pure riuscito ad arrivare vivo là - in Nordamerica - trattato a calci nei fianchi. Lavoro nero e fuorilegge. Chiedevi un aumento? Ti ammazzavano di botte. E se per caso invece cadevi da un'impalcatura sui cantieri nuovi e morivi - ma anche se non morivi subito, e magari con qualche cura ti potevi salvare - ti mettevano su un furgoncino e ti andavano a buttare in campagna dentro un fosso: "Chi s'è visto s'è visto". Mica potevano correre il rischio che l'ispettorato gli facesse la multa. Come dice, scusi? che lo hanno fatto l'altro giorno anche qua da noi? E che le sto dicendo, io?
I padroni nostri qua in Italia non è che ci trattassero meglio dell'America, perché se no restavamo qua. Lavoravi dodici ore al giorno, pure i ragazzini, e non solo in campagna ma nelle fabbriche, con le mani nelle cinghie di trasmissione dei telai. Gli infortuni non ha idea. E paghe da fame. E se ti facevi male nessuno ti pagava, ti licenziavano e via. Non avevi nessun diritto, contavi meno d'una bestia. La legge, dice lei? La politica, i diritti civili, il parlamento, lo Statuto albertino? Quella era roba per signori, solo loro votavano, tu non ne avevi diritto. Lei dice che la libertà in Italia l'avrebbe levata il fascismo? Ma in Italia non c'è mai stata la libertà, che t'ha potuto levare il fascismo? Ai signori magari gliel'avrà levata, ma i poveracci non ce l'avevano mai avuta. Le donne hanno votato per la prima volta nel 1946, ma pure i maschi, prima del fascismo, votavano in pochi; solo i signori appunto, e noi poveri, il proletariato, contavamo meno di niente, meno delle zappe che adoperavamo e se ci riunivamo per protestare o scioperare, ci mandavano i soldati a spararci addosso".
E questa lei, che dovrebbe stare dalla parte della classe operaia, me la chiama libertà? E lei pensa che oggi, invece, i lavoratori, i precari, i disoccupati possano godere di una grande libertà: cioè di dire ciò che pensano e di fare ciò che vogliono?
Con questo lei difende l'Italia giolittiana? E magari durante il biennio rosso si sarebbe messo anche a capo di quei compagni che dicevano: "contrordine, la libertà c'è. Che cazzo protestiamo a fare?".
Oggianni. Io spero che i suoi compagni non leggano l'articolo. E non leggano la mia risposta. Perché lei di comunista, di lotte operaie, di lavoro, non sa veramente nulla.