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Strega 2010

(420 articoli)
  1. beh, non so quanto ti potrebbe piacere, Rindindin. A combattere tutti i giorni con Ferrero, i centri sociali e tutto il resto.

    Per noi è meglio se rimani ciò che sei.

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. k

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    Sabato 7 agosto alle ore 20.30 alla Festa del Borgo di Borgo Podgora ci sarà l'incontro tra il Borgo e il suo umile sottoscritto borghigiano vincitore del premio strega.
    Tanto vi dovevo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. Woltaired

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    vi devo raccontare un episodio riferitomi oggi da un'amica in vacanza in una ridente località di mare.

    avendo smarrito il bagaglio in areoporto, che conteneva anche un paio di libri, compagnia dei giorni di relax, dopo avere reintegrato il necessario, due magliette, un jeans, un paio di costumi e via così, si è recata in libreria.
    ha vagato un po' tra gli scaffali e poi, con due volumi tra le mani, uno di questi Acciaio, l'altro un norvegese tipo Larsson, ha chiesto consiglio al libraio.
    - Vede signorina, questo non lo conosco proprio è appena arrivato sull'onda della moda nordica e questaltro è bello, ma non so, secondo me manca qualcosa, anzi c'è qualcosa di troppo. Vuole leggere davvero una bella storia? Appassionante? Ecco, guardi, non tenga conto del premio vinto, non si faccia influenzare, Canale Mussolini, glielo consiglio proprio.-
    La mia amica il libro l'aveva già letto, ma non se l'è sentita di non accettare quel consiglio appassionato e l'ha riacquistato.

    (poi è andata in un altro negozio, non ha più chiesto nulla e ha preso la Avallone e il doppio Canale lo ha regalato.)

    Pubblicato 14 anni fa #
  4. k

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    Cala, Trinchetto, cala, diceva un vecchio Carosello
    Scusa Wolt, ma quando uno inventa delle storie - sia pure per gratificare un amico - ha quanto meno il dovere morale di provare ad inventarle per benino. La tua protagonista, per esempio, perchè non gli ha detto - come avrebbe fatto qualunque altro essere umano - semplicemente: "L'ho già letto"?

    Pubblicato 14 anni fa #
  5. Woltaired

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    non lo so K, non lo so, l'unico pensiero è che, essendo amica mia, sia un po' sciroccata.
    me l'ha raccontata così e io le credo, tieni conto che è stata fidanzata due anni con uno che aveva conosciuto sbagliando numero di telefono al lavoro e un giorno le si incendiò pure la lavatrice, che magari centra poco, ma non conosco nessun altro a cui sia successo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  6. Io conosco gente che quando va in libreria cerca i libri da solo perché si vergogna di chiederli (alle persone che stanno lì per questo!).
    Li cercano per ore, se non li trovano non solo rinunciano, ma si autoconvincono che quel libro non sia tra gli scaffali di quella libreria.

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. k

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    Be', Wolt, la risposta è carina (c'entra però si scrive con l'apostrofo, perchè centra invece è quando ti centra una pallottola in fronte). Però l'incendio della lavatrice e il fidanzato al telefono restano carine.

    Pubblicato 14 anni fa #
  8. PENNACCHI: "PRIMA O POI ME DANNO ER NOBEL"
    di Anna Corradini Porta su Il Giornale di sabato 14 Agosto

    Non gli piacciono le interviste, preferisce i monologhi. Le domande dei giornalisti lo infastidiscono, è convinto che lo portino fuori strada, che vogliano fargli dire ciò che non vuole dire. Così finisce che prende lui l’iniziativa e va dove lo porta il cuore o la rabbia che sembra sempre covare dentro quest’uomo insolito, sanguigno, battagliero, imprevedibile. Un uomo con una storia alle spalle fra le più sorprendenti, operaio ai turni di notte in una fabbrica di cavi fino a dieci anni fa, poi dottore in lettere a quarant’anni, frequentando l’università nei periodi di cassa integrazione e infine scrittore. «Quello per cui sono nato», dice.
    È Antonio Pennacchi, vincitore dell’ultimo Premio Strega con Canale Mussolini, la storia epica della bonifica dell’Agro Pontino voluta dal Duce, scritto con umanità, ironia, tenerezza, dolore. Un grande affresco che racconta l’epopea delle famiglie costrette dalla fame a trasferirsi dal Veneto, dal Friuli, dal Ferrarese verso sud, in cerca di un futuro e di un po’ di benessere. Trentamila persone che in tre anni lasciarono le loro terre, le loro case, gli affetti, le quotidiane abitudini per emigrare come fecero i cow boy nel West, portando manodopera per la costruzione del Canale dove vennero raccolte le acque che portavano la malaria nell’Agro Pontino. «Certo - dice Pennacchi -, c’è dentro un po’ la storia anche della mia famiglia, ma soprattutto la Storia. Una pagina di storia italiana. Perché Mussolini, al di là dello schifo della guerra, della dittatura e delle leggi razziali, ha fatto anche qualcosa di buono».
    Ma non chiedete a Pennacchi se sia fascista, potrebbe mordervi. Non è uno che va per il sottile, in fabbrica menava botte a destra e a manca, lo hanno cacciato dal sindacato e dal lavoro perché non riuscivano a gestirlo. Fascista comunque lo è stato, non lo nega, nel Msi, per poi diventare sessantottino, socialista, comunista, cgillino, uillino e ora stalinista-leninista-marxista. «Che però fa i conti col mercato», puntualizza. Ha perso il fratello Gianni, notista politico del Giornale, nel dicembre scorso, e ha una sorella, Laura, deputata Pd, ha scritto nove libri, fra cui Il fasciocomunista, dal quale è stato tratto il film Mio fratello è figlio unico, interpretato da Riccardo Scamarcio ed Elio Giordano nelle parti di Gianni e Antonio. Ma è bene non parlargliene troppo: «Lassamo perde, ’na cazzata. Bravo Scamarcio, bravo Giordano, che poi so’ io, bravi tutti gli interpreti, ma la regia era meglio che andasse a fa’ un giro in campagna». Però gli piacerebbe che anche Canale Mussolini diventasse un film: «ma questa volta si cambia la regia, e che famo, n’antra cazzata?».
    Degli anni d’università parla con nostalgia. «Alle otto in punto ero già seduto in aula, volevo godermi le lezioni, avevo fame di sapere. Pensavo di dare l’esame di letteratura italiana con Asor Rosa. Scrive per l’Unità, è un bravo compagno, mi son detto. Poi ho sentito la prima lezione e l’ho mandato a fà... Sembrava che sapesse tutto lui e gli altri coglioni, lo seguivano gli assistenti genuflessi e carichi di borse». Quanto allo scontro quasi fisico con il filosofo Gianni Vattimo... «ma che me frega, io dico sempre quello che penso, non le mando a dire. Qualche volta mi scappa qualcosa di troppo, come quando mi chiamano per le interviste la mattina presto e io sparo la prima cosa che mi viene in mente, magari una cazzata. Ma poi me ne pento. La mattina dormo fino a tardi perché la notte sto sveglio, ho ancora l’orologio biologico della fabbrica, quando facevo i turni di notte».
    Un paio di ernie del disco, una resezione gastrica, due infarti hanno piegato il fisico dello scrittore, ma non il piglio del guerriero. «Giro col bastone perché mi aiuta a stare in piedi e perché quando m’incazzo lo faccio roteare e spavento l’interlocutore». E quel berretto sempre in testa anche a tavola, in presenza delle signore, alla premiazione dello Strega e ai convegni? «Ma che te frega del cappello? Lo porto per tre motivi. Primo, me fa male la cervicale e il berretto aiuta. Secondo, lo portano tutti gli operai, i miei ex colleghi. Terzo, il più importante, lo portava mio padre, così mi identifico con lui».
    Poi torna a Canale Mussolini. «È da quando avevo sette anni che volevo scriverlo. Per buttarlo giù ho impiegato quattro mesi. E che ce vo’, il lavoro duro è stato prima, la ricerca, le indagini, le letture, la storia, gli incontri con la gente che ricordava. Tutto macinato, ruminato, sofferto, rivissuto anche nei racconti della mia famiglia, tutto qui dentro nel cuore, nella pancia. La storia della famiglia Peruzzi è un po’ la storia della mia famiglia».
    Sa essere modesto o presuntuoso, simpatico o antipatico, sommesso o scatenato come una furia. È difficile nella conversazione, sincero se gli va, mente sapendo di mentire e poi lo ammette. Ma va soprattutto valutato per ciò che ha scritto, e in questo senso alcuni critici hanno paragonato i suoi libri alle opere del Manzoni. Mondadori, che per il quarto anno consecutivo s’è aggiudicata la vittoria dello Strega, ha già venduto trecentomila copie di Canale Mussolini, e il romanzo è in pianta stabile al primi posti delle classifiche di vendita. «Alla Mondadori - commenta Pennacchi - ho trovato persone intelligenti che sanno cos’è un libro e sanno come trattarlo. Tutte le chiacchiere sulle manovre per vincere lo Strega sono delle gran cazzate. Mondadori s’è portato a casa per 27 volte questo premio in 64 anni, vorrà dire qualcosa o no? Sempre oscure manovre, o grande intuito nello scegliere gli autori? Il mio primo libro, Il fasciocomunista, prima l’ho mandato inutilmente a 33 editori e nessuno l’ha voluto. Ho anche insistito, a qualcuno l’ho mandato tre volte. Feltrinelli non mi ha mai neanche risposto al telefono. Si vede che la sinistra non mi vuole. Eppure, prima o poi prenderò il Nobel».
    Ed ecco il capitolo politico. «Io sono di sinistra, ma non rinuncio alla critica. Diciamo che vorrei una sinistra coi controcazzi, con i piedi per terra, che pensi alle fabbriche e al nucleare, che si occupi più della classe operaia e dello sviluppo. Meno chiacchiere e più fatti. Berlusconi? Vogliamo esaggerà? Dico che gli italiani l’hanno votato, ce l’abbiamo e per ora ce lo dobbiamo tenere, poi si vedrà. Criticarlo non serve, bisogna essere pronti. Quando lui annuncia: farò due autostrade e il ponte di Messina, la sinistra deve ribattere subito: e noi ne facciamo tre e il ponte di Cagliari e magari andiamo sulla Luna. Che je pare?».
    Per finire, un piccolo elenco di persone che, tiene a far sapere, gli stanno sui co..., giusto per evitare di nominarle in un’eventuale conversazione con lui: Bertinotti, Mughini, Scola, Pansa, Vattimo, Asor Rosa, Furio Colombo, Agnoletto, Cesarini, Giovanni Berlinguer, De Carlo, Bocca, Santoro, Di Pietro. E Cofferati: «Je vojo bene, ma un giorno je stavo pè menà». Gli piacciono invece D’Alema e Fini. Pazienza.

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. big one

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    il film Mio fratello è figlio unico, interpretato da Riccardo Scamarcio ed Elio Giordano

    ?????????????????

    forse dopo le dichiaraziuoni di Elio Germano a Cannes sui nostri governanti questo potrebbe essere il classico lapsus di cui emilio fede è padre.

    Pubblicato 14 anni fa #
  10. Il mio primo libro, Il fasciocomunista, prima l’ho mandato inutilmente a 33 editori e nessuno l’ha voluto.

    Ma non era Mammut?

    Pubblicato 14 anni fa #
  11. Baruch

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    Mi sembra che questa articolista si sia ampiamente ispirata - per condire il suo pezzo - alla intervista di Sabelli Fioretti, senza citare la fonte. Poi per carità, l'intervista c'è, ma il refuso in questo caso lascia pensare a un maldestro taglia-e- cuci tra il parlato e la fonte.

    PS. Mica possiamo criticare solo Liberazione, no?
    Dice- ma Liberazione ancora non l'ha intervistato. E questo è pure vero!

    Pubblicato 14 anni fa #
  12. sensi da trento

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    Mica possiamo criticare solo Liberazione, no?

    mi sa che hai ragione. è un taglia e cuci preso da sabelli fioretti.
    anche la storia dei 33 rifiuti mi sembra strana (per il fasciocomunista).
    credo sia proprio un copia incolla a cui è stato aggiunto l'ultimo pennacchi (quello sul nucleare).

    ma chi l'ha scritta st'intervista?? la sorella di oggionni??

    Pubblicato 14 anni fa #
  13. Io farei scattare un´altra querela, giusto per non perdere la mano...

    Pubblicato 14 anni fa #
  14. Baruch

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    Sensi, vogliamo parlare di quella casa a Roccagorga ?

    Pubblicato 14 anni fa #
  15. sensi da trento

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    Sensi, vogliamo parlare di quella casa a Roccagorga ?

    questa me manca...

    Pubblicato 14 anni fa #
  16. Baruch

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    ah ah ah . scherzavo.
    comunque faust cornelius è un genio, ho riso per mezzora. in piscina me stavo affogà. Nuotavo e ridevo. Il bagnino ha pensato: questo se droga. sarà perchè ha detto "scatta"...
    Ps. La casa a Roccagorga era un tentativo di allusione alle vicende monegasche.

    Pubblicato 14 anni fa #
  17. Noblesse oblige.

    Pubblicato 14 anni fa #
  18. tataka

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    L'EPOPEA DEI PERUZZI VAL BENE UNO STREGA
    di Antonia Arslan - Famiglia Cristiana del 15 agosto

    Non sembra facile affrontare questo libro di quasi 500 pagine, con una copertina a colori foschi, dove un uomo dall'aria di bandito, avvolto in un mantellaccio scuro, campeggia in primo piano con occhi di fuoco, in mezzo a un paio di buoi dalle grandi corna. Poi lo cominci, e non ti stacchi più. E ti immergi nella saga dei Peruzzi, una numerosa famiglia di contadini del Basso Polesine, che si solleva dalla fame atavica, e dal destino rabbioso di una condizione mezzadrile che non lascia scampo, prendendo parte al "nuovo Mayflower", l'epica migrazione di decine di migliaia di contadini del Nord-Est verso il bonificato Agro Pontino, sullo sfondo del secondo decennio del ventennio fascista e della storia d'Italia del '900. E così seguiamo il clan dei Peruzzi attraverso tre generazioni, partecipiamo alla conquista della terra e ai mille destini dei giovani della famiglia, in pace e in guerra: questo racconto sapiente e coloratissimo si fa leggere dalla prima all'ultima pagina, perfino quando descrive il modo di costruire le strade col macadam o le invezioni tecniche che permisero la vittoria sulle paludi e sulla malaria, l'avventura del Canale Mussolini o gli anni della guerra. Poi vai a vedere chi ha disegnato quella minacciosa copertina, e scopri che è un particolare di un affresco di Duilio Cambellotti: e ti ricordi quanto hai amato, da bambina, le sue tavole vigorose e magiche, quante storie hai assorbito attraverso la sua mediazione pittorica, in anni lontani. "Un genio popolare, realistico e visionario" lo ha definito l'Argan: e l'immagine riprodotta -che Cambellotti creò per la Prefettura di Latina- si adatta bene al realismo visionario dell'epopea contadina raccontata da Pennacchi, che ha vinto il Premio Strega, questa volta meritatissimo.
    Ecco un altro autore che è arrivato tardi alla scrittura, ma la controlla bene, riuscendo a inventare una lingua ricca e formosa, divertente e commuovente, variegata di forme dialettali necessaria e di efficaci onomatopee (com il linguaggio delle api della bella, inquietante, ma in fondo innocente Armida) ma anche di una poeticità antica.

    Pubblicato 14 anni fa #
  19. mjolneer

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    "Ecco un altro autore che è arrivato tardi alla scrittura, ma la controlla bene,"
    Ecco un'altra stronzata, secondo me, semmai quel "ma" si dovrebbe usare con quelli che ci arrivano presto, troppo presto... bah...

    Pubblicato 14 anni fa #
  20. k

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    Per me, invece, questa recensione è stata particolarmente gradita - mi ha quasi commosso - perché Famiglia Cristiana è il giornale che per tutta la vita dei miei genitori è entrata ogni settimana in casa nostra, ed ancora entra in quella della mamma di Ivana. Noi - si può dire - abbiamo imparato a leggere lì sopra e solo quando fecero un'intervista a mia sorella L., mia madre si mise definitivamente il cuore in pace che fosse stata eletta nelle liste del Pci: "Va bene va', se parla bene di te Famiglia Cristiana, allora proprio vuol dire che non sei andata a finire male... Hai fatto metà del tuo dovere, va'".
    Ecco, adesso mia madre può dirlo anche di me.

    Pubblicato 14 anni fa #
  21. Woltaired

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    l'apostrofo mancante era un refuso causato da un problema tecnico al tasto "e" del mio portatile, ma colgo l'occasione per raccontarti l'ultima avventura della succitata:
    tornando dalla ridente località marittima di cui si diceva, in compagnia del figlio quattordicenne, si è fermata in una trattoria lungo la strada (uscendo appositamente dall'autostrada in cerca di un ristoro), è stata fortunata, ottima cucina, buon prezzo e un limocello offerto, ma al momento di ripartire, assieme al conto, il ristoratore ha servito su un piattino l'alcol tester.
    Lei alita, 0,7, prima fascia, dal 29 luglio è depenalizzata, ma resta la sospensione della patente.
    Che fare?
    Aspettare che passi o far guidare qualcun'altro.
    Si sono seduti a bordo strada, con un cartello:
    "MILANO (ma guidi tu)".

    Per ora non ho notizie...

    Pubblicato 14 anni fa #
  22. k

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    Tu pensa se l'alcol tester si trovava di fronte Faust.

    (C'è quello di Bologna - due anni fa, mi pare - che ancora sta a da' i numeri.)

    Pubblicato 14 anni fa #
  23. Mi sa che erano pure tre, gli anni, ma quello pare non si sia più ripreso

    (L'etilometro, ma pure un po' Faust...)

    Pubblicato 14 anni fa #
  24. Credo non si sia ripreso molto nemmeno quel tizio che ti osservava da fuori la porta del bagno, mentre con una cannuccia cercavi di infilare il buco dell'etilometro, e non aveva il coraggio di entrare.

    Pubblicato 14 anni fa #
  25. Avrà avuto qualcosa da raccontare...

    Pubblicato 14 anni fa #
  26. zanoni

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    ma Oggioni, Oggiani... c'e' ancora? gli posso rispondere? tanto, querela per querela...

    Pubblicato 14 anni fa #
  27. k

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    No, non devi risponde. Devi solo annaffanculo pure tu.

    Pubblicato 14 anni fa #
  28. A

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    cfr topic "mi presento"

    Pubblicato 14 anni fa #
  29. zanoni

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    No, non devi risponde. Devi solo annaffanculo pure tu.

    ma io adesso che c'entro??????

    Pubblicato 14 anni fa #
  30. L'epos verace di Pennacchi
    Piglio da cantastorie e senza ombre di retorica. La storia antifascista raccontata da uno scrittore di classe, che ha il coraggio di schierarsi.
    di Filippo La Porta su Left del 27-08-2010

    Forse il New Italian Epic, presentato da Wu Ming 1 al prestigioso Mit di Cambridge con tutte le citazioni al posto giusto (e 'ideologicamente' corretto) l'ha scritto un autore aideologico, provinciale, più incline al vernacolo che a formule di marketing internazionale. Si tratta di Antonio Pennacchi from Latina, che con 'Canale Mussolini' (Mondadori, vincitore dello Strega) ci offre un grande romanzo epico-storico che spazia dalla Prima alla Seconda guerra mondiale. Proprio come il modello auspicato nel Nie, 'Canale Mussolini' rifiuta l'ironia conformista del post-moderno, si sofferma su un episodio controverso della Storia novecentesca (la bonifica delle paludi pontine), usa il passato come allegoria che ci parla del presente, ha un piglio decisamente popolare e soprattutto rivendica uno sguardo obliquo, dal basso sulle vicende narrate. La sua è una lingua colloquiale, di un cantastorie che si rivolge a un interlocutore. I protagonisti sono altrettanti zii, dai nomi antichi: Pericle, Temistocle, Adelchi, Adrasto, Iseo... Al centro del libro un evento concreto e una grande epopea popolare: il trasferimento di 30 mila contadini, in tre anni, dal Veneto e dal Friuli nella provincia di Latina: un momento quasi di 'rivoluzione maoista' dentro il fascismo (anche se l'idea originaria fu di Turati), poiché lo Stato confiscò in brevissimo tempo le terre ai signori per darle ai contadini (né il giudizio sul fascismo vi è mai indulgente: anzi si ricorda il voltafaccia di Mussolini e poi lo squadrismo durissimo degli inizi, che costò tante vittime anonime). Pennacchi ha scritto la saga dei senza potere e dei senza terra, dedicata a quei contadini e a quelle famiglie con le pezze al culo (tra cui la sua), brulicante di uomini e bestie. Ha un ritmo narrativo stringente, è pieno di humour (in Africa orientale ci furono più medaglie che caduti!) e al contrario di tanta epica contraffatta di oggi non annoia mai. Ci informa inoltre su tante vicende poco conosciute, come il fatto che furono i coloni, non i tedeschi, a fermare gli Alleati dopo lo sbarco di Anzio, riallagando le paludi. Due riflessioni. La prima su certe costanti della storia patria. Quando compare sulla scena il duce, entrando nella casa del nonno, a mangiare polenta e a riparare un'erpice, così viene descritto: parlava semplice, "frasi secche e incisive che tu capivi subito", e poi rivolge alla nonna uno guardo rapace. Insomma: demagogo e donnaiolo. E poi: c'è in queste pagine un'idea della Storia come susseguirsi di azioni che intendono fare giustizia, generando però altre ingiustizie: ogni volta si vuole aggiustare uno squilibrio e se ne crea un altro. S'impianta l'eucalyptus, perché assorbe l'acqua, e dopo beve troppo e non ci cresce più niente. Come uscire da questa ruota scintillante e priva di qualsiasi sintesi? Occorre certo descriverla bene, come fa Pennacchi (sapendo anche che bisogna schierarsi). E soprattutto prendendosi cura delle piccole cose, degli affetti privati e più reali, delle relazioni che formano il quotidiano del nostro prossimo e di noi stessi, custodendone la memoria.

    Pubblicato 14 anni fa #

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