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Strega 2010

(420 articoli)
  1. zaphod

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    Fondatore

    mmmmh... stesso sito...

    Pennacchi, senza gendarmi ma con tante armi.

    Ed arrivò Pennacchi, senza gendarmi ma con tante armi. A Latina la gente dice d’aver vinto lei lo Strega. Va in giro come se la Roma avesse vinto lo scudetto, ferma la nonna dello scrittore, dicendole di ringraziarlo da parte loro. Perché Antonio Pennacchi non ha soltanto riportato una storia. Pennacchi si è fatto strumento, è stato l’artefice di quel destino che da 53 anni lo chiamava al dovere. Aveva 7 anni quando capì che quel romanzo, quello sull’emigrazione al contrario, l’avrebbe dovuto scrivere proprio lui. Per raccontare tutti quei contadini che dal Veneto partirono per fame, a bonificare un terreno da vivere e da mangiare, perché Latina l’avrà pure fatta il fascismo, ma la bonifica è stata opera di uomini e donne disposti ad offrirsi alla malaria pur di dare alle proprie famiglie una possibilità di salvezza. Veneti, italiani, popoli nomadi, accusati un tempo di rubare la terra agli altri, accusatori oggi della stessa infamia. Perché Peruzzi, pardon, Pennacchi, si domanda a cosa serva un intellettuale, uno scrittore, un narratore, se non a essere dono di un dono, voce piccola di tante piccole grandi, di tutte le storie familiari che impediscono al romanzo di morire.

    Nel mentre, Pennacchi racconta gli autori italiani, tutti presi a parlare ‘dell’ombelico loro’, a perdere le storie, come fanno i criminali. Si scaglia contro i critici, che non leggono i libri né li capiscono, contro le case editrici, che l’hanno sempre rifiutato prima del boom con Mondadori, contro i finti animalisti, gli ambientalisti che eliminando il ddt lasciano morire milioni di bambini di malaria ogni giorno, ma soprattutto distrugge i leziosi del linguaggio, quelli che scrivono in forma tanto aulica quanto incomprensibile, dimenticandosi di non essere altro che cantori del popolo.
    Così ha concluso quest’oggi Pennacchi:
    "Ha fatto più danni all’Italia il gruppo ’63 che tutti i nazifascisti. Sono molti di piu i danni dei petrarchisti, quelli che scrivono senza fasse capì, dei Moccia e dei Fabio Volo.
    La lingua la fa chi la parla. Non la fa il Corriere della sera. Poi certo, quando Moccia e Fabio Volo vendono più de me, me rode er culo. Ma quello è un altro discorso."

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. zaphod

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    Fondatore

    Questo invece è Il corriere della sera:

    La Storia senza gli storici

    Narrativa e graphic novel raccontano e interpretano gli avvenimenti Reportage I viaggi di Joe Sacco a Gaza e di Igort in Ucraina. «Andiamo, interroghiamo, poi disegniamo»

    MANTOVA - Raccontare la storia senza gli storici. Ieri al Festivaletteratura di Mantova è stato il tema di alcuni degli incontri più interessanti della giornata. Il filo della Storia ha legato, nei dibattiti, graphic novel e romanzo, accostando autori di fumetti come Joe Sacco e Igort a narratori che ultimamente si sono calati nel cuore della storia italiana come Helena Janeczek, Lorenzo Pavolini, Antonio Pennacchi. Una riflessione sull' uso delle fonti, sulla libertà della rappresentazione, sulla possibilità per il narratore di raccontare qualcosa che appartiene a tutti scegliendo frammenti individuali, ma anche sulla necessità di un atteggiamento di pietas nello sguardo di chi scrive di fatti veri: su questi temi Lorenzo Pavolini, autore di Accanto alla tigre (Fandango), memoir che ricostruisce la figura del nonno Alessandro, gerarca fascista, ha aperto l' affollato incontro al teatro Ariston, monopolizzato dai comizi di un Pennacchi incontenibile e rivendicativo che ha più volte strappato l' applauso togliendosi dalla scarpa l' ennesimo sassolino («Le polemiche su Mondadori? Che volete da me? Non l' ha risolto Prodi in quattro anni il conflitto di interessi lo devo risolvere io? Nessuno m' ha voluto pubblicare Canale Mussolini, Rizzoli e Feltrinelli mi hanno preso a calci in faccia. Mi dicono: adesso che hai vinto lo Strega puoi cambiare editore. Questa a casa mia si chiama infamia». E anche: «I critici non capiscono niente, scrivono fregnacce. Ha fatto più danni il Gruppo 63 alla letteratura che tutto il resto»). Tra invettive e battute («Mi hanno detto che non dovevo mettere la parola Mussolini nel titolo. Come dovevo chiamarlo? Canale Veltroni?»), c' è stato anche il modo di mettere a fuoco come il presente possa essere visto, come scrive Helena Janeczek nel suo Le rondini di Montecassino (Guanda), come «un avamposto del passato». Le storie familiari dei tre scrittori sono alla base dei loro romanzi che si addentrano nel cuore più buio del Novecento italiano, gli anni del fascismo e della guerra e soltanto in senso lato possono essere definiti autobiografici. «Raccontare le vicende della serie B della storia è annodare fili individuali che diventano universali - ha detto la Janeczek -. Parlo della mia esperienza o di quella della mia famiglia, perché so che rappresenta qualcun altro. Questo mi dà la possibilità di fare ciò che lo storico non può osare, per un narratore può essere parte della verità anche quello che un protagonista non dice». Pennacchi va oltre: «Il saggio storico non è sempre il modo di raccontare la storia. Spesso questo lavoro lo fa meglio il romanzo, basti pensare a Il mulino del Po, Il grande Sertao, persino Via col vento, dove il lettore si identifica con i protagonisti e dimentica che c' era lo schiavismo, perché lì, in quel mondo era normale». Ma se raccontare la storia in forma narrativa è una pratica da sempre comune in letteratura, l' uso del racconto per immagini, di cui Art Spiegelman con i topi ebrei e i gatti nazisti di Maus è stato pioniere, è una tendenza che recentemente ha avuto declinazioni diverse. Come ha dimostrato il maltese Joe Sacco, vera e propria bandiera del «graphic journalism», che con Palestina ha vinto nel 1996 l' American Book Award. Ieri a Mantova ha parlato soprattutto del suo ultimo lavoro Gaza 1956 (Mondadori) ambientato a Rafah, nato dopo che aveva scoperto, in un documento dell' Onu, un riferimento a 111 civili palestinesi uccisi nel 1956 dall' esercito israeliano. Fu un massacro a sangue freddo o un errore? Poiché sui documenti ufficiali di quel fatto non c' è traccia, Sacco va sul luogo per cercare di capire che cosa fosse accaduto. «Ho trovato alcuni sopravvissuti a quella strage di cui non avevano mai parlato a nessuno. Non c' è mai nulla di inventato nei miei libri, sono innanzitutto un giornalista» ha detto Sacco che nel suo libro fa ascoltare le voci di protagonisti che sono persone comuni, profughi, donne, ragazzi. Storie individuali che permettono di allargare il campo e illuminare un contesto. Lavoro che fa, in modo ancora più evidente Igort, da oltre vent' anni illustratore e autore di fumetti. Il suo nuovo lavoro, Quaderni ucraini (Mondadori), è un vero e proprio documentario dedicato a ciò che è successo in Ucraina negli anni del regime sovietico. L' autore ha vissuto quasi due anni in Ucraina e in Russia raccogliendo le testimonianze di chi di quel regime è stato vittima, dei perseguitati, addirittura traducendo e illustrando i rapporti della polizia segreta. «Le fonti mi interessano fino a un certo punto - ha detto l' autore -. Ho parlato anche con degli storici. Qualcuno mi ha anche detto: le vittime non sono tra sette e dieci milioni, ma molto meno, forse sei, forse tre milioni. Per me questo non cambia niente».

    Cristina Taglietti

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. rindindin

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    wow

    Pubblicato 14 anni fa #
  4. («Mi hanno detto che non dovevo mettere la parola Mussolini nel titolo. Come dovevo chiamarlo? Canale Veltroni?»

    Questa non è la prima volta che la sento. Un compagno, discutendone, mi dice "sì però non è una mossa molto accorta scrivere un libro sull'Agro Pontino e chiamarlo "Canale Mussolini" proprio ora che è in corso una rivalutazione del periodo fascista ed escono persino i fascicoletti del duce in edicola".

    Ora, a parte che trovo un'analisi del genere piuttosto angusta e che, essendomi preso la briga di leggere il libro trovo il titolo come minimo azzeccato, io non credo che in detta "trappola" cascherà nessuno se non chi, paralizzato da quelli che oramai sono riflessi condizionati nella propria lettura della realtà, se la fabbrica da solo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  5. k

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    Riporto qui sotto una cosa che m'è arrivata per mail.

    Recensione ad Antonio Pennacchi, Canale Mussolini. Mondadori, 2010.

    (Pasquale Picone - dirigente scolastico Liceo Scientifico Statale “A. Meucci” di Ronciglione (VT) - psicoanalista junghiano AIPA-Roma; IAAP-Zurigo)

    Il mestiere che svolgo mi ha spinto ad aggiornarmi, a voler capire perché questo libro ha vinto il premio Strega 2010.
    Man mano che si snoda la lettura, si formula spontanea, nelle mente di lettore “auscultante”, la domanda sempre più sussiegosa, su che cos’è questo libro. Un romanzo storico? Una narrazione di antropologia culturale su di un gruppo familare? Una sedimentazione di esperienza di vita dell’autore?
    Man mano che si sviluppa la storia e si viene sempre più catturati dal tempo, dallo spazio, dal linguaggio, dal carattere dei personaggi che popolano l’universo creato dal libro, vieni inondato dal greve, pesante sapore di terra e di sudore, dagli odori del letame e della paglia bruciata, dalle formule dialettali; vestiti rattoppati e calzoni con le pezze al sedere. Condizioni e percezioni che, se non le hai praticate nell’infanzia, non puoi avercele nella memoria profonda. Arrivi, così, a metà libro con la sensazione (quasi fisica) di occhi sempre più sgranati nello schermo mentale dell’io individuale. Mentre leggi, ad un certo punto, prendi coscienza che gli occhi si sono aperti di più, come a voler vedere le cose oltre le righe stampate sulla pagina. Per mettere a fuoco meglio non solo le immagini disegnate dal racconto. Ma anche tutte quelle simili evocate dalla tua memoria personale.
    La narrazione delle vicende ha acceso la capacità visionaria e, nel prendere coscienza che gli occhi della mente si sono sgranati, riconosci a te stesso che te li ritrovi spalancati per via dello stupore. E ti ripeti: che cos’è questo libro? Un romanzo storico… e via con il riflesso condizionato delle categorie stantie e delle classificazioni che spiegano il nulla.
    Poi senti affiorare spontanea una voce di dentro che ti risponde che è un’epopea. Di migrazione interna, di popolo rurale e di etnia. Tipo riserva indiana nel West. Epopea di migrazione non solo geografica, di terra ai contadini e di fondazione di città, di problema secolare della bonifica di paludi. Epopea di migrazione interna, sedimentata nel sangue e nella memoria di tre generazioni. Ma anche epopea nostra, di tutti. Dell’anima collettiva di questa nostra Patria, dal Risorgimento ad oggi. E’ un caso che Garibaldi si era messo a studiare, quasi un secolo prima, la bonifica delle paludi pontine? C’è da presumere che volesse capire anche il perché del fatto che le genti del luogo ne sabotavano i tentativi pur avviati dal papa-re.
    Per cui, la digressione sulla vita delle api, in osmosi con la vita della zia apicultrice e outsider del clan familiare dei Peruzzi, assume un’aura di parabola. E ti chiedi dov’è il significato recondito; di cosa è metafora (e la domanda ti si accende a maggior ragione perché sei a metà del libro; non sei ancora arrivato alle sorprese, sulle identità della zia e della voce narrante, poste alla fine). Non potrebbe essere altrimenti, se no che c’entra l’estraniante intercalata, tratta da una religione orientale, della fecondazione una volta per tutte di Krishna-Satyabhama (p. 194) ?
    L’alveare assurge, ad un primo livello, a metafora della generatività della famiglia rurale e patriarcale. I segreti della zia apicultrice e strega che parla non solo con le vacche, i muli e i cavalli, come fanno tutti i membri del clan, ma addirittura con le api; ne intende il linguaggio, i versi e le danze, come una moderna etologa, sono da inscrivere tra gli ultimi bagliori di una religione della terra, effettivamente sopravvissuta, nelle famiglie ad economia agricola, sino agli anni sessanta e settanta del Novecento, e che è stata in parte raccontata da E. De Martino in Sud e magia. Altri passaggi, che sostengono una simile lettura, sono quelli dove ricorrono i sogni, di presagi funesti del manto nero, che ha, periodicamente, lungo tutto il corso della saga dei Peruzzi, la matriarca del clan, la nonna.
    Rispetto a questo filo rosso della religione della terra, se ne avverte la fecondità e un pulsare vitale perché è connesso con il potenziale eversivo e trasformativo della condotta sessuale della zia strega. Al punto che l’unione e il familismo del clan dei Peruzzi vengono sabotati dalla sessualità endogamica, incestuosa, alla quale la zia strega si abbandona dopo lungo periodo di resistenza e astinenza. Le forze distruttive endogamiche che rischiano di scompaginare l’unione del clan, emergono parallelamente alla distruttività della guerra e alla caduta del fascismo. E qui ci sarebbe da riflettere ulteriormente sul senso della sessualità/distruttività, in quanto energia ad alto grado di intensità.
    Ecco perché questo libro è un’epopea. Vi aleggiano gli echi della tragedia greca di Edipo. Il clan a conduzione matriarcale dei Peruzzi si ritrova infrante le leggi della maternità. Così come il grande clan dell’Italia fascista, a conduzione patriarcale, il duce e il re, si ritrova l’uno defenestrato e sacrificato; l’altro in fuga e sconfitto.
    Stimolato dallo spirito delle epoche storiche, che aleggia vivo nel libro, affiora nella mente del lettore il pensiero che, solo con la fine dei Savoia, si vede realizzata definitivamente la profezia dell’Italia repubblicana di Mazzini.
    Per altri versi, c’è la componente della mistica fascista e della religione dell’aquila dell’imperium, triturata e sterilizzata dall’acre ironia della voce narrante.
    Va bene. E’ un’epopea. Quella dei Peruzzi, e la nostra. Perché riguarda la storia collettiva e la costruzione della nostra identità. Vi fanno capolino, sullo sfondo, i pezzetti di Risorgimento irrisolto, che si trascinano dal periodo post-unitario sino al fascismo. La centralità dei materiali storici elaborati nella narrazione, concerne il fascismo, la bonifica delle paludi pontine, la guerra di liberazione, la caduta del fascismo. Canale Mussolini diventa, così, un organo dell’anima collettiva d’Italia. Un organo preposto al metabolismo dello spirito. Una sorta di stomaco supplementare dell’anima. Organo che elabora i materiali ingeriti e li trasforma in fibra connettiva della coscienza moderna.
    Si potrebbe associare che la stessa funzione di romanzo/stomaco è stata svolta a suo tempo da Il nome della rosa nei confronti degli stadi storici dell’autoritarismo. Ad esser più completi, si può dire che, ovviamente, da che esiste la letteratura, tutti i grandi libri, sin dall’Iliade e dall’Odissea, hanno svolto un ruolo di romanzo/stomaco. Ruolo, che consente di assimilare i valori e discernere i dis-valori. Ma tra Il nome della rosa e Canale Mussolini c’è, tra le tante più evidenti, una più peculiare variabile differenziale. Il primo è una costruzione dotta ed erudita, non solo per le citazioni in latino, effettuata a tavolino in tutta maestria. Il secondo ha il sapore dei raccolti di diverse annate agricole. Lunghe, difficili e sofferte. Delle derrate e granaglie accumulate con il sudore impastato alla polvere della zappa. L’uno ha i costi della cattedra universitaria, l’altro la biografia dell’operaio e della fabbrica. Come la cecità per Omero.
    Nella chiave del mito personale dell’Autore, si rafforza la convinzione che, come nella profondità delle relazioni umane, così anche sul piano della creatività dello spirito, chi meno ha ricevuto sembra che riesca, o debba, restituire di più.
    Le vicende del fascismo, delle sue componenti socialiste, comuniste e atee (vedi la citazione del fatto storico della prova dell’inesistenza di Dio formulata da Mussolini), con le rispettive evoluzioni e ribaltamenti, viste attraverso la distribuzione delle terre ai contadini con la bonifica delle paludi pontine; le tragedia della guerra e della fine della monarchia, ci fanno vedere come un popolo e una civiltà prosegue, per lunghi tratti della sua storia, con tanti pesi sullo stomaco. Con vaste porzioni d’identità non evoluta, non elaborata, quasi per nulla assimilata e superata. Lo vediamo, a proposito del 150° dell’unità d’Italia, a partire dal Risorgimento sino al fascismo. Elementi seguiti, nel secondo dopoguerra sino alla conclusione del secolo XX, da decenni e decenni di rimozione, di copertura e di ostracismi culturali di destra e di sinistra. Che hanno funzionato come condizionamenti e paraocchi. Atti ad impedire, con strane e inconsce sinergie tra opposte posizioni, che la democrazia sostanziale e la giustizia sociale diffusa partissero dai comportamenti individuali (vedi, ad esempio, lo stile baronale, di un famoso docente universitario del campo letterario, criticato da Pennacchi in una intervista a Claudio Sabelli Fioretti nel 2002, in www.melba.it/csf/articolo.asp?articolo=245)
    Ben venga la vitalità terragna e irreverente, il dialetto e la scurrilità dirompente di Canale Mussolini a smontare gli schemi castranti di una cultura spesso ripiegata su se stessa.

    Pubblicato 14 anni fa #
  6. egon

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    Ma l'avete letto l'articolo di Giacomo Sartori su alias di sabato(uscito oggi su nazione indiana)che parla del Canale?

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. L'ho appena letta. E' il classico attacco ideologico. Mi sa che devo fare un addendum a 'Canale Mussolini e i chierici vaganti'.

    Pubblicato 14 anni fa #
  8. Vi seccherebbe postarlo?

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. egon

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    Questo è l'articolo come è apparso su nazione indiana

    Il fascismo al Premio Strega

    di Giacomo Sartori

    Canale Mussolini di Antonio Pennacchi, che come è noto ha vinto il Premio Strega, e che è venuto in spiaggia con noi, è la saga di una famiglia contadina originaria del Polesine. Una famiglia fascista. Proprio per i meriti acquisiti in una mortifera azione squadrista, i Peruzzi (si chiamano così) vengono ricompensati con due poderi nella fascistissima bonifica agraria dell’Agro Pontino: di punto in bianco i mezzadri padani si trovano catapultati nel “deserto” pontino, tra i “marocchini”. E fascisti lo resteranno fino alla fine, quando si daranno da fare per contrastare lo sbarco inglese a Anzio, in attesa dei rinforzi nazisti.

    Tutti i familiari, ed è questa la principale forza del romanzo, sono veraci e diretti: ciascuno incarna a modo suo una comune istrionica vitalità (molto veneta). Si esprimono rigorosamente in dialetto, un dialetto “veneto-pontino” colorito e efficace, iconoclasta e comico. Un dialetto fagocitante e pervasivo che è una lettura in chiave epica della realtà, un subdolo grandangolo linguistico che fa apparire Mussolini un uomo decisamente simpatico, anche se un po’ burbero e umorale (e impenitente donnaiolo), che ci presenta un Adolf Hitler bonaccione, che trasforma le malefatte delle squadracce fasciste in giuste e goliardiche scampagnate, e i massacri coloniali come tragicomici (fumettistici) corpo a corpo. Visti attraverso quella terragna e dissacrante lente tutti i fascisti sono persone, seppure con i loro difetti, molto umane. Nella vicenda di Canale Mussolini non ci sono fascisti malvagi, non c’è il Male, per il semplice motivo che per la filosofia veicolata da quella lingua contadina e ancestrale, pre-morale, gli uomini sono per definizione anche cattivi, come lo sono anche le bestie, il cui rango, come in tutte le civiltà agricole, non è poi così inferiore a quello umano.

    La voce narrante che ci racconta la vicenda, intrattenendoci con continue e un po’ pedanti spiegazioni e digressioni, che spaziano dall’agronomia alla storia (dando per scontato, e probabilmente non a torto, che l’interlocutore contemporaneo abbia completamente scordato il mondo contadino che in otto casi su dieci era quello dei suoi nonni, e abbia completamente rimosso il Ventennio), non è però tenera nei confronti del fascismo. Nei suoi didascalici chiarimenti cita in particolare il delitto Matteotti (anche se l’assassinio sembra essere causato dall’ostinata reazione della vittima, più che a una volontà omicida), le violenze delle squadre fasciste (pur interpretate come una obbligata risposta), l’uso dei gas letali in Africa (senza nessuna scusante, in questo caso), l’emanazione delle leggi razziali e i loro effetti (pur sottolineando il contributo dato da tante personalità ebree al fascismo), e soprattutto le irresponsabilità e leggerezze che hanno portato alla disfatta militare, al 25 luglio, e alla successiva guerra civile. Anche se indulgono alla assolutoria vulgata della nefasta alleanza con la Germania come causa di tutti i mali, anche se spesso facilone, queste precisazioni fanno sì che Canale Mussolini non possa essere tacciato di apologia del fascismo. Sembrerebbe anzi che Pennacchi, servendosi del suo professorale io narrante (nelle ultime pagine si scopre chi è davvero), abbia fatto molta attenzione a non mostrarsi mai indulgente nei confronti delle colpe del fascismo, parandosi il fianco ogni qualvolta potrebbero sorgere sospetti di connivenza. Quando proprio i protagonisti la combinano troppo grossa, o si intestardiscono a sostenere l’insostenibile, la voce narrante (e Pennacchi), se la cava prendendo le distanze, vale a dire specificando che quelle idee e quelle frasi fascisteggianti sono le loro, quella raccontata è la loro verità (“la verità dei Peruzzi”), non la verità assoluta.

    Protetti dallo sguardo sempre benevolo di chi racconta, immancabilmente pronto a trovare giustificazioni e scusanti, di ordine sociologico (la povertà, il ruolo di reietti) o altro, i personaggi sono liberi di comportarsi come vogliono, non sono chiamati a rispondere delle loro azioni, non hanno alcuna colpa. Sono solo vittime. E mano a mano che il tempo passa, e diventa più difficile, per la logica democratica del narratore, che è anche la nostra, di avallarli, di considerarli solo delle pedine della storia, la frase liberatoria “Ognuno gà le so razon” diventa sempre più frequente, fino a diventare, come ha già sottolineato Cordelli, un ritornello. “Ognuno gà le so razon” può giustificare tutto, dagli eccidi dei partigiani allo sterminio degli etiopi e degli ebrei. Il dilemma della banalità del male trova finalmente una soluzione: nel buon senso veneto.

    Canale Mussolini ci descrive insomma il fascismo dall’interno (come già per esempio il notevole A cercare la bella morte di Carlo Mazzantini), e lo fa servendosi dell’arma più potente, la lingua, ma nello stesso tempo prende le distanze, collocando la vicenda nel quadro di una visione storica che si vuole oggettiva. A ben guardare non è così. La retorica delle gesta della famiglia Peruzzi, a cominciare dall’enfasi data alla giovinezza, al ruolo ambivalente della donna (fornello/bordello), alla forza fisica, alle imprese muscolari, al vitalismo guerriero, alla procreazione, alla “efficienza fascista”, è la tipica retorica, checché ne speculi il filtro della voce narrante, del fascismo. Ma soprattutto sono abilmente sottaciuti tutti i correlati aspetti negativi, tutte le implicazioni sul piano famigliare e personale, le conseguenze implicite, i traumi, le sofferenze, le miserie affettive, la violenza, l’irridimibile immaturità, che si celano dietro quei miti energici e apparentemente innocui e ariosi. Chiunque provenga come il sottoscritto da una famiglia fascista (anche nel mio caso erano persone oneste e integre e coraggiose, e perfino miti, anche nella mia famiglia circolano esilaranti aneddoti riguardanti la pace e la guerra), e abbia intrapreso un arduo percorso di maturazione e di emancipazione, sa di cosa parlo. Pennacchi bada invece, a scapito della verosimiglianza, a non gettare alcuna ombra sui suoi personaggi, a non metterli in contraddizione con la sensibilità del lettore attuale (si potrebbero fare molti esempi). Di qui l’impressione di fatuità, di mancanza di profondità, di stilizzazione fumettistica, di non completamente innocente idealizzazione, che, a dispetto di tanti aspetti positivi, finisce per costituirne a mio avviso la sua cifra ultima.

    Canale Mussolini ci mostra una sola faccia della medaglia. Non sovverte, come lo sanno fare i grandi romanzi, le mitologie convenzionali e le visioni precostituite. A differenza dei grandi romanzi, mente. Non credo che sia un caso. La visione spensierata e deresponsabilizzante che ci presenta è in perfetta sintonia con la mancata presa di coscienza delle implicazioni storiche o anche semplicemente umane, e degli effetti anche a lunga distanza, con la mancata ricerca di antidoti e rimedi (se non altro sul piano simbolico), con la subito abortita indagine delle responsabilità, che caratterizzano la storia italiana recente. La ricezione del libro, unanimemente e diamantinamente acritica, e succube dall’ammaliante ma grossolana retorica del testo, travestita da epopea, ne è una riprova. Solo Cordelli ha espresso le sue pesanti perplessità. A differenza della Germania, che ci si è messa soprattutto a partire dagli anni ’70, l’Italia non ha ancora fatto i conti con il fascismo, e questo romanzo – lasciando stare l’attuale situazione politica – ne è la prova lampante e irrefutabile. Non è il romanzo della pacificazione. Non ancora.

    Pubblicato 14 anni fa #
  10. ..."fumettistico"...

    ...questo ci tocca menarlo in due...

    Pubblicato 14 anni fa #
  11. zaphod

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    Breack on through (to the other side).

    Non è il romanzo della pacificazione, dice Sartori. E aggiunge: "Non ancora."
    Il che mi fa pensare che sia proprio quello che lui sta cercando nei libri che trattano lo spinoso argomento del ventennio fascista.
    Scrive sempre Sartori che in Canale Mussolini "tutti i fascisti sono persone, seppure con i loro difetti, molto umane." Questo evidentemente non può essere. I fascisti evidentemente erano subumani. Il Male incarnato. La filosofia del libro che Sartori in effetti coglie qualche riga più avanti per cui "gli uomini sono per definizione anche[grassetto mio N.d.Z.] cattivi" è contadina e ancestrale, addirittura pre-morale.
    Tralasciando il fatto che la forza dirompente di questo romanzo è proprio questa dualità male/bene dell'individuo per cui persone a cui vengono ascritte azioni abiette (l'omicidio di don Minzoni, le squadracce, gli eccidi in Africa, ecc. ecc.) risultano invero umane e financo simpatiche il punto che mi interessa focalizzare è un altro.
    Dice Sartori che anche lui discende da famiglia fascista e che a prezzo di tante lotte (anche psicologiche interne immagino) è riuscito ad emanciparsi dal suo passato e dalla sua tradizione.
    Però - mi corre l'obbligo di far notare a Sartori e a tutti quelli che dell'antifascismo fanno bandiera e rimozione di un peccato originale che tutti ci portiamo sulle spalle - da un punto di vista strettamente psicologico questo non è l'atteggiamento della maturità quanto quello dell'adolescenza. A vent'anni dicevo infatti a mio padre "tu non ci capisci un cazzo adesso te lo spiego io come va il mondo e dove vi siete sbagliati"; adesso però che i miei quaranta sono passati de un pezzo e sono padre anch'io sono in grado di riaccostarmi al mio passato (e a quello di mio padre e di mio nonno) con sguardo maturo e capire le ragioni loro.
    Crescere non è facile. A volte si corre nella direzione sbagliata.
    La pacificazione che cerca, signor Sartori, la deve prima trovare dentro sé stesso.
    Questo romanzo ha senza dubbio contribuito a scardinarle qualche certezza. Lo rilegga con calma e vedrà che le darà qualche chiave per aprire delle porte. Le varchi.
    E faccia pace con quello che trova dall'altra parte.

    Pubblicato 14 anni fa #
  12. tataka

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    Visti attraverso quella terragna e dissacrante lente tutti i fascisti sono persone, seppure con i loro difetti, molto umane.

    Quest'estate a Cisterna c'è stato il concerto di Fabrizio Moro, il quale ha cantato anche diverse sue canzoni critiche contro il governo come questa:

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    Alla fine del concerto un gruppo di giovani si è avvicinato al palco e gli ha detto: "A Fabrì semo fascisti e stamo con Berlusconi ma a te te rispettamo perché sei uno con le palle a differenza di tanti altri."

    Pubblicato 14 anni fa #
  13. tcd

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    Mhmmm, sai che c'è, Zaphod? A me quel "ferma la nonna dello scrittore" stranisce non poco :p

    Da quand'è che a Latina parlano pure coi morti?

    Pubblicato 14 anni fa #
  14. k

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    Almeno io da sempre (appena ho finito l'Addendum delle Iene te lo mando. Ho passato tutta l'estate girando come un matto e ancora non è finita. Ho il calendario pieno fino a Natale. Però prima o poi passo per casa tua. So che tu, Sandrina e Marco state bene e so che sei una grande mamma. Ciao nipote mia. Un bacio. E non ti preoccupare per tuo zio. Io sono un diesel. Li richiappo alla distanza - quando dico io! - sti quattro stronzi. Ndò vòi che vanno? Mo' ciò da fa', ciò da lavora').

    Pubblicato 14 anni fa #
  15. tcd

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    Almeno io da sempre

    Eh a me, invece di parlarmi, preferiscono osservarmi da dietro le spalle.

    Un bacio pure a te, a me basta che passi prima che mia figlia mi mandi affanculo e se ne vada in discoteca

    Pubblicato 14 anni fa #
  16. tataka

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    Presto un film da "Canale Mussolini"

    http://www.latina24ore.it/latina/9014/canale-mussolini-diventera-film-il-regista-e-di-
    latina

    Pubblicato 14 anni fa #
  17. k

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    So' tutte cazzate destituite di fondamento, poiché i diritti sono ancora totalmente i nostri e non li abbiamo ceduti a nessuno. Stop.

    A Tata', ma ti ci sei pure andato a iscrivere a scienze politiche per continuare a non credermi, quando ti dico che i giornali scrivono solo cazzate?

    Pubblicato 14 anni fa #
  18. leon8oo3

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    Maestro scusi, ma il quotidiano "Latina Oggi" pubblicava proprio oggi una intervista a pagina trentuno (firmata da Serena Nogarotto) al regista Eugenio Cappuccio, anch'egli di Latina, il quale in realtà lasciava una sola dichiarazione virgolettata: "Un capolavoro. "Ci sono cresciuto nei canali a dare la caccia a tritoni, ranocchi e gatti(ma che faceva il cacciatore questo? nda)Una storia bellissima e spero che non abbiano già venduto i diritti ai cinesi o agli americani". Da qui non si desume che il regista si sia proposto per fare il film ma che gli abbiano chiesto una opinione in merito. Il resto dell'articolo però è di tutt'altro tenore. "LO STREGA DIVENTA UN FILM" era il titolo di apertura, "Canale Mussolini approda nei grandi schermi. Un lungometraggio diretto da Eugenio Cappuccio" questi i toni del resto della titolazione. Si aggiungeva inoltre che a fare l'annuncio sarebbe stato lei stesso durante la serata del Campiello e che per lei sarà una vera soddisfazione, mentre si tratterà di una sfida difficile per il regista. Ora lei dice che i diritti stanno dove si trovavano prima. Non ci sono vendite né per cinesi, né per russi né tanto meno per americani. Dice che sono "cazzate destituite da fondamento" e noi ci crediamo. Partendo da questa certezza, secondo lei, come si è arrivati a questo strano episodio?

    Pubblicato 14 anni fa #
  19. tataka

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    Membro

    Suppongo che Latina Oggi si sia basata su un comunicato dell'Ansa del 1 ottobre, che spara alla prima frase: si farà un film da Canale Mussolini e infine riporta la frase di Cappuccio su canali, i tritoni, gli americani e i cinesi.

    (ANSA) - ROMA, 1 OTT - Si fara' un film da Canale Mussolini di Antonio Pennacchi. Lo aveva annunciato al Campiello lo scrittore, vincitore quest'anno del premio Strega. Lo conferma oggi colui che sara' il regista: Eugenio Cappuccio, anche di Latina. ''Un capolavoro. Ci sono cresciuto nei canali, a dare la caccia a tritoni, ranocchi e gatti. Una storia bellissima, spero non abbiano gia' venduto i diritti agli americani, o ai cinesi'', dice Cappuccio.

    http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cinema/2010/10/01/visualizza_new.html_1756786375.html

    Pubblicato 14 anni fa #
  20. k

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    Leon: "Secondo lei, come si è arrivati a questo strano episodio?"

    E me lo chiedi a me? Io lo registro e basta. Ma del resto proprio tu per queste strade non ci sei già passato tante volte, che tu scrivevi un articolo e il tuo direttore gli appioppava un titolo che non ci azzeccava per niente, anzi, o stravolgeva o affermava esattamente l'opposto di quanto dicei tu nell'articolo stesso? Non era pane quotidiano a parvapolis? E cosa ti fa pensare che in tutti gli altri giornali, invece, si lavori più seriamente che lì?

    Pubblicato 14 anni fa #
  21. k

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    Giusto per curiosità, posto qui sotto le domande arrivate per chat nel collegamento di oggi pomeriggio con Tg1 Internet.

    LE DOMANDE DELLA VIDEOCHAT. 3.10.2010

    [1] [maurizio _da_fossombrone] : mi pare di avere letto che lei non ha sempre fatto lo scirittore. Come ha scoperto che sapeva scrivere?

    [2] [alex_da_barcellona pozzo di gotto] : ha un modello di scrittore? chi è?

    [3] [francesca_da_napoli] : Da ex operaio cosa ne pensa della vicenda Fiat-Melfi?

    [8] [adele_da_messina] : perchè ha definito quest'opera " quella per la quale è venuto al mondo?"

    [6] [mirko_da_asolo] : ma io non ho capito una cosa: lei è comunista o fascista? di destra o di snistra?

    [0] [nick_81_da_san severo] : Pennacchi cosa pensa di Umberto eco? ken follet ha detto al tg1 che è noioso..

    [9] [bruno 47 _da_scorzè] : bruno da scorzè : analogie tra la poltica attuale e il ventennio?

    [10] [armando_da_lucca] : perchè nei suoi libri c'è tanto di autobiografico? Non è che le manca la fantasia?

    [11] [bibotti_da_roma] : alla fine del libro quando la famiglia è rifugiata in montagna nasce il piccolo Pericle e Paride lo vezzeggia chiamandolo Periclin, poi proprio nelle ultime pagine sembra che nasca quando la famiglia ritorna a casa , dopo l'attraversamento di un campo minato. Ho capito male io o è così e se sì, perche '

    [12] [francesco_da_catanzaro] : sottosviluppo per la sinistra o la destra?

    [16] [trillina_da_Scorzè] : Trillina: Sto leggendo il libro e mi piace moltissimo. Trovo che ci siano molte analogie tra il mondo attuale ed il ventennio: l'aver trovato la legna nei camini ed il paiolo pronto mi hanno ricordato L'Aquila.

    [17] [popi666_da_ruda ud] : a volte leggendo il suo libro mi sembra che "parli" Forrest Gump...le frasi ripetute, la semplicità disarmante con cui i concetti sono espressi, la la finta ingenuità...penso sia più dificile scrivere così che "da colto"...quanto è studiato questo modo di esprimersi e quanto è naturale in lei?

    [18] [pierpippo_da_Bari] : come si chiama il libro???????????????????????

    [19] [alnegher_da_roma] : Lei ha definito l'eucalipto l'albero della bonifica. Dopo aver letto il suo libro, frequentando le campagne di un'altra bonifica, quella del litorale romano, non posso fare a meno di pensare a lei e alla sua magnifica storia. Sarà grave?

    [20] [manu78_da_Trento] : Bellissimo questo libro. L'ho consigliato ai miei studenti di quinta

    [23] [emily_da_sassoferrato] : un commento su bossi...

    [24] [carlotta_da_bologna] : Operai a Melfi e quelli dell'Alcoa in Sardegna, scriverebbe un libro

    per raccontare le loro avventure?

    [21] [francesco_da_catanzaro] : diteglielo a bossi

    [27] [alnegher_da_roma] : Come considera, attraverso la sua esperienza di vita, l'operazione operata nel ventennio, che prevedevano lo spostamento di masse di contadini.

    [26] [francesco_da_catanzaro] : regalate il libro a bossi

    [29] [Fausto_da_Latina] : Concittadino Pennacchi, visto la sua straordinaria conoscenza del territorio e della storia dell'agro pontino, perchè non si impegna attivamente, anche in politica, affinchè si possano migliorare le condizioni di questa terra? Grazie e complimenti.

    [31] [pino_da_littoria] : secondo lei, quanto è rimasto dello spirito presente nel racconto nella Littoria di oggi?

    [32] [alnegher_da_roma] : Ha letto "Povera santa povero assassino" di Giordano Bruno Guerri? Come lo trova?

    [33] [nick_81 _da_san severo] : A propopsito di Ken follett. Rceentemente ha detto al che eco è noioso.. lei che dice?

    [28] [francesco_da_catanzaro] : BRAVO!!!

    [30] [alnegher_da_roma] : Come considera, attraverso la sua esperienza di vita, l'operazione operata nel ventennio, che prevedeva lo spostamento di masse di contadini.da regioni diverse. Positiva o negativa? Solo un modo per colonizzare territori ostili? Sarebbe possibile oggi una simile operazione?

    [34] [iojazz72_da_aprilia] : che ce fara' co tutti i soldi (meritati) guadagnati co la vendita de sto libro ?

    [35] [mirco_da_milano] : Forse poche persone capiscono che Lei non è ne' di dx ne' di sx legato da una sola nostalgia che colpisce chi e' costretto a lasciare il paese natale....nostalgia che era dei nostri nonni e poi dei genitori...ma nonpiu' dei figli abituati ad ottenere tutto e in fretta senza fatica.....senza sacrificio .....Mirco da Rovigo.....

    [37] [zaira_92_da_Bari] : Come dovrebbero essere considerati il fascismo e il comunismo oggi?

    [38] [roberto 2_da_Roma] : Vede ancora dei "Zorzi Vila" attorno a noi?

    [44] [adri75_da_castelraimondo] : non conosco il dialetto veneto né lo psudo veneto di cui cita Pennacchi, mi sono divertito ad immaginare la cadenza durante la lettura, ascoltando Petacchi con un leggero accento "romano" mi viene la curiosità di ascoltare Pennacchi parlare un po' di veneto si può?

    [43] [francesco_da_catanzaro] : mi pare che il libro tratta di una famiglia del nord che i trasferisce per ottenere un lavoro, un podere, cosa ne pensa degli emigrati meridionali che cercano lavoro al nord?

    [46] [nick_156_da_roma] : E' vero che da quando è stato costruito il Canale Mussollini nella zona non sono mai avvenute frane o disastri ambientali come invece avviene oggi?

    [47] [nic89_da_olevano] : MA PERCHE' NON ENTRA IN POLITCA?

    [48] [francesco_da_catanzaro] : se entra in politica, diventi come gli altri

    [49] [iojazz73_da_aprilia] : CE NE FOSSERE DE PERSONE SCHIETTE E VERE COME PENNACCHI

    [52] [francesco_da_catanzaro] : una domanda... la differenza tra una famiglia del sud con quella del nord costretta ad emigrare per un posto di lavoro, grazie.

    [53] [domenico_da_reggio calabria] : in che momento della giornata scrive? Ha delle ore fisse o è libero da schemi?

    [54] [nic89_da_olevano] : ma quando scriverà qualcosa sui tempi di oggi?

    [59] [anita_da_palermo] : Fini per lei è un fasciocomunista?

    [60] [francesco_da_catanzaro] : luvera' fai il conduttore, mi sembra che va a ruota libera pennacchio

    [58] [nick _25_da_cerignola] : Bellissimo libro.Mi sono innamorata sin sal primo momento del personaggio di pericle perruzzi. Crede che la storia del ventennio che ci è pervenuta è fin troppo faziosa e per quanto riguarda il suo atteggiamento nei confronti della storia"""

    [57] [iojazz73_da_aprilia] : E' LIBERO DE DI' TUTTO MA PROPRIO TUTTO QUELLO CHE VUOLE O SE CREA QUALCHE PROIBIZIONE

    [61] [iojazz73_da_aprilia] : ER PENNA E' 'N CANE SCIOLTO

    [62] [nick_Giano_da_Cagliari] : Complimenti Pennacchi. Finalmente sento parlare una persona sincera che dice quello che pensa e non quello che "conviene dire" per essere politicamente corretto. Sincero e, soprattutto, onesto con se stesso. Una rarità nel teatrino dell'intellettualismo da fiera o da sagra paesana.

    [56] [francesco_da_catanzaro] : il socialismo e' morto??!!!

    [63] [nick _25_da_cerignola] : Una domanda a cui ci terrei particolarmente che rispondesse riguarda la politica interna di oggi! Definisca l'ascesa al potere della lega degli ultimi anni e fini """ per lei è un postfascista

    [64] [mira_66_da_fondi LT] : Salve sono Miranda da Fondi LT.Il libro è bellissimo prende molto proprio perchè la storia e autobiografica e vera.Secondo lei che è cosi diretto e libero da schemi,cosa bisogna cambiare oggi nella politica in generale per avvicinarsi di più ai problemi del popolo?Lei che è cosi onesto politicamente...

    [65] [lily_da_torino] : Bravo Pennacchi.Di tutta la sua famiglia, suo fratello Gianni, giornalista scomparso di recente, sembra avere ispirato e influenzato profondamente la sua narrativa. Quanto veramente l'ha influenzata,e perchè?

    [66] [francesco_da_catanzaro] : ma perche' tutte ste domande di politica, parliamo del vissuto, dei personaggi, dei fatti insomma, basta con questa politica!!!

    [55] [gianni_da_arborea] : Sei un grande. La storia della mia famiglia è una storia di emigrazione come quella dei Peruzzi . Ma la domanda che ti volevo fare riguarda Camillo Barany. Ho copia di un libro pubblicato nel 1936 dall'unione tipografica-Milano, scritto da Pirro Rost e Menico Dolcini. UN ITALIANO DI MUSSOLINI. Lo conosci. (fammi avere un recapito)

    [68] [nick_144_da_roma] : complimenti per la trasmissione

    [67] [mira_66_da_fondi LT] : miranda da fondi lt.Il libro è bellissimo,prende molto proprio perchè la storia è stata vissuta direttamente..Secondo lei che è così politicamente onesto e diretto,cosa bisognerebbe cambiare oggi nella politica per dare più fiducia alla gente?

    [69] [francesco_da_catanzaro] : bravo luvera' finalmente stai facendo il conduttore!

    [70] [davide_da_lt] : Pennacchi, che ne pensi dell' abusivismo che ha devastato l'agro pontino?

    [73] [davide_da_lt] : Perchè non fai portavoce per chiedere la demolizione delle case abusive al lido di Latina colpite da sentenza di demolizione passata in giudicato??

    [75] [francesco_da_catanzaro] : una domanda... la differenza tra una famiglia del sud con quella del nord costretta ad emigrare per un posto di lavoro, grazie.

    [74] [nick_156_da_roma] : la bonifica della pianura pontina è stata possibile senza infiltrazioni mafiose perchè la mafia era stata debellata o perchè il governo forte non permetteva alla mafia di fare affari?

    [76] [davide_da_lt] : A nick 56 la mafia è a Roma, dentro il parlamento, non solo a Latina e provincia... E' a milano è ovunque!

    [79] [davide_da_lt] : Pennacchi che ne pensi del nuovo grattacielo più alto costruito in Italia, la Torre Pontina realizzata a Latina? Ci racconti la storia dei cavalieri dell'Apocalisse relativa alla mafia di quel grattacielo?

    [80] [davide_da_lt] : Pennacchi, che ne pensi dell' abusivismo che ha devastato l'agro pontino? Perchè non fai portavoce per chiedere la demolizione delle case abusive al lido di Latina colpite da sentenza di demolizione passata in giudicato??

    [82] [nick _25_da_cerignola] : Che effetto le fa vedere mussolini , lei lo definirebbe un grande statista e cosa pensa di tutti quei giovani, iscritti a forza nuova e che si definiscono i fascisti del XXI secolo

    [86] [umberto_da_sabaudia] : PENNACCHI MA QUANTO CHIACCHIERA? MA SUAM OGLIE LO SOPPORTA??

    [87] [iojazz73_da_aprilia] : PERCHE' NON LA INVITANO AL SALOTTO DELLA DANDINI ?

    [83] [francesco_da_catanzaro] : attento luvera', non si ferma!!!!!

    [90] [nick _25_da_cerignola] : bravooooooooooooooooooooooooo ! Questo sì che è FARE STORIAAAA!

    [91] [davide_da_lt] : Pennacchi che ne pensi del nuovo grattacielo più alto costruito in Italia, la Torre Pontina realizzata a Latina? Ci racconti la storia dei cavalieri dell'Apocalisse relativa alla mafia di quel grattacielo?

    [88] [zaira_92_da_Bari] : Secondo lei, agli occhi degli altri Paesi, come può sembrare la situzione politica e sociale del "Belpaese"? Non appare forse, la nostra politica, una barzelletta? E poi, ci sono ancora tanti contesti a livello sociale da cambiare...insomma, come può attuarsi una Rivoluzione con la 'r' maiuscola nell'Italia di oggi?

    [92] [nick _25_da_cerignola] : Bellissimo libro.Mi sono innamorata sin sal primo momento del personaggio di pericle perruzzi. Crede che la storia del ventennio che ci è pervenuta è fin troppo faziosa e per quanto riguarda il suo atteggiamento nei confronti della storia"""

    [93] [Gianni_da_Arborea] : Sono ancora io, ti dicevo che mio padre è venuto ad Arbore nel 38 con i suoi genitori e i nonni compresi zii e cugini in tutto 24 persone. gli aneddoti che capitano alla famiglia Peruzzi mi sono familiari. Stò consigliando il libro a tutti i miei concittadini. ti dicevo mandami una tua mail ho un sacco di cose da dirti.

    [95] [davide_da_lt] : Chidiigli perchè il TGR non scrive che a Latina c'è il mare, la famosa Capoportiere!!

    [96] [zaira_92_da_Bari] : Lei che è così sincero, senza peli sulla lingua, cosa consiglia o cosa vorrebbe dire ai giovani d'oggi? Ormai, in giro ci sono pochi Accio Benassi...come attuare una Rivoluzione?

    [97] [francesco_da_catanzaro] : cosa direbbe ad un giovane disoccupato che per lavoro sara' costretto ad andare via dalla propria citta'?

    [99] [nick _25_da_cerignola] : sinistra fighetta uahuahuahuah!

    [100] [maki_da_salerno] :

    [101] [francesco_da_catanzaro] : un saluto e grazie a chi sta dietro i monitor dei computer

    [102] [davide_da_lt] : Pennacchi mi hai ignorato come al solito... non mi hai neanche mandato a quel paese come

    [103] [iojazz73_da_aprilia] : CIAO A TUTTI ANCE DA SIAMO BOI LA STORIA

    [104] [francesco_da_catanzaro] : un saluto ai tecnici a tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione della videochat

    [tg1web] : GRAZIE A TUTTI VOI. QUESTA E' LA PRIMA VIDEOCHAT DELLA RUBRICA DEI LIBRI DEL TG1 "BILLY". SPERIAMO DI RIAVERVI TUTTI ALLA PROSSIMA OCCASIONE

    [106] [iojazz73_da_aprilia] : .. E POI PARLANO MALE DI NOI ITALIANI ... CHE BELLA PAUSA DI ARRICCHIMENTO

    [107] [francesco_da_catanzaro] : grazie a Voi e complimenti

    [108] [nick_222_da_roma] : ottima iniziativa mi è piaciuta molto

    [109] [iojazz73_da_aprilia] : QUANDO LA TV DI STATO PUO' ESSERE STATO

    [110] [mira_66_da_fondi LT] : Lei dovrebbe avere uno spazio in tv perchè si ha davvero bisogno di persone come lei che riescono ad essere diretti e parlare di storia con "il beneficio del dubbio".COMPLIMENTIIIIII

    [111] [maki_da_salerno] : complimenti, è un ottima idea.. sicuramente assisterò a qualche altra intervista

    [112] [zaira_92_da_Bari] : Grazie di cuore Pennacchi per aver soddisfatto la mia domanda! Con affetto, Zaira

    [113] [francesco_da_catanzaro] : pubblicizzate di piu' iniziative del genere, invece di visionare pagine a caso di internet, ci sintonizziamo su questo!!!

    N.B - E' da rimarcare come un rompicoglioni storico di Latina ossessionato dall'abusivismo (vedeva solo quello: tu parlavi di sport e lui se ne usciva con l'abusivismo, parlavi di massimi sistemi e lui sempre abusivismo, parlavi di fica e lui abusivismo e basta, finché ce ne liberammo bannandolo), mi sia venuto ad inseguire pure sul Tg1, mortacci sua e dell'abusivismo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  22. leon8oo3

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    Veramente Maestro, quello che lei denuncia è una mancanza di coerenza tra l'articolo e i titolo che può senza dubbio succedere ed è infatti successo. Qui invece abbiamo un articolo coerente con i titoli. Infatti anche nel corpo del testo si ritrovano chiari riferimenti al film. Se incoerenza c'è stata in realtà, la si può riscontrare nelle dichiarazione del regista, che non dice affatto di aver ricevuto mandato per fare il film, ma di augurarsi che i diritti non siano già stati ceduti. l'articolo infatti così comincia: "Continuano i riconoscimenti per Antonio Pennacchi. Canale Mussolini, Premio Strega 2010, diventa un film". L'incipit non lascia molti dubbi...per cui, Lei alla mia domanda ha già risposto. La precisazione era però dovuta.

    Pubblicato 14 anni fa #
  23. mjolneer

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    di parecchie delle domande della chat il forum e le interviste hanno già fornito ampia risposta, ce ne sono invece alcune che sono curioso di sapere come gli hai risposto; ce n'è una in particolare, la prima, che mi ha fatto ridere di gusto. Pure questa: perchè nei suoi libri c'è tanto di autobiografico? Non è che le manca la fantasia?" è una chicca!

    Pubblicato 14 anni fa #
  24. egon

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    Membro

    Oggi il corriere torna a bastonare su canale mussolini facendo notare che ha venduto di più la avallone nonostante lo strega conquistato dal primo!
    Si potrebbe far notare che si vendono più 500 che ferrari ma credo che sarebbe tempo perso!

    Pubblicato 14 anni fa #
  25. Woltaired

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    Membro

    hanno anche venduto sicuramente un sacco di copiE del delitto del pesciolino rosso di lucarelli e camilleri, sarà colpa dello sciopero della carta igienica.
    La Avallone, però, ora l'ho comprata anch'io e me la voglio leggere con calma, dalle critiche che ha ricevuto mi son fatto l'idea che non deve essere per nulla male.

    Pubblicato 14 anni fa #
  26. Sulla Avallone dissento. Sa scrivere, ma è da calci nel culo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  27. k

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    Membro

    No, Faust, non sa solo scrivere, ma è anche una brava ragazza, una bella persona. Non confondere le guerre di marketing tra i vari gruppi editoriali con la realtà vera dei singoli autori.

    Pubblicato 14 anni fa #
  28. Porca Eva, sono l'unico stronzo d'Italia che non ha ancora letto Canale Mussolini!

    Pubblicato 14 anni fa #
  29. egon

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    Membro

    Acciaio è un bel libro per carità ma non c'è gara fra lui ed il Canale.

    Pubblicato 14 anni fa #
  30. cameriere

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    parola di fer

    Porca Eva, sono l'unico stronzo

    Pubblicato 14 anni fa #

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