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Canale Mussolini

(382 articoli)
  1. k

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    Membro

    Ah certo. Gli puoi pure leggere la divina commedia di maw.

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. SCa

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    Membro

    Questo potrebbe essere troppo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. big one

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    Membro

    - Se uno mi blocca con la macchina in seconda fila e poi mi dice che non è colpa sua ma dell'8 settembre?
    - Gli puoi leggere la divina commedia di maw.


    è decisamente meglio il carro attrezzi

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. timecode

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    Membro

    complimenti all'autore, una gran bella notizia

    null

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. k

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    Membro

    grazie... prego, grazie, scusi, tornerò.
    Son contento, maladéti i Zorzi Vila.

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. rindindin

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    il link nn si collega...

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. timecode

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    Membro

    rindi, prova
    qui

    purtroppo questo forum non permette le correzioni ed è troppo macchinoso nelle impostazioni dei link e non permette neanche l'anteprima ...

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. zanoni

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    Membro

    Il Campiello, lo Strega... ma questi sono premi minori! Sono sicuro che nella cinquina del premio 'Editori pontini' non c'entrera' mai...

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. cameriere

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    e pensa invece se ci entra.

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. rindindin

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    Membro

    grande 11 su 11!

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. rindindin

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    Membro

    cam, lì ci entrerebbe stretto però...appoggio l'ironia del zanoni ( e della sorte)

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. Ma la Commedia di Maw poi è entrata nella cinquina del Campiello?

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. zaphod

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    Fondatore

    Da Il tempo di oggi:

    Undici giurati su 11, al primo colpo, hanno scelto «Canale Mussolini» del fasciocomunista pontino Antonio Pennacchi per il Campiello. Anzi, il regista Giuseppe Tornatore ha detto: «È un'opera importantissima».

    Lo scontroso Pennacchi finalista a un premio letterario?

    «Tutti parlano male dei premi, vediamo questo come va a finire: se lo perdo parlerò male pure io, se lo vinco no».

    Al Campiello forse perché era già perdente per lo Strega?

    «Strega? Guardi io non so come funzionano queste cose, se dipende dalle case editrici o meno, se ci sono dietrologie...ma certo che se 11 giurati insieme hanno scelto non si può parlare nemmeno di ideologie ma che il libro vale».

    Canale Mussolini migliore dei precedenti?

    «No, io credo che anche Mammut, il Fascicomunista e Palude avrebbero meritato, ma i premi fanno parte dell'industria del racconto, delle dinamiche delle case editrici...Se poi ci sono imbrogli o meno è così dai tempi di Marziale e dei Certamen...La differenza la farà il giudizio del pubblico».

    L'epopea dei pionieri che fondarono Littoria non è ormai "lontana"?

    «Alla gente interessano le storie belle e raccontate bene perché sono sempre attuali ed universali. Nel mio libro si parla di un'emigrazione di massa che a Latina non è finita nel '32».

    E sempre per fame?

    «L'uomo quando nasce parte alla conquista del mondo ma poi si muove sempre per sfuggire alla fame, per avere di meglio come noi disperati cispadani...».

    Ha letto i libri concorrenti?

    «Non tutti...non sto molto bene, sono stato operato, sono stato sotto choc per la morte di mio fratello (il collega Gianni, ndr)... Mi è piaciuto quello della Avallone, sul lavoro, la fabbrica, molto di più di un'opera prima».

    Qualche autore dopo la prima sparisce...

    «Non siate frettolosi, ci vuole tempo per scrivere libri se si vuole farli bene».

    Vale anche per lei?

    «Ora non mi piace più di scrivere una riga...spero di riprendermi...finito un libro mi viene da morì».

    Perché?

    «E che ne so, è il senso di privazione...mi chiedo "e mo' che devo fa?" che altro posso dire?»

    Come vede la crisi amministrativa di Latina?

    «Io farei una lista fasciocomunista e mi candiderei ma non ho tempo da perdere... I sindaci si devono ammazzare in consiglio comunale non per procura dal notaio...ma questa è la prima conseguenza della guerra Berlusconi-Fini. Invece di litigare pensassero a salvare la Nexans, la mia ex fabbrica».

    Che c'entra Berlusconi?

    «Perché è una scorporata della francese Alcatel e Berlusconi ha firmato l'accordo con Sarkozy per il nucleare e nel nucleare francese c'è anche Alcatel...I cavi servono sempre, gli operai vanno salvati».

    Canale Mussolini è un tributo ai suoi avi?

    «Sì, penso di aver fatto il mio dovere, mi sento in pace con i miei morti e i miei familiari. Ora vediamo che diranno i lettori e per il Campiello che vinca il migliore. Speriamo io».

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. zaphod

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    Fondatore

    Lorenzo Reggiani su Brescia Oggi:

    Il Canale Mussolini guida la cinquina scelta al Campiello

    Il Campiello 2010 ha già un supervincitore, prima del verdetto finale dei 300 lettori: è Antonio Pennacchi, che con Canale Mussolini (Mondadori) ha avuto i voti di tutti i componenti della giuria dei letterati, undici, riunitisi nell'aula magna Galileo Galilei dell'Università di Padova, al Bo, per la cerimonia di selezione della cinquina finalista nell'edizione numero 48 del premio letterario di Confindustria Veneto. Evento unico, nella storia del premio, quello di una votazione plebiscitaria per un autore e dell'uscita di una cinquina al primo colpo, in pochi minuti, senza divisioni e tentennamenti.
    Alle spalle di Pennacchi, si sono piazzati Gad Lerner con Scintille-Una storia di anime vagabonde (Feltrinelli) con 8 voti; Gianrico Carofiglio con Le perfezioni provvisorie (Sellerio), 7; Laura Pariani con Milano è una selva oscura (Einaudi), 7; Michela Murgia con Accabadora (Einaudi), con 6 voti. «Speravo in una votazione compatta», commenta a caldo il regista Giuseppe Tornatore, presidente di giuria, «perché volevo evitare baruffe pubbliche, ma pensavo non ci saremmo arrivati. Invece, ecco, è venuta fuori una cinquina non preordinata alla vigilia, ma frutto del lavoro fatto da tutti i giurati in questi mesi».
    Lerner si addentra nel suo «gilgul» familiare. Carofiglio mette in scena l'avvocato Guido Guerrieri alle prese con una nuova indagine. Pariani racconta, in dialetto, del Dante che vagabonda per la sua Milano. Murgia rievoca la sarda «accabadora», colei che finisce, l'ultima madre. Del libro di Pennacchi, Tornatore dice: «È un'opera importantissima, un grande romanzo epico e insieme saggio antropologico, tessuto con grande tensione. È una storia reale di emigrazione, ma non come ce la siamo immaginata. Si avverte il lavoro fatto dall'autore, incredibile; spero di incontrarlo per complimentarmi con lui». Pennacchi racconta l'esodo di 30mila contadini dal Nord alle Paludi Pontine per la bonifica. «Storia dal respiro epico ma avvincente come un giallo», aggiunge Tornatore, che sulla annata letteraria osserva: «È stata veramente positiva, come hanno detto tutti i miei colleghi giurati. C'erano almeno altri cinque titoli meritevoli come quelli scelti».
    Quanto alla sua esperienza alla guida della giuria dei letterati, Tornatore la definisce «entusiasmante. Da quattro mesi prevalentemente dedicati alla lettura», afferma, «sono uscito vivificato. Mi porterò nel cuore molti personaggi, molte storie. E mi sono accorto che molti scrittori hanno un'urgenza di rivolgersi al lettore».
    Da Tornatore agli altri giurati. Tocca a Silvio Ramat tracciare il consueto bilancio dell'annata letteraria. «C'è qualche capolavoro? Forse no, ma a me sembra che quest'anno il livello delle opere sia medio-alto; un'annata di grazia, insomma, in cui i testi hanno in comune una qualità sul piano dello stile della scrittura. Talvolta l'intreccio avvince e non si riesce a smettere la lettura fino all'ultima pagina. Ha ricominciato a scorrere», aggiunge Ramat, «la vena della biografia e dell'autobiografia, e c'è qualcosa di epico in alcuni romanzi. Il romanzo è morto, come si sostiene? Non mi sembra, sarà malato, ma sta prendendo buone medicine e ha una tempra robusta».
    Nelle dichiarazioni dei giurati, che esprimono una prima rosa di preferenze, c'è un piccolo sussulto quando Philippe Daverio dice che «c'è una nuvola acida sulla giuria», dovuta al giornale Il Fatto quotidiano, che ha sollevato dubbi sull'indipendenza della giuria, con un articolo che «voleva essere un tentativo di assassinio di Alain Elkann», afferma Daverio, «nessuno di noi è qua perché rappresenta qualcun altro, ma solo la propria testa, ed è già un bel pasticcio. Io sosterrò Elkann». Applausi del pubblico. Alla fine Elkann prende tre voti. «Polemica ingigantita», dirà poi alla fine Tornatore. Nel rito della selezione della cinquina, che, come sottolinea Andrea Tomat, presidente della fondazione Campiello, «si rinnova da anni uguale e diverso al contempo», c'è spazio per una illustrazione di quello che si fa nelle retrovie da parte del presidente del comitato tecnico Giorgio Pullini, e per «un ricordo commosso e riconoscente» da parte del decano della giuria Lorenzo Mondo di quattro scrittori scomparsi quest'anno: Cesarina Vighy (Campiello opera prima 2009), Edoardo Sanguineti, Carlo Sgorlon e Nico Orengo.

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. Ecco un po' di link per leggere e confrontare notizie e commenti sull'unanimità della giuria del Campiello a favore di Canale Mussolini. Da notare il fatto che è la prima volta che succede nella storia del premio stesso.

    Corriere della Sera

    Il Sole 24 ore

    Agenzia Giornalistica Italiana

    Il Tempo (altro articolo)

    La Stampa

    Milano Web

    Julie News

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. Genesis

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    Membro

    Complimenti di cuore ad Antonio Pennacchi

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. cameriere

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    Membro

    qui
    se scaricate,
    un giorno da pecora
    a partire da circa 30° minuto.
    antonio vs quagliariello vs panatta

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. rindindin

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    Membro

    mi sento in qualche modo orgogliona
    p.s
    finito finalmente di leggere il Canale, a breve una mia piccola e personalissima opinione

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. rindindin

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    Membro

    Maramaw perchè sei morto, pane e vin non ti mancava, l'insalata era nell'orto...Maramaw perchè sei morto?

    Pubblicato 13 anni fa #
  • k

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    Membro

    Quello sopra era il Tg5 dell'1,30 del 25/5/2010

    Pubblicato 13 anni fa #
  • Torquemada

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    Fondatore

    Recensione di Canale Mussolini da parte di Gianfranco Franchi, "Lankelot". Aprile 2010.
    Prima pubblicazione: FareFuturo Web Magazine, 27 aprile 2010 - © Fondazione FareFuturo

    Antonio Pennacchi torna sul sentiero difficile e stupendo della pacificazione, della battaglia estetica e culturale per la memoria condivisa, del gran romanzo popolare e non populista, consacrando il suo nuovo romanzo, Canale Mussolini (Mondadori, pp. 464, euro 20), alla storia della sua città, Latina, e della terra d'adozione della sua famiglia, l'Agro Pontino. E riesce nell'impresa. Riesce perché in questo libro si riconoscono, naturalmente, passione, onestà e dedizione; riesce perché ha saputo documentarsi con precisione e accuratezza, smentendo pregiudizi e stereotipi di tutte le fazioni; riesce perché sente, confida nella breve prefazione, che questo sia il libro per cui è venuto al mondo. E che ogni altra cosa che ha fatto in vita sua, bello o brutta che fosse, è stata interludio o preparazione a questa.
    Canale Mussolini è solo apparentemente una saga famigliare; in realtà, è una ciclopica opera di storia e di memoria di un esodo rimosso dalla cultura italiana; quello dei trentamila agricoltori e operai veneti, friulani e romagnoli che, in una manciata d'anni, vennero trasferiti nell'Agro, destinati a fare l'impresa della bonifica d'una terra tormentata dalla malaria. Le loro erano famiglie proletarie, in cui i figli erano e restavano una ricchezza, perchè servivano a lavorare la terra. Erano famiglie poverissime, abbandonate dall'Italia savoiarda al loro destino: "La politica, i diritti civili, il parlamento, lo Statuto albertino" erano roba per signori; erano roba per chi aveva diritto di voto – nè poveri, nè donne. Erano famiglie predestinate all'emigrazione, come centinaia di migliaia di altre, in quel periodo storico; soltanto, poterono emigrare in Italia. Certo, "Per la fame. Siamo venuti giù per la fame. E perché se no? Se non era per la fame restavamo là. Quello era il paese nostro. Perché dovevamo venire qui? Lì eravamo sempre stati [...]".
    Pennacchi sceglie una famiglia su tutte – quella dei Peruzzi – e incrocia con intelligenza i loro destini, sin dagli anni Dieci, con quelli dei socialisti, e dei sindacalisti rivoluzionari. Così, incontriamo i loro leader dell'epoca; incontriamo il giovane Rossoni, uno capace di farsi tre comizi in un giorno, appassionato tribuno della plebe, capace di finire in carcere per l'Idea, e il giovane Mussolini, ancora carismatico e iconoclasta leader d'un socialismo radicale, nemico del capitale e delle guerre dei capitalisti. Incontriamo De Ambris, una manciata d'anni prima dell'impresa fiumana, e Pietro Nenni, romagnolo repubblicano, prima ancora d'essere socialista, una parentesi nelle patrie galere al fianco del futuro duce. Man mano che la nazione scivola nel fascismo, dopo i dolorosi anni della Prima Guerra Mondiale, i Peruzzi sembrano aderire perché hanno fiducia nei loro vecchi amici e leader, Rossoni e Mussolini; sentono di non poter essere traditi, hanno la sensazione che la strada sia giusta. "Fatto sta che nel 1920 i miei zii si erano messi col fascio di Ferrara e andavano tutti i giorni in giro per i paesi della Bonifica Ferrarese con i camioni, i 18BL avanzati dalla guerra. Tra novembre e dicembre li hanno messi a ferro e fuoco tutti. Bruciate le camere del lavoro, sezioni socialiste e leghe. Quegli altri – i rossi – non è che stessero a guardare. Sparavano. Reagivano. Si difendevano. Ma ogni giorno sempre di meno. Lo scontro era militare ormai – guerra civile – tu di qua e io di là".
    Questa cieca fiducia del popolo, e della paradigmatica famiglia Peruzzi, nella buona fede e nella generosità dei vecchi socialisti diventati fascisti è la madre del romanzo, e spiega tanto di come vivevano e sentivano le cose i nostri compatrioti, nella prima metà del Novecento. Pennacchi ci racconta, con la dolcezza e la semplicità del cantastorie, quanto naturale e splendido fu il sacrificio degli emigrati settentrionali nell'Agro Pontino per animare quello che sulle prime apparve loro come un "tappeto di biliardo", "neanche più una goccia d'acqua, un filo d'erba"; Pennacchi ci ricorda, senza retorica e senza partigianerie, l'orgoglio della nascita delle città di fondazione; infine, ci accompagna nei giorni atroci e insanguinati della caduta del regime, confidando qualcosa che sui libri non s'è letto, a proposito della lealtà dei pontini. Questo romanzo è scritto per insegnare alle nuove generazioni cos'è stata la sofferenza della povera gente, in Italia, e cosa la grande illusione d'un loro riscatto. Infine, e soprattutto, è stato scritto per eternare la storia di una delle più grandi imprese italiane del Novecento. Quella della creazione della vita là dove altro non era che miseria, e morte. Memorabile.
    **
    Il libro è innervato da robusti inserti in un dialetto, quello veneto-pontino, estraneo – chiosa l'autore, nella nota filologica in appendice – sia a Goldoni che al Veneto odierno. Perché "Il nostro è un impasto di rovigotto, ferrarese, trevigiano, friulano eccetera – contaminato da influenze laziali – privo di strutturazione grammaticale fissa, con le vocali ora aperte ora chiuse e le desinenze che cambiano da podere a podere e da situazione a situazione, anche spesso nello stesso parlante" (p. 457). L'impatto nella narrazione è fresco, vivace, scintillante e credibile.
    **
    Le pagine più impressionanti sono quelle dedicate allo scenario dell'Agro Pontino, alla sua storia e agli aspetti antropologici e sociali del suo popolo. Entriamo nel vivo, campionando qualche passo. Per prima cosa, Pennacchi ci racconta che la bonifica moderna delle Paludi Pontine non è stata merito esclusivo del fascismo: ci aveva già pensato Filippo Turati assieme a Nitti, nel 1919, dopo la Grande Guerra. Il progetto naufragò trasformandosi in una miniera di corruzione, della serie "piglia i soldi e scappa" (cfr. pp. 48-49). In passato, avevano tentato l'impresa i Romani, "i papi e Leonardo da Vinci, Napoleone, Garibaldi; ma la palude aveva sempre vinto lei".
    Le Paludi Pontine erano "un inferno che pochi anni prima arrivava dalle mura di Roma fino a Terracina; oltre settecento chilometri quadrati di pantani, stagni, foreste impenetrabili con serpenti di oltre due metri e stormi di zanzare anofeli che guai a chi ci entrava. Se non finivi nelle sabbia mobili t'attaccavano la malaria le zanzare, ed eri fatto" (p. 139).
    Erano, insomma, "un insieme misto di stagni e terre sommerse con terre pure emerse ed estese, ma preda di foreste impenetrabili, forre, rovi, animali e spinaccia. E dentro le foreste e gli spinaceti altri stagni chiamati 'piscine', soprattutto sulla duna quaternaria perché ogni più piccolo avvallamento – costituito nei suoi strati superiori da argilla – una volta riempitosi d'acqua nei mesi invernali restava allagato e stagnante, putrido e marcescente fino a tutta l'estate" (p. 141).
    Mussolini, convinto alfiere del ruralismo e della deurbanizzazione, sulle prime era contrario all'edificazione di città, da quelle parti. "Fuori dalle città, via in campagna: è questa la vera mistica fascista", diceva. E il fascio, chiosa Pennacchi, "la gente ce la teneva con la forza".
    La gente, da quelle parti, camminava scalza – e così è stato fino all'arrivo del benessere, nel 1960: e scalza veniva sepolta, mantenendo vivo un vecchio rito del basso rovigotto (p. 187). Le cittadine erano piene di osterie, spesso col gioco delle bocce davanti, "e i nostri vecchi stavano sempre ubriachi" (p. 306). Il narratore di Pennacchi sospetta che i venticinquemila osti rimasti senza lavoro nel 1928, in tutta Italia, si siano trasferiti in blocco nell'Agro. È una provocazione intelligente.
    **
    L'energia elettrica, ancora nel 1932, mancava: esisteva solo, assieme a telegrafo, telefono e fogne, nei borghi e nelle città. La luce, da quelle parti, si faceva col lume a petrolio o a carburo; per il pozzo c'era una pompa di ferro, fatta a forma di fascio, con le verghe attorno (p. 215).
    Ancora una curiosità. Una delle tradizioni portate nel Lazio dai Veneti era quella del "filò"; ci si riuniva, tutti a sera, dopo cena, "ora in un podere ora in un altro a raccontarsi storie, fòle, favole e roba del genere, al lume di candela o di petrolio. D'inverno ci mettevamo in stalla, assieme alle bestie perché faceva più caldo. Lei doveva vedere la gente che si portava da casa la sedia o uno sgabello, per paura di restare in piedi. [...] D'estate invece in strada, seduti sulle spallette dei ponti" (p. 300). A questo rito s'aggiunse quello del ballo sull'aia, importato dai ferraresi.
    **
    Da leggere. È buona letteratura, è grande memoria.
    EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
    Antonio Pennacchi (Latina, 1950) scrittore e operaio italiano. Ha pubblicato il gran romanzo "Il fasciocomunista" nel 2003.
    Antonio Pennacchi, “Canale Mussolini”, Mondadori, Milano 2010. In appendice, fonti consultate.
    Approfondimento in rete: WIKI it
    In Lankelot: articoli su Antonio Pennacchi.

    Pubblicato 13 anni fa #
  • A

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    Membro

    Bello il libro, l'ho finito di leggere e l'ho dato ai miei genitori.
    Spero che vinca il Campiello. Se lo merita. Come Primo Levi.
    A

    Pubblicato 13 anni fa #
  • zaphod

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    Fondatore

    Antonio Pennacchi protagonista di una puntata monografica di Scrittori per un anno, rubrica prodotta da RaiEducational.

    In onda domani, domenica maggio su Rai Storia alle 11.00.
    In replica sempre su Rai Storia Sabato 12 giugno alle 8.30 di mattina e su RaiUno Martedì 22 giugno alle 2 di notte.

    Appena possibile proveremo a proporlo in streaming su questo sito.

    Pubblicato 13 anni fa #
  • zaphod

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    Fondatore

    In questo momento invece è su Rai2 a Mizar.

    Pubblicato 13 anni fa #
  • Woltaired

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    Membro

    eh sì K nel mio 14pollici fa un po' impressione!

    Pubblicato 13 anni fa #
  • sensi da trento

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    Membro

    In questo momento invece è su Rai2 a Mizar

    yes, visto per puro caso. Non riuscivo a dormire e ho acceso la tv.
    molto belle anche le immagini d'epoca che di tanto in tanto facevano capolino nell'intervista.

    Pubblicato 13 anni fa #
  • rindindin

    offline
    Membro

    prima o poi riuscirò a postare un mio commento, intanto io ci sono, osservo, faccio cose..

    Get the Video Player

    Pubblicato 13 anni fa #
  • Torquemada

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    Fondatore

    Link per vedere la trasmissione Mizar con Antonio Pennacchi

    Pubblicato 13 anni fa #
  • zaphod

    offline
    Fondatore

    Domani, lunedì 31 maggio, Canale Mussolini è "libro del giorno" a Fahreneit su Radio3.
    Ospite in studio l'autore dalle 17.20 circa.

    Pubblicato 13 anni fa #

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