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Cosa hai visto ieri

(1464 articoli)
  • Avviato 15 anni fa da Faust Cornelius Mob
  • Ultima replica da parte di FernandoBassoli
  1. k

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    Pubblicato 13 anni fa #
  2. A.

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    Molto molto bello, grazie Antonio!

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. SCa

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    Bellissimo intervento. Mi interesserebbe sapere come è stato accolto dalla platea.

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. Ieri ho visto una barista di un locale di Latrina molto frequentato, non diciamo quale.
    Mi ha detto che il proprietario, stanco di subire continui furti di merce dal bancone, ha fatto installare delle telecamere (si può fare?) per scoprire i ladri di caramelle, cornetti et similia. Immaginava trattarsi di clienti occasionali, persone male in arnese, qualche bambino.
    Visionando il filmato ha scoperto che a rubare erano... i condomini dei piani di sopra. Un po' tutti. La mattina scendono di casa, fanno colazione, mangiano due cornetti e ne pagano uno, si fregano il giornale, una manciata di caramelle, una pastarella e via.
    Si sentono... a casa loro... "Tanto mi conosce, abito qui vicino, che vuoi che mi faccia se mi pesca?".
    "Lo spray che profuma l'alito andava a ruba... ma nel vero senso della parola." mi ha detto.
    Mi pare una vicenda emblematica circa lo spirito latrinese.

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. A.

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    Moderatore

    Bassoli, non dire più Latrina, ti prego. E' sempre la nostra Heimat.

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. Ti capisco A: la verità fa male, ti capisco. Mi incazzo pure io quando sento/leggo altri dire/scrivere Latrina

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. Shame - di Steve Mc Queen - con Michael Fassbender

    Shame racconta di Brandon, manager anaffettivo ed erotomane, che vedrà sconvolto il proprio equilibrio fatto di pornografia, prostitute e incapacità di relazionarsi con il sesso femminile dall'arrivo di Sissy, sorella sbandata e bisognosa di una figura di riferimento. La pellicola è densa, pesante, scorre con un ritmo dilatato appoggiandosi tutta sulle spalle di un Fassbender autore di un'ottima prova attoriale, capace di rendere tutta la morbosità e il tormento del personaggio che interpreta. Un rischio non da poco, in mano a un attore meno capace Shame poteva trasformarsi in un mattone inguardabile e, anche così, nel proprio essere un lavoro riuscito non ci troviamo di certo di fronte a un film leggero.

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. A.

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    Moderatore

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    Mi mancate!

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. E tu me commuovi, 'tacci tua...

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. Woltaired

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    vecchie zitelle!

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. big one

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    che peccato che a quel tempo io fossi troppo piccolo.

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. Che fai, ossimori?

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. A.

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    ma esiste il video dell'evento di bologna 2008?

    (basterebbe solo anche la videocamera davanti al cesso di quel pub )

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. Non credo, ma è roba da Assange.

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. A.

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    ih ih ih

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. A.

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    Comunque io penso che l'Anonima Scrittori resti una delle più belle esperienze del panorama culturale non solo pontino, ma nazionale. Io non partecipo in realtà a tutti questi eventi, e mi limito a postare nel forum (faccio parte dell' A.se.Fer cioè del trio me medesimo+ Sensi + Fernando, subsezione virtuale e cazzeggiante dell'Anonima Forum). Sono venuto solo quella volta a Bologna, quando si lesse il primo capitolo della Colonia, e debbo dire che mi divertii molto. Se potessi, data la distanza, sarei più presente.
    Grazie a Torque e Zafod e a tutti coloro che partecipano a questo progetto. E ovviamente al nostro K, supervisore e magister.

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. Meglio S.Fer.A, più facile da ricordare, no?

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. A.

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    Moderatore

    ne sai tanto....

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. Oggi sono andato alle Poste di Latrina è ho visto la Grecia, amici.

    "Sì, mo' vado a magnà a casa di Monti..." gridava un pensionato.

    "Le pensioni saranno accreditate sui libretti... domani... FORSE..." diceva il direttore, mostrando una circolare.

    "FORSE..."

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. sensi da trento

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    là è un altro problema.
    è problema che i dipendenti postali non sanno usare il computer e quindi non possono accreditare una sega.

    che cazzo volete da monti?

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. Ho visto ACAB

    Qui i primi sei minuti del film

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    Pubblicato 13 anni fa #
  22. ACAB, il film

    Alla fine esci dal cinema, cerchi risposte sui volti, nei gesti degli altri, ma non le trovi.
    Allora ti guardi dentro e, anche se all’inizio non vuoi ammetterlo, senti che i conti non tornano.
    Il mondo non è quello che hai appena visto. Semplicemente non può essere ridotto così male.
    Ti senti nervoso, frughi le tasche come se avessi perso le chiavi di casa o ti avessero fregato il portafogli, sistemi la sciarpa, infili i guanti per proteggerti dal gelo siberiano di questo febbraio 2012, ti chiedi “Ma cosa faccio qui?” e pensi che proprio una sensazione di freddo paralizzante ti ha inchiodato alla poltroncella mentre guardavi “Acab” (“All Cops Are Bastards”) del regista Stefano Sollima, tratto un libro di Carlo Bonini, giornalista de “La Repubblica”.
    Dalla trasposizione cinematografica viene fuori un’opera troppo cupa e senza speranza di evoluzioni positive, che pure poggia su un’idea interessante, cioè un soggetto che vuole raccontare il mondo e le sue magagne dal punto di vista - originalissimo e minimale - dei poliziotti del Reparto Mobile.
    Un vero peccato, perché il ritmo dell’azione è gradevole e gli attori sono piuttosto bravi e tagliati per la parte, su tutti Pierfrancesco Favino, a suo agio nei panni di Cobra.
    Già, Cobra, perché fin dai “nomi di battaglia” scelti c’è traccia di scarsa fantasia.
    Nell’Italia post-Romanzo Criminale non ci vuole molto a battezzare un celerino Negro o Mazinga, si poteva fare di meglio. Ed era opportuno non soffermarsi sul classico stereotipo polizia contro ultras da stadio modello anni ’80, che ormai ha fatto il suo tempo… ma questa naturalmente è solo un’opinione personale.
    Il film, ambientato (perché?) nel 2007, sembra restare prigioniero della stessa violenza gratuita che voleva denunciare. Ha poi il limite di sembrare influenzato dalle tipiche atmosfere stile “Distretto di polizia” et similia, con le classiche sovrapposizioni tra la fredda durezza delle giornate di lavoro e la bruciante complessità delle problematiche della vita di famiglia. Sovrapposizioni che finiscono per generare una certa confusione nello spettatore.
    Va aggiunto che voler rappresentare questi poliziotti/mele marce tanto scaltri nell’eludere le leggi dello Stato per interpretare le norme secondo le proprie convenienze quanto disastrosi, fino alle estreme conseguenze, nella gestione degli affetti francamente sembra una forzatura.
    Il risultato finale è dover prendere atto di trovarsi di fronte a un gruppo di ominicchi in divisa & casco & scudo sostanzialmente strafalliti, che sfogano le loro frustrazioni nell’esercizio catartico di una violenza rituale collettiva, fine a sé stessa, che ha nel manganello lo strumento per fare (in)giustizia.
    Rompere qualche testa per sfogare i nervi: un’equazione troppo banale per chi serve (nel senso più alto del termine) lo Stato. A un’opera d’arte si può chiedere molto di più. Ad esempio non si chiede di vedere un agente dare di matto davanti al Parlamento per una vicenda oggi ordinaria come una banale separazione dalla moglie. Quella scena è poco credibile, perché come la moglie medesima grida a brutto muso, quell’uomo “Non è matto, è solo uno stronzo!”: dunque non può arrivare a tanto.
    Inoltre i riferimenti alle tristi vicende della scuola Diaz, alla morte di Raciti prima della partita Catania - Palermo e a quella del tifoso della Lazio Gabriele Sandri finiscono per mescolare finzione cinematografica e fatti di cronaca (fiction o documentario?), con risultati incerti e classici effetti déjà vu, a volte peggiorati da dialoghi troppo prevedibili e spesso limitati all’essenziale, quasi che si raccontasse di decerebrati senza un minimo di istruzione, tutti tatuaggi, partite di rugby sotto la pioggia battente, atti di nonnismo da caserma e poster del Duce in camera che politicizzano troppo la storia.
    Quanti poliziotti come quelli di “Acab” ci possono essere in giro? A parer mio pochi, pochissimi.
    A ben guardare questo è un film che rischia di confondere le idee all’opinione pubblica, che ha già perso fiducia nelle barcollanti Istituzioni di questo Paese e ha pure il torto di rappresentare le donne come figurette minimalissime, dato che a farla da padrone è sempre la “morale” distorta del branco, abituato a pensare che “Chi mena per primo mena due volte” e che porta sul corpo, ma anche nell’anima, le cicatrici di tante battaglie, per poi scivolare – a sorpresa – nella trappola della retorica finale attraverso la figura di Adriano detto Spina: “Volevo fare un lavoro onesto (e gli altri no?). Per questo faccio il poliziotto”. Troppo poco, i giovani di oggi hanno profili molto più complessi e ambizioni e orizzonti d’attesa che forse gli adulti non possono capire. Questo è il vero problema della nostra società.

    Pubblicato 13 anni fa #
  23. k

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    Membro

    Ma che ci va a fare al cinema, se poi non ci capisce un cazzo?

    Pubblicato 13 anni fa #
  24. Appunto. Sicuro che non stavi guardando l'ultimo di Ambra Angiolini? No, perchè io ACAB l'ho appena visto, ma tipo che rincaso ora dal cinema (no, ok, ci siamo fatti un caffè prima).

    ACAB è un film duro, durissimo ma non esagerato. Ti ribadisce chiaro e tondo il famoso abisso che se lo guardi ti fa diventare come lui, ti fa notare in maniera diretta la somiglianza disturbante fra le parti di uno stesso gioco al quale, per partecipare, non si può essere in altro modo che così. I celerini non ne escono certo bene, ma chi altro ne esce pulito?

    Nessuno. Quando dice bene è l'ignoranza, spesso è anche la frustrazione che sfoga nella violenza più becera e solo falsamente risolutrice.
    Il mondo non può essere così? Beh, benvenuti, guardatevi intorno e respirate la puzza di merda a pieni polmoni.

    Pubblicato 13 anni fa #
  25. Emblematico, in questo senso, è il motivetto "celerino figlio di puttana" canticchiato dai celerini stessi.

    Pubblicato 13 anni fa #
  26. Poi certe scene, che tu definisci poco realistiche, altro non sono che gente che non ce la fa più. Banale una moglie separata che non ti fa vedere il figlio? Trovatici prima di chiacchierare.

    Pubblicato 13 anni fa #
  27. Questa è la scena:

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    Tutto questo per una separazione?

    Pubblicato 13 anni fa #
  28. Bassoli, ma così ci sei nato o tutto ciò è il risultato di una dieta a base di sassi e acqua dei caloriferi?

    No, dico, a questo non gli fan più vedere la bambina. A ragione o a torto chi cazzo se ne frega, questo non può più vedere la figlia. Ora, io di figli non ne ho e, francamente, nemmeno ne voglio, ma dubito ci si senta granchè quando ti vietano di vedere i tuoi bambini. Tanti fanno cazzate più serie, ma davvero serie, questo fa una scenata.

    Davvero, ma non è che sei tipo entrato nella sala dove facevano che so, Hugo?

    Pubblicato 13 anni fa #
  29. A.

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    Moderatore

    Guardate, non per dar contro gratuitamente a Bassoli, ma questa scena è assai plausibile. Per motivi personali so quanto è realistica, e so anche quanto una persona si incazzi, sia o meno un poliziotto, perché i tribunali sono sempre dalla parte della moglie. Anzi, anche nel caso in cui i tribunali abbiano deciso per l'affido condiviso, nella prassi è sempre la moglie che comanda.
    La mia ad esempio, con una scusa del cacchio, non mi sta facendo vedere da due settimane il bambino. Io non posso andare a casa sua, lei dice che è ammalato, e non me lo porta da me. Va bene, non dubito che stia male, ma io ho diritto a vederlo due volte in settimana comunque, a maggior ragione se è malato. Ora, so di tanti padri che sono in quelle situazioni, diciamo la maggioranza. Amici mi dicono di andare dai carabinieri, ma io, buonista del cazzo, non voglio.
    Certo la scena è forte. premetto che non ho visto il film, e vorrei vederlo. ma è plausibilissimo il fatto che un padre scleri.
    Scusate l'intromissione di fatti personali.
    ciao
    a.

    Pubblicato 13 anni fa #
  30. k

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    Membro

    Bassoli, ma davvero può essere che lei non abbia mai sentito di tutti i casini e perfino di un movimento di padri separati, a cui non fanno vedere i figli? E non li ha sentiti tutti i telegiornali di ieri e di oggi, che oltre al maltempo parlavano di quello di Roma, che perchè non gli facevano vedere il figlio di sedici mesi lo ha rapito e gettato nel Tevere? Lei dice che "il mondo non può essere così?" Beh, come dice giustamente Faust, si guardi "intorno e respiri la puzza di merda a pieni polmoni".

    Fatto questo, però, sia lei che Faust cercate pure di costruirvi una visione più generale delle cose e della dialettica del reale. Io per esempio non credo, come Faust, che in quel film "i celerini non escono certo bene". Escono come debbono uscire, ossia come persone vere in carne ed ossa che fanno quel determinato mestiere. Quelli fanno i celerini, e il celerino si può fare solamente così: se il tifoso mena, tu devi mena' più forte di lui. Non è che ci siano altre possibilità.
    Ora è un dato di fatto che la violenza è un elemento connaturante della storia e della natura umana. Il processo di civilizzazione altro non è che un lungo e faticoso cammino verso il superamento e il controllo della violenza innata. Oggi le società cosiddette moderne - che sono ovviamente ancora fortissimamente violente - lo sono sicuramente meno, molto meno, delle società del passato e lo saranno ancora meno quelle del futuro. Ma è un processo lungo, appunto. Nella nostra società, la valvola di sfogo delle pulsioni più violento-collettivo ha trovato il suo 'locus' nelle tifoserie più estreme. I connotati pure politici che queste frange credono di darsi, sono in realtà meri orpelli retorici, assolutamente privi oramai di reale portata o contenuto politico. Sono, come si suole dire, 'frange devianti': nel cammino generale che la massa degli umani intraprende verso la civilizzazione, questi sono i corpi minuscoli che, come in ogni flusso fisico, tendono per loro forza inerziale a contrastare il cammino generale. Sono scorie del riflusso, ininfluenti sul piano generale ma ineliminabili su quello attuariale. Su cento macchine, cioè, che girano per strada, è inevitabile che prima o poi qualcuna - minoritaria quanto si vuole - prima o poi si spacchi. E così è inevitabile che mentre il genere umano cammini complessivamente verso la non violenza, ci siano anche gruppi isolati - 'devianti' appunto - che pratichino la violenza come valore in sé, ammantandola poi di altre costruzioni valoriali (la virtù guerresca, la fedeltà all'amicizia, l'onore, la fedeltà ac similia) assolutamente viste come valori in sé, a prescindere dai sogni o dai progetti complessivi di riforma della società, a cui quei valori dovrebbero essere funzionali. Quelle parole d'ordine - quei miti, quei valori - servono in realtà solo a costruire e cementare l'identità del singolo gruppo che, per definizione, si pone proprio come 'gruppo d'assalto'. Stop. Così funzionano loro e così funzionano le dinamiche interne di ogni società umana (cfr. A. Van Gennep, 'I riti di passaggio').

    Ergo: ma se le cose stanno così, la società nel suo complesso come si deve porre, nell'immediato, davanti a questi gruppi di devianti? Gli deve lasciar fare tutta la violenza che gli pare a loro? No, e almeno finché non sarà possibile sottoporre tutti gli esseri umani a psicanalisi preventiva a partire almeno dal compimento del settimo anno d'età, bisogna che questi gruppi li reprima con le stesse armi loro, con la violenza: la violenza legittima dello Stato, cioè della collettività, contro la violenza arbitraria ed indiscriminata dei singoli o dei singoli gruppi. E per fare a botte non ci vogliono le signorine. Ci vogliono i celerini che sappiano menare meglio di loro. Ma per fare questo è necessario però - è nella logica delle cose - che essi stessi si strutturino al loro interno esattamente come loro, costruendo come loro gli stessi miti identitari e gli stessi schemi valoriali di fedeltà, onore, amicizia e virtù militare. Solo che loro - i celerini - lo fanno a fin di bene per proteggere tutti noi e il nostro cammino generale verso la civilizzazione e la non violenza. Quelli invece lo fanno a fin di male, oggettivamente contrastando il cammino generale. Tutto qua. E' crudo, ma è 'il reale'.

    (Per A: mi scusi, ma io credo sinceramente che quando le relazioni tra i coniugi si deteriorano sino a questo punto, la responsabilità non possa mai essere di uno solo dei due. Le consiglio quindi di mandare a fare in culo quei suoi amici che le dicono di rivolgersi ai carabinieri. Si rivolga a lei invece (a lei A), cercando di capire dov'è che ha sbagliato e dov'è che è riuscito a fare incazzare sua moglie fino a quel punto. Lei vuole bene a suo figlio? Lo vuole vedere? E allora rinunci a tutto l'eventuale suo orgoglio, sia conciliante, solo conciliante, si muova solo per placarla e non farla incazzare ancora di più. Solo così potrà fare il bene di suo figlio. Auguri, comunque.)

    Pubblicato 13 anni fa #

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