Ho visto un documentario di History Channel sulla famiglia de Medici: Cosimo, Lorenzo, Giuliano ecc. ecc.
Bello. Bello fracico.
Ho visto un documentario di History Channel sulla famiglia de Medici: Cosimo, Lorenzo, Giuliano ecc. ecc.
Bello. Bello fracico.
Eh no! I cosiddetti "documentari storici" di History Channel (o almeno tutti quelli che ho visto io, e relativi a periodi o fatti storici di cui avevo già contezza approfondita per conto mio) non sono per niente "documentari" - ossia storiograficamente corretti e documentati - ma molto più "romanzi" dei romanzi miei. Chissà quindi le cazzate che t'hanno raccontato, l'altro giorno, sui Medici.
(Mi meraviglio di te, Torque. Che cazzo t'avemo fatto studia' a fa'?)
Magari il contenuto va rivisto, però il rendere avvincente un documentario per adattarlo al gusto contemporaneo può funzionare, in termini puramente formali, fermo restanto il necessario rigore storico.
Tipo Almost true del vecchio appartenente a Gruppo 13?
Tipo Almost true del vecchio appartenente a Gruppo 13?
Se avessi riportato una sura del corano avrei capito uguale.
Quello sui Medici era fatto davvero bene. Romanzato certo era romanzato. Ma faceva capire bene quale potesse essere l'atmosfera dell'epoca. La vicenda dei quadri de Botticelli, il commento artistico, poi la sua conversione quando ha sentito che tirava una brutta aria... e il Rogo delle VAnità...
Senti, Torque: questo non l'ho visto e quindi, nello specifico, non ti so dire. Però ne ho visti tanti altri - sulla storia del Novecento per esempio, sulla seconda guerra mondiale, sulla storia del fascismo, sull'architettura, sulla storia romana, eccetera - che come dici tu e dice pure Faust erano "fatti bene", avvincenti, argomentati, consequenziali e tutto quello che volete voi. "Restituivano lo spirito dell'epoca" come dici tu. O meglio: sembravano farlo, poichè in realtà erano pieni di cazzate. Ergo: erano fatti bene e "sembravano restituire" tutto quello che ti pare a te, solo a quelli che non ne sapevano un cazzo e si prendevano quindi per oro colato tutto ciò che History gli raccontava. Chi invece conosceva le questioni specifiche gli avrebbe menato. History Channel spaccia per vere le interpretazioni ed opinioni sopggettivissime sue. La sua opinione - la doxa - la spaccia per "verum factum" storico-scientifico.
Poi però tu continua pure a fare come cazzo ti pare. Che me ne frega a me?
(Attento, Faust! Come Greenpeace, per me dietro History c'è la Cia)
E chisseloincula History? Io non guardo la tivù da ben prima di portare la barba.
(cioè, la mia era un'affermazione tutta teorica)
(Attento, Faust! Come Greenpeace, per me dietro History c'è la Cia)
Tipo Almost true del vecchio appartenente a Gruppo 13?Se avessi riportato una sura del corano avrei capito uguale
Hai capito? Criptico crittogramma se no la Cia c'incula...
Ho visto "L'altra faccia del diavolo" e per ora posso dirvi che si tratta di una boiata pazzesca.
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Difficile capire come si possa buttare al vento l’occasione di fare un film su un tema ricco di spunti come la possessione diabolica multipla, che certo non può lasciare indifferente pubblico e critica. Ma “L’altra faccia del diavolo” – titolo originale “The devil inside”, distribuito in Italia da Universal Pictures – è riuscito nell’impresa di coniugare i difetti del classico déjà vu (vedi “L’esorcista”) con un’incomprensibile mancanza di idee nello sviluppo dell’esile trama, per non parlare di un finale rischioso che dovrebbe choccare lo spettatore e invece lo priva del piacere di vedere come andava a svilupparsi una certa situazione di crisi ormai giunta al climax.
Innanzi tutto va detto che l’idea di presentare il film in forma di finto documentario non funziona, perché lo svilisce, fino a renderlo una sorta di involontario Grande Fratello che non fa tremare i polsi come ci si aspetterebbe da un horror degno di questo nome.
Pur non brillando, gli attori (i vari Evan Helmuth, Simon Quarterman, Ionut Grama, Bonnie Morgan) se la cavano, ma tirando le somme svolgono il loro onesto compitino senza superare la sufficienza, restano insomma troppo piatti, come si suol dire, perché il talento è quello che è – cioè poco – e i dialoghi non brillano di originalità.
Giunta a Roma per studiare gli esorcismi e realizzare un documentario in materia, Isabella Rossi (Fernanda Andrade, più bella che brava) incontra due giovani preti che praticano queste particolari attività con l’aiuto di strumenti medici.
Su queste premesse la vicenda scorre sulle comode rotaie dell’ampiamente prevedibile o del banale fin dai nomi scelti (si poteva fare di meglio di un comunissimo Maria Rossi, interpretata da Suzan Crawley) fino alla presa di coscienza che quest’opera fa cilecca perché anche quando si propone di spaventare non fa altro che seguire un copione che anche un ragazzino può agevolmente intuire.
Lo sviluppo della storia si sofferma troppo su alcuni aspetti e poco su altri forse più interessanti (ad esempio la suora che compare nel manifesto è presente in una sola scena: poteva essere un bel jolly).
Tutto ciò premesso, possiamo concludere che il film di William Brent Bell rimane così tanto fumo e poco arrosto.
La location romana è inoltre sfruttata poco e male: questo priva l’opera della poesia necessaria a stemperare le scene più dure. Ben vengano scantinati polverosi e corridoi bui, ma avremmo voluto vedere anche la città, i quartieri dove la vicenda si svolgeva, per contestualizzarla meglio. Non basta passare in macchina davanti al Colosseo o a Piazza San Pietro per dire “Siamo a Roma”.
Il film, in sostanza, si configura come una locomotiva che procede spedita da una stazione all’altra, senza quelle sane fermate intermedie di ristoro che possono rendere il percorso complessivo meno faticoso e più interessante.
quando vuoi sai scrivere bene, Bassoli.
Per A: Fer scrive sempre benissimo!
Per Fer: Mh, quindi consigli di non andare a vederlo? Per quanto riguarda le trame prevedibili... io indovino sempre il finale dei film che vado a vedere... c'ero riuscita anche per Vanilla Sky, Beautiful Mind e Shutter Island.
Il nome della protagonista in effetti è troppo banale: che fantasia mettere il nome più comune d'Italia con il cognome più presente in assoluto nel nostro paese, per non parlare probabilmente del fatto che Maria è volutamente ricollegabile alla religione cristiana.
Il fatto che il regista abbia voluto utilizzare una soluzione visiva tipo documentario è data dal fatto che numerosi film hanno dato, con quella tecnica, risultati insospettabili al botteghino. Non so se hai mai visto The Blair Witch Project o Paranormal Activity o Il quarto tipo... sono mockumentary come il film che hai visto tu, ma hanno avuto molto successo, forse la gente si è stufata anche di questo genere...
Per quanto riguarda Roma... guarda To Rome With Love di Woody Allen... penso che nel film celebri la città come si deve.
Per A: Fer scrive sempre benissimo!
Per Fer: Mh, quindi consigli di non andare a vederlo? Per quanto riguarda le trame prevedibili... io indovino sempre il finale dei film che vado a vedere... c'ero riuscita anche per Vanilla Sky, Beautiful Mind e Shutter Island.
Il nome della protagonista in effetti è troppo banale: che fantasia mettere il nome più comune d'Italia con il cognome più presente in assoluto nel nostro paese, per non parlare probabilmente del fatto che Maria è volutamente ricollegabile alla religione cristiana.
Il fatto che il regista abbia voluto utilizzare una soluzione visiva tipo documentario è data dal fatto che numerosi film hanno dato, con quella tecnica, risultati insospettabili al botteghino. Non so se hai mai visto The Blair Witch Project o Paranormal Activity o Il quarto tipo... sono mockumentary come il film che hai visto tu, ma hanno avuto molto successo, forse la gente si è stufata anche di questo genere...
Per quanto riguarda Roma... guarda To Rome With Love, di Woody Allen...
scusate la domanda.
per l prima volta nella sua storia quarantennale il gruppo sportivo di torball di trento ha vinto lo scudetto.
http://www.torball.it/
(il torball sarebbe la pallamano dei non vedenti).
il gruppo scenderà a latina quest sabato per disputare la finale di coppa italia.
il gruppo mi ha chiesto se conosco qualche locale buono (ed economico) a latina e.... il fatto è che manco da 8 anni e non saprei cosa rispondergli.
sapete consigliarmi un buon locale a latina (possibilmente senza barriere architettoniche)??
io avevo pensato alla pizzeria vicino santa maria goretti, quella che una volta si chiamava napule ggià sai 2.
o anche la ex pantera rosa che ora si chiama trinacria...
boh! aiutoooo !
Prezzi onesti e niente barriere architettoniche (almeno mi sembra): Lavori in Corso ex Romeo di fronte a Pontesilli.
L'Anonima e' di casa.
Ho visto questo link, e vorrei tanto vedere il film.
Diffido Bassoli dal fare commenti previ, o anche recensioni tranchant, perchè toccatemi tutto ma non toccatemi Marco Tullio Giordana.
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Il povero Pinelli. Vittima, insieme a Calabresi. (che non è stato affatto ucciso da LC, ma dai servizi deviati)
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io non mi muovo da qui
quale sarebbe pero' la tua amica Lavinia? e vive anche lei in Turchia?
sensi, ho letto che la coppa Italia di torball l'ha vinta una squadra di Napoli... siamo sicuri che non hanno schierato qualche falso cieco ? (ho cercato di resistere, ma la battutaccia non sono riuscito a evitarla)
ahahahahaha
questa la racconto alla squadra trentina.
sono sicuro che l'apprezzeranno tantissimo.
@zanoni
interpreta Eva
vive a Milano, ma in questo periodo sta a Istanbul
ma la sua email ce l'hai, cosi' provo a incontrarla per fare 4 chiacchiere? magari scrivimi in privato: giuse.mancini@gmail.com
guarda che dico sul serio: mi chiedono spesso articoli sugli italiani che lavorano in Turchia, questa puo' essere una buona occasione...
Se davvero ti interessa giro la tua mail al suo agente, ma spiegami meglio cosa fai (oltre a importare clandestinamente eucalipti!).
la mia mail è mberrettini@tiscali.it
Non so esattamente che struttura abbiano in Turchia, ma qui in Italia stanno promuovendo un film nelle sale emiliane e può essere interessante.
In Turchia aveva girato anche un film con (non so se la Loren o la Lollobrigida, ma credo la prima è che le ho sempre confuse).
Ritornando alla vicenda del film, pare che si ispirasse (almeno in parte) a un libro che diceva che le bombe erano due, una finta e una vera. Il film non ha preso dal libro (di tal Cucchiarelli) che un dialogo, espungendo la tesi della doppia bomba. Per sintetizzare , tale tesi demenziale sostiene che veramente gli anarchici avrebbero messo una bomba dimostrativa, ma che contemporaneamente gli stragisti di destra e servizi deviati, essendosi infiltrati negli anarchici, abbiano saputo del progetto e messo una bomba , questa volta però piena di tritolo. Ora questa tesi strampalata viene argomentatamente confutata da Adriano Sofri, in un Istant- Book uscito due ore fa, e che si può leggere qui di seguito.
Se ho tempo me lo leggo, ma ne ho letto solo le prime dieci pagine e mi pare interessante.
Allego il link
http://www.43anni.it/43anni.pdf
Ps. qualcuno ha visto il film in oggetto, sa dirne qualcosa?
Qualche impressione sul film «Romanzo di una strage» di Marco Tullio Giordana che ho visto ieri a Latina. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare non è un film "a tesi", né indulge nella ricostruzione politico-poliziesca sul modello di JFK di Oliver Stone, per intenderci. E' giocato sulla quotidianità, e rende la tragedia attraverso le nuances. Lo sfondo storico innanzitutto, stupendamente reso attraverso particolari. Come nei grandissimi film. Certe minuzie. Ad esempio il pacchetto di Senior Service fumato da Feltrinelli, o quel particolare tipo di stereo che andava negli anni fine '60. O ancora la Pantera della polizia, etc. etc. Nemmeno indulge nel sangue. è in un certo senso un film teatrale, benissimo recitato da ottimi attori (Mastrandrea e Favino su tutti, ma anche l'attrice che impersona la moglie di Pinelli - mentre non mi convince moltissimo Gifuni che impersona Moro. Credibilissimi sono gli attori che impersonano gli ordinovisti trevigiani, Freda e Ventura. etc.)
La cifra del film è la quotidianità. E il fatto che, appunto, nella quotidianità i delinquenti, gli eversori, gli eroi, i servitori dello Stato, i doppiogiochisti, i politici con la falsa coscienza, tutti costoro, nella quotidianità non si vedono, voglio dire non spiccano, come nella tragedia, o in certi film americani, con caratteri scolpiti nel granito, a tutto tondo: da una parte tutto il bene, dall'altra tutto il male. Nella quotidianità le trame hanno varie possibili letture, esposte all'ambiguità, senza che si possa chiaramente formulare un giudizio netto, esaustivo, etc. E quando il film enfatizza - forse un po' troppo- la figura, senz'altro positiva, di Calabresi, allora si cade un po' del melenso televisivo di certe fiction vagamente agiografiche...
Ho letto da qualche parte che Giordana farebbe i conti con il Padre, in questo film. Non credo. Non direi. Io penso che riporti la sensazione dell'ambiguità, dell'anfibolia, dello sfondo opaco in cui si gioca il presente delle nostre esistenze, prima che esse diventino storia. In questo senso il film rifugge dall'aria di eroizzazione dei personaggi, non ne fa una ricostruzione epica. Un film antiepico, nel senso pieno del termine. Per questo, forse, dà l'impressione di inconcluso, di sfumato, di «mettere tanta carne al fuoco, ma poi, dare poco a mangiare».
Un film che malgrado il tentativo di «messa in caciara» da parte di Sofri, non si presta ad una lettura del breve momento. Sguscia via dalla presa scandalistica. E anche quando, nel dialogo finale, emergono alcune tesi, esse rimangono aporetiche, enfatizzano la domanda, piuttosto che offrirsi al facile tropismo della risposta.
Dà a pensare, ma soprattutto mette voglia di studiare, questo film. E di fumare Senior Service, anche. Peccato non le vendano più in Italia. E io abbia smesso.
A.
"E quando il film enfatizza - forse un po' troppo- la figura, senz'altro positiva, di Calabresi..."
Ma scusi, A, ma l'ha scritta lei questa frase oppure ho letto male?
E se invece l'ha scritta lei, come fa poi a conciliarla con un giudizio complessivamente così esaltante di questo cazzo di film? Vede, A, le verità dichiarate tali dalla magistratura sono una cosa, le verità storiche un'altra e le verità di comodo un'altra ancora.
Io continuo a non credere che Pinelli sia venuto giù da solo dal quarto piano della questura centrale di Milano. Lei poi - insieme a Rulli, Petraglia e Giordana - continui pure a credere tranquillamente a quel cazzo che le pare. Pangloss.
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