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(1464 articoli)
  • Avviato 15 anni fa da Faust Cornelius Mob
  • Ultima replica da parte di FernandoBassoli
  1. Woltaired

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    Nonostante Favino, io, un film come ACAB, non andrò mai a vederlo per (stavo dicendo principio, ma i princìpi non mi piacciono, puzzano troppo di certezza) partito preso.
    Non ci vado così come non andai a vedere un porno il giorno prima di perdere la mia verginità con una vecchia sedicenne.
    Intorno mi ci sono sempre guardato (e anche alle spalle, davanti, sopra, sotto e dentro) e della merda riconosco anche le varie sfumature, ma gratis. 5€ non glieli darei mai e mi sto un po' rompendo il cazzo di quest'onda di facile denuncia su tutto e tutti, scoprendo l'acqua calda e il tè alle cinque.
    L'umanità va verso il bene? Non lo so K, non lo so, io mica ci credo troppo a 'sti dualismi, mi sembra più probabile che se ne vada entropicamente affanculo e magari sia anche un bene e che poi il bene stia nella collettività, negli Stati, teoricamente mi pare equivalente all'antropomorfizzazione aliena, Quando lei dice (in altri contesti) "la dittatura del proletariato" già mi sembra più democrazia che non le Repubbliche correnti (e uso il lei per rispetto, perché non ti sto dietro in questo campo).
    ...il resto non ve lo racconto, sarebbe solo un ombelico sporco.

    Pubblicato 13 anni fa #
  2. Non parlerei di "denuncia", almeno non nel senso marcatamente moralistico e schierato, molto da anime belle, che oggi viene dato al termine. ACAB è un film che mostra in maniera piuttosto cruda e pare realistica (dico pare perchè non conosco sino in fondo quel che può essere il vissuto dei celerini come uomini) una certa realtà ma di moralismi non mi pare di vederne.

    K, i celerini ne usciranno come devono uscire ma quel come non riesco proprio a vederlo come bene. Sono d'accordo sulla valutazione delle circostanze che li porta a essere quel che sono, e in questo senso a mio avviso il film si astiene giustamente dal puntare il dito guardando dall'alto in basso, ma il ritratto che ne esce non è meno disturbante.

    In definitiva mi sembra che ne valga la pena, e che ACAB sia un film coraggioso soprattutto per l'attuale cinema italiano.

    Pubblicato 13 anni fa #
  3. k

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    Membro

    No Wolt, qui non stiamo parlando di 'denuncia', ma di 'racconto'. E il racconto a me è sembrato autentico, originale e veritiero. E quindi interessante, anche se a mio avviso c'è qualche difetto nel montaggio delle scene iniziali, quando fai fatica a capire dove stai e chi cazzo sono questi. Io m'ero creduto che era morto, Favino, all'inizio, e che quelli stavano all'ospedale proprio per lui.

    (per dire: io alla fine stavo con loro, e non con il poliziotto "buono secondo il politicamente corretto" che in realtà è un infame e basta. Compa', e tu mica abiti sul pero: tu lo sai come è fatto quel mestiere. Non ti piace? Cambia mestiere. Ma se tu, per dire, ti metti a fare il becchino, poi non mi puoi venire a dire che ti fa schifo toccare i morti. E vaffanculovà, ma che vuoi essere pagato gratis?)

    Pubblicato 13 anni fa #
  4. Ma infatti il personaggio di Adriano/Spina non sta in piedi. E' irrealistico. Meno male che era un borgataro...

    Pubblicato 13 anni fa #
  5. La tesi del film - non so se l'avete capito - è che i vari Cobra/Negro/Mazinga siano dei borderline (es. Cobra che canticchia "Celerino figlio di..." già all'inizio del film ne è una prova) che provano piacere a spaccare teste e fare a botte indipendentemente dal ruolo sociale di celerino cioè del lavoro che svolgono.
    Il figlio di Mazinga a un certo punto glielo dice espressamente.
    La tesi è che questi non rispettino le regole sistematicamente (sempre all'inizio Cobra dopo aver arrestato/ammanettato l'investitore in fuga lo colpisce con un pugno punitivo senza che quello possa difendersi: questa non è la legge).

    Pubblicato 13 anni fa #
  6. La tesi è che non di 'sto film non hai capito un cazzo.

    Pubblicato 13 anni fa #
  7. L'Italia è piena di genitori che non possono vedere i figli. Per un matto criminale che butta un figlio nel Tevere ce ne sono decine di migliaia che continuano a restare - pur soffrendo - nei binari della legalità. Sono situazioni all'ordine del giorno. Lo sfogo di Negro davanti al Parlamento è eccessivo e produce un effetto involontariamente comico. Questo il mio parere.

    Il fatto che K osservi che a fine film parteggia più per quelli come Cobra che per Adriano è la dimostrazione che questo è un film pericoloso, perché celebrando la violenza finisce per indurre lo spettatore a un'identificazione con il male. Perché a quel punto dovremmo essere tutti dalla parte dell'idealista Adriano (con tutte le sue contraddizioni). Cosa che invece non può avvenire perché il personaggio non è totalmente credibile e fa la figura del traditore.

    Pubblicato 13 anni fa #
  8. Appunto, Bassoli, appunto. Per tanti genitori che soffrono in silenzio uno ogni tanto sbrocca, e se ci sta che uno getti il figlio nel Tevere ci sta pure che un celerino di servizio sotto il parlamento si limiti a sbraitare in direzione dello stesso.

    Torno a chiedermi, poi, quale film tu abbia visto. K ha detto che egli stesso tende, alla fine del film, a parteggiare per Cobra & co., non il film in sè. Il film non celebra proprio niente, il film racconta in maniera cruda e non schierata. Ti dice : per muoversi in una fogna servono i topi. Continuo a non capire come fate a dire che i celerini ne escono bene. Ne escono come elementi violenti. Sfaccettati, certamente, con le proprie motivazioni, senza dubbio, ma non di meno distruttivi e violenti.

    "Celerino figlio di puttana" canticchiato da Cobra è la sintesi di questo, la sintesi del confine labile, eppure reale e determinante, che corre tra elementi violenti con la divisa (atti, alla fine dei conti, a preservare) e senza la divisa (ergo, in definitiva, pura forza distruttrice).

    Pericoloso è, in questo caso, semplificare. Sollima proprio non lo fa. Lo fai tu e lo facevano gli stronzi che in sala applaudivano a ogni bastonata ricevuta dai celerini.

    Pubblicato 13 anni fa #
  9. A.

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    Moderatore

    No, Faust, non ci sta manco per il cazzo che un genitore getti il figlio nel tevere. Sarebbe meglio che si suicidasse da solo. Il figlio è la vita, è più importante della propria vita. Guarda, piuttosto che uccidere il figlio preferirei mille volte morire io o non vederlo e pagare il mantenimento a vita.

    Poi che ci siano i problemi è un altro paio di maniche, ma non esageriamo.

    scusa. ciao

    Pubblicato 13 anni fa #
  10. zaphod

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    Fondatore

    Qua (anche se io Acab non l'ho visto) mi pare si confondano due piani. La verosimiglianza del racconto e le buone intenzioni.
    Caro A, lo so pure io che non ci sta né in cielo né in terra di buttare il proprio figlio nel Tevere, ma il fatto stesso che sia accaduto (ed è accaduto, quella, purtroppo non è finzione, ma cronaca giornalistica) rende verosimile quella scena di esasperazione del celerino davanti a Montecitorio.
    Se racconti una storia deve essere vera, non come la vorresti. E' l'errore che facciamo tutti. Raccontiamo le cose come ci piacerebbe che fossero invece che come sono. E' la differenza tra noi scribacchini e gli artisti come K (Sollima non lo so perché, ripeto, il film non l'ho visto, ma Sollima è quello di Sandokan?)

    Riguardo al discorso etico sulla violenza seguo k e lo sottoscrivo. Porterei avanti anche il discorso con la riflessione che lo Stato deve anche salvaguardarsi dalle derive di questo modo di fare con la stessa durezza. Una cosa è intervenire in mezzo agli hooligans e menare 'ndocojocojo e un'altra entrare in una scuola dove tutti dormono e pestare senza pietà. Insabbiare, coprire, depistare le indagini su quella che è facile - ma in quest'ottica inesatto - definire "violenza di Stato" è meccanismo sicuramente connaturato al sistema, ma che non può essere giustificato.E va estirpato.

    Pubblicato 13 anni fa #
  11. k

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    Membro

    A, non faccia il Bassoli adesso: Faust non ha detto che è giusto buttare i figli nel Tevere; Faust ha detto che, per quanto obbrobrioso e ingiusto, nel reale c'è pure chi lo fa. Compito d'ogni uomo non è solo dare dei giudizi, ma è sopratutto cercare di capire come questo possa accadere, poiché il giudicare può servire a punire chi lo fa, ma solo il capire può consentire a noi - riconoscendo anche in chi butta i figli nel Tevere la stessa natura e software che è dentro ognuno di noi - di prevenire e non farlo anche noi.

    (Zaph, mi sembra inutile tornare sull'argomento 'Genova-2001', visto che ci ho fatto un saggio. Io sto ancora su quelle posizioni. Prova a metterti tu, però, nei panni di chi per due, tre o quattro giorni è stato lì a fare da bersaglio. Poi però è anche chiaro che tra lo Stato di diritto come reificazione della democrazia ideale, e lo Stato che di fatto invece si dà come realtà pragmatica nel più banale dei reali, esiste un differenza purtroppo più che simbolica e minimale. Ma che ti ci posso fare io? Mica l'ho fatto io il reale. E certo dal concetto di "violenza giusta dello Stato" a quello di pura "violenza dello Stato" poi sei bravo tu a trovare i giusti confini del discrimine, si può passare tranquillamente dal menare il singolo delinquente in questura fino appunto alla Diaz e alle bombe sui treni o dentro le banche. Questi, ripeto, sono i cazzi del reale. Ma non è sufficiente dire "Oh quanto è brutto sto reale, io non so' d'accordo" perchè d'incanto si risolvano tutti i mali del mondo o, quanto meno, la colpa ricada sugli altri, e io almeno so' innocente, io non c'entro un cazzo, fosse per me non succederebbe mai niente di brutto a questo mondo. Queste so' cose che po' di' solo Bassoli.)

    Pubblicato 13 anni fa #
  12. big one

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    Membro

    ma Sollima è quello di Sandokan?

    e' il figlio

    Pubblicato 13 anni fa #
  13. zaphod

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    Fondatore

    Ah, io lo so bene che trovare i confini del discrimine tra quelle due violenze è difficile, ma è lo sforzo e la tensione che porta poi a quel futuro migliore e meno violento di cui parli tu. Nel momento in cui la violenza (come tutte le cose) viene reificata e assunta come dato di fatto ineludibile allora scivoliamo per una china pericolosa.
    E' quando ci si affida alla "razionalità tecnica" (il riferimento è al nostro attuale governo) è il momento che si nasconde l'ideologia destrorsa da Legge della Giungla che va contro le umane sorti e progressive...

    Pubblicato 13 anni fa #
  14. A.

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    K, perché non scrive queste sue idee e ci fa un saggio antropologico-storico? Potebbe allegarlo come postfazione ad una possibile nuova edizione de Una nuvola rossa....

    Pubblicato 13 anni fa #
  15. zaphod

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    Fondatore

    A volte penso che A sia lo pseudonimo di uno della troupe di Jackass...

    Pubblicato 13 anni fa #
  16. Mi pareva chiaro che il "ci sta" non aveva connotazione etica

    Pubblicato 13 anni fa #
  17. A.

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    Moderatore

    "ci sta " anche che uno interpreta male, scusa.

    Ps. Non conosco questi Jackass, mi informerò Grazie comunque Zaphod

    Pubblicato 13 anni fa #
  18. Woltaired

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    Membro

    Ps. Non conosco questi Jackass, mi informerò Grazie comunque Zaphod

    ...da gossip sembra si trombino la Canalis!

    Pubblicato 13 anni fa #
  19. Uomini che odiano le donne, il film

    Devo confessare di non avere ancora letto il libro “Uomini che odiano le donne” di Stieg Larsson.
    Di più: avevo verso quest’opera letteraria una sorta di pregiudizio negativo, derivante dall’insofferenza per l’esterofilia conclamata dei lettori italiani, i quali hanno da tempo bisogno di leggere un nome straniero in copertina per decidere (finalmente) di comprare un libro.
    Mi sono avvicinato al film con la medesima diffidenza, ma pochi minuti in sala sono bastati per cambiare radicalmente idea. Perché c’è tanta roba. Non solo la seducente vicenda di una famiglia di insospettabili alle prese coi loro demoni interiori…
    C’è un thriller di 158 minuti con una trama ricca dei classici colpi di scena che tengono alta l’attenzione, ma anche attori di chiaro talento. C’è il carisma magnetico di Daniel Craig, calatosi alle perfezione nei panni di Mikael Blomvkist, giornalista della rivista “Millenium”. Celebre per il suo rigore, è stato condannato per diffamazione. C’è una strepitosa Rooney Mara, che presta volto e nervi a un personaggio dark misteriosamente complesso, quello di Lisbeth Salander, una geniale hacker tatuata, estremamente anticonformista, diafana eppure piena d’energia, che stupisce lo spettatore e lo tocca dentro dalla prima all’ultima scena, per la capacità di entrare nei panni di vittima e carnefice con la medesima credibilità.
    C’è una suggestiva e coerente scenografia, che avvicina questo film più a certe atmosfere di Friedrich Durrenmatt che ai tipici romanzi gialli nordici modello Larsson.
    Ci sono dialoghi ben misurati, con personaggi che non dicono troppo né poco, sprofondati in un baratro esistenziale che denuncia la solitudine dell’uomo moderno.
    I loro profili sono intriganti al punto che il vero giallo non sta nella soluzione dell’enigma, ma nell’intero percorso investigativo, che mette in scena un autentico saliscendi emotivo, costruito con climax e anticlimax da manuale.
    Ci sono poi buone canzoni: da “Immigrant Song” dei Led Zeppelin a “Orinoco Flow” di Enya.
    C’è, in buona sostanza, la capacità tutta americana – dobbiamo riconoscerlo - di girare un film come Dio comanda, curando l’insieme come il particolare, fino ad amalgamare immagini, musiche e suggestioni in modo armonico, donando così una vita autonoma all’organismo/opera d’arte, mentre mi pare di poter dire che in Italia permane la colpevole tendenza a puntare decisamente sulle capacità individuali/istrioniche degli attori principali coinvolti nel progetto.
    La maestria del regista David Fincher (Seven, Fight Club) e dello sceneggiatore Steven Zaillian consiste nel saper raccontare questa storia presentandocela da punti di vista diversi, così che fino alla soluzione del rebus non si riesce a rispondere alla domanda “Che fine ha fatto Harriet Vanger?” (una giovane scomparsa quarant’anni prima, in un contesto omertoso come l’isola immaginaria di Hedeby, raggiungibile solo attraverso un ponte, il Susanne’s bridge).
    Da quel triste giorno ogni anno la ferita viene riaperta da un dono inatteso, che ha però un significato preciso per chi lo riceve.
    È proprio l’esigenza di capire finalmente quale sia la verità a spingere il ricco industriale Henrik Vanger a dare mandato a un giornalista investigativo esperto e capace come Blomvkist di provare a risolvere il caso…
    Ricordiamo che di questo film esiste anche una versione per così dire europea (in Italia è uscito nel maggio 2009) con regia di Niels Arden Oplev, trasmesso in tv da La7 proprio nei giorni scorsi.
    Un vero peccato che Larsson non sia vissuto abbastanza per vedere quanto successo hanno avuto i suoi lavori…

    Pubblicato 13 anni fa #
  20. Woltaired

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    Già, il film c'era già, anzi ce ne sono ben tre a coprire la trilogia scritta e io continuo a non capire i remake, soprattutto quelli nordamericani, ma anche quelli nostrani.
    Mi sta veramente sulle palle, per esempio, vedere e rivedere Scent of woman perché, nonostante l'indiscutibile bravura di Al Pacino, io continuo a ricordare Gassman nell'originale Profumo di donna di Dino Risi.
    Non lo so, il cinema non è il teatro dove amo vedere le varie interpretazioni di Shakespeare e soci. Lì è sempre Shakespeare, invece al cinema manca il legame con l'origine; perfino di Hitchcock hanno rifatto film senza citarlo.

    Pubblicato 13 anni fa #
  21. A.

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    Moderatore

    Peraltro il film per la tv che è andato in onda (e riandrà la prossima settimana) sulla sette è davvero un capolavoro. Cosa cavolo avrà aggiunto questo remake non so.

    Pubblicato 13 anni fa #
  22. Avendo visto solo il remake posso dire che è un bel film. Non il mio Fincher preferito ma un bel film. Solido e con personaggi ben caratterizzati.

    Pubblicato 13 anni fa #
  23. Woltaired

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    Membro

    sporco Yankee...
    nessuna sarà mai meglio di Noomi Rapace!

    Pubblicato 13 anni fa #
  24. Credo che lei l'abbiano tenuta.

    Pubblicato 13 anni fa #
  25. Woltaired

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    Membro

    ma va' là, va'!

    Pubblicato 13 anni fa #
  26. A.

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    Moderatore

    vabbè non si carica

    Pubblicato 13 anni fa #
  27. big one

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    Membro

    La grande trovata del romanzo (e della trilogia) e' proprio il personaggio di Lisbeth Salander che sia nella trasposizione del film svedese che in quella americana e' rappresentata fedelmente.
    Pero' ha ragione Wolt:
    nessuna sarà mai meglio di Noomi Rapace!

    Pubblicato 13 anni fa #
  28. Boh, io vi vendo la voce che mi era giunta, ma al triangolo mi mancano libro e film svedese.

    Pubblicato 13 anni fa #
  29. Noomi Rapace (nella parte di Lisbeth Salander nella versione europea) è sostituita da Rooney Mara in quella americana. Entrambe bravissime. Difficile scegliere.

    Pubblicato 13 anni fa #
  30. big one

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    Membro

    si, Rooney Mara è brava, però avrei voluto vederla alle prese col personaggio di Lisbeth senza l'esempio di Noomi Rapace.
    Noomi Rapace è Lisbeth Salander e Rooney Mara le somiglia.

    Pubblicato 13 anni fa #

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