A danneggiare la collettività ci sono una miriade di atteggiamenti che non si possono ricondurre soltanto a mazzette e mignotte. Se fosse solo questo, saremmo un Paese già avviato sulla strada della normalità. L'alternativa quale sarebbe? La meritocrazia assoluta? Che non è altro che l'utopia delle utopie, roba che nemmeno la più audace delle ideologie arriva a tanto? Lo penso solo io, allora, che in questo Paese, il curriculum bello gonfio di master, stage, prove e provini, viaggi, conoscenza delle lingue, è molto difficile che ce lo possa avere il figlio dell'operaio? Sarà forse un caso che, nel nostro Paese, ad avere curriculum gonfi e i meglio posti sono sempre i figli di chi, nella generazione precedente, aveva i curriculum gonfi e i meglio posti. Un caso o un esempio lampante di darwinismo. Gli intelligenti che si ammucchiano con gli intelligenti, e ci fanno i figli. E gli stupidi che rimangono con gli stupidi. O magari che ne so, c'è gente che l'intelligenza ce l'ha nella capoccia e poi c'è gente che ce l'ha nelle mani e gente, bontà loro, che ce l'ha negli organi genitali... magari vogliamo ridurre tutto a una questione nazistella così?
Ma la questione era un'altra, della meritocrazia m'importa poco perché tanto non esiste. Un po' come il Sacro Graal o l'Elisir di lunga vita. Quello di cui volevo parlare è il moralismo insito dietro a certo femminismo, in particolare a quello del gruppo meglio conosciuto come 'Se non ora quando'. Quello poi di Repubblica e del Gruppo L'Espresso. Quello di MicroMega. Insomma quello della cosiddetta 'sinistra radical chic' - e radical, in questo caso, con Pannella e la Bonino c'entra poco Leon, non te la prendere -. Le donne, giustamente, vogliono che sia riconosciuto loro qualsiasi diritto. E io sono d'accordo, ci mancherebbe. Anche quello di darla via. Ma su quest'ultimo diritto c'è la selezione all'ingresso. Perché mica a tutte è consentito. Solo a quelle che, generalmente, vengono ritenute capaci. E la patente di capacità viene data da un gruppo ristrettissimo di persone.
Dice: "ma la Minetti in consiglio regionale. La Carfagna al Ministero. Tizia all'interno della fiction, Caia che fa la velina, Sempronia al Meteo". Perché, all'interno delle fiction, del mondo delle veline o del meteo, quelle sono le uniche ad aver fatto carriera così. Dice: "vabbè, parliamo della Minetti e della Carfagna".
Io sono convinto che, con un ragionamento del genere, all'epoca avreste dubitato anche di Nilde Iotti, che non sarebbe diventata quel che è diventata se non fosse stata la compagna di Togliatti. O magari di Dacia Maraini, che non sarebbe mai stata notata da una casa editrice se non fosse stata la compagna di Moravia. O che più recentemente avrete pensato che se non fosse per il suo compagno, Benigni, la Braschi certo non avrebbe recitato in un film da Oscar. O magari la moglie di Giuliano Ferrara non avrebbe fatto un minuto solo di televisione o radio se non fosse stata la moglie di Ferrara. Mi fermo, ma potrei continuare per ore, con esempi del genere.