Anonima scrittori

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COSA HO SCRITTO OGGI

(768 articoli)
  1. Di lui abbia pietà, K,
    ché malato di comparazione.
    E un prof, non si scappa,
    deve far sempre la lezione.

    Per farle i complimenti
    deve citare dei nomi,
    cercare dei riferimenti.

    Forse si sente più sicuro
    se tira in mezzo Vittorini
    o se riporta alcuni versi
    di Pier Paolo Pasolini.

    Il professore ha solo timore,
    e forse, per eccesso di zelo,
    mischia l'immischiabile e fa l'orrore.

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. la lavandaia

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    Membro

    wow!!!

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. A.

    offline
    Moderatore

    Da un colloquio intercorso tra me e il maestro. Pubblico con il suo consenso.
    Ho omesso gli indirizzi, e un mio particolare di lavoro che non voglio rendere pubblico, se non fra un anno (speriamo)

    -------------------------------------------------------------
    Cles, lunedì 21 febbraio 2011 0.04
    Caro K,
    ho sentito la trasmissione di Piroso di stasera, le volevo dire grazie per quello che ha detto sulla scuola.Per me che ci vivo, e per tanti colleghi, l'esperienza che si fa è quella della mortificazione continua sia dei contenuti educativi, che del nostro ruolo di insegnanti, ma soprattutto del valore cognitivo e formativo personale della scuola.
    Il berlusconismo, ma più in generale quel paradigma aziendalistico che si è importato in italia, dagli anni 90 in poi, rende continuamente frustrante (e per questo resistenziale) il quotidiano senso del nostro lavoro, che è misurato solo sulla falsariga di una erogazione di prestazioni, al fine dell'apprendimento di Competenze, e non più di formatori che aiutano la maturazione di persone, di coscienze, e di cognizioni.
    Cerchiamo di fare del nostro meglio ma sapere che ci sono persone come lei che la pensano così, aiuta molto.
    Buona notte
    A.

    Latina , lunedì 21 febbraio 2011 1.49
    Bene. Sappia allora che anche Vecchioni è uno così. Io non so se - come lei dice - si assentasse ogni tanto da scuola. Sarebbe da verificare però, innanzitutto, se quelle assenze fossero in finta malattia e quindi retribuite, o se invece fossero a conto ferie o permessi, perché se io ho un concerto che finisce a notte tarda o un tour e chiedo il permesso magari non retribuito, io non ci vedo proprio niente di male. In ogni caso so che quelli che lo hanno avuto come professore non possono dimenticarselo, e non perchè era un cantante, ma perché è un uomo con i coglioni quadrati che ai suoi studenti non può non avere fornito innanzitutto un esempio di come si sta al mondo. Grande merito è di sua moglie, Daria Colombo, poiché è da lei che è partito il patto loro iniziale: "Va bene, ma a me non mi sta bene il divo che va in giro a cantare: prima di tutto devi essere un uomo normale che ogni mattina si alza per andare a fare un lavoro vero". E lui questo ha fatto: l'insegnate vero, senza mai cedere ai facili permissivismi, testo a trasmettere più i valori che le nozioni. Magari, a qualcuno dei suoi allievi non sarà andato giù questo.
    Stia bene e in bocca al lupo.
    Grazie delle sue parole.
    K.
    - mi saluti Sensi.

    Cles, lunedì 21 febbraio 2011 8.43
    Guardi, mi rendo conto che su Vecchioni mi sono espresso male. Nel 2000-2003
    ero a milano,e non so se ricorda le varie manifestazioni, lui c'era sempre.
    Una persona splendida. e' vero anche che i suoi allievi lo adoravano.
    Sicuramente è come dice lei. Si trattava di congedi per motivi artistici,
    non pagati.

    Latina, lunedì 21 febbraio 2011 14.47
    Grazie di nuovo.
    Se poi vuole condividere questo scambio di mail, le metta pure sul forum.
    Saluti a lei e famiglia,
    K

    Pubblicato 14 anni fa #
  4. Woltaired

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    Membro

    beh...non proprio oggi, e qui dove vi chiedo di votarmi conta la quantità e non la qualità, ma credo ce ne sia un po' comunque.
    VOTATEMI, grazie
    (si può votare più volte, non ho ancora capito a distanza di quanto tempo un voto dall'altro.)
    Scorrete la pagina fino in fondo, troverete delle stelline, cliccate sull'ultima a destra.
    Grazie a chi tra voi l'ha già fatto.
    Ciao
    www.scriptor.it/index.php?option=com_zoo&task=item&item_id=766&Itemid=147

    Pubblicato 14 anni fa #
  5. la lavandaia

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    Membro

    Fatto!

    Pubblicato 14 anni fa #
  6. rindindin

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    Membro

    woltareid vuoi farmi da p.r? sei bravissimo

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. k

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    Membro

    Sì, si può votare una volta sola, Wolt.

    Pubblicato 14 anni fa #
  8. Woltaired

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    Membro

    no, K, si può votare centinaia di volte, sconnettendo riconnettendo la connessione alla rete. è un sistema poco algoritmico, ma è la loro prima volta, è normale.
    è che hanno scritto "questo è un gioco..." e, sai com'è, se dicono la parola magica, io gioco!

    (PS: sto finendo una cosa, proprio sull'argomento gioco, potrebbe darsi che fra un paio di mesi...)

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. daje, daje...

    Pubblicato 14 anni fa #
  10. k

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    Membro

    Datte pace. Io sconnetto e riconnetto ogni giorno. Ma non me fa più votà.

    Pubblicato 14 anni fa #
  11. Woltaired

    offline
    Membro

    lo so, dipende dall'IP del PC, mi han detto.
    Al momento son passato al comando, ho assoldato una task force femminile, composta dalla prima donna che mi ha detto sì e dall'ultima che mi ha detto no e una maschile composta da un ex giocatore, ora attivo nell'anonima giocatori (mi piaceva l'assonanza con AS) e da un giocatore di rugby quasi sessantenne che, però, non molla mai. Hanno tempo e pc gentili e via così.
    Comunque, in questo periodo va bene, sto scrivendo un sacco di cose e in più faccio da dattilografa a un comunista che ha appena chiesto a Napolitano, scrivendo all'Eco di Bergamo, primo giornale della città e gestito dalla curia, di concedere la grazia a Priebke.
    Gli hanno pure pubblicato la lettera con quadratino di richiamo in prima pagina, è divertente vivere in mezzo ai pazzi.
    Ho anche mandato la recensione di una trattoria milanese a un sito enogastronomico siciliano e ho vinto sei bottiglie di vino calabrese.
    Insomma un ottimo caos.
    L'unica nota dolente è qualche "Te l'aveva detto!" che mi piove dalla Woltaireda consorte. No, non ho sbagliato, non "te l'avevo", proprio "te l'aveva" e si riferisce a te, K.
    Ma com'è che dite le stesse cose e poi quando io le faccio, ma per i cazzi miei, però, lei dice che siccome l'hai detto tu e invece quando lo diceva lei...
    Gioco meno e scrivo di più, ma non perché me l'avete detto voi, ciò mezzo secolo ecchecazzo, pensate che mi entri ancora in testa qualcosa? Forse sì, ma mica lo confesso.
    No, la verità è che son diventato bravino col poker, sono 96° su quasi 5000 e allora gioco meno e solo quando so che nessuno mi interromperà che se no retrocedo e così, mi rimane un sacco di tempo libero e scrivo.
    Non mi credete? Controllate. Anche qui, mai scritto un post così lungo, giuro.
    Ciao bambini miei, a presto che alle 0,55 mi parte un torneo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  12. La febbre del gioco: un nuovo, pericoloso virus sociale

    Ho letto un bel pezzo di Angela Iantosca sulla rivista “Acqua & Sapone” di marzo 2011, opportunamente dedicato al dilagante fenomeno del gioco d’azzardo – nelle sue molteplici manifestazioni -. Negli ultimi anni, si è andato affermando come autentica novità/emergenza sociale, con tutte le controindicazioni del caso, vedi il sorgere della classica dipendenza psicologica e della tendenza all’indebitamento costante, pur disostenere i crescenti flussi di liquidità da investire (o sperperare?) nel quotidiano obolo da versare al demone del gioco. Un demone che parrebbe colluso con uno Stato che, a un certo punto della sua storia, ha rotto ogni indugio e si è affidato senza riserve a questo anomalo mezzo di finanziamento a carico dei cittadini italiani, la maggior parte dei quali mostra un’evidente assenza di spirito critico e una conseguente non capacità di controllare i propri istinti più elementari.

    SEMPLICEMENTE UN VIZIO - Chiunque frequenti bar e ricevitorie varie conosce benissimo la natura compulsiva e i suoi meccanismi più elementari (la curiosità iniziale, la voglia di rifarsi, la competizione con gli altri giocatori, il conseguente circolo vizioso) alla base di tale nevrosi, che andrebbe studiata a fondo dai medici competenti, anche e soprattutto per individuare possibili terapie di disintossicazione atte a curare persone che forse sono molto sole, oltre che, molto spesso, in una situazione di oggettiva difficoltà economica.

    CIFRE ALLARMANTI - I numeri parlano chiaro: il 92% dei “Gratta & vinci” prevede premi pari a 5 o 10 Euro. Cifre risibili, in modo – osserva puntualmente la Iantosca – “da creare la dipendenza dal gioco e spingere a comprare un altro biglietto”. Perché è proprio nel sorgere del legame psicologico morboso che si crea il problema. Ovviamente c’è anche chi ci guadagna: davanti a un fesso c’è quasi sempre un furbo. Già, perché dalla vendita dei 30 milioni di biglietti stampati lo Stato ricava qualcosa come 150 milioni di Euro, una cifra impressionante. 105 milioni vengono rimessi in circolo sotto forma di premi, mentre 45 milioni vengono incamerati da chi organizza la lotteria, cioè il banco. In realtà, anche gran parte dei 105 milioni ridistribuiti torna allo Stato, sotto forma di nuove giocate che non vanno a buon fine. Alla resa dei conti, i veri fortunati, cioè quelli che possono dire di essersi arricchiti, sono pochissimi. Di loro, però, si parla moltissimo, dato che finiscono in prima pagina. Fanno notizia! E anche questo meccanismo serve ad attirare clienti, cioè giocatori che, non si sa per quale motivo, si riversano nella ricevitoria della vincita fantasmagorica come se questa fosse garanzia di nuove supervincite. C’è poi un dato matematico in particolare, che dovrebbe fare riflettere: le probabilità statistiche di vincere il jackpot del Superenalotto con una sestina di numeri sono 1 su… 622.614.630… Quasi impossibile! Eppure la gente partecipa in massa, da anni. Magari facendo debiti per comprare una quota di sistema, settimana dopo settimana, mese dopo mese…

    L’INVOLUZIONE CULTURALE SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI – Anche l’analisi sociologica più superficiale applicabile a tale questione è desolante. Diamo uno sguardo all’Italia del 2011, un Paese indebitatissimo, messo in ginocchio non solo dalla crisi economica, ma anche da quella politica e morale degli ultimi decenni, ricco di contraddizioni, scandali e paradossi infiniti. E soffermiamoci a riflettere su quanto vediamo. Viviamo in un’epoca difficile, in cui la mancanza oggettiva di lavoro ben retribuito non permette di progettare un futuro. Tutti, chi più chi meno, si lamentano della precarietà in cui si trovano, e le forti tensioni internazionali di queste settimane (crisi libica) non lasciano certo ben sperare. Anzi, gli effetti sul prezzo del carburante e quindi sull’inflazione sono già preoccupanti. Eppure, in un contesto così misero, molte persone utilizzano i loro (pochi) soldi in modo completamente sbagliato: giocando d’azzardo, sfidando la sorte e riponendo speranze nella dea bendata - che in realtà ci vede benissimo – acquistando cioè biglietti da 5… 10 e perfino 20 euro quasi ogni giorno, oppure buttando via discrete somme per giocare con le micidiali slot-machines. Tutto questo in modo completamente patologico, nella generale indifferenza, o forse dovrei dire complicità.

    I TEMPI ANDATI - Una volta era diverso. Esistevano giochi basati su una buona percentuale di ragionamento – ad esempio la schedina del totocalcio. Amatissima dagli italiani, finanziava le manifestazioni sportive -. I sistemi, sempre più raffinati, da quelli “ridotti” a quelli “a correzione di errore”, costicchiavano, ma dietro a quel gioco, che comunque era limitato alla domenica (non è una differenza di poco conto, dato che oggi, con le scommesse sportive, si punta ogni giorno), c’era un percorso logico anche piuttosto semplice, con varianti mirate a ridurre il rischio di errore: le mitiche doppie o triple, da riservare alle partite dall’esito più incerto. Ora, invece, molti disperati “nuovi poveri” si aggrappano al sottile filo delle lotterie di Stato che, facendo leva sul sogno piccoloborghese dei guadagni facili e quasi miracolosi, che cambiano completamente le carte in tavola, trasformando l’esistenza dell’individuo in maniera radicale. Ma forse pochi sanno che solo una piccolissima percentuale di tutti i biglietti di “Gratta e vinci” offrono premi in grado di cambiare la propria condizione economica.

    L’ESPERIENZA DIRETTA – A chi non è capitato di notare persone di ogni età che passano ore ed ore a giocare con le slot-machine, magari nel bar sotto casa, cambiando di continuo in monete banconote da 20-50 euro come se nulla fosse? A chi non è successo di vedere persone comprare dei Gratta & vinci uno dietro l’altro e, dopo l’esultanza per una piccola vincita, spendere tutto in altri giochi? Oggi, in Italia, questi non sono casi isolati. E spesso queste persone sono le stesse che, quando incontrano un clochard per strada, che chiede aiuto economico, rispondono che sono al verde. Sono gli stessi che, se donano denaro per qualche nobile causa lo fanno di mala voglia. Sono quelli che magari rinunciano, o fanno rinunciare a qualcuno loro vicino, a beni di prima necessità, per sperperare lo stipendio, magari modesto, e inseguire “svolte” epocali che non arriveranno mai. È fin troppo facile prevedere che questa forma di follia collettiva è destinata ad aumentare ogni giorno di più, anche a causa della scarsa informazione al riguardo. Spendono 100 Euro, magari ne vincono 25 ma sono contenti perché pensano che se ne comprano altri due o tre potrebbero vincerne 100.000. E così spendono anche i 25 vinti. Certo, c’è anche qualcuno che ha davvero cambiato la sua vita spendendo pochi euro, non voglio negarlo. Ma è solo l’eccezione che conferma la regola che vuole (quasi) tutti inesorabilmente perdenti, perché è bello sognare, ma la realtà è tutta un’altra cosa. L’altro giorno mi trovavo in un locale. A un certo punto una slot ha scaricato una manciata di monete e il ragazzo che stava giocando, rivolto agli amici, ha commentato raggiante “Visto? Con 1 Euro ne ho vinti 100”. Peccato – per lui – che non abbia detto quanto aveva speso complessivamente prima di quella singola giocata…

    (da Reset Italia)

    Pubblicato 14 anni fa #
  13. A.

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    Moderatore

    Dietro il gioco compulsivo ci sono sempre problemi relazionali e affettivi. Si può farsi aiutare, rivolgendosi ad uno psicologo cognitivo comportamentale. (terapie più radicali come psicanalisi, sono troppo lunghe e dispendiose) Invece di buttare tutti i propri soldi al gioco, almeno li si investe in salute.
    Ps. Negare il problema non aiuta.

    Pubblicato 14 anni fa #
  14. Woltaired

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    Membro

    Spero a breve di potervi dare il titolo del mio di libro sull'argomento, ma nel frattempo vi consiglio VITE D'AZZARDO di Silvana Mazzocchi Ed. Sperling & Kupfer 2002.
    La terapia cognitivo comportamentale è sicuramente la più adatta, almeno a fare luce su una serie di meccanismi che trasformano il gioco in automatismi incontrollati.
    Lo dico da giocatore (circa 80% di sì nel test S.O.G.S.)(facilmente reperibile da chiunque in rete.

    Pubblicato 14 anni fa #
  15. Il mio articolo ha ricevuto altrove un commento che vi riporto, sintetizza bene il problema:

    PURE IO HO VISSUTO QUESTA ESPERIENZA DIRETTAMENTE VINCENDO LA CIFRA DI
    10000 € NEL MARZO 2008 ,DA ALLORA PERO HO PERSO I 10000 € E QUELLI CHE
    MI STO GIOCANDO TUTTI I GIORNI ADESSO STO TENTANDO DI USCIRE FUORI DA
    QUESTO INCUBO SPERANDO CON IL VOSTRO AIUTO.CIAO E GRAZIE .

    EMANUELE

    Ovviamente al governo di queste problematiche sociali non frega una mazza, dato che per lo Stato il lotteria-system è un affarone.

    Pubblicato 14 anni fa #
  16. A.

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    Moderatore

    Grazie Wolta. E grazie anche Fer.

    Pubblicato 14 anni fa #
  17. Importante il tema, per carità, ma "nuovo"? "Andrebbe studiato da medici competenti"? A parte che come approfondimento mi sembra banalotto, non ti sembra di essere un pelo in ritardo con le tue affermazioni?

    Pubblicato 14 anni fa #
  18. lulla

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    Membro

    Nel 1968 tutte le mie amichette della città di provincia in cui abitavo, erano assatanate su un numero di Cagliari. Parlo di Lotto. Ci giocavano 1000 lire, settimana dopo settimana e in caso di vincita avrebbero preso 10.000. A un certo punto mi sono fatta coinvolgere, snche per far parte del gruppo delle sospirose. Decisi di giocare, ma non quel numerino noioso di cagliari, ma su Venezia la mia data di nascita. Bene, vinsi di botto 750000. Mi prese un colpo e non lo dissi a nessuno. Comperai due valige, scarpe da ginnastica per correre meglio e un biglietto d'aereo per Parigi. Nella Ville Lumiere tra manifestazioni, ristorantini, paté e formaggini mi sparai tutto nel giro di un mese e mezzo e mi ridussi alla fame. Andai a fare la donna di servizio (però in una casa editrice), ma non tornai indietro. Parigi l'ho lasciata nel 1972, ma per Roma, dove si stava molto meglio. Allora. Questa la mia unica esperienza con il gioco e devo dire che è stata interessante. Non ci ho mai più riprovato perchè Paganini non ripete.

    Pubblicato 14 anni fa #
  19. Perché in ritardo Faust?

    Per Lulla: la tua testimonianza è utile. Hai provato, ti è andata bene e ti sei goduta i soldi finché sono durati. E ti sei regalata un bel viaggio a Parigi. Così si fa.
    Il commentatore del mio articolo, invece, avrebbe rigiocato tutto, capisci dove sta la patologia? Il giocatore-malato non è interessato a vincere, come si potrebbe pensare, ma a giocare punto e basta. Ha bisogno di quell'adrenalina. Lo Stato lo sa e ci lucra sopra.

    Pubblicato 14 anni fa #
  20. Perchè il gioco d'azzardo patologico NON è nuovo e presentarlo come tale è scorretto.

    Pubblicato 14 anni fa #
  21. lulla

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    Membro

    Caro Ferdinando B. sò che cos'è la compusività e io sono una persona molto a rischio. Fumo in modo compulsivo, è l'unico vizio che mi è rimasto. Ma anche il comp. può divenirlo. E' da poco che ci giro intorno e già è diventato una delle mie attrazioni principali. Lo accendo appena alzata, controllo continuamente la posta come se da quella dovesse dipendere la mia vita. Figurati che ho un'amica che compone anche 50 volte al giorno lo stesso numero di telefono. E'stata anche in manicomio. Dipende da una forma di depressione? Vabbè, le mie compulsioni non sono mai state "troppo" devastanti, come quella del gioco o altre. Ne noto tante nella gente, dalla mia vicina che spazza continuamente il giardino, anche la terra delle aiuole spazza, mai una povera fogliolina caduta, mai un filo d'erba... pulsione per la morte? La cosa che mi secca è che devo tagliare anche tutti i rametti che si avvicinano alla rete divisoria, altrimenti strilla come un'aquila. Che rottura di balle! Lei alle sei del pomeriggio chiude tutte le imposte e io allora mi scateno lanciando dalla sua parte tutte le lumache che trovo. Tiè! Delirio condominiale.

    Pubblicato 14 anni fa #
  22. Woltaired

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    Membro

    Faust ti sbagli,è peggio che non nuovo, è misconosciuto.
    Il gioco è a tutti gli effetti una droga, ma pulita e legale (quasi), di cui non si parla se non in termini favolistici. Escluso pochi casi, come il libro della Mazzocchi, che ha però già quasi dieci anni.
    Attenzione, lulla, a non confondere compulsione con ossessione, poi è ovvio che mi possa anche uccidere di maionese o suicidare per colpa dell'indecisione sull'orizzontalità o verticalità del gas, ma queste non sono cose che colpiscono milioni, ripeto milioni, di persone.
    Ragionare solo sulle informazioni disponibili è umano, ma non sufficiente.
    Vorrei, però, fare una precisazione: ho già detto di essere un giocatore e non sono nè un pentito, nè un disintossicato, non ho mai gradito i lavaggi del cervello e non credo abbia senso traslare i problemi in altre deviazioni. Non ho la soluzione, ma non facciamo finta che sian problemi minimi, vecchi o banali. Non è così.
    PS: Faust, per essere più precisi,non è nuovo in sè, hai ragione, ma è molto nuovo nelle dimensioni sociali che ha e sta acquisendo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  23. lulla

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    Membro

    Non so se c'è tanta differenza tra il compulsivo e l'ossessivo. Quello della mia amica i dottoroni la chiamavano compulsività, però può darsi che mi sbagli. Un attimo che ti racconto di lei, perchè ne parlavamo e ci siamo fatte anche delle risate (Accidenti allo Humor nero!). Allora la mia amica era bellissima e lo sarà ancora adesso nonostante le quintalate di medicine che l'hanno fatta ingrassare. Quel numero di telefono che lei faceva quelle 50 o anche 60 volte al giorno (chiamava e buttava giù) erano di un tipo che era stato il suo amante per un brevissimo periodo. Lui ovviamente, dopo essere per un pò impazzito, aveva fatto tutte le ricerce (parlo di circa 25 anni fa) e aveva individuato il "mittente" e prima di denunciare la cosa decise di incontrare X e non gli dispiaceva neppure tanto. Andò da lei: "Cara X, sono venuto, dato che è tanto che mi stai cercando" Sorriso a 98 denti. Lei lo guardò freddissima per qualche secondo e poi gli disse:"Caro mio, non sei tu che mi interessi, ma il tuo numero di telefono". Lui la denunciò.
    Diversa è la storia di Adele H (ti ricordi il film di Truffò?). Lei aveva un'ossessione. Lei inseguiva in tutti i pizzi del mondo il bel tenente di cui era innamorata e quando finalmente lo incontra non solo non la interessa, ma neanche lo riconosce. E finisce in manicomio, tanto per non cambiate l' happy end.
    Poi a me, se uno è contento e si diverte, se non crea troppi danni a se e agli altri, se non ha i diabolici sensi di colpa, vien da dire:"Ma chi se ne frega!" Certo che se uno ha la compulsione di far soldi a ogni piè sospinto, con tutti i mezzi, con il pelo sullo stomaco e il coltello in bocca, a quello nessuno dice niente, anzi, è uno che ha costruito un impero con le sue mani e magari può pure diventare il presidente del consiglio. Ciao Woltaren

    Pubblicato 14 anni fa #
  24. k

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    Membro

    Be', quella del numero di telefono mi pare assai degna d'essere in qualche modo trasferita in Colonia.
    Per il resto, non credo non si possa non essere d'accordo con il lucidissimo Faust: non c'è poi niente di tanto nuovo, neanche su questi temi, sotto la luce del mondo. Mai letto, per caso, Il giocatore di Dostoevskij? E se lo legga, Fer. Non l'annoierà per niente.

    Pubblicato 14 anni fa #
  25. lulla

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    Membro

    Certo K (bentornato) che Voltaren ha letto il Giocatore, altrimenti non avrebbe chiamato sua moglie Voltarena. Scusate, non mi ero accorta che l'invito alla lettura era per Fer.

    Pubblicato 14 anni fa #
  26. urbano

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    Membro

    La cosa è andata così, Anna Profumo era tormata dall'africa e bevendo birra raccontava i canti del suo villaggio, portò pure due statutette di ebano un maschio e una femmina diverse solo per via di piccoli bozzetti: mamma ma che è? Era un suono così bello e straniero che venne fuori la nenia: mamamachedè sachenolosò.
    Poi m'è venuta in mente questa cosa, che mi pare quasi profetica visto che era lo scorso maggio.
    Siccome mi pare pertinente all'oggi mi permetto di occupare bit.

    M A M A M A C H E D È

    Caro Lidano
    l’altra sera mi sono recato a casa delle sorelline Volpe dove il gruppo patafisico locale si era riunito attorno al tavolino per divinare il futuro assetto politico della città.
    Di seguito ti informo sulle strane epifanie occorse.
    Lo spiritista era Benassi, lo scrittore automatico di Sessano oramai divenuto famoso per le sue materializzazioni xenoglossiche.
    Pure partecipavano alla sessione alcuni maggiorenti locali ansiosi di conoscere, o quantomeno intuire, gli esiti che l’imprescrutabile Tiche destinava loro.
    Erano in agitazione dopo la fatale cupio dissolvi che la si impossessò dei vecchi delegati cittadini della casa della libertà di rito Ausonico primavera scorsa.
    Questi, dopo una serie di brainstormings intensivi quanto vani, durante l’ultima riunione al termine della pausa pranzo succubi dell’incubo di Sodoma, recatisi al Quadrato attuarono un Munen-Hara collettivo in vanto del monte della fate di Fondi, proprio sopra il vecchio camion sepolto, lasciando amici e parenti intorno alla fontana della palla a interrogarsi sull’ avvenire come incredule prefiche.
    La cosa turbò profondamente gli edicolanti della piazza che per scaramanzia chiusero in tutta fretta andando via in taxi. Lasciando lo spazio vuoto abitato solo da fiochi miagolamenti.
    Le sorelline Volpe pensarono dunque di organizzare la serata mantica invitando l’elite del comune luogo.
    Lì giunto salutai i convenuti che quasi subito presero posto nel salottino che affaccia su piazza del Quadrato.
    Furono velate le imposte e abbassate le luci, al canalizzatore fu servito un hag corto, amaro e allungato con infuso sodico di stramonio in razione subanestetica.
    Dopo le invocazioni rituali si presentò una tal Stirpe che, spacciandosi quale amadriade dei frangivento (sosteneva di essere la sorella bastarda di Crisopelea) attraverso il posseduto medium, con spiccato accento ciociaro, ha iniziato una litania lamentosa riferita agli eucalipti della piana bonificata.
    Nel corso dell’intenso channeling tra gli emigmatici biascichii emessi dal sensitivo era dato comprendere solo folte maledizioni tutte rivolte a tali demoni Zorzi.
    Richiesta della identità di costoro la Stirpe fu come implodesse nel povero sciamano che accumulò aria e saliva nella gola occlusa fino a vomitare sul tavolo un appiccicoso bolo a formare la parola: CISPADANI, peraltro in lettere stampatello.
    Solo la presenza d’animo di Padre Peruzzi, che con il mantra setino Cista Cista Cista scacciò la mala presenza intimandole di tornare da dove era venuta, potè salvare il medium, madido manco fosse stato punto da una anofele.
    La seduta, repentinamente interrotta per consentire allo spiritista di rianimarsi e riprendersi, fu sospesa per un intervallo distensivo durante il quale le anfitrionesse hanno approfittato per disperdere l’afrore mantico arieggiando la stanza e servire tarallucci e vino. Tutti restammo stupiti per la inaspettata manifestazione, il medium addirittura ne fù atterrito e chiedeva di procedere solo con ouija e planchette o lasciar stare.
    “Io sono scrittore automatico,
    e non altro,
    altro non voglio fare.
    Vi prego non insistete
    altrimenti me ne vado.”
    Protestava disperato e sgomento dalla Stirpe.
    Tanta era la smania di sapere che infine si riuscì a rassicurare il medium e a convincerlo a riprendere la seduta pur sotto la forma della scrittura indotta.
    Però, sia gentile, intervenne uno dei Muratori presenti, si faccia dire cosa succederà, cosa dobbiamo fare.
    Si si, i lotti miei saranno ancora boni? Interloquì una da dietro suscitando lo sguardo sprezzante dei parvenu presenti.
    Lo faranno il porto?
    E la metropolitana leggera?
    La cittadella giudiziaria?
    Chiedevano sorridenti allo scrittore incalzandolo con bon ton.
    Lo sciamano, imbarazzato, sorbì un secondo hag corretto e si predispose alla trance assestandosi sulla Thonet dell’Ikea.
    Benché le imposte di casa Volpe siano in classe A++ e da chiuse abbattano ben 95 Db, proveniente dalla vicina sede ONC, trasformata in discoteca, una taranta di Sparagna filtrava nella sala e induceva ritmo alla respirazione del medium.
    Estasiate le sorelline Volpe, felpate e sollecite, aspergevano Eau de Canal n°1.
    I maggiorenti impazienti e un poco scocciati si asciugavano le stoffe.
    Tra incalzanti ansimi il medium aveva preso ad evocare i Padri Fondatori.
    Finalmente alle diatonie dell’organetto si sommò un brusio che cresceva a formare una stereofonica xenolalia, devo confessarti che il fenomeno era di potente impatto emotivo e grande era la suggestione che procurava a noi tutti presenti che curiosi e pure un poco atterriti ci stringemmo in un secondo cerchio attorno al tavolinetto.
    Lo spiritista dondolava vistosamente e con entrambe le mani faceva correre il triangolino sul tabellone letterario.
    Uno dei presenti era pronto ad annotare eventuali significati.
    Padri Fondatori!
    Padri Fondatori!
    Invocava in piena trance.
    Intanto le voci pronunciavano parole incomprensibili mentre l’ouija, segnando una dopo l’altra le lettere, scriveva
    When, in the course of human events, it becomes necessary for one people to dissolve the political bands
    Ci guardavamo senza capire
    Solo quando si compose
    that among these are life, liberty and the pursuit of happiness,
    il capogruppo riformista locale, che sapeva l’inglese, esclamò
    Ma questo non c’entra niente sono gli americani, i padri pellegrini.
    Ma no, no, chissenefrega.
    Ne è nata una discussione che non ti dico tra il capogruppo e il preside del liceo classico il quale gli aveva fatto notare che il padri pellegrini erano almeno di cent’anni prima.
    Intanto lo spiritista aveva dettato tutta la dichiarazione d’indipendenza americana.
    Maestro
    Lo supplicò amorevole uno dei presenti e gli sussurò all’orecchio
    I fondatori della stirpe, i padri bonificatori
    Lui sembrò annuire con una stanchezza indicibile, la tavoletta riprese a piroettare sul tabellone:
    Mi chiamo Samuel Chapin di An Blascaod Mór la più grande delle Basket.
    A bordo del Mayflower salpai nel 1635 con mia moglie e i miei figli.
    Nel 1642 con altri fratelli fondai di Springfield, nella Contea di Hampden, liberando la terra dai Pocomtuc.
    Li ho generato la mia stirpe e inventato il basket e il volley.
    Voi, che credete di conoscermi per via dei Simpson, vi siete presa la nostra Marguerite nel 1911quando sposò Roffredo Caetani.
    Nulla vi meritate se non un lunghissimo oblio, come quello della nostra Marguerite.
    Quando nel 1932 il principe che suonava Liszt la trasferì con Laila e Camillo da Versailles a Sermoneta giusto in tempo per difendere il feudo dagli appetiti del fascismo la poverina dovette abbandonare Commerce al destino.
    Insieme alla collezione di uova Fabergè pensò di trasportare anche frammenti dell’Ulysses nascosti dentro la zuppiera di Sevres che aveva salvato dal rogo della casa di Waterford.
    Ma fino a dopo la guerra non trovò in questa terra se non che qualche sporadico maestro elementare alfabetizzato. Ogni tanto ospitava artisti in fuga dal fascismo.
    Da sopra la batteria, insieme all’amica Isak Dinensen Finecke guardavano la pianura che sfarfallava come un miraggio tra la calda umidità della vecchia palude.
    “La Bonifica” dicevano e ridevano insieme, mentre verso il mare si sentivano tuonare le bombe.
    Uniche beltà lo Sgambati di Roffredo e i rosai di Ninfa.
    In quel posto che non avete saputo finire, che non avete voluto mantenere.
    In quel posto che avete distrutto.
    Come la vita di Camillo, presa in Albania.
    Volle andar via dalla rocca disperata e Roffredo la portò a Roma alle Botteghe Oscure.
    Nel suo palazzo vicino ai comunisti.
    Fu Botteghe Oscure l’ultimo regalo che vi fece.
    Coi soldi suoi e con l’aiuto di Bassani fece la rivista cosmopolita tra le più belle di allora. fece conoscere Auden, Wallace Stevens, Dylan Thomas, Truman Capote, Marianne Moore, Octavio Paz, Günter Grass, Carlos Fuentes, Calvino, Camus, Soldati, Landolfi, Malraux e tanti altri. Per prima pubblicò brani del Gattopardo, Le ceneri di Gramsci, Beatrice Cenci, Petroni, La casa di via Valadier di Cassola, La giacca verde di Soldati.
    Invano in questa terra. Finirono i soldi e Lei pagò l’invidia del villano che non capisce quanto sia niente senza il ricco. Chiuse le Botteghe nel 1960 e tornò a Ninfa per morire nel 1963, proprio in tempo a non vedere l’inizio del saccheggio che voi figli di madre ignota avete attuato dilapidando l’eredità consegnatavi come solo i senza storia sanno fare.
    Un silenzio di tomba riempì il vuoto che i sospiri sospesi avevano creato nella stanza.
    Un tonfo sordo eccheggiò fino in corridoio quando la fronte dello sciamano esausto colpì il mogano cerato del tavolino.
    In un fremito estremo la mano guidò la tavoletta e Samuel Chapin terminò la sua manifestazione componendo un maiuscolo
    FUCKYOU.

    Mercoledì 5 maggio 2010

    Pubblicato 14 anni fa #
  27. Faust, per essere più precisi,non è nuovo in sè, hai ragione, ma è molto nuovo nelle dimensioni sociali che ha e sta acquisendo.

    Punti di vista, Wolt. Le dimensioni sociali odierne ha cominciato ad assumerle, vado a spanne, non meno di una dozzina d'anni fa.
    Rapido calcolo : io ho trent'anni, mi ricordo personaggi variegati buttar dentro cinquanta euro per volta in macchinette già limitate nella possibilità di puntata almeno otto-dieci anni fa, quindi già allora provvedimenti erano stati presi. Non lo definirei nuovo nemmeno in questo senso, e la gente lo sa. Anche molti giocatori sanno tutto, ma non frega loro un cazzo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  28. A.

    offline
    Moderatore

    Infatti ossessione deriva dal termine latino obsessio, termine militare, che designa l'assedio di una piazzaforte. Assediata, questa si trova allora, e fin dentro le sue mura, dipendente da una potenza straniera.
    Compulsione è piuttosto l'atto di ripetere l'esperienza per sedare l'ansia data dalla mancanza della soddisfazione dello stimolo.
    In sostanza l'ossessione designa la il pensiero, la compuslione l'azione.
    Vero, Faust, il fatto di saperlo non serve a nulla. Il problema è che bisognerebbe sapere quel che ci sta dietro. Dietro alla pulsione ossessiva. Dietro al demoniaco che magnificamente Dostevskij, come ricordava K, ha mostrato in Игрок (il giocatore).

    Pubblicato 14 anni fa #
  29. Io non ho nulla contro il gioco, ed ho pure letto il meraviglioso libro di Dostoevskij. Tuttavia:

    Il gioco non è un fenomeno nuovo, come osserva Faust, ma la novità consiste nell'offerta di giochi, mai tanto numerosi e di facile accesso. O negli anni '70-'80 entravate in un bar o tabaccheria e trovavate la possibilità di giocare a: lotto, 10 e lotto, win for life, gratta e vinci da 1 a 20 euro il biglietto, scommesse su eventi sportivi, corse dei cavalli, slotmachine di ogni genere, biglietti della lotteria, superenalotto, totocalcio, totogol, videopoker?
    Certo, c'erano le bische clandestine, il totonero, ma mica erano legali. E' la quantità di giochi proposti che disorienta. Non notate una certa novità in questo?

    Pubblicato 14 anni fa #
  30. lulla

    offline
    Membro

    Allora vuol dire che è l'offerta del gioco a far diventare l'uomo giocatore? L'offerta di alcol a far diventare alcolista, o quella di droga a far diventare uno drogato? E se non ci fossero queste "sostanze",saremmo tutti dei bravi ragazzi? Non è un pò facile? E' colpa del cibo se ci sono gli anoressici e i bulimici? E' la stessa cosa, tutta disturbo comportamentale è.

    Pubblicato 14 anni fa #

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