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Ritratti di calcio: Paolo Rossi, l'uomo che fece piangere il Brasile
Colpito dallo scandalo Totonero e squalificato per 2 anni, Rossi riuscì nell'impresa di risorgere dalle proprie ceneri (ovvero: una storia molto italiana).
Nato a Prato nel 1956, Paolo Rossi è uno dei tre calciatori che possono vantarsi di avere vinto, nella stessa stagione, un Mondiale, la relativa classifica dei cannonieri ed anche il prestigioso Pallone d’oro. Gli altri due sono, scusate se è poco, l’argentino Mario Kempes e il brasiliano Ronaldo.
Dopo i primi calci nel Santa Lucia (frazione di Prato) Rossi a soli 16 anni viene portato a Torino, per militare nelle giovanili della Juventus. E’ però vittima di molti infortuni che ne frenano non poco l’ascesa e subisce ben tre interventi chirurgici di menisco. La Juve comincia ad avere dei dubbi e lo gira al Vicenza.
Comincia qui la fortuna di Rossi, che nell’allenatore Giovan Battista Fabbri trova l’uomo esperto, ma anche sensibile e attento, che ne intuisce le reali potenzialità. E’ lui a spostarlo dalla fascia al centro. L’aletta sgusciante fino a quel momento schierato come ala rivela le sue vere doti: sullo scatto breve è immarcabile e trova la via della rete in ogni modo, grazie a un istinto da vero rapace dell’area di rigore.
Gli anni bui della squalifica prima della resurrezione in nazionale
Anche la Under 21 si accorge di questo ragazzo davvero promettente, ma il 1979 è un anno duro per lui e per la sua squadra: si infortuna di nuovo in una partita di Coppa Uefa e il Vicenza scende malinconicamente tra i cadetti. Rossi però resta in A, con la maglia del Perugia, confermando tutte le sue qualità a suon di reti. E’ a questo punto che la sua carriera si fa romanzo. Nel 1980, infatti, il calcio italiano viene letteralmente sconvolto dallo scandalo del cosiddetto Totonero. Alcune partite della massima serie risultano manipolate. Tra i giocatori del Perugia che finiscono sotto inchiesta c’è anche Rossi, sanzionato con due anni di qualifica. Nel momento più difficile della sua vita sportiva, però, ecco il colpo di scena: la Juve si ricorda di lui e un po’ a sorpresa lo riporta a Torino.
L'avventura del Mundial spagnolo
Nel 1982, al rientro, Rossi riesce perfino a giocare alcune partite in bianconero, ma la sua vera fortuna ha il nome di Enzo Bearzot. Il CT azzurro ci crede, ci crede eccome, al punto da preferirlo al bomber romanista Roberto Pruzzo, che pure quell’anno aveva firmato valanghe di reti. Bearzot non aveva certo dimenticato l’ottimo Campionato del mondo disputato da un giovanissimo Rossi nel 1978 in Argentina e i fatti gli hanno dato ragione. Nell’estate dell’82 Rossi aveva un appuntamento col destino.
Il Mundial spagnolo ha ancora la sua faccia sorridente e scapigliata, l’espressione quasi incredula di un bambino che ha appena ricevuto il regalo più bello. I sei magici goal segnati da Paolo “Pablito” Rossi (tre contro il Brasile, due contro la Polonia in semifinale e uno contro la Germania nella finalissima del Santiago Bernabeu) sono perle ancora luminose nella memoria di tutti gli sportivi italiani. Terminò la carriera al Milan, con allenatore Nils Liedholm. Nel 2002 Rossi ha pubblicato la sua autobiografia, dal significativo titolo “Ho fatto piangere il Brasile”.