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Politiche pontine

(380 articoli)
  1. rindindin

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    Get the Flash Video

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. zero71

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    questo e cliccate sul programma di Cosignani. Secondo voi abbiamo speranze? Porca Troia

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. Mr Darcy

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    ma che cazzo

    Pubblicato 14 anni fa #
  4. zaphod

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    Bè, rispetto a tante pagine a bella stampa di aria fritta questa mi pare una lodevole dichiarazione d'intenti olografa.
    Certo, come dice Zero, speranze di realizzarlo completamente ce ne sono poche, ma già se arriviamo a metà possiamo dirci soddisfatti.

    sursum corda

    Pubblicato 14 anni fa #
  5. zaphod

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    Buon 25 aprile.

    Il 25 aprile 2006 l'Anonima Scrittori lanciava il Progetto (r)esistenza - manuale di storie contemporanee. L'idea era quella di indagare quelli che al giorno d'oggi potessero essere i germi di un nuovo modo di (r)esistere rispetto a un ordine dominante. La suggestione della data era forte: il 25 aprile, la ricorrenza della Liberazione. L'uso delle minuscole, la erre tra parentesi a mettere in evidenza le esistenze quotidiane delle persone, le storie rispetto al Manuale di Storia Contemporanea e l'ambientazione postbellica (tutti i racconti per partecipare al progetto dovevano essere ambientati dopo il '46, andava bene anche la fantascienza) erano paletti essenziali per spiegare ai partecipanti l'idea di narrazione che era alla base del progetto dell'Anonima Scrittori.
    A questo mix abbiamo aggiunto un unico elemento che ci sembrava allora solo di colore. La giuria che avrebbe selezionato i racconti era composta da esponenti di destra e di sinistra.
    A Latina, in quel 25 aprile 2006, la nostra iniziativa fu l'unica (insieme a una proiezione organizzata, se non ricordo male, dai Comunisti Italiani) a ricordare l'anniversario della Liberazione, tanto è vero che l'anno dopo l'Arci prese a pretesto e sostegno la nostra iniziativa per creare una serie di eventi in città.
    Noi - dell'Anonima Scrittori - però siamo andati avanti col nostro progetto. Abbiamo ricevuto adesioni e sostegno da tutta Italia e quella nostra caratteristica, lasciatemelo dire, "fasciocomunista" è diventata il fiore all'occhiello di tutta l'iniziativa. Da una parte è vero che ci ha tagliato fuori da tutta una serie di circuiti facilmente ragiungibili (negli ambienti di destra come leggevano "resistenza" scoppiavano casi di orticaria e a sinistra, per contro, appena si accorgevano che in giuria c'era - per dire - Luciano Lanna, allora direttore del Secolo d'Italia, la diffidenza raggiungeva livelli paranoici), dall'altra è pure vero che ci ha permesso di scremare e vagliare il giro delle nostre frequentazioni.
    E' così che il progetto (r)esistenza - manuale di storie contemporanee ha raccolto, nel corso di questi anni, una serie di storie che gettavano una luce radente e obliqua sul mondo delle resistenze quotidiane visto dagli autori che ci si sono cimentati.
    Disagio psichico, precariato, condizione della donna, sfruttamento, ma anche pene d'amore, rovelli e speranze per il futuro sono i temi che il nostro progetto a contribuito a far affiorare.
    Ed è cosi che (r)esistenza è diventato il primo nucleo di aggregazione di persone "oltre i recinti" come Luciano Lanna, Filippo Rossi, Miro Renzaglia che - nel momento in cui il laboratorio "fasciocomunista" a Latina ha messo le gambe in un progetto politico e ha iniziato a camminare - non se lo sono fatto ripetere due volte e hanno fatto carte false per esserci dal primo minuto. Anche se - e noi lo sapevamo - ci stavano dentro già da un pezzo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  6. Poteva starci bene sotto il simbolo elettorale...

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. zero71

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    Membro

    s'è scatenato anche il dibattito in famiglia. potete leggerlo qui però lo posto di seguito per i pigri del clic.

    Mio padre:

    Ecco fatto! Dopo giorni e giorni di incertezza, strombazzamenti mediatici, finalmente è fatta, la lista Pennacchi-Fli ha esordito nello scenario della politica. E in una cornice da evento nazionale, dove risiede il potere, la Capitale, la Camera dei Deputati. A parte questo aspetto, non trascurabile, perché non è riservato a qualunque lista, vorrei fare alcune considerazioni sul “progetto politico” che tutto ciò rappresenta e che viene raccontato.
    Tutto sembra centrato sul nome “fascio comunista”. È un’idea che vuole legarsi al romanzo di Pennacchi e, quindi, avere visibilità? È una provocazione per andare al di là dei partiti e dire, “mettiamoci tutti insieme e cerchiamo di “ricostruire” questa città”? È una, vera e propria, proposta politico culturale? Comunque,ora c’è. Anche se, l’amico Pennacchi, no ha ritenuto di doversi candidare e quindi dare il giusto peso di consenso al suo appello.
    Ma, era proprio necessario scomodare due categorie politiche (la fascista e la comunista) che si portano dietro un carico di iniquità da brivido? Il tempo passa, per nostra fortuna, ma le malefatte dei regimi dispotici sono sempre ben presenti. Ha detto Antonio: "Nell'asse ereditario a noi ci sono toccati l'unità dello Stato, lo stato sociale, la redistribuzione dei redditi: … nella divisione dei beni…(agli altri) sono rimaste le leggi razziali e le guerre perse... ". Ma le prime non hanno avuto l’alto costo delle seconde? Le prime, possono giustificare un regime che ha previsto la privazione delle libertà, l’omicidio di stato, le torture, le carcerazioni indiscriminate, l’umiliazione delle persone, l’arroganza di “piccoli uomini” che indossando stivaloni e andavano a imporre le loro personali intemperanze a chi non poteva difendersi, la guerra con il suo carico di morti e un Paese completamente distrutto fisicamente e moralmente, una guerra civile che ha lacerato le vite di migliaia di giovani e condizionato il loro futuro, insomma la tragedia di una nazione? Diceva Norberto Bobbio “il fascismo abbatteva la democrazia per salvare il capitalismo”.
    Sarebbe meglio esplorare e sperimentare altre categorie, che hanno in loro la speranza del futuro senza il peso imbarazzante di un tragico passato.
    Nel nostro sistema si è sviluppata e consolidata la democrazia rappresentativa, che ha permesso la conquista delle libertà civili e sociali dopo la stagione dei totalitarismi. Per vari motivi il sistema rappresentativo attraversa un momento di caduta e di crisi di legittimità. Si parla spesso di “crisi della democrazia”; è in crisi il sistema della rappresentanza.
    Una forma da esplorare sarebbe stata quella della “cittadinanza”.
    “La cittadinanza è esercizio di responsabilità politica verso la città, alla cui costruzione sono chiamati tutti i cittadini, secondo un progetto condiviso e democraticamente scelto. La politica stessa è così riscattata dalla gestione elitaria e privilegiata per diventare attività comune, esercizio di cittadinanza virtuosa che impegna tutti e ciascuno nella ricerca del bene comune”.
    “La cittadinanza, come la città, va «edificata» secondo un progetto di educazione politica. La politica, a sua volta, non è più solo un sapere sulla città ma un sapere la città, sentirla, animarla, viverla”.
    “La ricerca di nuovi modelli di democrazia e, perciò, di cittadinanza deve esplorare le potenzialità delle relazioni orizzontali”. La “democrazia non è solo la forma del governo politico ma anche la rete organizzata delle relazioni sociali. Se la cittadinanza verticale privilegia l’affermazione delle libertà individuali nell’esercizio protetto dei diritti, una cittadinanza orizzontale dovrà comprendere la rete delle appartenenze sociali e declinarsi sul versante delle uguaglianze, assumendo l’uguaglianza delle opportunità come condizione di esercizio delle libertà. Inoltre, se la cittadinanza verticale è l’esito della democrazia rappresentativa, una cittadinanza orizzontale non può che svilupparsi in un ritrovato modello di democrazia partecipativa”.
    Se un anno fa, quando è finita la giunta Zaccheo, fosse stato accolto l’appello per un movimento cittadino che superasse l’immobilismo politico che produceva isolamento e danni a questa città e avessimo dato vita ad un percorso culturale e politico nuovo e se avessimo approfondito temi rilevanti, come quello proposto, della “cittadinanza”, probabilmente ora saremo nelle condizioni di presentare alla città una vera speranza di rinascita. Invece, eccoci con “la solita lista” che entra nella disputa elettorale per “racimolare” qualche consenso, senza la spinta etico-culturale per tentare di cambiare il destino della nostra città. L’improvvisazione non è un buon viatico per mete alte.

    La mia risposta:

    Gentile Pierluigi, cioè papà, grazie per il commento articolato e argomentato. Non posso che rispettare la tua idea che tra l'altro rende evidente come divergenze di pensiero, anche dentro la famiglia, non siano altro che una buona occasione per far crescere il dibattito, obiettivo che mi prefiggo sopra ogni cosa.
    Ora è chiaro che nessuna lista sradicherà di colpo i settanta e passa anni di storia che ci hanno portato alla situazione attuale. È altrettanto certo però che lo spunto sulla “cittadinanza” che porti come vera ed unica opportunità di proporre un nuovo modello politico è un pochino farraginosa per il “grado zero” da cui siamo costretti a partire.
    La suggestione culturale di Antonio Pennacchi non sta nel riproporre vecchi schemi ideologici frullandoli insieme; questa -mi permetto- è una demagogica superficialità di chi vuole liquidare l'entusiasmo intorno alla vera novità che è semplicemente: credere nei valori della sinistra, portare a sinistra (vista la convergenza di idee su gran parte della questione sociale) anche quelli di destra che condividono la stessa volontà costruttiva e portare a casa almeno l'obiettivo minimo, cioè un buongoverno fatto da uomini di buona volontà. La questione cittadinanza posta così è invece molto speculativa e difficilmente traducibile in un linguaggio che aggreghi le masse imbelli e indifferenti a Latina. Più che la “solita” lista qui abbiamo l'unica lista che si proponga di rimboccarsi le maniche senza aspettare le briciole postelettorali che cadono dal tavolo dei (soliti) padroni.
    Quanto alla candidatura in prima persona di Antonio Pennacchi va detto – pur se immaginabile - che gli è stata chiesta con forza anche da chi i conti elettorali li fa assai meglio di noi. Il problema è che questioni di tutela della salute personale (spero di non violare la privacy ricordandolo come plurinfartuato e con svariati altri seri acciacchi) sconsigliano una prolungata esposizione mediatica. Il nostro in sostanza deve necessariamente dosarsi per conservarsi a tutti noi che gli vogliamo bene. E questo è quanto. Il primo a cui rode di non poter andare in consiglio comunale è proprio lui.
    Come vedi, spesso anche le questioni su cui si può facilmente sparare hanno, a guardare anche l'altra metà della luna, motivazioni più complesse e tuttavia più semplici.
    Per concludere, sempre ringraziandoti per la voce e il nome messi a chiare lettere nel dibattito, cito Massimiliano Lanzidei: “Mica qualcuno penserà veramente che il nostro obiettivo sia quello di marciare insieme col fez in testa cantando Bandiera rossa?”
    I termini fascista e comunista scompaiono e si annullano nel luogo letterario del fasciocomunista; il romanzo (che va letto, analizzato e approfondito prima di lanciarsi nella sua critica terminologica) è anche una grande metafora dell'esperienza umana di chi si interroga e si mette in discussione; di chi vuole pensare con la propria testa e non si arrende alle vulgatae; di chi si tormenta e soffre attraversando punti critici, svolte, ripensamenti mai cedendo alle semplificazioni dogmatiche di chi ci vuole opprimere o incastrare in modelli precostituiti. E questo è quello per cui voglio lottare, imparare a lottare.
    Francesco Moriconi

    E voi che ne pensate?

    Pubblicato 14 anni fa #
  8. L'ombra del dissesto sui conti del comune
    da Il Futurista

    Le spese ordinarie sono molto maggiori delle entrate, non si riescono più a garantire i servizi basilari, la macchina amministrativa è allo sbando. Il commissario prefettizio fa i salti mortali per far quadrare i conti ed è dovuto intervenire con l'accetta su tutte le società partecipate che le amministrazioni Finestra prima e poi Zaccheo avevano creato. Buchi neri dei soldi pubblici che servivano solo a pagare il gettone di presenza al consiglio d'amministrazione. Nelle mense, ad esempio, i genitori sono costretti a comprare anche la carta igienica per i loro bambini, o l'acqua da bere. E allo stesso tempo il Comune si permette di effettuare sconti robusti sulla Bucalossi che dovrebbero pagare i costruttori, in cambio di opere d'urbanizzazione che non verranno mai effettuate. Senza contare che potrebbero pesare sui conti pubblici anche i contratti capestro, come quello di Urbania, firmati nell'ultima gestione Zaccheo.

    E che prima o poi andranno stracciati, con cause infinite da ingaggiare per non pagare le penali previste. A Latina si è privatizzato tutto: dall'acqua al cimitero, passando per i parcheggi. Il Comune non gestisce più nulla ma è in perdita netta. Il dato è tragico: dalle decine di consulenze pagate profumatamente agli sprechi di gestione, dalla mancata riorganizzazione del Comune – che ha dovuto fare il commissario prefettizio – ai sogni proibiti (le Terme, l'Intermodale, il Porto) che troppo sono costati alla comunità.
    Sentire oggi che il Pdl e i suoi alleati parlano anche della “politica del fare” non può suscitare altro che brividi. Perché i cittadini che le tasse le pagano, si domandano: “che altro vorranno combinare?”. Chiunque verrà eletto, sarà costretto a fare i conti da capo, a considerare i residui attivi e passivi e l'ammontare del patrimonio immobiliare del Comune. Se verrà configurata l'ipotesi di danno erariale, Di Giorgi si sobbarcherà l'onere di denunciare alla Corte dei Conti qualche suo alleato? Pur non dichiarando il dissesto finanziario del Comune, il Pdl alzerà le tasse al massimo della tariffa? E per i servizi a domanda, come crederà di comportarsi?
    Solo il senso di responsabilità delle forze politiche che, ci auguriamo in tanti, succederanno al centrodestra di Latina, eviterà ai cittadini di rimanere invischiati in una gigantesca dichiarazione di fallimento. Perché il dissesto finanziario è questo: il fallimento del Comune, con un innalzamento delle tasse al massimo per obbligo di legge, con un taglio netto dei servizi ritenuti inessenziali. L'unico modo per evitare il disastro è che i cittadini dichiarino fallito il progetto politico del Pdl e dei suoi alleati che, per tanti anni, hanno giocato con il destino di questa città.

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. Meno carta e colla, più idee per la città
    da Il Futurista

    Un fenomeno tipico di ogni appuntamento elettorale, non solo a Latina ma in tutta Italia è la guerra dei manifesti. Ogni spazio disponibile viene preso d'assalto da squadre di attacchini che vengono pagati profumatamente, di fatto, per imbrattare la città: dagli spazi pubblicitari agli alberi, passando per le pensiline degli autobus. Le facce dei candidati, volti che probabilmente non vederemo più per altri 5 anni, iniziano a perseguitare ogni cittadino, come tanti Grande Fratello che ti scrutano da ogni luogo possibile e immaginabile. La città che dicono di amare viene coperta da una montagna di carta e colla. Ci vorranno giorni per eliminarla. Sarà quel che resterà di questa campagna elettorale, croste immense e sconfinate, formate da decine di manifesti incollati uno sull'altro. Qualche milione di euro tra tipografie, grafici, attacchini. Piovono soldi in una città che non ne vede più così tanti ormai da tempo.

    Forse l'ultimo grande investimento che è stato fatto a Latina. Perché tutte le storiche industrie che hanno portato il benessere sono andate via, le società di servizi iniziano ad avere delle difficoltà, i commercianti non se la passano bene perché le persone non hanno soldi da spendere. L'unico settore che funziona senza tentennamenti è quello delle elezioni, dei manifesti in particolare.

    Uno schiaffo in faccia all'ambiente – sono di carta che non verrà mai riciclata –, alla difficoltà economica degli italiani, al rispetto della città che tutti dicono di avere, ma solo dopo l'elezione perché prima, sciaf sciaf, c'è da attaccare i manifesti in giro. Chissà poi quanti voti porta, una guerra scriteriata del genere. Perché ho sempre avuto l'impressione che il gioco non valga la candela. I soldi spesi non portano poi così tanti voti. E' solo un gioco di potenza, uno di quei classici giochi machisti che abbiamo finito di fare nella prima adolescenza. Una sorta di delirio collettivo.

    È futurista partecipare a tutto ciò oppure cercare di trovare altre vie per far capire il proprio progetto alla cittadinanza?

    Pubblicato 14 anni fa #
  10. k

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    A Torquema', e che voi fa', la campagna elettorale senza manco i manifesti? E' come voler giocare al calcio senza pallone.

    Pubblicato 14 anni fa #
  11. zaphod

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    sì ma l'anonima è sempre stata per la modica quantità

    Pubblicato 14 anni fa #
  12. A.

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    No, ha ragione K. Se volete essere fasciocomunisti nazionalpopolari e non elitari e fighetti dovete fare i poster. Fanno schifo, (e costano) è vero, ma la gente li vede. Per quel tanto che rimangono attaccati, o non coperti.

    Ps. Se si vuole fare una donazione, esiste un conto corrente? E un blog ufficiale?

    Pubblicato 14 anni fa #
  13. zaphod

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    Fondatore

    stasera verranno affisse al portone del comune le 35 tesi della riforma pennacchiana, altro che poster.
    (sempre che darcy riesca a stendere i pantaloni e ricopiarle)

    Pubblicato 14 anni fa #
  14. A.

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    Moderatore

    oh, meno male. ci saremo

    Pubblicato 14 anni fa #
  15. A.

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    Moderatore

    Siamo di ritorno io e mia moglie. Bellissimo. Ha iniziato a parlare sotto un poco di pioggia, come se le anime del purgatorio si fossero date l'appuntamento proprio là, insieme alle anime dei padri bonificatori e pionieri, e spostando qualche nuvola avessero fatto venire un po' d'acqua. Una cosa intensa, e anche i notabili del luogo che erano venuti per prendere in giro e stavano ai lati della piazza, a un certo punto hanno cessato di parlare e sentivano. E sentivano anche i marmisti del cimitero, e gli architetti dello stile neoassiro pontino, e quello dell'art nouveau di cifra, ma anche le persone che venivano per lui (Lui). E sentiva anche il gatto nel camion sotto la palla. E pare che il Duce e Gramsci, da sopra, si dicessero l'uno all'altro: "ma questo dice le cose mie"? "No, le mie"!. E stavano iniziando a litigare, salvo poi unirsi nella pernacchia quando avevano visto passare un principe Torlonia.
    In piazza intanto la gente apriva gli ombrelli. Il candidato sindaco ha avuto un blocco di voce e si è commosso. Zafod ha parlato forte e chiaro. E anche il ragazzo giovane prima di lui, bravo, ha parlato. Ha pure citato Pound, come aveva fatto Fini una volta.
    M'è piaciuto anche il futurista romano biondo che ha chiamato Pennacchi come i futuristi fiumani chiamavano D'Annunzio: [i]Comandante. E come anche veniva chiamato Ernesto Guevara de la Serna.
    Meno male che il K "Che"

    Speriamo che qualcosa si smuova. In questo suolo bonificato.

    Pubblicato 14 anni fa #
  16. zero71

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    Membro

    @ Darcy: nei tuoi pantaloni hai lavato anche 54 euro e 12 centesimi di mia proprietà. Ti prego di provvedere assolutamente alla restituzione. Con (non troppa, almeno fino al saldo) simpatia.
    zero71

    Pubblicato 14 anni fa #
  17. zero71

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    Membro

    Volendo a questo link c'è un'altra riflessione. Sarebbe bello cliccare comunque e operare la massima diffusione attraverso i canali internet. Nella pagina apposita de Il Futurista ci sarà anche da domani.

    Comunque eccolo:

    Sono fermamente convinto che non rivivrei nemmeno un minuto della mia vita, nemmeno il più bello. Provarci è un esercizio inutile e di pronta deriva nel qualunquismo melenso. Dipingere però in sé stessi ogni singolo avvenimento, ogni singolo ambiente che l'ha incorniciato e ogni singolo oggetto che l'ha caratterizzato è quello che si chiama consapevolezza.
    Ho il ricordo di una Latina di fine anni Settanta, umile, un po’ grezza, ancora un po’ affamata e alloccata, terra di conquista delle multinazionali e terra di fatica; una città che avrebbe potuto generare un gruppo di persone sensibili e aperte alle reali esigenze della collettività.
    Non è poi tanto difficile mettere a fuoco nella memoria le case e le atmosfere di quelle famiglie che, come la mia, vivevano a duecento metri dal centro, in piena periferia. Gente di fabbrica, di lavoro, di tv in bianco e nero.
    Nel tempo c’è stato però un diffuso adeguamento a modelli edonistico televisivi, tale da costringere molti a un superficiale tentativo di riscatto da quelli che nei miei ricordi sono gli “umili” anni Settanta. Sembra che ora si debba mostrare a tutti i costi ciò che non ci si può permettere per condizione economica, per età, per ignoranza (il più delle volte tutte e tre le cose insieme).
    Le fabbriche scappano dopo averci spremuto come limoni, il lavoro diventa solo precario e fonte di preoccupazione, le famiglie si arrabattano per arrivare alla fine del mese senza - in cambio delle tasse pagate - uno straccio di tessuto sociale sul quale riporre un minimo di speranza; intanto però vedo genitori dei miei coetanei, ormai ultrasessantenni a dir poco, coi pantaloni a vita bassa, gli occhiali a specchio e il SUV a rate. Gli stessi ai cui figli non potevo telefonare alle elementari perché non avevano il telefono e che votavano per l’accensione minima del riscaldamento centralizzato nei loro appartamenti affacciati sul fango. Gli stessi che vivono tranquillamente senza che gli si pulisca la strada in cui abitano o che visitano rassegnati un parente all'ospedale, in un reparto affollato come un treno di Pasquetta sulla Roma Napoli.
    Nella rincorsa ottusa verso un'apparenza di benessere, non regalato ai propri figli e falsamente conquistato per sé, si consuma una totale, rassegnata indifferenza per i propri diritti che bruciano appena fuori dalla porta di casa.
    A Latina vedo un popolo che quotidianamente rigetta la possibilità di costruire speranze mettendo a frutto il proprio vissuto; un popolo che sputa su quei valori puri che avrebbero potuto rendere una comunità di immigrati spiantati una risorsa di sensibilità per l'Italia devastata. Un popolo che, vergognosamente imbarazzato dalle proprie origini, cerca di cancellarle a colpi di prestiti bancari e, proiettato verso un'illusoria e mai serena felicità fatta di mete esotiche, automobili e wine bar, distrugge la sola concretezza che gli era stata regalata: la consapevolezza di saper compatire e solidarizzare.
    Questa indifferenza indotta e assimilata permette a chi ha un po’ di iniziativa e un briciolo di opportunismo - pur privo di preparazione (e a volte di cervello) - di ritagliarsi feudi intoccabili, economici, politici, commerciali, culturali. La parossistica mostra di sé che fanno alcuni, beneficiando della fatica dei padri è un aspetto del medesimo problema. Non si tratta qui di giudicare le modalità che hanno portato alle grandi disponibilità private ma dell'uso che se ne fa ora sul piano del rapporto con la colletività. Nell'opinione comune - anche dei loro elettori - i detentori di capitali e di potere politico si candidano per la città o per sé? Si accetta però e si spera che, lavorando per sé, concedano gli avanzi ai galoppini.
    Anche all'interno di quello che è ritenuto erroneamente il più innocuo dei campi di attività sociale ci sono occasioni di profonde riflessioni.
    La cultura, ad esempio, a Latina vuole essere assolutamente autoreferenziata. Qualunque persona si occupi di cultura lo fa credendo la città al centro del mondo e sé stesso al centro della città. Così chi riesce a impadronirsi di un microfono, di una pagina, di una telecamera, parla e non pensa necessario ascoltare; scrive e non legge. E difende a spada tratta le “espressioni locali”, “gli emergenti”, “le identità culturali” senza inserire mai questa dannata Latina in atmosfere di respiro ampio, di dibattito, di confronto sovralocalistico. Alcuni diventano intellettuali “locali” o artisti “locali”, solo perché l'ha deciso il politico o l'assessore di turno. In campagna elettorale si coinvolgono i “rappresentanti della società civile” con orde di autoproclamati protagonisti della cultura appena svegliatisi la mattina dopo lunghi sonni nel bivacco della totale aprogettualità (magari sognando, parcheggiati all'università). Più si fa leva sulle ambizioni (magari del tutto ingiustificate) di pseudo artisti, scrittori, registi, critici, galleristi, attori, fingendo di voler garantire loro una visibilità almeno a livello locale (che magari neanche meritano) e più si allarga il consenso politico e la propria fetta di potere.
    Ci si continua a guardare l'ombelico invece di impegnarsi a proiettare Latina nel cammino dello sviluppo economico e culturale; un cammino basato sul confronto nazionale ed europeo senza il quale rischiamo l'implosione, di tracollare cioè sulle nostre stesse fondamenta, privi di classe dirigente.
    Bisogna faticare e sforzarsi per costruire, per formare giovani competitivi.
    Il tema della capacità competitiva è cruciale: l'unico modo per non regredire a livello economico, industriale, agricolo, sociale è cercare di migliorarsi ed essere i migliori. Non basta dire bravo (oltretutto senza esserlo) tra di noi, poiché diventiamo un ghetto sempre più sconosciuto e lontano.
    Il concetto è che Latina dovrebbe tutta, in ogni campo, proporre eccellenze col lavoro, l'impegno, lo studio, la ricerca, lo sviluppo, l'impresa; sono gli altri a dover venire a copiarci e a complimentarsi.
    Dire “sono bravissimo ma non mi considera nessuno” non basta; sei solo un coglione fino a che non saranno i fatti a dimostrare il contrario. E i fatti a Latina mancano sempre, a ben guardare.
    Scommettere sui giovani, formarli perché siano in grado meglio di tutti di affrontare le sfide che incalzano a livello mondiale non può essere solo uno slogan. Né è possibile che la formazione sia appannaggio solo di chi se la può permettere a suon di migliaia di euro; una città che ci crede deve consentirla a tutti, specie a chi è economicamente disagiato. Solo così ci si garantisce il futuro e si incentiva la mobilità sociale, unica vera speranza di sviluppo. Che diavolo di competitività si pensa di ottenere favorendo ogni tipo di precariato e senza esercitare alcun controllo sul lavoro e sulla formazione?
    Sento spesso, a destra e sinistra, dire “Latina è troppo schiava della vicinanza di Roma”. Però non ho sentito una proposta sensata scaturita da questo innegabile assunto. Possibile che nessuno realizzi che evidentemente noi non facciamo niente meglio di Roma? Altrimenti ci sarebbe qualche pendolare in meno e qualche opportunità in più. Se al teatro G. D'Annunzio ci mettessi solo attori improvvisati del dopolavoro ad esempio (in nome dell'esclusiva promozione delle cosiddette realtà locali che si vorrebbe fare sia da destra che da sinistra), potrei pretendere che la cittadinanza, almeno ogni tanto, non vada a Roma a vedersi gli attori veri? Sta tutto qui il ragionamento. Ed è facile estenderlo a qualsiasi campo della produzione umana.
    La provincia invece è stata massacrata; si è concesso, imbelli, a qualsiasi azienda di scappare; si sono cancellate tutte le opportunità di lavoro se non quelle derivanti da raccomandazione politica; si sono ridotti gran parte degli agricoltori alla protesta continua. Non solo, la cosa più grave, da veri bastardi, è aver impedito alle famiglie di scommettere sul proprio futuro. Come si può non vergognarsi guardandone i salti mortali mentre l'unico vero stato sociale cui persino il comune si affida, sono i nonni (ancora il passato anziché il futuro)? Che governo disumano ed egoista è quello che accetta asili senza posto per tutti e riforniti di carta igienica dagli stessi genitori che dovrebbe sostenere? Che idea predatrice si ha delle istituzioni quando vengono pagate consulenze e privatizzazioni a vantaggio unico dei singoli? Non esiste coscienza intellettuale, capacità di solidarietà, senso dello Stato.
    Intanto coloro che hanno governato finora usano come slogan “la politica del fare”. Per non parlare di chi si allea con loro e contemporaneamente si propone come “garante del cambiamento”.
    E l'opposizione, in un tale sfacelo, compare solo due mesi prima del voto, così, giusto per garantirsi almeno quei quattro feudi che le hanno concesso.

    Pubblicato 14 anni fa #
  18. tataka

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    Membro

    L'orribile spot della concorrenza

    http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Rp0Of2esNk4

    Pubblicato 14 anni fa #
  19. A.

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    Moderatore

    E invece non è affatto brutto. Magari avere quei mezzi. (come ce li hanno, ? chi glieli dà? ) Il video fa leva sul sogno. Costruisce un immaginario irrealistico. Su quel punto, tu, Berlusconi, il venditore di sogni, non lo batti. Compà, hai voglia a ddì che è bbrutto. Non è bbrutto pe' gnente. Sei tu che ce rosichi.
    Ma cerchiamo di fare come ha detto K ieri, batterli sull'estetica.
    Se ci fosse qualche architetto, o tecnico informatico, che facesse con autocad uno sviluppo di cosa sarebbe una latina immaginata con le fasce frangivento, le piste ciclabili, i cimiteri di borgo, e le fabvbriche coreane, (e magari anche qualche scuola in più, qualche casa abusiva abbattuta in meno, etc.) allora sì che titilleresti il sogno, l'utopia, il Desiderio dell'immaginario neopionieristico ...

    Pubblicato 14 anni fa #
  20. k

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    Membro

    Partenza per il Canada. Rientro previsto il 4.
    Voi dateje giù.
    Ciao.

    Pubblicato 14 anni fa #
  21. Mr Darcy

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    Membro

    ...

    Pubblicato 14 anni fa #
  22. Come uscire dal berlusconismo
    Un confronto tra il laboratorio “Lista Pennacchi per Latina-Fli” e il settimanale eretico “Gli Altri”
    Con Filippo Cosignani, Massimiliano Lanzidei,
    Flavia Perina, Miro Renzaglia, Piero Sansonetti
    Sabato 30 aprile, ore 18,00
    Galleria Stoà in via C.Battisti, 21 – 04100 Latina (LT)

    Quasi vent’anni di strapotere berlusconiano hanno messo in discussione anche l’essere di destra e di sinistra. Per rilanciare un Paese profondamente in crisi e uscire dall’impasse politico serve costruire nuovi laboratori dove proposte e valori possano essere ripensati aldilà delle ideologie del Novecento. Due esperienze si confrontano: quella del laboratorio “Lista Pennacchi per Latina-Fli” e quella del settimanale “Gli Altri”, da due anni impegnato in questo difficile lavoro critico e che, nell’ultimo numero da venerdì in edicola, pubblica una lunga intervista al Premio Strega Antonio Pennacchi.
    Partecipano il candidato sindaco della Lista Pennacchi Fli Filippo Cosignani, lo scrittore Massimiliano Lanzidei (candidato), la deputata di Fli Flavia Perina, lo scrittore Miro Renzaglia (candidato) e il direttore de “Gli Altri” Piero Sansonetti.

    Pubblicato 14 anni fa #
  23. Mr Darcy

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    ... tra gli altri anche Gerardo Rizzo " manciurian candideit ". Una piccola dimenticanza.

    Pubblicato 14 anni fa #
  24. la lavandaia

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    si può intervenire?

    Pubblicato 14 anni fa #
  25. DOMANI SU "GLI ALTRI"
    Il fasciocomunista Pennacchi
    «in Politica per riportare i fascisti a sinistra»

    Lo scrittore Premio Strega a Latina presta il suo nome a un'operazione firmata Futuro e Libertà, con dentro esponenti di sinistra. Perché lo spiega in un'intervista a Gli Altri, in edicola da venerdì 29 aprile.

    Antonio Pennacchi, scrittore e vincitore del Premio Strega con Canale Mussolini racconta il suo rapporto con Latina e con la politica in una divertente intervista a Miro Renzaglia per il settimanale Gli Altri, in edicola da venerdì 29 aprile. «Nun bastano i disoccupati, i cassintegrati, i morti e gli invalidi sul lavoro… nun basta che hanno reintrodotto pure la schiavitù per i lavoratori immigrati, clandestini e no… c’hanno pure levato la soddisfazione de fa’ bene er lavoro nostro. Poi dice che uno s’inventa una lista fascio-bolscevica neomaoista, come ho fatto io a Littoria mia…» sostiene Pennacchi, che spiega anche perché solo mettendo insieme fascisti e comunisti si può battere «l’antistato Berlusconi».

    Pubblicato 14 anni fa #
  26. A.

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    Moderatore

    Sansonetti me piace.

    Pubblicato 14 anni fa #
  27. zaphod

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    Fondatore

    Programmi? Sì, programmi.

    Martedì scorso – 28 aprile 2011 – Antonio Pennacchi ha simbolicamente affisso le tesi della sua Riforma della Politica Cittadina al portone del Comune di Latina. A sostenerlo in questa fatica c'erano i candidati e l'organizzazione della lista Pennacchi per Latina – Futuro e Libertà e, soprattutto, qualche centinaio di persone che hanno sfidato prima la minaccia, e poi proprio gli scrosci, di una pioggerella di tarda primavera che sembrava proprio mandata per spegnere gli entusiasmi.
    E invece – guarda un po' il caso – il maltempo ha dato la dimostrazione che non di nuvola passeggera si tratta, quando parliamo della nostra lista Pennacchi per Latina, ma di promessa di uragano e bufera per gli equilibri della politica cittadina. Ombrelli aperti, qualcuno riparato sotto i portici, altri fermi al loro posto a sfidare le intemperie – sul palco come nel resto della piazza – ma tutti saldamente intenzionati ad ascoltare fino in fondo dalla viva voce del padrino della lista, quello che già era serpeggiato sul web, nelle conferenze stampa (alla Camera dei Deputati a Roma e al Bar Poeta a Piazza del Popolo a Latina) e nelle interviste a giornali radio e tivù, locali e nazionali.
    È la lotta all'Antistato il fulcro di quest'idea di rinnovamento della città. Che significa? Significa che è ora che la politica riscopra il predominio del bene della collettività rispetto all'interesse dell'individuo.
    È intorno a questa idea (o sarebbe più giusto tornare a parlare di ideali?) che si sono concentrate le forze che sostengono questa lista. La lista Pennacchi per Latina – Futuro e Libertà nasce per abbattere gli steccati che le ideologie frappongono alle persone che veramente hanno a cuore il bene comune. Destra e sinistra sono diventate vuote categorie di appartenenza che fanno solo il gioco di chi ci vuole spettatori e tifosi di una partita che altri giocano. E mentre noi stiamo a insultarci sugli spalti, i padroni dello stadio fanno affari d'oro alle nostre spalle.
    Veniamo da quasi venti anni di amministrazione di destra durante i quali questo territorio si è progressivamente impoverito. Ciliegina sulla torta, la passata amministrazione non ha saputo far di meglio che regalarci più di un anno di commissariamento per una faida interna al loro gruppo di potere. E adesso si sono rimessi tutti d'accordo e chiedono la nostra/vostra complicità per un ulteriore mandato a fronte di non si sa bene quali promesse.
    Primo punto del nostro programma: a casa questa classe dirigente!
    Accusano la nostra di lista di improvvisazione, ma se sono questi i professionisti della politica ben venga una ventata di aria nuova. Se poi è improvvisazione mettere a disposizione le idee e le capacità acquisite in altri campi per portare beneficio alla collettività allora noi siamo improvvisatori e fieri di esserlo. Se è improvvisazione decidere di scendere dalla tribuna, prendere in mano il pallone e controllare il campo di gioco, dall'erba fino alla porta di servizio delle docce, per permettere a tutti di giocare con regole condivise, allora siamo improvvisatori patentati.
    Qualità della vita. A disposizione di tutti. Questa è la parola d'ordine.
    Ripristinare la ciclabilità dai borghi verso Latina non è una astrazione. È immaginare in un attimo un paesaggio diverso per le nostre vite. La possibilità di sfuggire all'abbraccio soffocante e alienante del traffico per recuperare un ritmo di vita personale e naturale. Incrociarsi a piedi e in bicicletta permette di salutarsi, parlarsi, scherzare e fare un pezzo di strada insieme.
    Immaginare un cimitero di borgo in cui andare a trovare i propri cari senza essere costretti a fare chilometri per arrivare in città è ritrovare un rapporto con la morte che lo sottrae alle logiche del mercato edilizio speculativo in cui la passata amministrazione l'ha fatta piombare.
    Andare a cercare all'estero – nei paesi delle economie emergenti, in Cina, Pakistan, India, Brasile – investitori pronti a creare industrie sul nostro territorio significa invertire quel processo di impoverimento che sta portando le nostre fabbriche a chiudere una dopo l'altra. Finora le nostre missioni all'estero sono state finalizzate a trovare mercati di sviluppo per i nostri prodotti. Dobbiamo adesso invece attirare sul nostro territorio quel surplus di capitali che si sta accumulando nelle economie in crescita. Latina e i suoi abitanti sono pronti a rilanciarsi in una nuova fase industriale che possa far ripartire l'economia. Le lotte degli operai della Nexans, della Tacconi, della Gial e di tutte le altre realtà che combattono e hanno combattuto per il loro posto di lavoro testimoniano la volontà e la capacità di tenere duro e sacrificarsi del nostro popolo.
    Il recupero della marina non passa sicuramente dalle vie dei grandi proclami che la passata amministrazione continua a sbandierare. Porto, grandi alberghi, turismo sono il fumo negli occhi per coprire le solite manovre di speculazione edilizia a esclusivo vantaggio dei costruttori e dei progettisti. Ricordiamo ancora lo sperpero di denaro di un concorso internazionale di idee per la marina in cui hanno vinto (per non far torto a nessuno) tre progetti di cui nessuno realizzato, neanche in minima parte.
    Poche realizzabili idee, quelle sì, per restituire dignità a un lungomare che così com'è non ha alcuna attrattiva oltre agli sforzi quotidiani di quei pochi operatori che tentano faticosamente di tirare avanti.
    Il completamento del marciapiede da Capoportiere a Foce Verde. Il recupero degli accessi al mare ostruiti dalle villette sul lato della spiaggia. Ricordiamo che la concessione non riguardava il terreno su cui sorgono, che deve rimanere pubblico e accessibile, motivo per cui sono state realizzate su pilastri. E – dulcis in fundo – un piano del colore per le case del lungomare che dia un'identità precisa, mediterranea, a tutto il nostro litorale. Basterebbe verniciare – anche durante le normali operazioni di manutenzione delle facciate – tutti gli edifici di bianco, per avere nell'arco di un paio d'anni in colpo d'occhio caratterizzante per l'intera zona.
    Un piano regolatore che non sia finalizzato a nuove costruzioni, ad arricchire il partito di calce e molazza, ma che lavori per sottrazione e adeguamento dell'esistente. Studiare, per esempio, in Q4 e Q5 delle soluzioni che “aprano” le strade cieche che portano ai vari condomini e diano ossigeno alla circolazione di quei quartieri. Creare spazi pubblici, piazze, cortili non recintati in cui le persone possano incontrarsi e vivere la città e i quartieri e non utilizzarli solo come dormitori.
    Un programma il nostro aperto ai contributi e ai suggerimenti di tutti, perché questa lista, la lista Pennacchi per Latina - Futuro e Libertà, è un laboratorio permanente. Uno spazio di confronto e discussione sul tipo di città che vogliamo. Una città in cui ognuno dia quello che può e riceva quello di cui ha bisogno.
    Semplice, no?

    Pubblicato 14 anni fa #
  28. A.

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    Moderatore

    C'è solo un problema sugli investimenti dei pakistani e indiani cinesi e coreani a Latina: che quelli vanno dove è bassa la manodopera. Non si è mai visto che una azienda esternalizza dove essa è alta. Allora o abbassi lo standard sindacale o niente. ma non credo che i metalmeccanici siano disposti, visto anche la fregatura fatta da un personaggio come Marchionne... Che alla fine, dopo averli inculati, chiuderà comunque baracca e burattini, andando dove i lavoratori accettano di essere schiavi. Tra un po' le Farmaceutiche pontine chiuderanno, proprio per andare in Pakistan India e Cina. Detto questo, d'accordissimo con il resto. Aggiungerei una maggiore enfasi per la lotta alle infiltrazioni della camorra. E per una rivalutazione dal punto di vista culturale generale della città. la feltrinelli a Latina è un buon segno. Magari una stamperia sarebbe un altro buon segno.
    Una cosa pratica: ma è possibile che il video di Pennacchi non sia ancora disponibie on line? Organizzare qualche flashmob? Insomma siamo nel 2011, con twitter e facebook si fanno le rivoluzioni, non più con i soli comizi, pur importanti.

    Pubblicato 14 anni fa #
  29. zaphod

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    Fondatore

    chi ha tempo e voglia contatti il cameriere, si faccia dare il video, se lo copi, lo manipoli e lo pubblichi dove vuole. Le rivoluzioni si portano avanti facendole le cose, non chiedendole. Sugli investimenti me riparliamo appena trovo una connessione più stabile del telefonino.

    Pubblicato 14 anni fa #
  30. tataka

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    Membro

    Bel programma. Mi piace. Però anche io aggiungerei un punto sulla lotta alla camorra.

    Pubblicato 14 anni fa #

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