"Incompreso" di Florence Montgomery... ero alle elementari... e tra l'altro mi aveva anche turbato parecchio. Ricordo anche di averlo riletto diverse volte. L'autore de " Il pianeta delle scimmie " è Pierre Boulle.
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(1417 articoli)-
Pubblicato 15 anni fa #
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Sì, Pierre Boulle. Ce lo debbo avere ancora in giro per la libreria - la fantascienza la leggevo da ragazzo - ma non riesco più a trovarlo. Dev'essere stato fagocitato da tutti i libri sull'Agro Pontino che si sono ossessivamente aggiunti dopo. Appena ne vedono uno di qualunque altro argomento gli saltano addosso e lo gonfiano di botte. Certe corse si sono fatte le poesie di Magrelli sti giorni.
Comunque, Fer, Lei ha detto di nuovo una cazzata. Non c'era paragone tra il libro ed il film. Sì, il libro aveva un'idea di fondo geniale - quella cioè del corto-circuito spaziotemporale con il ritorno inconsapevole sulla Terra - ma tutto ciò che veniva prima della rivelazione finale era abbastanza pallosetto. Tutta un’altra storia, proprio. L'intreccio, l'avventura e le emozioni che aveva il film se le sognava proprio. Lì, i veramente grandi furono gli sceneggiatori M. Wilson e Rod Serling.
E' un peccato però che Lei, con questa stronzata, abbia immediatamente stoppato l'interessantissimo intervento di Zaphod nella discussione teorico-tecnica che s'era appena aperta. Io non ho saputo non seguirLa e sono quindi doppiamente stronzo, anche perché mi sono pure accorto che questo suo atteggiamento è piuttosto ricorrente. Provi a chiedersi che cosa vorrà dire. Rimozione, forse?
(Comunque, Zapho’, i discorsi generali sarebbe sempre bene farli partendo dai fatti concreti, che in questo caso dovrebbero essere i risultati effettivamente prodotti sul campo dalle diverse scuole o teniche. In questo senso, tu mi permetterai che i risultati prodotti finora da noi come collettivo, non siano nemmeno lontanamente paragonabili ai loro. Ergo, mettemose sotto a lavora’.)
Pubblicato 15 anni fa # -
Rod Serling è grande a prescindere.
Io percepisco la creazione di Wu Ming & Co. più come ambiente che come insieme di opere. Certo, lì in mezzo ci sono anche lavori validi, alcuni non poco, ma mi sembra che il vero focus sia sulla band più che sui pezzi, si vendono gli autori più che i libri.
Dalle nostre parti, invece, giusto o sbagliato che sia si pensa più al prodotto, l'autore viene meno, se scrivi bene passa e se scrivi cazzate non passa, sia che ti chiami Zaphod o Faust sia che ti chiami Pincopallo. Torque una volta mi disse : qui il core business è scrivere. Qui funziona così e la Colonia ne è l'espressione : conta quel che funziona e non chi lo scrive. Piaccia o meno, è il nostro imprinting e credo che, nel bene e nel male (così non sembro troppo apologetico), è questo che distingue il nostro prodotto da altri on line.Pubblicato 15 anni fa # -
Suggerimenti di lettura per la Colonia: l'Antologia di Spoon River (Edgar Lee Masters) e Cronache Marziane (Ray Bradbury).per chi ama il fumetto leggetevi qualunque cosa di will eisner tranne spirit:
ecco un po' di roba:
Affari di famiglia, 1998, Edizioni Punto Zero
Gente invisibile (Invisibile People), 1998, Edizioni Punto Zero
Verso la tempesta (To The Heart of the Storm),1998, Edizioni Punto Zero
Dropsie Avenue ,1999, Edizioni Punto Zero
Il Palazzo (The Building), 2000, Edizioni Punto Zero
New York, (New York. The Big City), 2008, Einaudi
Contratto con Dio. La Trilogia (The Contract with God Trilogy), 2009, Fandango Libri.questo ai fini della colonia.
per l'anima vostra va bene qualunque altra cosa troviate.Pubblicato 15 anni fa # -
Per il sor K: lei ha ragione, sono andato fuori tema, mi è venuto in mente "Il pianeta delle scimmie" perché Zaphod aveva menzionato "Cronache marziane". Avrei dovuto aprire un topic ad hoc. Il film non l'ho visto e in verità del libro ricordo pochissimo. Eppure qualcosa scattò.
Vabbe', chiusa parentesi. Però c'è un momento molto preciso, nella vita di un lettore, in cui uno, magari leggendo un articolo sportivo, scopre che leggere non è noia e/o impegno ma addirittura... piacere, divertimento. Non è una scoperta da poco.Pubblicato 15 anni fa # -
In pratica Zaphod vuoi dire che la colonia essendo aperta a tutti rispetto ai 6 wuminghi, quindi un lavoro aperto a molta più gente, sia più difficile da editare e seguire, rispetto al gruppo ristretto? se è così credo sia ovvio, ma il risultato finale, a parte la qualità che deve esserci comunque credo che non cambi. alla fine esce un solo capitolo e chi legge non sa se è scritto da 6 o da 15 autori. la differenza non credo che si percepisca molto. che si sia in 15 o in 6, sempre un unico obbiettivo e risultato ci deve essere. la sensazione di scrittura collettiva secondo te si coglie maggiormente rispetto ad un altro lavoro collettivo a cerchi più ristretti? secondo me si può cogliere rispetto a quello individuale forse. se si riuscisse nel lavoro di "naturalizzazione" dei personaggi, anche con un lavoro a più voci, potremmo vincere un nobel
Pubblicato 15 anni fa # -
Pubblicato 15 anni fa #
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Acciaio di Silvia Avallone.
La Avallone è dell'84. 26 anni. Acciaio (Rizzoli, pp. 358, 18 euri) è un'opera prima, ma la resa poetica della fabbrica e del ciclo produttivo, l'orgoglio e la nostalgia del lavoro umano ne fanno molto di più d'un semplice romanzetto di formazione o giovanilistico-generazionale. Da leggere. La scrittrice c'è.Pubblicato 15 anni fa # -
Il caso Neruda
Roberto Ampuero
Garzanti 2010Lui nasce a Valparaiso nel 1953 e la primavera del 1973, la loro primavera, aveva appena ventanni.
Eppure riesce a raccontare intensamente l'incontro tra uno sradicato cubano e il Poeta, Neruda.
Intenso è il racconto della settimana che va dalla Moneda al Santa Maria de Santiago, dove il Poeta trovò la morte.
Emozionante la esplosione di dignità umana il giorno del suo funerale.Capita a proposito la lettura di questo libro: una storia sullo sfondo della Storia.
Un uomo enorme che non vuole ne desidera essere un gigante perchè la vita, come ultimo atto del vivere, al più la si confessa.
Il giovane Cayetano a mano a mano spoglia il suo mito vivente ne scopre le miserie, le ansie e alla fine lo piange come uomo e non lo rimpiange come eroe.Pubblicato 15 anni fa # -
La storia seguente.
Cees Nooteboom
Iperborea 2000Di lui dicono che è il maggior scrittore nederlandese vivente.
Questa è la storia di un erudito professore di lingue classiche che prima di essere licenziato fa delle lezioni strepitose trasportando i suoi allievi in viaggi di spazio e tempo.
Ricorda un poco il Treno di notte per Lisbona di Pascal Mercier ma in realtà lo precede.
Io nella mia esperienza ho avuto un insegnante di italiano e latino quasi simile, il professor ciocchetti, profondo conoscitore della divina commedia e di lucrezio, una sua lezione era teatro vero.
Nel libro c'è un riferimento al Fetonte che mi permetto di elaborare nella storia seguente:In casa non si parlava mai dei Nonni e quel poco che si diceva lo sussurravano le sorelle mentre in cerchio pestavano le veccie.
Nonno Iperione e nonna Teia, si bisbigliava, erano fratelli!
Del nonno si raccontava pure che durante la guerra tradì i fratelli e si schierò con Crono contro Zeus.
Elio, il papà, aveva già avuto altre due mogli, Perseide e Rodo, che insieme gli avevavo dato dieci figli tra cui Circe e Pasifae.
La mamma Climene invece era figlia di Oceano e di Teti ed era nata qui.
Durante al sua gioventù ebbe turbolenti amori, prima fu data sposa a Giapeto e poi sposò suo figlio Prometeo.
Dopo che in Caucaso il figlio amante trovò la terribile fine e dopo che in agosto anche la sorella Perseide sparì, fu presa da Elio.
A lui dopo tante femmine generò un figlio maschio bello come il sole: Fetonte.
La Egle , la Astride, Dioxippe e la Elie, la Febe, Fetusa e la Lampezia, le sorelle più grandi allevarono il fratellino in giochi e coccole.
Ma Fetonte stravedeva solo per il padre che era per lui un vero dio.
Il suo desiderio più grande era condurre il carro che ogni giorno il padre guidava intorno al mondo.
Elio che amava il figlio quando fu abbastanza grande acconsentì ma lo avvertì: non troppo alto ne troppo basso, figlio mio.
Fetonte partì e subito sentì nelle braccia la forza dei cavalli che trainavano il sole, si emozionò sciogliendo le briglie per lasciarli correre poi volle frenarli, ma era la prima volta, era inesperto e le bestie, già irrequiete, invece si infiammarono, prima salirono al cielo bruciandone la volta su cui rimase una scia bucherellata di luci color latte e poi, quando lui spaventato tirò forte le redini, scartarono bruscamente verso il suolo facendolo avvampare.
Distrusse tutta la Libia prima di risalire e correre via verso nord incapace a arrestare la corsa del carro.
Zeus per fermarlo non esitò a fulminarlo con una saetta.
Colpito Fetonte fu sbalzato dal carro dai cavalli che ripresero la corsa di sempre. Cascando nel vuoto come una stella cadente si inabissò nelle acque del Po a Crespino tra Ferrara e il mare, le sorelle impaurite piangevano lacrime di ambra e mentre disperate affondavano le mani nel fango della riva si trasformarono pioppi argentati lungo le sponde del fiume che aveva inghiottito e spento lo splendente fratellino.
Li una iscrizione ricorda
HIC SITUS EST PHAETON
CURRUS AURIGA PETERNI
QUEM SI NON TENUIT MAGNIS
TAMEN EXCIBIT AUSIS
Qui giace Fetonte,
auriga del cocchio di suo padre;
anche se non seppe guidarlo,
egli cadde tuttavia tentando una grande impresa"Sembra come qui.
Pubblicato 15 anni fa # -
I cinque libri delle storie
Storie dell'anno mille
Rodolfo il Glabro
Jaca Book
2004Le storie, compresa la vita di Guglielmo da Volpiano, riempiono 196 pagine, il resto sono elenchi, indici, riferimenti eccetera.
Me lo sono immaginato intorno alla fine del 900 Rodolfo che a Cluny, al freddo all'umido e al buio, scrive sul suo banchetto e raspa le pagine di cartapecora fino a farne cinque libri, di quelli grossi, oggi invece un quasi tascabile di 200 pagine oggi.Racconta dal 850 al 1030 circa, racconta le storie di quel tempo la grande balena arenata sulla riva del mare, la fame quasi cannibale, le due ecclissi, le eresie, la pioggia di pietre, i roghi e riporta un proverbio del tempo: un pugno d'oro abbatte un muro di ferro.
Cuori di pietra e menti offuscate, dice lui che ebbe una vita più che turbolenta prima di fare il frate.Bello.
Pubblicato 15 anni fa # -
The dome di Stephen King
(attenzione: anticipazioni sul finale e lo svolgimento della trama)La produzione più recente del Maestro del Brivido oscilla tra romanzi in cui King va a indagare tra i meandri della sua vena creativa (La storia di Lisey, Duma Key) e altri in cui si lancia in avventure apocalittiche come The cell o - apparentemente - quest'ultimo The dome. Sembra quasi voler alternare storie più inimiste, psicologiche - vorrei dire "più sentite e autentiche" - a concessioni allo zoccolo duro dei suoi fan che si aspettano morti e distruzione senza soluzione di continuità.
Ecco, The dome sembra appartenere a questa seconda specie di romanzi. Immaginate che un paesino degli Stati Uniti venga separato dal resto del mondo da una cupola trasparente che cala improvvisamente a bloccare ogni tipo di scambio tra l'esterno e l'interno. Chi è dentro è dentro chi è fuori è fuori. Se qualcuno malauguratamente stava nei paraggi se ne accorge solo quando è troppo tardi. Un'aereo biposto da addestramento e svariate automobili ci si schiantano contro, Una marmotta viene tagliata a metà. Stormi di uccelli fanno la fine delle mosche schiacciate su un parabrezza. E non sono neanche le prime cinquanta pagine. Le restanti mille servono per raccontare come - nell'arco di pochi giorni - dei duemila abitanti di Chester Mills (il paesino in questione) se ne salvino una quindicina a dire tanto. Le ultime cento pagine me le sono divorate lottando contro il buon senso che mi diceva di andare a nanna e che la sveglia l'indomani non avrebbe mostrato pietà. Ma dovevo sapere chi (o se qualcuno) si sarebbe salvato, perché ormai - e questo è un tassello importante della bravura di Stephen King - io gli abitanti di Chester Mills li conoscevo bene e la curiosità morbosa (quella di quando vai a leggere i nomi dei morti in un incidente stradale per vedere se li conosci) prevaleva su tutto il resto.
Ed eccolo qua il punto. Ecco il braccio dello scrittore che spunta dalla pagina e ti afferra per metterti davanti alle tue debolezze. E alle sue.
Ecco perché anche questo è un libro che va a scavare dentro l'"arte di Stephen King". Quello che fanno gli alieni (sì, sono alieni, i responsabili di questo ambaradan sono alieni, banale vero? ma non è questo l'importante) il ruolo che ricoprono gli alieni in questo libro è quello che innumerevoli volte nella sua carriera ha ricoperto Stephen King scrivendo un romanzo. Vediamo che succede se (faccio scoppiare un'epidemia che decima la popolazione mondiale, faccio uscire un segnale da tutti i cellulari che trasforma chi lo ascolta in belve assetate di sangue, mi invento un cimitero che fa resuscitare i morti, una macchina che cammina da sola, un cane assassino,) faccio calare un evento eccezionale in una situazione normale.
Ecco, una volta che hai creato questa situazione mi racconti quello che succede, e cavolo se sei bravo a raccontarmelo. Però avviene anche un'altra cosa, ed è la prima volta che me la fai vedere, succede che tu - Stephen King - ti diverti a vedere quello che succede ai tuoi personaggi, come i tuoi alieni che si divertono a vedere cosa avviene sotto la cupola, o come un ragazzino si diverte a vedere le formiche imprigionate sotto un barattolino trasparente.
Ed ecco che - inaspettatamente - mi ritrovo anche io, tutti noi lettori ci ritroviamo, dalla tua stessa parte a divertirci sulle disgrazie che capitano a quei poveracci. "Ora vedete questo," scrivi a un certo punto diretto proprio al lettore (indebita, ma non troppo - alla luce di questa interpretazione - interferenza della voce narrante nello svolgimento del romanzo) "guardatelo bene."
E' la nostra metà oscura quella che vieni a solleticare, quella che è attratta dai reality show, dalle notizie di cronaca, dal pettegolezzo e dalla maldicenza. Tutta roba che facciamo, ma non ci piace far sapere.
Un romanzo di genere che indaga e mette in luce i meccanismi che stanno alla base della letteratura di genere. Senza uscire dal genere. Non è un saggio. Non spiega. Racconta. E appassiona.
"Ora vedete questo; guardatelo bene."Stephen King
The Dome
Sperling & KupferPubblicato 15 anni fa # -
Stephen King ho imparato a stimarlo in tarda età, dopo averlo amato alla follia da ragazzino e rifiutato in fase fighetto-adolescenziale.
Mi ricorda Cose Preziose, spero solo che non sputtani tutto alla stessa maniera nel finale.
Grazie Zaph, in pausa pranzo me lo fo.
Pubblicato 15 anni fa # -
Recensione di Zaph riportata in Home Page.
Pubblicato 15 anni fa # -
Al Bistrot dopo mezzanotte
Joseph Roth
Adelphi 2009Negli anni venti Roth viaggiava e per vivere di qualcosa scriveva per il Frankfurter Zeitung.
Andò a Parigi e, lui originario di Galizia, ne rimase folgorato.
Scese in Provenza, giù fino in Camargue e poi in Costa Azzurra, a Marsiglia.
Chissà forse incontrò pure la giovane Yourcenar.
Scriveva ciò che vedeva, sentiva, mangiava, beveva nel sole bianco che non aveva mai visto.
Sono pagine preziose quegli articoli di quasi ottantanni fa, testimoniano un mondo che a tratti persiste e un modo di assorbirlo.
Il brano dal titolo Gli Uomini attacca con una citazione di Stendhal " ciò che amo osservare in una città sono gli uomini".
Lo fa.
Li alla fine c'è, almeno per me , una rivelazione, la definizione di uno stato dell'essere che sperimento quando vado in quei posti, che mi emoziona quando leggo Izzo:
Da nessuna parte ci si sente così facilmente a casa propria. E anche chi lascia il paese, porta con se ciò che di più prezioso una patria può donare: la nostalgia.Pubblicato 15 anni fa # -
inimiste?
Pubblicato 15 anni fa # -
Tutta mio padre
Rosa Matteucci
Bompiani 2010Anche questo a suo modo è un libro di Canale, ma Canale di Orvieto, la piccola frazione sulla strada per Bagnoregio dove si svolge la vita della Rosa giovane.
Una famiglia di antica nobiltà abbattuta dai debiti contratti per umanitarismo del nonno e vizio del gioco del padre.
O almeno così pare fino all'epilogo della storia.
Per me, che mi ricordo lo scrocchìo del breccino nella piazzetta di Canale, forse è anche facile dire che è un bel racconto.
Con molta delicatezza tra le schifosissime vicende del vivere una figlia e un padre si pensano e si sentono a vicenda.
Cita Sofocle
seguimi, seguimi così a piccoli passi, padre, dove ti guido.Pubblicato 15 anni fa # -
Ipazia
Storia di una donna bellissima, virtuosa, colta e poliedrica. fatta a pezzi dal Clero di Alessandria per appagare l'orgoglio, l'invidia e la crudeltà del suo Arcivescovo, comunemente conosciuto , ma immeritatamente reso santo, Cirillo.
John Toland
La Biblioteca d'Astolfo
Editrice Clinamen 2010
L'autore lo ha scritto nel 1720 come parte di una opera in quattro parti.
Descrive le efferate origini del nostro pensare, la eliminazione fisica della curiosità fatta passare per paganesimo.
La distruzione del sapere e dei libri. Lo sperpero della vita e dell'intelligenza.
Avvenne ancora il giorno dell'omicidio che accadde nel quarto anno dell'episcopato di Cirillo, nel mese di marzo, durante il periodo di quaresima l'anno 415.
Cito:
a quell'epoca i monaci erano si uomini nell'aspetto esteriore ma porci nella loro vita interiore, essi commettevano apertamente migliaia di crimini esecrabili indegni persino di essere nominati. Chiunque indossasse un abito nero, e fosse solito fare figure grotteshe in pubblico otteneva un'autorità tirannica a una tale reputazione di virtù arrivavano siffatti uomini.
In apertura la Medea di Seneca
qualcosa di grande, di efferato, di mostruoso, di empio incombe.Istruttivo.
http://www.ipaziapreveggenzatecnologica.it/il-programma-ipazia-e-il-centro-unesco-torino?tid=1Pubblicato 15 anni fa # -
E' da parecchio tempo che non leggo King, dalla fine della saga de La torre nera, mo' sto Dome mi sa che me lo accatto...
Pubblicato 15 anni fa # -
Ancora
Ipazia
Vita e sogni di una scienziata del IV secolo
Adriano Petta e Antonio Colavito
La Lepre Edizioni
2009
http://www.lalepreedizioni.com/catalogo_visualizza.php?Id=36Pubblicato 14 anni fa # -
Tullio De Mauro
La cultura degli italiani
(a cura di Francesco Erbani)De Mauro l'ho incontrato una notte di qualche tempo fa. Cadevo dal sonno, ma sono rimasto ad ascoltarlo mentre mi raccontava Saussure e il suo Corso di linguistica generale con quel suo fare pacato. Un'esposizione lineare e precisa, di persona competente e appassionata della sua materia. Ho aspettato che terminasse la sua lezione - anche se la bambina aveva finito la poppata e ormai dormiva già da parecchio tra le mie braccia - poi ho spento la televisione e sono andato a dormire anch'io.
Il giorno dopo c'era uno che parlava di Psicologia cognitiva, si vede che mia figlia non si svegliava sempre alla stessa ora, e così la mia frequentazione con la linguistica ha subito una battuta d'arresto. Avevo però preso da qualche giorno - su suggerimento di una persona che lo aveva visto intervistato da Fazio - questo libretto pubblicato da Laterza e ho ritrovato quella voglia di comunicare le proprie conoscenze e quello stile semplice (ma non semplicistico) e rilassato.
Il libro parte da una scelta di campo precisa e per niente scontata: la Cultura di cui si occupano gli autori in questo volume non è quel concetto (snob ed elitario) per cui c'è chi una cultura ce l'ha e chi non ce l'ha, ma il concetto di cultura che sposa e analizza De Mauro nel suo discorso è quello socio-antropologico di patrimonio immateriale formato da credenze, simboli, valori di un determinato gruppo di persone in un determinato periodo di tempo. E già per questa cosa De Mauro si guadagna la mia eterna stima.
Il libro è quindi un racconto (strutturato come una lunga intervista) del rapporto dell'autore con questo concetto di cultura. Il racconto della sua formazione intellettuale, delle sue esperienze come studioso, professore, giornalista e - non da ultimo - ministro della Repubblica. Rimangono impressi dei dati che lasciano stupefatti. In un'indagine condotta dal Cede (ora Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell'Istruzione) composta di cinque questionari in grado crescente di difficoltà, il 5 per cento della popolazione italiana non riesce neanche a leggere il questionario più semplice ed è - di fatto analfabeta. Il 33 per cento si ferma al primo questionario che è composto da frasi elementari tipo "il gatto miagola". Un altro 33 per cento si ferma al livello successivo che è composto da frasi appena più strutturate: "Il gatto miagola, perché vorrebbe bere il latte."
Da qui l'accento sulla necessità dell'istruzione - anche per gli adulti - e sull'importanza di un sistema scolastico efficace e di una comunicazione comprensibile come base per la democrazia.
Per chi frequenta un sito chiamato Anonima Scrittori dovrebbe essere essenziale la consapevolezza che "due terzi della popolazione italiana conoscono e intendono circa 10 mila parole. Vi è un nucleo di circa 7000 parole. E'questo il vocabolario di base di una lingua. Tutte le lingue hanno poi un nocciolo di circa 2000 parole, il vocabolario fondamentale [...] Chi lavora in un giornale non dovrebbe mai dimenticare queste cifre."
Il libro di De Mauro offre una serie di spunti interessanti a chi si occupa - in una maniera o nell'altra - di professioni intellettuali ma invita nel contempo al "lavoro sul campo" e al confronto con i risultati (anche misurabili) del proprio lavoro.
Due le pecche più evidenti di questa pubblicazione. La prima - veniale - è quel "crogiolarsi" nella citazione di amici e conoscenti e ex colleghi e ex-professori, tutti invariabilmente illustri, per cui da una parte si ha quella sensazione osservare un mondo elitario e chiuso in sé stesso, dall'altra - se di quel mondo non si ha conoscenza e familiarità - l'elenco di nomi rimane tale e si prende per buona "l'autocertificazione" dell'autore, nonostante lo sforzo di contestualizzare.
La seconda mancanza - un po' più strutturale - si nota quando De Mauro racconta le difficoltà del suo lavoro politico e la sostanziale sconfitta della riforma Berlinguer. Lì tutto rimane su un livello teorico. Come se la mancata applicazione fosse dovuta solo a diverse concezioni politiche dei ministri che si sono succeduti e alla rappresentazione mediatica dello scontro. Tralasciando invece tutti gli scontri (di potere, di corrente, economici) che pure ci devono essere stati in una materia tanto controversa. Da uno che è stato nella "stanza dei bottoni" ci si poteva aspettare di più nel racconto del dietro le quinte di una decisione politica e della sua attuazione pratica.
Rimane però la sensazione di aver letto un libro esauriente sulla visione e l'operato di uno dei protagonisti della vita intellettuale del nostro Paese. Uno sguardo privilegiato su una realtà che spesso appare così lontana dalla nostra esperienza quotidiana e che invece si muove intorno agli stessi cardini del lavoro, del rigore e della passione.Tullio De Mauro
La cultura degli italiani
(a cura di Francesco Erbani)
Editori LaterzaPubblicato 14 anni fa # -
scusate viva Ipazia, viva...
Pubblicato 14 anni fa # -
Ho letto questo articolo su Peter Gabriel su "Fili d'aquilone" che condivido in pieno.
Uniche eccezioni: Plays live è un disco dal vivo meraviglioso di cui ho consumato la cassetta e i Baustelle (per quel poco che ho sentito) sono di una noia mortale...Pubblicato 14 anni fa # -
adesso ditemi voi: vi pare che una persona seria va in giro a mostrare a un collaboratore di giustizia la rivista "parioli pocket" e il collaboratore, casualmente , (e sottolineo casualmente) vede un dettaglio in una foto sfuocata in un articolo di cronaca della città del vaticano e esclama: "toh, ma questo è proprio il signor franco, tanto amico di mio padre" !!
boh
http://tv.repubblica.it/copertina/mafia-e-lui-il-signor-franco/47855?video
Pubblicato 14 anni fa # -
"toh, ma questo è proprio il signor franco, tanto amico di mio padre" !!
pare che non fosse neanche franco. e che quello a cui e' stato dato del franco se la sia presa anche male.
poi dice la legge bavaglio bla bla bla
Pubblicato 14 anni fa # -
Il primo libro fu il mio
tanti anni fa in uno dei tanti tendoni del libro di natale in piazza
prima delle vacanze di natale scelsi Memorie di Adriano della Signora Yourcenar e glie lo donai.
Ne è nata una amicizia libresca che ogni tanto ci spinge a comunicare l'urgenza di quella lettura di quell'autore di quella storia.
l'ultimo della serie invece è il suo, quello che la mia amica mi ha consigliato ardentemente:
L'arte della Gioia
Goliarda Sapienza
Einaudi 2009
Finalmente dopo tanto ritrovo una Signora del raccontare.
La vicenda di Modesta si svolge in Sicilia, per tutta la prima metà del novecento, proprio dal 01-01-1900 fino agli anni sessanta.
C'è molta autobiografia nel libro molti personaggi, anche veri, che segnano la vita di Modesta e la storia del posto e più in generale del mondo.
Ma, come nota Domenico Scarpa nella postafazione, la storia è un eccipiente a dispetto della sua vistosità. Eccipiente del principio attivo della voglia di libertà e di individuazione, sempre, quasi senza fine.
E pure il libro sembra non finire; dopo l'amore con il vecchio giovanotto nell'abbandono: Dormi? No. Pensi? Si. Racconta, racconta.
Ho cercato il viso di Goliarda nella rete e ho trovato una immagine che mi ha rimandato alle sorelle più grandi che negli anni settanta urlavano cose che io non potevo capire.
Mi piace pensare che magari una volta abbiamo mangiato i filetti di baccalà insieme al largo dei librari, in una bella sera viola di roma.Pubblicato 14 anni fa # -
ho letto Mammut ed. Donzelli di un giovane scrittore di Latina...
(quasi come quando conosci i cartoni animati di Tom e Jerry e poi trasmettono la serie Tom e Jerry Kids oppure hai visto Il Silenzio degli innocenti e poi ti noleggi il dvd delle origini di Hannibal)
Molto bello, un po' di tenerezza e un elenco di due pagine di secondi lavori da togliere il fiato.
Pubblicato 14 anni fa # -
Eh, la prossima volta mi ci porti tu a Frascati. Tu pensa che uno voleva la macchina nuova e l'altro s'è proprio dato malato. Mo' li scancello dal cerchio.
Pubblicato 14 anni fa # -
comincio a spolverare il camion
Pubblicato 14 anni fa # -
Il camion? E quanto costa di più d'una macchina? Guarda che io non ti do una lira.
Pubblicato 14 anni fa #
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