Accade che un giorno Marella Caracciolo, nel fare una ricerca su Leone Caetani, trova un baule pieno di lettere.
Quelle che Vittoria Colonna ha scritto durante la sua vita quasi ogni giorno al marito Leone e quelle intimissime scambiate con Umberto Boccioni dopo che per un caso o per il fato soggiornarono due settimane indisturbati all'Isolino.
Marella Caracciolo
Una Parentesi luminosa
Adelphi, 2008.
Un intervallo luminoso definivano i due il breve e intensissimo tempo del soggiormo conclusosi il 23 luglio del 1916.
Partito soldato volontario per la seconda volta volle imparare a cavalcare pensando a quando con la Sua Amica avrebbe corso la pianura Pontina.
Morì cadendo da cavallo il 17 agosto, vicino Verona.
Marella Caracciolo fa un bellissimo collage con le lettere amorose, le incolla su un fondo di immaginazione e riesce a costruire due persone ed un mondo, come in un abbaglio.
La Principessa Vittoria non amava Cisterna dove il marito Leone dimorava e neanche tanto il palazzo romano, privo di giardino e così viaggiava.
"Tu farai qualcosa nella vita mentre io fatua l'avrò sprecata amando, ma avrò amato bene" scriveva al marito.
Poi Leone la lasciò, c'è chi dice per colpa di quella luminosa parentesi. Con Ofelia Fabiani generarono Sveva che fu Caetani solo perchè cittadina canadese.
Nel 1935 Leone fu cacciato dall'Italia, o meglio gli fu tolta la cittadinanza, ma lui già viveva in Canada a Vernon.
Raccontano che steso sul tetto di casa a guardare le stelle la notte pensava" sono un fallito ma sono libero".
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Cosa hai letto ieri
(1417 articoli)-
Pubblicato 14 anni fa #
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La strada, di Cormack McCarthy.
Di questo libro non voglio dire chissà cosa, molti ne hanno detto e scritto, anni prima di me. Semplicemente, penso che questo libro sia uno dei migliori romanzi che io abbia mai letto; e penso che sia uno di quelli da contare sulle dita (di una mano mozzata) che rileggerei. Sì, lo rileggerei (forse) se io fossi uno di quelli che rileggono i libri (beati loro, io non ci riesco a rileggere un libro, se il libro è buono mi resta tutto in mente, e a volte pure se è scarso...), ma è più forte di me, una volta letto un libro vado oltre, forse per la paura di veder svanire la magia che ho trovato alla prima lettura, oppure per qualche oscuro motivo che mi spinge sempre a guardare avanti e lasciare che le sensazioni provate in questo o quel libro non vengano sporcate da riflessioni "tecniche" e dissolversi in quella strana sostanza che non so descrivere ma che resta a distanza di anni nella mia anima e nelle immagini impresse nella mia mente come dei flash improvvisi che mi si incendiano negli occhi quando sono solo con me stesso. Una sorta di filtro fotografico del cuore che cancella i particolari e lascia intatte le immagini più importanti. Senza fronzoli, come la scrittura dell'autore di questo libro, un vero Maestro, secondo me, per come io vedo la scrittura.
E' americano ma niente "americanate" di quelle che detesto, di quelle da scaffale che vanno a ruba e tutti a leggere sulla metropolitana; nessuna presenza di inutili introspezioni sterili e ridondanti, leggete questo libro direi a quelli, un gran bel romanzo asciutto e crudo quanto basta ma anche poetico nel dramma, un romanzo che se ne avessi il coraggio mi ritroverei a rileggere, ma questa storia è terribile e personalmente penso proprio che lo lascerò macerare nel mio cuore senza rileggerlo e credo anche che non vedrò il film che ne hanno tratto, un po' per il timore di una cocente delusione, e un po' per la paura di riaffrontare quella strada insieme ai protagonisti, l'uomo e il bambino (dove l'uomo sono io e il bambino è mio figlio). No, meglio di no, meglio andare avanti, finché posso.Pubblicato 14 anni fa # -
Hai avuto modo di raffrontarlo con il film? Il libro non l'ho letto ma il film l'ho apprezzato molto pur trovandolo un poco retorico in certe parti.
Pubblicato 14 anni fa # -
No Faust, non ho visto il film, il libro l'ho finito ieri, per l'appunto, e per il film sinceramente, ci devo pensare, ma ho letto in giro che è all'altezza, fammi sapere se leggi il libro.
Pubblicato 14 anni fa # -
Non appena lo leggerò ti ragguaglierò senza dubbio! Così come vorrei leggere I Figli degli Uomini di PD James dopo aver visto il film.
Mi sembra che, in entrambi i casi, il cinema di fantascienza cerchi di arruffianarsi il grande pubblico con una spruzzata di retorica su lavori che sarebbero validi comunque.
Pubblicato 14 anni fa # -
Sono rimasto molto colpito da Goliarda e così ho cercato altro.
La vita di Goliarda è così densa di avvenimenti che quando viene raccontata pare finta, costruita a tavolino.
Invece è tutta vera, così vera che dopo Goliarda diventa una carissima amica.
A cominciare dalla sua mamma, la compagna Maria Giudice, la sindacalista donna della camera del lavoro di torino.
Lei stessa figlia di una madre letterata e di un padre garibaldino.
Compagna di lotte dei vecchi socialisti e "accompagnata" a Civardi,il traditore, quello che secondo Goliarda da attentatore del duce divenne quasi squadrista.
Si dice che Gramsci la considerasse troppo semplice, troppo concreta e poco teorica e osteggiasse i testi che con la Balabanoff e le altre uscivano su "su compagne".
Ma la difese, con cavalleria, quando fu arrestata e mandata al confino.
Però Civardi non è padre di Goliarda che nasce nel 1924 a Catania dall'amore tra Maria e l'avvocato Sapienza capo dei socialisti dell'isola.
Poi Goliarda andò a Roma a studiare all'accademia d'arte drammatica e divenne una apprezzatissima interprete pirandelliana.
Nel 53, alla morte di Maria, Goliarda attraversò una bruttissima depressione che superò grazie all'amore costruito con il compagno Citto Maselli, e poi ancora ne uscì a metà degli anni sessanta quando freneticamente iniziò la sua arte della gioia.
La storia è raccontata tra le righe de
Il filo di mezzogiorno
la tartaruga
2003
ma va arricchita dalle note biografiche contenute nei suoi testi.
La vita di Goliarda finì a Gaeta dove morì nel 1996.
Sta sepolta nel cimitero sulla flacca.Pubblicato 14 anni fa # -
Donna come me
Curzio Malaparte
Vallecchi 2002
Non l'ho capito perchè abbiano scelto proprio questo titolo per la raccolta dei 13 brani, forse perchè è il titolo del primo brano? Forse perchè è intrigante? Non lo so.
Anche la prefazione di Pietrangelo Buttafuoco non lo dice.
Comunque non fa niente, che tanto il libro è bello lo stesso.
In quel gioco di identificazione, di accoglimento dell'altro, il pezzo che mi è piaciuto di più è: Città come me.
Mi assomiglia la descrizione dei luoghi, "l'intonaco dei muri, le persiane, gli scalini, il duomo, il palazzo del comune, l'ospedale, il caffè, il cimitero, le botteghe, le fontane, i giardini".
E' bravo Malaparte a descrivere i posti, usa parole e aggettivi evocativi.
E' una cosa rara leggere il racconto dell'emozione di un luogo.
Scrivere il posto non lo fa quasi più nessuno, a meno di Nooteboom.
La descrive bene la città come lui, quella della storia, quella che la mattina presto la TV Teleobiettivo fa vedere dal cielo, italia dal cielo con grandi campagne e pochissime macchine, un documento quasi etnologico.
Alla fine Malaparte dice che proprio quello che ci vorrebbe nella città, di cui non si può fare a meno, è una macchia scura sul lastrico di qualche vicolo o magari proprio nella piazza del comune.
Una goccia di sangue e che nessuno sapesse come c'è piovuta, chi c'è morto e perchè.
Una goccia rossa appena sbiadita, come una macchia sulla coscienza, poichè una ragione di rimorso e di paura ci deve essere in una città se si vuole che sia perfetta.Pubblicato 14 anni fa # -
L'ho comprato il 6 di questo mese, la prima domenica del mese, al mercatino della piazza
Maledetti toscani
Curzio Malaparte
Vallecchi 1964
un euro.
Dice la quarta che è la 42esima edizione, la prima era del 1956.
Sarebbe a dire cinque edizioni e un quarto all'anno.
La mia copia la comprò il 23 settembre del 1965 una certa Emanuela.
Spese 1300 lire.
E' proprio l'italia della mia infanzia quella che descrive Malaparte.
Mi ricorda i posti della tuscia, ne parla pure dell'Umbria, e pure con un certo affetto, che fa l'orgoglio di chi legge, essere tra i popoli amici dei toscani e pure da loro stimati.
E che vuoi di più!
Leggete amici e intuite la civitudine.
Si può dire?
Due capitoli li dedica a Livorno il XV "oh belle livornesi, che fanno un figlio ogni due mesi" e il XVI "o livornesi che sempre state alla vela al remo al timone tanto vento voi respirate che avete il culo chiacchierone."
Lo stupore della lettura è dovuto alla capacità di Malaparte nell'usare le parole, aggettivi e verbi, per dire la verità di Livorno, ma anche lo stupore è generato dalla persistenza di Livorno che ancora oggi anche se come se fosse diluita mantiene il carattere descritto nel 1956.Pubblicato 14 anni fa # -
La porta
Autore Szabò Magda
Sto leggendo
Bella lettura
Se poi alla fine
Soddisfazione avrò
Da lettura rapporti
La svolta avrò con mia
Donna di servizioPubblicato 14 anni fa # -
Poiché dispongo di input ibridi, ho accettato volentieri e con curiosità la proposta di comporre anch’io
un’«antologia personale», non nel senso borgesiano di autoantologia, ma in quello di una raccolta,retrospettiva e in buona fede, che metta in luce le eventuali tracce di quanto è stato letto su quanto è stato
scritto. L’ho accettata come un esperimento incruento, come ci si sottopone a una batteria di test; perché placet experiri e per vedere l’effetto che fa.
Volentieri, dunque, ma con qualche riserva e con qualche tristezza. La riserva principale nasce appunto dal mio ibridismo: ho letto parecchio, ma non credo di stare inscritto nelle cose che ho letto; è probabile che
il mio scrivere risenta più dell’aver io condotto per trent’anni un mestiere tecnico, che non dei libri ingeriti;perciò l’esperimento è un po’ pasticciato, e i suoi esiti dovranno essere interpretati con precauzione. Comunque, ho letto molto, soprattutto negli anni di apprendistato, che nel ricordo mi appaiono stranamente lunghi; come se il tempo, allora, fosse stirato come un elastico, fino a raddoppiarsi, a triplicarsi. Forse lo stesso avviene agli animali dalla vita breve e dal ricambio rapido, come i passeri e gli scoiattoli, e in genere a chi riesce, nell’unità di tempo, a fare e percepire più cose dell’uomo maturo medio: il tempo soggettivo
diventa più lungo.
Ho letto molto perché appartenevo a una famiglia in cui leggere era un vizio innocente e tradizionale, un’abitudine gratificante, una ginnastica mentale, un modo obbligatorio e compulsivo di riempire i vuoti di tempo, e una sorta di fata morgana nella direzione della sapienza. Mio padre aveva sempre in lettura tre libri contemporaneamente; leggeva «stando in casa, andando per via, coricandosi e alzandosi» (Deut. 6.7); si
faceva cucire dal sarto giacche con tasche larghe e profonde, che potessero contenere un libro ciascuna.
Aveva due fratelli altrettanto avidi di letture indiscriminate; i tre (un ingegnere, un medico, un agente di
borsa) si volevano molto bene, ma si rubavano a vicenda i libri dalle rispettive librerie in tutte le occasioni
possibili. I furti venivano recriminati pro forma, ma di fatto accettati sportivamente, come se ci fosse una
regola non scritta secondo cui chi desidera veramente un libro è ipso facto degno di portarselo via e di
possederlo. Perciò ho trascorso la giovinezza in un ambiente saturo di carta stampata, ed in cui i testi
scolastici erano in minoranza: ho letto anch’io confusamente, senza metodo, secondo il costume di casa, e
devo averne ricavato una certa (eccessiva) fiducia nella nobiltà e necessità della carta stampata, e, come
sottoprodotto, un certo orecchio e un certo fiuto. Forse, leggendo, mi sono inconsapevolmente preparato a
scrivere, così come il feto di otto mesi sta nell’acqua ma si prepara a respirare; forse le cose lette riaffiorano
qua e là nelle pagine che poi ho scritto, ma il nocciolo del mio scrivere non è costituito da quanto ho letto. Mi
sembra onesto dirlo chiaramente, in queste «istruzioni per l’uso» della presente antologia.
Primo LEVI - (L'ho letto oggi alla maturità, ma su 36 ragazzi solo 1 l'ha svolto, deprecabilmente a mio avviso hanno preferito quello sulla felicità)Pubblicato 14 anni fa # -
Cioè questa era la traccia?
Pubblicato 14 anni fa # -
(L'ho letto oggi alla maturità, ma su 36 ragazzi solo 1 l'ha svolto, deprecabilmente a mio avviso hanno preferito quello sulla felicità)
beh, proprio 'deprecabilmente' non direi. insomma, non e' che si capisca granche' di dove questo voleva andare a parare...
Pubblicato 14 anni fa # -
E adesso? I giustizialisti?
Pubblicato 14 anni fa # -
la libreria del buon romanzo.
Laurence Cossé
edizioni e/o
2010
l'ha tradotto Alberto Bracci Testasecca.Chi non la vorrebbe proprio in quel modo la Libreria!
La storia racconta come si fa, e cosa succede se fi fa.
L'invidia è tanta. A un certo punto per difendersi mandano questo articolo:Da quando esiste la letteratura, sofferenza, gioia, orrore, grazia e tutto ciò che di grande c'è nell'uomo ha prodotto grandi romanzi.
Questi libri d'eccezione sono spesso sottovalutati, rischiano continuamente di essere dimenticati e, oggi che il numero delle pubblicazioni è enorme, la potenza del marketing e il cinismo del commercio si adoperano affinché non vengano distinti dai milioni di libri anodini, per non dire inutili.
Eppure questi romanzi magistrali sono benefici.
Affascinano. Aiutano a vivere. Istruiscono. Abbiamo sentito l'esigenza di difenderli e di promuoverli a tutti costi, perché è un'illusione pensare che possano farcela,da soli. Non abbiamo altre ambizioni.
Vogliamo dei libri necessari, libri che si possano leggere all'indomani di un funerale, quando per il troppo pianto non ci sono più lacrime, quando non ci si regge più in piedi inceneriti dal dolore; libri che siano come parenti stretti dopo aver messo a posto la camera del figlio morto, dopo aver ricopiato i suoi diari per averli sempre con sé, dopo aver respirato mille volte i suoi vestiti nell'armadio, quando non c'è altro da fare; libri per le notti in cui, malgrado lo sfinimento, non si riesce a dormire e si desidera solo liberarsi delle visioni ossessive; libri che abbiano un peso e che non vengano abbandonati quando non facciamo che sentire il poliziotto sussurrare: non rivedrà sua figlia viva, quando non ne possiamo più di vederci alla folle ricerca del piccolo Jean per tutta la casa e poi nel giardino, quando quindici volte per notte lo rivediamo a pancia sotto nei trenta centimetri d'acqua della piccola vasca; libri che si possano portare all' amica il cui figlio si è impiccato in camera due mesi fa che sembrano un' ora fa, al fratello che la malattia ha reso irriconoscibile.
Ogni giorno Adrien si taglia le vene, Maria si sbronza, Anand è travolto da un camion, una dodicenne cecena o turkmena o fur viene violentata. Ogni giorno una Veronica asciuga gli occhi di un condannato, una vecchia tiene la mano di un moribondo orrendamente sfigurato, un uomo raccoglie un bambino inebetito in mezzo ai cadaveri.
Noi non sappiamo che farcene dei libri insignificanti, dei vuoti, dei libri fatti per piacere.
Noi non vogliamo libri raffazzonati, scritti in fretta e furia, si sbrighi, me lo finisca per luglio, a settembre facciamo un lancio come si deve e ne vendiamo. centomila copie di sicuro.
Vogliamo libri scritti per noi che dubitiamo di tutto, che piangiamo per un niente, che sobbalziamo per ogni minimo rumore alle spalle.
Vogliamo libri che al loro autore siano costati molto, libri in cui si siano depositati i suoi anni di lavoro, il suo mal di schiena, i suoi punti morti, qualche volta il suo panico all'idea di perdersi, il suo scoraggiamento, il suo coraggio, la sua angoscia, la sua tenacia, il rischio che si è assunto di sbagliare.
Vogliamo libri splendidi che ci tuffino nello splendore del reale e lì ci tengano avvinti; libri che ci provino come l'amore sia all' opera nel mondo accanto al male e totalmente contro di lui, anche se talvolta non si capisce, e che lo sia sempre, tanto quanto il dolore lacererà sempre i nostri cuori.
Vogliamo buoni romanzi.
Vogliamo libri che non ignorino niente della tragedia umana, niente delle meraviglie quotidiane, libri che ci facciano tornare l'aria nei polmoni.
E se anche ne uscisse uno ogni dieci anni, se anche dovessero passare dieci anni perché venga pubblicato un altro Vies minuscules, a noi basterebbe.
Non vogliamo altro.Pubblicato 14 anni fa # -
Graziano, la traccia era questa
http://archivio.pubblica.istruzione.it/argomenti/esamedistato/secondo_ciclo/prove/2010/P000.pdf
ciaoPubblicato 14 anni fa # -
e questa era oggi, greco al Classico
Ἐγὼ γάρ, ὦ ἄνδρες ᾿Αθηναῖοι, ἄλλην μὲν ἀρχὴν οὐδεμίαν πώποτε ἦρξα ἐν τῇ πόλει, ἐβούλευσα δέ· καὶ ἔτυχεν ἡμῶν ἡ φυλὴ Ἀντιοχὶς πρυτανεύουσα ὅτε ὑμεῖς τοὺς δέκα στρατηγοὺς τοὺς οὐκ ἀνελομένους τοὺς ἐκ τῆς ναυμαχίας ἐβουλεύσασθε ἁθρόους κρίνειν, παρανόμως, ὡς ἐν τῷ ὑστέρῳ χρόνῳ πᾶσιν ὑμῖν ἔδοξεν. Τότ’ ἐγὼ μόνος τῶν πρυτάνεων ἠναντιώθην ὑμῖν μηδὲν ποιεῖν παρὰ τοὺς νόμους καὶ ἐναντία ἐψηφισάμην· καὶ ἑτοίμων ὄντων ἐνδεικνύναι με καὶ ἀπάγειν τῶν ῥητόρων, καὶ ὑμῶν κελευόντων καὶ βοώντων, μετὰ τοῦ νόμου καὶ τοῦ δικαίου ᾤμην μᾶλλόν με δεῖν διακινδυνεύειν ἢ μεθ’ ὑμῶν γενέσθαι μὴ δίκαια βουλευομένων, φοβηθέντα δεσμὸν ἢ θάνατον. Καὶ ταῦτα μὲν ἦν ἔτι δημοκρατουμένης τῆς πόλεως· ἐπειδὴ δὲ ὀλιγαρχία ἐγένετο, οἱ τριάκοντα αὖ μεταπεμψάμενοί με πέμπτον αὐτὸν εἰς τὴν θόλον προσέταξαν ἀγαγεῖν ἐκ Σαλαμῖνος Λέοντα τὸν Σαλαμίνιον ἵνα ἀποθάνοι· οἷα δὴ καὶ ἄλλοις ἐκεῖνοι πολλοῖς πολλὰ προσέταττον, βουλόμενοι ὡς πλείστους ἀναπλῆσαι αἰτιῶν. Τότε μέντοι ἐγὼ οὐ λόγῳ ἀλλ’ ἔργῳ αὖ ἐνεδειξάμην ὅτι ἐμοὶ θανάτου μὲν μέλει, εἰ μὴ ἀγροικότερον ἦν εἰπεῖν, οὐδ’ ὁτιοῦν, τοῦ δὲ μηδὲν ἄδικον μηδ’ ἀνόσιον ἐργάζεσθαι, τούτου δὲ τὸ πᾶν μέλει. Ἐμὲ γὰρ ἐκείνη ἡ ἀρχὴ οὐκ ἐξέπληξεν, οὕτως ἰσχυρὰ οὖσα, ὥστε ἄδικόν τι ἐργάσασθαι, ἀλλ’ ἐπειδὴ ἐκ τῆς θόλου ἐξήλθομεν, οἱ μὲν τέτταρες ᾤχοντο εἰς Σαλαμῖνα καὶ ἤγαγον Λέοντα, ἐγὼ δὲ ᾠχόμην ἀπιὼν οἴκαδε.
PLATONE
_______________________
Durata 6 oree matematica dello scientifico era questa
Il candidato risolva uno dei due problemi e risponda a 5 quesiti del questionario.
PROBLEMA 1
Sia ABCD un quadrato di lato 1, P un punto di AB e γ la circonferenza di centro P e raggio AP. Si prenda sul lato BC un punto Q in modo che sia il centro di una circonferenza λ passante per C e tangente esternamente a γ.
1.
Se AP = x, si provi che il raggio di λ in funzione di x è dato da f(x) = xx+−11.
2.
Riferito il piano ad un sistema di coordinate Oxy, si tracci, indipendentemente dalle limitazioni poste ad x dal problema geometrico, il grafico di f(x). La funzione f(x) è invertibile? Se sì, quale è il grafico della sua inversa?
3.
Sia g(x) = xx+−11, x ∈ R; quale è l’equazione della retta tangente al grafico di g(x) nel punto R (0, 1)? E nel punto S (1, 0)? Cosa si può dire della tangente al grafico di g(x) nel punto S ?
4.
Si calcoli l’area del triangolo mistilineo ROS, ove l’arco RS appartiene al grafico di f(x) o, indifferentemente, di g(x).
PROBLEMA 2
Nel piano, riferito a coordinate cartesiane Oxy, si consideri la funzione f definita da f(x) = bx
(b > 0, b ≠ 1).
1.
Sia Gb il grafico di f(x) relativo ad un assegnato valore di b. Si illustri come varia Gb al variare di b.
2.
Sia P un punto di Gb . La tangente a Gb in P e la parallela per P all’asse y intersecano l’asse x rispettivamente in A e in B. Si dimostri che, qualsiasi sia P, il segmento AB ha lunghezza costante. Per quali valori di b la lunghezza di AB è uguale a 1?
3.
Sia r la retta passante per O tangente a Ge (e = numero di Nepero). Quale è la misura in radianti dell’angolo che la retta r forma con il semiasse positivo delle ascisse?
4.
Si calcoli l’area della regione del primo quadrante delimitata dall’asse y, da Ge e dalla retta d’equazione y = e.
Pag. 2/2 Sessione ordinaria 2010
Seconda prova scritta
Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
M557 – ESAME DI STATO DI LICEO SCIENTIFICO
CORSO DI ORDINAMENTO
Indirizzo: SCIENTIFICO
Tema di: MATEMATICA
QUESTIONARIO
1.
Sia p(x) un polinomio di grado n. Si dimostri che la sua derivata n-esima è p(n)(x) = n! an dove an è il coefficiente di xn.
2.
Siano ABC un triangolo rettangolo in A, r la retta perpendicolare in B al piano del triangolo e P un punto di r distinto da B. Si dimostri che i tre triangoli PAB, PBC, PCA sono triangoli rettangoli.
3.
Sia γ il grafico di f(x) = e3x+1. Per quale valore di x la retta tangente a γ in (x, f(x)) ha pendenza uguale a 2?
4.
Si calcoli: xxx1sin4lim∞→
5.
Un serbatoio ha la stessa capacità del massimo cono circolare retto di apotema 80 cm. Quale è la capacità in litri del serbatoio?
6.
Si determini il dominio della funzione f(x) = xcos.
7.
Per quale o quali valori di k la funzione
()⎪⎩⎪⎨⎧=≤−−>−−4411341222 x , x x x , x kx xh
è continua in x = 4?
8.
Se n > 3 e ⎟⎠⎞⎜⎝⎛−n, ⎟⎠⎞⎜⎝⎛−n, ⎟⎠⎞⎜⎝⎛−nn3 sono in progressione aritmetica, qual è il valore di n?
n1n2
9.
Si provi che non esiste un triangolo ABC con AB = 3, AC = 2 e °=. Si provi altresì che se AB = 3, AC = 2 e °=, allora esistono due triangoli che soddisfano queste condizioni.
∧45CBA∧30CBA
10.
Si consideri la regione delimitata da xy=, dall’asse x e dalla retta x = 4 e si calcoli il volume del solido che essa genera ruotando di un giro completo intorno all’asse y.
___________________________
Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito l’uso della calcolatrice non programmabile.
Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.Pubblicato 14 anni fa # -
ho trovato questo interessante articolo sulla rivalità tra Ungaretti e Quasimodo
Ungaretti contro Salvatore Quasimodo: "Il Nobel a un pagliaccio e fascista"
Roma, 25 giu. - (Adnkronos) - Salvatore Quasimodo? ''Un pappagallo e un pagliaccio''.
Roma, 25 giu. - (Adnkronos) - Salvatore Quasimodo? ''Un pappagallo e un pagliaccio''. Così Giuseppe Ungaretti bollò il poeta siciliano subito dopo la conquista del Premio Nobel, suo rivale diretto nella corsa al prestigioso riconoscimento dell'Accademia Svedese. Il giudizio al vetriolo compare in una lettera privata inedita che l'autore della raccolta 'Il porto sepolto' inviò il 4 novembre 1959 all'amico francese Jean Lescure, che lo aiutò ripetutamente nella corsa al Nobel per distanziare l'avversario italiano. Ungaretti, in quella stessa lettera, definiva come opportunista Quasimodo, mettendo in dubbio il suo autentico antifascismo e la sua militanza di sinistra: ''Ha collaborato per vent'anni alle riviste fasciste di più stretta osservanza, alle quali nessun poeta collaborava''.
La missiva è pubblicata nel volume 'Giuseppe Ungaretti - Jean Lescure. Carteggio (1951-1966)' edito da Olschki a cura di Rosario Gennaro, che contiene le lettere scambiate tra il poeta e il suo principale traduttore francese, dove uno dei temi più ricorrenti per anni proprio è la candidatura al Nobel e l'insistente ricerca di sostegno tra i grandi nomi della letteratura internazionale per la conquista del premio di Stoccolma.
Nella lettera dell'autunno 1959, Ungaretti contestava con durezza l'incoronazione di Quasimodo, smontando i suoi meriti, letterari e civili, e deplorava un documentato scambio di attenzioni tra il vincitore e membri della giuria. All'amico francese che aveva curato la mobilitazione internazionale attorno al nome di Ungaretti, il poeta faceva osservare che Quasimodo non solo aveva collaborato con le riviste fasciste ma aveva anche scritto un inno per i martiri fascisti, dal titolo 'Coro di morti della rivoluzione' (1933), e che i suoi poemi sulla Resistenza vennero scritti ''dopo la fine della Resistenza, molto tempo dopo, perché era la moda''. Senza contare che Quasimodo, scriveva Ungaretti, ''fu fatto professore, cosa che io ho letto nei giornali, dal governo Mussolini quando Mussolini si trovava già a Salò con il suo governo di guerra civile, dopo il colpo di stato contro di lui, nel 1944''. Ma questo è un dato biografico non vero, perché in realtà, osserva Rosario Gennaro, Quasimodo fu nominato per ''chiara fama'' professore di letteratura italiana al Conservatorio Verdi di Milano nel 1941, dunque non in epoca della Repubblica Sociale Italiana.
Dopo aver criticato la poesia di Quasimodo, citando un severo giudizio del critico Alfredo Gargiulo, Ungaretti si chiedeva come l'autore di 'Ed è subito sera' avesse potuto ottenere il Nobel. Ungaretti sparava così a zero sulla giuria dell'Accademia svedese e scriveva tra l'altro: 'Tu sai che chi lo attribusce sono quattro poeti ridicoli. Gli altri sono uomini di scienza e il più cretino dei quattro è il segretario permanente''.
Dopo aver tirato in ballo i maneggi di Quasimodo, di alcuni giurati e di suoi amici per traduzioni in Svezia, Ungaretti concludeva in questi termini il suo amaro sfogo per non aver ricevuto lui il tanto agognato premio: ''Hai compreso la serietà del Nobel? La merda che è in realtà il Nobel?''.
Pubblicato 14 anni fa # -
Ricordo di Mary A.
Un giorno di settembre, il mese azzurro,
tranquillo sotto un giovane susino
io tenni l'amor mio pallido e quieto
tra le mie braccia come un dolce sogno.
E su di noi nel bel cielo d'estate
c'era una nube ch'io mirai a lungo:
bianchissima nell'alto si perdeva
e quando riguardai era sparita.
E da quel giorno molte molte lune
trascorsero nuotando per il cielo.
Forse i susini ormai sono abbattuti:
Tu chiedi che ne è di quell'amore?
Questo ti dico: più non lo ricordo.
E pure certo, so cosa intendi.
Pure il suo volto più non lo rammento,
questo rammento: l'ho baciato un giorno.
Ed anche il bacio avrei dimenticato
senza la nube apparsa su nel cielo.
Questa ricordo e non potrò scordare:
era molto bianca e veniva giù dall'alto.
Forse i susini fioriscono ancora
e quella donna ha forse sette figli,
ma quella nuvola fiorì solo un istante
e quando riguardai sparì nel vento.
Bertolt Brecht
(ein guter mann)Pubblicato 14 anni fa # -
E' appena uscito Spiaggia libera tutti di Chiara Valerio nella collana Contromano degli Editori Laterza (160 pagine, 10 euri). Sul retro di copertina c'è scritto:
Scauri è un po'
come Macondo.
Solo che a Scauri
c'è il mare.
Chiara Valerio è laureata in matematica. Di suo avevo già letto Nessuna scuola mi consola e La gioia piccola d'esser quasi salvi. Il primo - un reportage d'una giovane insegnante dal mondo della scuola italiana - è esilarante. Il secondo - un romanzo - è doloroso. Tutti e due molto belli, però.Pubblicato 14 anni fa # -
lo dovrò leggere allora.
ps.Rosso Floyd di Michele Mari è un gran libro.
In generale, Michele Mari è veramente eccellentecfr : http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/michele_mari_rosso_floyd090510.html
Pubblicato 14 anni fa # -
Nella scelta delle letture vado a caso, prendo quello che mi suggerisce cio che mi accade.
Così rivedendo le vite degli altri ho cercato Bertolt Brecht per avere il piacere di leggere ricordo di Mary A..
Ma di poesie di Brecht allo stato poco si trova, almeno nelle librerie pontine, i tentativi di ricerca dicono titolo esaurito, non reperibile, fuori catalogo.
Difficile acquisto.
Sfidando il libraio sono infine riuscito.
Bertolt Brecht
Poesie
curatore Guido Davico Bonino
ET poesia 106
einaudi 1992
Pensare che l'avevo sempre ritenuto un palloso, e invece.
Tra le altre mi ha colpito per la sua sincronicità
das amt fur literatur
messa nel gruppo 1947 1956 dice cosìl'ente per la letteratura
L’ente per la letteratura, com’è noto, assegna la carta
alle case editrici della repubblica, tot quintali
della materia preziosa, per opere gradite.
Gradite
sono le opere con idee che l’ente per la letteratura trova nei giornali.
Quest’abitudine
dato il livello dei nostri giornali
dovrebbe portare a grandi risparmi di carta
se l’ente per la letteratura per ogni idea dei nostri giornali
consentisse sempre un libro soltanto. Purtroppo
permette che si stampino, più o meno, tutti i libri
che propinano un’idea dei giornali.
Sicchè
per le opere di parecchi maestri
poi manca la carta.Auguri allo scrittore Antonio Pennacchi.
Pubblicato 14 anni fa # -
Sto studiando 'Il testo antico' e la sera, giusto per distrarmi un po', sto leggendo 'L'eterno marito', romanzo breve o novella a seconda dei critici, di Dostoevskij. E, dopo 'Il giocatore', posso affermare che il Dostoevskij migliore è quello 'minore'.
Pubblicato 14 anni fa # -
Get the Flash Videos Pubblicato 14 anni fa # -
caro toni jop, anche se non ti conosco, te vojo bbene uguale
http://www.unita.it/news/toni_jop/100883/la_signora_bionda
La signora bionda
Ma ho fatto un sacco di gavetta, anche in uno studio legale»: chi l’ha detto? Benché simile, per teatrale ingenuità, alla celebre battuta di Totò «Sono un uomo di mondo, ho fatto il militare a Cuneo», non l’ha detto Totò. Farina del sacco di Federica Gagliardi. E chi è? Esattamente la signora bionda che dal nulla ma per «meriti» ha accompagnato il presidente del Consiglio in Canada. Dalla sua apparizione è entrata nel mito. Ora si potrà obiettare, e con qualche ragione, che non è bello star lì a tormentare una madame di nessun potere solo perché da un oscuro ufficio di provincia è stata catapultata alle spalle di un noto collezionista di slip femminili, molto ricco. Il fatto è che per averne passate troppe, siamo diventati maliziosi e, fuor di metafora, dietrologi. In altre parole, riteniamo possibile che da un momento all’altro la signora diventi ministro proprio perché la riteniamo dotata di tutte le eccellenti qualità di cui già dispongono le colleghe Gelmini e Carfagna. Totò, salvaci tu.Pubblicato 14 anni fa # -
Bellissimi sono "La mite" e "Sogno di un uomo ridicolo"...
Pubblicato 14 anni fa # -
La libraia di Orvieto
Valentina Patavina
Fanucci
Valentina è nata a Catania nel 1968 ma Orvieto la racconta bene.
Dice di averla frequentata assiduamente per teatro.
La controra dei vicoli di tufo e gerani, la libreria del Moro, il portico del Mancinelli, le sorelle ricamatrici, i coccetti regalo.
Matilde.
Una storia piacevole, giusta per la controra.Pubblicato 14 anni fa # -
e la libera uscita dei soldati?
Pubblicato 14 anni fa # -
I soldati sono stati importanti per Orvieto.
Quelli del CAR, quelli della Piave, quelli dell'Aeronautica e quelli della SMEF, gli unici senza divisa.
Portavano soldi, ogni tre mesi al giuramento venivano frotte di parenti e fidanzate riempendo per il fine settimana pensioni e ristoranti.
Portavano pure qualche storia, parlate diverse e tante facce.
C'era una regola misteriora che distribuiva le divise in maniera inversamente proporzionale alla taglia, per il corso la sera giravano nani infagottati in divise xxxl e spilungoni a zompafosso.
A noi ragazzini la sera qualche volta chiedevano: dov'è che l'è qualche signorina?
Noi davamo l'indirizzo della professoressa e poi di corsa andavamo a spiare l'effetto che faceva.Pubblicato 14 anni fa # -
Esattamente quarant'anni fa sono stato uno di quei soldati. 80° fanteria "Roma"-CAR. Caserma Piave.
Che c'è rimasto adesso, Urba'? (A Orvieto dico, non a noi. A noi comunque c'è rimasto - cosa che mai avremmo sospettato allora - un dolce senso di nostalgia.)Pubblicato 14 anni fa # -
Quarant'anni fa, circa, invece io venivo via da Orvieto per andare a Latina, cioè qui.
Dove, pur essendo di Orvieto, ho passato il 70percento della mia vita.
La abitavo di fronte alla SMEF, chissà magari ti ci abbiamo mandato pure a te dalla professoressa, o magari ti mandammo da Arduino, quello che a porta romana aveva la monta dei somari.
La Piave l'hanno chiusa, cioè non serve più è rimasta vuota.
Però è di proprietà del Comune che l'ha messa in un bando di project financing.
Per ora nessuno la vuole.
Viene usata per parcheggiare i pulman e le macchine.
Nella palazzina di destra, all'ingresso, ci sta la sede del corteo delle donne, un pezzo della processione del corpus domini dedicato al popolino medievale.
Nella piazza d'armi sotto gli altissimi portici attraverso i vetri degli stanzoni ti pare di vedere ancora una caserma, leggi vecchie scritte sportive, conte del tempo rimasto, cuori trafitti e qualche cazzo grossolano.Pubblicato 14 anni fa #
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