La strada
Cormac McCarthy
Un pugno nello stomaco.
Premetto che ho affrontato questo libro con enorme scetticismo. Avevo letto Non è un paese per vecchi consigliato da un amico. "Il miglior libro che ho letto," m'aveva detto e io - pur non credendoci - pensavo di trovarmi comunque di fronte a un buon libro. E mi sono beccato sto polpettone a scrittura pornografica (nel senso di maniacalità per il dettaglio) senza capo né coda con una pretesa di giustificazione filosofica nei vaneggiamenti di uno sceriffo malandato e patetico.
Comunque.
Affronto La strada sgombro da pregiudizi, per quanto possibile.
E il libro mi cattura. Leggo una decina di pagine e ci sono dentro fino al collo. Che McCarthy scrivesse bene me ne ero accorto già dall'altro libro, ma qua la tecnica è (quasi) totalmente al servizio della storia. Ho tirato le tre di notte per finirlo e alla fine faticavo a addormentarmi perché ero ancora preso dalla storia.
Questo per me significa "bel libro".
McCarthy riduce all'osso quello che significa "rapporto genitore/figlio". Per farlo elimina tutti i possibili condizionamenti esterni - c'è un cataclisma inspiegato (guerra? meteorite? follia collettiva?) che ha spazzato via quasi tutto - e l'uomo e suo figlio affrontano la realtà giorno per giorno. Una realtà al limite dell'impossibile, ma in ogni gesto trovano la sicurezza e il rischio della quotidianità.
C'è qualche scena eccessivamente truce e qualche gigioneggiamento filosofico che si sarebbe potuto risparmiare, ma sono peccati veniali.
Da leggere, secondo me.