Venere Privata (di Scerbanenco)
Era un inverno? Non so, quando due anni e più entrai nell’Anonima Scrittori. So solo che ho voluto partecipare al reading per incontrare il gruppo- amici del nord-, considerandoli in buona parte miei amici per discendenza anonima. Poi non è stato neanche così, (il sangue è acqua se non è irrorato da buon vino). Un pomeriggio autunnale, non so, perché le stagioni non è che le vivo mai troppo, ho avuto il piacere di stare con Faust tutto un pomeriggio e siamo entrati in una libreria del centro di Brescia. Io volevo comprare l’ultimo libro di Beppe Fiore edito minimum fax e questo c’era. Poi a Faust chiesi i libri preferiti e senza neanche accorgermi acquistai “Venere privata”, che mai avrei preso nella vita, data la mia reticenza ai gialli. Avevo letto qualcosa di Agatha Christie, di Simenon, ma non andavo oltre. Faust mi fece acquistare (a mie spese. quando si dice cavaliere) Venere privata, di Scerbanenco. Ci metto due anni a leggerlo perché sul comodino ho una serie “data di acquisto” che mi obbligano a seguire una logica. Arriva “Venere Privata”, senza raccomandazioni e mi sconvolgo. Per prima cosa non riconosco i luoghi che racconta ( e io di Milano dovrei avere un minimo di conoscenza), sono asettici, nonostante le vie precise e le zone. Sembrano sempre zone di frontiera….poi vogliamo parlare dei personaggi di Scerbanenco? Volti non descritti, se non per dare l’intuizione. Mentre gli abiti, (quale fosse fondamentale il monito “ l’abito non fa il monaco”), sono descritti fedelmente. Si sa perfettamente cosa indossano, e che colore hanno la stoffe, ma difficilmente si riconosce un volto. Veramente chi siamo non si sa, ma il vestito altrimenti inganna i più deboli. Trama incredibile, strutturata e sezionata. Ma quello che mi colpisce è la sua visione della donna. Davvero è per lui la chioccia, l’unico essere dotato di visione e tenerezza, l’unico anello, collegamento fondamentale per il genere umano? La sua visione della donna mi stende. Non è detto, ma lei è quella coraggiosa, la donna, che si immola senza essere né dea né vittima, né eroina…. È la donna nella sua umanità che non ha nulla a che fare con la comunità degli uomini, che sfida il mondo degli uomini. È colei capace della carezza che salverà il mondo... Mi ha stupito e colpito la capacità di Scerbanenco di amare le donne, al di là dell’attrazione fisica, al di là del sistema. Scerbanenco secondo me è l’uomo ideale. Da donna leggo con soddisfazione i suoi libri perché sento che ha AMATO le donne veramanerte. Nel vero senso della parola…non solo scritta e lo amo perché come lettrice ho avuto i brividi, vissuto intensamente la sua storia, ricordata per diverse notti, sofferta e maturata... come voleva lui.