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  • Avviato 15 anni fa da Faust Cornelius Mob
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  1. rindindin

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    a me fai mandare una mail a: daniela@specchiopiuma.it

    Pubblicato 15 anni fa #
  2. rindindin

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    In lettura "La piazza del diamante"

    Pubblicato 15 anni fa #
  3. 'Altai' di Wu Ming non m'è piaciuto. Sopratuttto se paragonato a 'Q'. Magari è un mio pregiudizio, ma leggendolo sembra che quella raccontata sia storia solo studiata. Il protagonista pare distaccato dalla vicenda. Sulla Repubblica di Venezia e sull'impero ottomano, qua e là, si scivola anche sulle banaltà della vulgata storica. Viene raccontato, in sostanza, tutto quel che già si sa o che si può immaginare - pur nella beata ignoranza -. Q era diverso. Q era un viaggio attraverso l'epopea protestante prima e anabattista poi con tanto di riferimento a situazioni precise. Ci si immaginava la vita all'interno della comunità anabattista di Munster. C'era un personaggio, inviato dalla Chiesa, che regalava a tutto il testo una bella dose di mistero e di autorità. In Altai no. In Altai ci sono una miriade di eventi in cui i personaggi rischiano di annegare.

    Adesso ho iniziato a rileggere 'Fuoco Amico' di Yeoshua. Bello. Anche se da lunedì si ricomincia con l'università, nonostante tutto.

    Pubblicato 15 anni fa #
  4. k

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    Ah cazzo, quindi fino a adesso l'avevi mollata? Complimenti. Poi gli racconti i wuminghi all'esame. (Saluta T.)

    Pubblicato 15 anni fa #
  5. zaphod

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    Questo l'ho trovato interessante...
    dal blog de I libri in testa

    Pubblicato 15 anni fa #
  6. Letto ieri, durante le pause a Roma, Montale e i colloqui sulla lettura. Interessantissimo libricino. Adesso è il turno di Benedetto Croce e del suo Breviario di estetica. L'esame è critica letteraria. Poi, a Febbraio inoltrato, toccherà a Zanzotto, con Ferroni.

    Pubblicato 15 anni fa #
  7. urbano

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    Il Centro Regina Sofia era un vecchio ospedale che, ormai in disuso, è diventato uno dei "musei" più importanti di Madrid.
    E' stato impreziosito da un ampliamento di J.Nouvel che lo ha dotato di uffici, auditorium, biblioteca, libreria e una bellissima piazza interna coperta di rosso lacca con aperture che evocando un panteon quadrato lasciano entrare la pioggia e vedere il cielo che si muove.
    Nella bellissima libreria ricchissima di titoli al secondo piano proprio di fronte alle scale c'è uno scaffale che dice: Letteratura Universale - Italia, al suo posto, tra altri, c'è propio lui, un volume di poesie di Caproni.

    Pubblicato 15 anni fa #
  8. Libri: “I martiri di oggi”. Breve storia dei missionari della Chiesa

    Mi è capitato di leggere un libello, stampato dal gruppo missionario “Amici di Alfredo”, che ho trovato nella Chiesa di Santa Chiara. Si intitola “I martiri di oggi” e ha attirato la mia attenzione. Solo 30 pagine, eppure l’ho trovato sconvolgente, al punto che ho sentito il bisogno di parlarvene. “Nel nostro secolo sono ritornati i Martiri, spesso sconosciuti, quasi Militi Ignoti della grande causa di Dio. Per quanto è possibile, non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze. La Chiesa è diventata nuovamente la Chiesa dei Martiri. Le persecuzioni nei riguardi dei credenti hanno operato una grande semina di martiri in varie parti del mondo. Il più grande omaggio che tutte le Chiese renderanno a Cristo alla soglia del terzo millennio, sarà la dimostrazione dell’onnipotente presenza del Redentore mediante i frutti di fede, speranza e carità di uomini e donne di tante lingue e razze, che hanno seguito Cristo nelle varie forme della vocazione cristiana.” si legge. Sono parole di Giovanni Paolo II (da “Tertio Millennio Adveniente”, n. 37).

    I martiri missionari: ovvero la fede pagata con la vita, l’accettazione della morte nella speranza, o meglio nella consapevolezza, della resurrezione. Mi sono chiesto quanto spazio concedono i massmedia a questi drammatici episodi. In fin dei conti, oltre che tragedie umane, essi rappresentano meri fatti di cronaca. Notizie che vanno date, senza se e senza ma. Eppure se ne parla poco. Il missionario, la suora che muoiono ammazzati non sembrano fare audience (a mio parere, può parlarsi di martirio anche nel caso di Don Cesare Boschin, per restare a vicende di casa nostra).

    Da un punto di vista sociologico, va osservato che mai come negli ultimi tempi gli italiani amano il superfluo, l’idiota, il trash. Il Grande Flagello, l’Isola dei pietosi et similia. Le telerisse a colpi di vaffa, l’ultimo flirt della velina di turno. La gente, ultimamente, si contenta di poco. Ama spettegolare di escort e trans. Non ha tempo per soffermarsi su vicende che scuotono davvero le coscienze…

    La gente non ha più cuore, ecco la verità. Per questo, forse, si parla così poco di grandi temi quali quello dei martiri missionari. Perché, ad esempio, non si realizzano mai delle fiction televisive su queste vicende? Forse perché la loro morte viene fatta passare per accidentale o naturale? Di certo sono presto dimenticati, quasi fossero anonimi. Eppure hanno un nome, un cognome, una storia che è sempre incredibile e spesso la loro testimonianza configura una denuncia di responsabilità, che viene tenuta nascosta.

    I casi esemplari, riportati nel volume di cui vi sto parlando, sono stati scelti sulla base di notizie biografiche o testimonianze scritte “per fare memoria delle migliaia di martiri che hanno reso glorioso il volto della Chiesa”.
    Pensate che, dal 1928 al 1999, i caduti nelle missioni sono 1167. Ma dal 1980 al 1999 (la pubblicazione di questo libro risale al 2000) sono ben 577, di cui 431 in Africa. Sono numeri da brividi.

    Eccovi alcuni esempi:
    Suor Liliana Rivetta, missionaria comboniana, fu uccisa in Uganda (a Moroto) il 10 agosto 1981, dai razziatori Karimojon, che spararono per impadronirsi del carico della macchina su cui viaggiava. “Quando vedo qualcuno che soffre, mi ribello e faccio di tutto per togliere questa spina. Sarei disposta a pagare di persona… E' questa, la vita che ho scelto.” amava dire. Va aggiunto che i Pokot (la tribù presso cui operava) hanno perdonato gli assassini. Questo, del resto, insegna la nostra religione: il valore del perdono.

    Suor Teresa Dalle Pezze, missionaria comboniana, uccisa il 3/1/1985, cadde in un’imboscata tesa dai guerriglieri della Resistenza Nazionale Mozambicana. “Cristo è stato chiaro con quelli che lo seguivano: questa è anche la nostra realtà.” è il messaggio che ci ha lasciato.
    Sempre in Mozambico, e sempre per mano della ReNaMo, morirà anni dopo, il 24 agosto 1992, anche Padre Alfredo Fiorini. Faceva il medico chirurgo all’ospedale di Namapa. Anche lui era un missionario comboniano. Operava in un clima di totale emergenza, in un Paese devastato dalla guerra civile.

    Don Silvio Lomazzi, salesiano di Ivrea, fu strangolato a Hong Kong, il 29/12/1982, da un suo protetto, ex tossicodipendente, dopo ben 47 anni di umile lavoro in Cina. “Ogni drogato è un caso a sé, da comprendere e amare.” diceva.

    Padre Tullio Favali, missionario del P.I.M.E., venne ucciso l’11/4/1985 nell’isola di Mindanao (Filippine), per avere assunto una ferma posizione a favore degli oppressi, durante la dittatura di Marcos. L’omicidio di Padre Favali servì a intimidire i cristiani della Diocesi di Kidapawan. Al suo funerale parteciparono migliaia di persone.

    Stessa sorte per Padre Salvatore Carzedda, ucciso il 20/5/1992. Anche lui si trovava nelle Filippine meridionali. Carzedda credeva nel dialogo interreligioso, era attivamente impegnato nel movimento Silsilah (= Catena). Vi ricordo che, nelle Filippine, cristiani e musulmani si confrontano duramente a partire dai primi anni ’70.

    Don Isidoro Meschi cadde per una coltellata, sferrata da uno squilibrato, che assisteva da dieci anni, a Busto Arsizio (Varese). Era il 14 febbraio 1991.
    In questo viaggio nell'orrore la Mafia non poteva mancare. Colpì Don Giuseppe Puglisi, parroco a Palermo, quartiere Brancaccio, il 15 settembre 1993, mentre rientrava a casa. Lo hanno ammazzato, pensate un po', perché colpevole di sottrarre i ragazzi di strada alla Malavita organizzata...

    Gabriele Moreno Locatelli, volontario facente parte del movimento dei Beati costruttori di pace, morì il 3 ottobre 1993, colpito da un cecchino, a Sarajevo. Stava portando dei fiori sul ponte Vrbania, che divideva la zona bosniaca da quella controllata dai Serbi, precisamente sul luogo del primo caduto di quella maledetta guerra civile. Era partito da Canzo (Como.

    Pochi mesi dopo, il 9 dicembre 1993, fu la volta dell’infermiera della Croce Rossa Maria Cristina Luinetti. Si trovava a Mogadiscio, in Somalia. Un somalo, forse uno sbandato, entrò all'improvviso nel suo Poliambulatorio, sparando all’impazzata.

    Il 30 settembre 1995 morirono, in Burundi, Padre Ottorino Maule, Padre Aldo Marchiol, missionari saveriani, e Catina Gubert, volontaria laica. Erano di Cuneo. Rimasero coinvolti nei violenti scontri tra Hutu e Tutsi. Le loro salme riposano nella Chiesa di Buyengero. “Amare significa impegnarsi per gli altri: impegnarsi significa limitare le ingiustizie, preparare dei cristiani per amministrare la cosa pubblica.” è la testimonianza che ci hanno lasciato in eredità.

    Il 21 maggio 1996 fu un altro giorno terribile per la Chiesa. Sette monaci trappisti dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza, della Comunità di Tibhirine (Atlas), che erano stati rapiti il 27 marzo, furono sottoposti a esecuzione capitale, in quanto monaci cristiani, per ordine del GIA (Gruppo Islamico Armato). Il tragico fatto è avvenuto in Algeria.

    Don Daniele Badiali, della Diocesi di Faenza, fu ucciso con un colpo di pistola nel 1997 a S. Luis (Perù), dopo essere stato rapito. Apparteneva all’OMG (Operazione Mato Grosso). Ci ha lasciato questo pensiero: “L’unico vero senso della vita è buttarsi nell’avventura di Dio attraverso i poveri e la carità. Mi sono innamorato dei poveri perché mi sono innamorato di Dio”.

    Nel 1998, il giorno prima di Natale, cadde Don Graziano Muntoni. Gli spararono mentre andava a celebrare la Messa. Operava a Orgosolo, in Sardegna. Era responsabile di dichiarazioni come questa: “La gente di Orgosolo fatica ad alzare la testa, perché l’omertà è spesso più forte della voglia di riscatto… la vita, nella sua sconcertante normalità, deve continuare”. Tristi verità.

    Don Renzo Beretta era il parroco di Ponte Chiasso (Como). Fu accoltellato il 20 gennaio 1999, da un immigrato, sul sagrato della Chiesa. Era solito dare tutto sé stesso per fornire assistenza a emarginati e extracomunitari.
    Suor Erminia Cazzaniga, missionaria canossiana, è caduta a Timor Est (Asia), nel 1999, mentre portava aiuti alla popolazione, colpita dai miliziani indonesiani. Queste alcune sue parole: “Da questo popolo, abituato alla sofferenza e alla povertà, ho ricevuto la capacità di accettare la sofferenza. Loro mi danno il coraggio e la forza di continuare ad amarli”.

    Il libro dedica poi un capitolo a parte alle persecuzioni subite dalla Chiesa nei Paesi dell’ex Unione Sovietica. Il regime comunista, dal 1918 in poi, si è servito dei “gulag” (simili ai lager nazisti) per eliminare il Cristianesimo, almeno fino agli anni ’90, quando è stata finalmente introdotta, per legge, la libertà di coscienza. Per 70 anni, però, molti sacerdoti sono stati arrestati e sono morti nei lager, ai lavori forzati, oppure in circostanze misteriose.

    Vi riporto solo qualche esempio, sempre tratto dal volume in oggetto:
    Il Vescovo Ernest Coba, albanese, fu internato in un campo di lavoro nel 1974. Sorpreso a dire messa la domenica di Pasqua, fu picchiato a morte.

    Padre Milan Gono, cecoslovacco, morì il 21 luglio 1979, cadendo da un’impalcatura (questa la versione ufficiale). In seguito, però, il carceriere che lo aveva tenuto in custodia confessò che era spirato mentre lo stavano torturando, affinché rivelasse i nomi di altri che, come lui, erano stati ordinati sacerdoti segretamente.

    Don Jerzy Popieluszko, parroco a Varsavia, che era solito denunciare le violazioni dei diritti umani nel suo Paese, fu sequestrato il 19 ottobre 1984. Fu trovato, morto, in un serbatoio d’acqua, dove non può certo essere finito da solo…

    Padre Aleksandr Men, sorta di figura mistica, era percepita come un evidente pericolo dal Regime comunista e sorvegliato dal KGB. Il 9 settembre 1990 è stato assassinato mentre andava in Chiesa. A colpi d’ascia!

    Anche questa, purtroppo, è la storia della Chiesa. E noi, invece di risvegliare le coscienze, invece di chiederci - ripeto - come e perché, nella nostra cara Latina, è morto Don Cesare Boschin, guardiamo il Grande Flagello in tv…
    Per chi non lo sapesse, Don Boschin era il parroco di Borgo Montello. Morì assassinato, forse a seguito di una rapina, il 30 marzo 1995. Ma c'è chi sospetta, soprattutto per alcuni dettagli della vicenda, che non sto a riportare, che qualcuno gli abbia voluto chiudere la bocca. Perché si interessava di situazioni legate alla discarica di Borgo Montello. Alla Magistratura compete fare luce su questo fatto criminoso, che la nostra comunità ha metabolizzato troppo in fretta... forse per superficialità, forse per paura.

    Ciò che fa pensare è che alcuni giorni prima dell’omicidio, questo sacerdote, che era giunto dal Veneto negli anni '50, parlava di strani movimenti notturni nei pressi della discarica: scarichi in piena notte, odori nauseanti...
    Don Boschin sapeva troppo?

    I martiri di oggi, Gruppo missionario Amici di Alfredo, pagg. 30

    Pubblicato 15 anni fa #
  9. k

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    E il muratore romeno che cade da un'impalcatura e muore per guadagnarsi il pane onestamente per sé e per i suoi figli, secondo lei che è - agli occhi dell'unico Dio, se esiste - più stronzo o meno meritevole di chi, pure se in buona fede, parte da casa sua e va a casa degli altri, per imporgli con le buone o le cattive (ma più spesso con le cattive, almeno tutto il contorno che si muove dietro alle sue buone), le sue credenze, i suoi valori ed il suo specifico e particolareggiato Dio? Lei no, lei vuole i martiri religiosi? E allora s'inchini davanti al Testimone di Geova che viene a romperle i coglioni al citofono, e s'inchini soprattutto davanti ai martiri islamici che s'immolano ogni giorno pieni di bombe in mezzo a noi infedeli. Perché questi martiri dovrebbero essere più stronzi dei suoi? Siamo tutti martiri del Dio che ci ha gettato nel mondo. Si vada a buttare a Rio Martino.

    Pubblicato 15 anni fa #
  10. cameriere

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    j.d. salinger
    nove racconti
    einaudi

    Pubblicato 15 anni fa #
  11. urbano

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    Questa tua percezione del martire, testimone negazionista, è strana.
    Questo fascino un po' morboso nell'affermare la vita morendola ....
    E poi colgo una vena di piacere nascosto nell'accettazione masochista del dolore,una presupponenza immorale nel fingere di non riconoscere il proprio reciproco sadico altro.
    Credo che le ragioni di chi accetta di infliggere e di chi accetta di subire siano molto simili anche se quasi incoprensibili.
    Orride, comunque.
    Preferisco la vita dei fuggiaschi e dei traditori, viva.

    Pubblicato 15 anni fa #
  12. urbano

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    Il Circolo delle Belle Arti
    ( http://www.circulobellasartes.com/ )
    sta al 42 di Calle de Alcalà, all'incrocio con la Gran Via, proprio di fronte a Metropolis, che si può guardare dalle grandi vetrate della sala bevendo un Cibeles, un trago di frutta e vodka.
    E' stato costruito alla fine dell'800 da Antonio Palacios in uno stile quasi gotico che associa la sinuosità delle decorazioni alla geometria moderna dei muri, molto Batman.
    E' un circolo privato il CBA, attivissimo, ma con un euro puoi diventare "visitante" ed accedere alla cafetteria.
    Si può salire fino al tetto dove vigila una Minerva di bronzo con lancia e scudo e da li ammirare il luccichio della città di notte e il Mercurio della cupola del Metropolis, quasi fosse un dirimpettaio.
    La sala alta e affrescata del caffè non ha fretta di passarti il conto.
    Nel portico dell'accesso c'è la vetrina della libreria Machado che scende sotto l'edificio.
    Lì ho chiesto ad un commesso gentile testi de Gloria Fuertes, ma no infantil, ho implorato.
    Lui mi ha dato alcuni volumi tra i quali ho scelto due:
    Diario de una loca e Pecàbamos como angeles, collecion torremozas.
    Altri due volumi, questi infantil, li ho presi da FNAC, cuentos de animales e versos fritos, ediciones susaeta, illustrati da Margarita Menendez e da Javier Solana.

    Provo una piccola traduzione:

    Cartolina.

    Tutto era propizio
    vicino al mare
    lontano dal paese
    vicino al confine di due solitudini che si sbriciolano,
    si udì il tintinnio
    di un campanile,
    dopo un eccitante silenzio
    noi cessammo le risa e gli sguardi
    e iniziammo a peccare come angeli.

    Per curiosità
    http://www.gloriafuertes.org/

    Pubblicato 15 anni fa #
  13. "Questo fascino un po' morboso nell'affermare la vita morendola" è una frase stupenda Urbano.

    x K: lei vuol mettere sullo stesso piano il lavoratore extracomunitario che va in un paese civile e sviluppato in cerca di lavoro e il missionario che va a svolgere la sua missione spirituale in terre di frontiera? Non le sembra siano situazioni eterogenee?

    Pubblicato 15 anni fa #
  14. zaphod

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    Metterli sullo stesso piano è una fortuna per i missionari, altrimenti avremmo un indice di mortalità nelle missioni vicino al cento per cento.

    Pubblicato 15 anni fa #
  15. k

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    E quindi secondo lei, Fer, un esule sta comunque meglio d'un conquistatore? Ma vada a fare in culo per davvero, va', poi fa l'offeso se gli dicono coglione.

    Pubblicato 15 anni fa #
  16. Ma questo è il loro gioco, far credere che certe categorie facciano del bene senza un tornaconto più o meno concreto...

    Pubblicato 15 anni fa #
  17. tataka

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    L'unico ospedale rimasto in piedi ad Haiti era un ospedale missionario...

    Pubblicato 15 anni fa #
  18. Certamente non è un caso, così volle il signore.

    Pubblicato 15 anni fa #
  19. rindindin

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    e lui è uno che conta...

    Pubblicato 15 anni fa #
  20. Oggi ho letto sul giornale che stanno per lanciare il nuovo gioco "Turisti per sempre". Tipo gratta & perdi. Costa 5 euri. Si vincono 200mila euro subito, 6mila euri al mese per 20 anni e alla fine una liquidazione di 100mila euro. Peccato che i biglietti vincenti siano solo 35 su milioni di "turisti per sempre" in vendita. Ripeto: 35.

    Silvio Berlusconi dimettiti.

    Pubblicato 15 anni fa #
  21. urbano

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    E' il regalo che ho ricevuto da Los Reyes lo scorso sei mattina.
    Verso Santiago, itinerari spagnoli
    Cees Nooteboom
    Feltrinelli Traveller
    traduzione Laura Pignatti
    E' un libro del 1992 che raccoglie 25 resoconti di altrettanti viaggi per la Spagna.
    Si legge lentamente perchè è intenso come il viaggiare.
    Inizia così:
    non è dimostrabile, eppure io ci credo: nel mondo ci sono luoghi in cui un arrivo o una partenza vengono misteriosamente moltiplicati dai sentimenti di quanti nello stesso luogo sono arrivati o da li ripartiti.
    Con la sensibilità impostata su questo registro Cees racconta i suoi viaggi per la Spagna.
    E' come se avessi trovato un amico di estrema simpatia con cui condividere l'emozione delle esperienze.
    Un bellissimo libro per capire e sentire un bellissimo posto.

    Pubblicato 15 anni fa #
  22. rindindin

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    Ho finito "La piazza del diamante" di Mercé Rodoreda e lo considero un vero capolavoro. La storia di per sé è semplice, una ragazza, Natalia che si racconta in prima persona, dal primo incontro con il futuro marito, alla sua vita matrimoniale, l'arrivo dei figli, la guerra, le speranze, le disillusioni, la fame, il "pensato" omicidio dei figli con l'acido muriatico, la morte del marito, il secondo matrimonio, quello della figlia e un finale intenso, con un urlo liberatorio che mette pace alla sua anima e alla sua mente che stava sfiorando la follia. Ma la cosa che colpisce veramente è lo stile della narrazione, in perfetta sintonia col suo essere illetterato, semplice e spontaneo. Frasi piene di ripetizioni, lunghissime o brevissime in un fluire continuo, a volte sincopato, a volte ininterrotto, senza regole grammaticali, proprio come il pensiero. La cosa bellissima è che lei non pensa, non si fa elugrubanti pippe mentali per esprimere le sue emozioni, non fa analisi psicologiche logorroiche, ma si racconta con immagini insolite, con visioni così dettagliate da sembrare passate al microscopio. Sguardi che cadono su piccole cose, come la goccia di pioggia che scivola dal filo dei panni allungandosi o l'ombra del sole che comincia ad entrare nel salotto, o la descrizione delle zampette dei piccioni che suo marito le mette in casa. Infinite immagini, infiniti sguardi attenti sul mondo che raccontano la sua profondità, la sua disperazione, la sua gioia, con uno stile unico ed eccezionale, senza autocompiacimenti o autocritiche, solo con la volontà di essere sé stessa... e l'autrice c'è riuscita benissimo. Un libro da leggere, dal quale c'è tanto da imparare.

    Pubblicato 15 anni fa #
  23. urbano

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  24. rindindin

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    grazie salvato!

    Pubblicato 15 anni fa #
  25. urbano

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    La fascetta dice
    dobbiamo assumerci l'impegno di non essere mai più complici di Caligola quando vorrà nominare proconsole il suo cavallo.
    E' il
    Pamphlelt dal pianeta delle scimmie
    MVM 1995
    Feltrinelli 2010,
    fresco fresco sugli scaffali nella campagna offerte della casa editrice.
    Come citazione d'inizio è usato un brano di Konstantinos Kavafis:
    Perchè non vengono anche gli illustri
    oratori a perorare come sempre?
    Oggi arrivano i barbari
    e i barbari disprezzano eloquenza e arringhe.
    Perchè tutt'a un tratto questa smania
    e quest'incertezza? ( oh come i volti si fanno seri)
    Perchè si svuotano le strade e le piazze
    e tutti tornano preoccupati alle loro case?
    Perchè è notte fonda e i barbari non vengono.
    E' arrivata certa gente dai confini
    e spiega che i barbari non ci sono più.
    Come potremo fare senza i barbari?
    A conti fatti, erano una buona soluzione.
    K.K. Aspettando i barbari
    Hado Lyra promette bene,
    farò sapere.

    Pubblicato 15 anni fa #
  26. k

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    Letto in Home l'articolo di Nicola Villa "Il giallo italiano non esiste". Bello. E illuminante.
    Bisognerebbe farlo imparare a memoria in tutte le scuole medie superiori - ma anche inferiori, per totale sicurezza - di Latina e provincia.

    Pubblicato 15 anni fa #
  27. k

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    Anilda Ibrahimi, "Rosso come una sposa"
    La Ibrahimi è del 1972 ed è albanese, emigrata prima in Svizzera e poi in Italia. Scrive direttamente in italiano. Questo è il suo libro d'esordio che, sul piano formale, non è totalmente controllato e perfetto. Risente, appunto, dell'opera prima. Però la storia è bella e potente. Epica. Ed è da leggere. E' la nuova narrativa italiana che avanza.

    Due citazioni:

    Pg. 170: "Ciò che accomuna tutti i Paesi, che si trovino sotto un regime o in democrazia, è quanto sia raro che un medico chieda in moglie una che zappa la terra".

    Pg. 182: "Non mettersi mai davanti al più forte né dietro all'asino, perché entrambi non ragionano e ti prendono a calci in faccia".

    Anilda Ibrahimi, "Rosso come una sposa", Einaudi, pgg. 263, 11,50 euro.

    Pubblicato 15 anni fa #
  28. urbano

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    strana però la geometria del forte
    ti da calci in faccia
    pure quando ti sta dietro
    agile!

    Pubblicato 15 anni fa #
  29. cameriere

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    “Datemi la parola giusta…e vi sollevo il mondo” (joseph conrad)

    leggendo l'articolo di oggi "La faticosa necessità della scrittura", forse per l’ora, sono appena le 6 e posso scorgere il chiarore del giorno, i palazzi di fronte la mia finestra risalire a galla, poche anime chiuse su se stesse dal freddo camminare al lavoro, dunque sarà per l’ora che ho deciso di mettermi a scrivere.
    cosa è un artista oggi?
    la parola è abusata.
    artista oggi è semplicemente chi pratica un disciplina, una qualunque, per il fatto stessa di praticarla, senza alcun riguardo al modo e ai risultati. e quindi si da dell’’artista’ a chi recita, a chi canta, a chi balla, a chiunque frequenti per qualsivoglia ragione un palco, soprattutto televisivo. è artista chi scrive versi e prosa, chi dipinge e disegna. è artista baglioni, lorellacuccarini e pippo baudo. è artista moccia chiambretti e maravenier e mogolbattisti.
    in pratica, oggi, all’artista gli tocca solo di intraprendere la sua disciplina e il gioco è fatto. basta essere copiatori. e ai migliori copiatori, ai più talentuosi, spetteranno le stigmate del divino. basterà loro un solo gesto ben copiato per meritarsi l’imperitura fama e stima di uno o due decenni.
    sarà la velocità, l’aver toccato la luna, il telefono, la televisione e internet, saranno tutte queste cose che hanno reso sufficiente, anzi indispensabile, un unico gesto per la patente d’artista. si crede, oggi, che l’artista è colui il quale, rapito da improvvisa ispirazione, compie il gesto artistico. si crede oggi, che il gesto artistico è frutto di quell’improvvisa estasi, che per culo o talento a qualcuno è concessa. si crede quindi che il gesto, quantomeno ben eseguito, abbia un contenuto artistico in sé. nessun pensiero è incluso nel gesto. non è necessario. le intenzioni il modo di esprimerle e la novità del modo sono elementi alieni al gesto. orpelli non comprensibili. ai più fin anche invisibili, e quindi superflui e snob.
    l’artista oggi non tende a rappresentare. l’artista oggi riproduce, come una catena di montaggio, un ciclo industriale, uno charlot che gira i bulloni all’infinito, senza aggiungere mai nulla, senza alcun pensiero o gesto nuovo. un warhol che ogni giorno immortala marilyn in quadricromia.
    ciò non significa che non v’è chi segue altre vie e che riesca ad avvitare il bullone, perché sempre di questo si tratta, con una nuova chiave inglese e con un movimento mai visto prima. ce ne sono e in genere sono un po’ discosti, quasi in fondo a destra, vergognosi nella loro vanità. poco pop.
    per dire come canetti, sono questi la vita. gli altri, che riproducono, sono la morte.

    Pubblicato 15 anni fa #
  30. urbano

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    Mi piace il discorso.
    Anche se la annosa domanda "cosa è un artista oggi?" ricorre con sempre maggiore frequenza dalla seconda metà del secolo scorso ad oggi.
    Magari se rimanesse sul generale: cos'è un artista?
    renderebbe più agevole la possibilità di risposta.
    Invece importa saperlo oggi, nell'oggi, nel presente
    e questo in un mondo di media veloci totali ed approssimativi fa smarrire.
    In modo più rarefatto potrebbe chiedersi: perchè uno è artista?
    Come si cosifica? direbbero a Francoforte.
    Kurt Schwitters aveva indagato il tema già negli anni 20 e arrivò alla formulazione del mertzbau, dove mertz sta per conmertz diceva lui, una bomba lo distrusse, no, ribadiva lui, l'ha disperso nelle macerie.
    Più vicino a noi Munari definì la cosa come oggetto a reazione estetica.
    Entrambi parlavano di un prodotto.
    Se poi la reattività estetica è appunto anestetizzata dalla diffusione della mediaticità, beh allora è partita persa.
    Al massimo qualcosa come un programma che facevano, per televisione, quand'ero piccolo: e potrete dire, c'ero anch'io.

    Pubblicato 15 anni fa #

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