Daniè, le statistiche fotografano una realtà, non la spiegano. Anche se, analizzando quei dati, si capise facilmente coma la Chiesa non se la passi granché bene. In Italia l'88% si definisce cattolico. Dal 98% che è stato battezzato, vuol dire che già abbiamo perso un consistente 10% di gente che di Chiesa cattolica, religione o sacramenti non ne vuol sapere.
Il problema vero è il conformismo - che colpisce anche me -. Guarda il dato tra i cattolici sui generis - quelli che dicono di essere cattolici ma nemmeno sanno dove sta la propria parrocchia e l'ultimo nome di prete che conoscono è quello che gli faceva il catechismo da giovani - e quelli che invece praticano. Che significa 'praticare la religione'? Significa far parte di quell'Ecclesia che è la vera essenza della religione. E' una moda - sono sicuro sia italiana ma credo che anche dalle altre parti non funzioni poi tanto diversamente, nemmeno nei paesi musulmani - quella di avere a che fare la religione in modo proprio. Ognuno, insomma, si tira i suoi principi nella direzione che più gli conviene. I dogmi non sono più così inflessibili, la fede va e viene a seconda delle circostanze. Ti serve più per sentirti accettato dalla comunità.
ESEMPIO
Una volta incontrai, in un benzinaio appena fuori Latina, un marocchino che voleva mettermi benzina - accetto spesso, soprattutto l'inverno per non uscire dalla macchina - ma era ubriaco fradicio. Scesi e mentre mettevo benzina ci scambiai qualche parola. Gli dissi: "sei musulmano?". "Si" rispose. "Allora perché bevi?". E lui - che forse tanto ubriaco non stava - "tu sei cattolico?". Poi indico dentro, c'era la mia ragazza. "Con lei ci fai l'amore?". "Si" risposi subito, più per evitare ancora altro imbarazzo. "E perché? La tua religione non te lo impedisce?".
E infatti, a dimostrazione che l'Ecclesia ci piace ma non ci deve rompere troppo i coglioni, è che c'è un consistente stacco del 51% (88 contro 31) tra chi si professa cattolico e chi E' realmente cattolico.
E infatti credo che tutta sta tiritera sul crocifisso sia più una battaglia di chi in Chiesa non ci va. Si lava la coscienza difendendo il Cristo - non in croce ma appeso ad un muro - e così, magari, per altri tre-quattro anni, manco si deve sentire in obbligo ad andare in Chiesa.
Anche mio padre è ateo. M'ha fatto battezzare, poi fare la comunione e poi la cresima (anche se al primo anno Don Renato mi bocciò perché suonavo il violoncello e non potevo frequentare i suoi 'corsi', una delle due volte a settimana che faceva catechismo). Ha sbagliato? L'ha fatto per me?
Può essere. Credo che l'abbia fatto anche per rispetto a mia madre, che crede come l'88% degli italiani.