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Cosa hai visto ieri

(1464 articoli)
  • Avviato 14 anni fa da Faust Cornelius Mob
  • Ultima replica da parte di FernandoBassoli
  1. Rindindin in vacanza la possiamo chiamà 'er sentenza'

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. Alberto da Trento

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    Gruppo di famiglia in un interno di Luchino Visconti con Burt Lancaster nei panni di un anziano professore americano a Roma che non ha nulla in comune con Nando Meniconi...la casa è piena di libri ma il professore non li legge perchè è in balia dei suoi inquilini del piano di sopra... ho comprato anche "La caduta degli dei" ma devo ancora vederlo

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. Notevole autoproduzione di alcuni giovani autori bresciani a supporto di "The Imaginarium of Doctor Parnassus", di Terry Gilliam.

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    Pubblicato 14 anni fa #
  4. urbano

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    Pubblicato 14 anni fa #
  5. urbano

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    Pubblicato 14 anni fa #
  6. urbano

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    La Villa Mimbelli,
    via San Jacopo Acquaviva, 63

    Da Mariupol, sulle coste del Mar d’Azov, una lettera del vecchio Giovanni ordinò ai due fratelli di lasciare Ragusa alla volta del Granducato.
    Luca, dopo un lungo viaggio, arrivò a Livorno una bella sera con il mare lungo e calmo mentre il sole tramontava alla Meloria.
    Con Stefano e le mogli presero alloggio agli Scali delle Farine nelle case nuove del porto.
    Fu il Greco Nicolas Scaramanca, notaro, che fece le carte con cui fondarono la Casa Fratelli Mimbelli;
    importavano granaglie dal Mar Nero e accumulavano ricchezze.
    Mentre diventavano Livornesi ogni giorno di più, indaffarati tra i levantini della Venezia o rilassati sulla elegante terrazza del lungomare, frequentavano la borghesia commerciale in cerca di un bel partito aristocratico.
    In quel tempo giallo come il becco dei gabbiani, viola come il cielo e l’acqua dei fossi e terra bruciata come le cortine della fortezza nova, nacque il piccolo Francesco che pian piano diventò uomo per mano al babbo e agli zii.
    Nelle tante sere d’ombra nelle ville dei greci e degli aschemiti conobbe banchieri fiamminghi, armatori portoghesi, notari fiorentini, mercanti tedeschi e preti pisani.
    Ci furono balli, risa, fumi di quel buon tabacco kentuky intenso e pieno come il pepe e tante tante chiacchiere appese alle bellissime signorine di Livorno, languide, liquide e chete.
    Il giovane Francesco si invaghì della giovane nipote del notaio Scaramanca giunta da Chios, la bella e ricca Enrichetta Rodocanacchi e volle Lei come sua piccola signora di casa.
    Fu durante una delle passeggiate ai Casini che Luca vide la tenuta abbandonata dei fratelli Terreni, ai Lazzaretti, e decise di acquistarla per poco prezzo.
    Tolte del tutto le macerie della vecchia casa distrutta dal fuoco ingaggiò l’Architetto Vincenzo Micheli cui commissionò una Villa ampia, alta, bella nel bel mezzo di un gran giardino.
    La fece affrescare fin nei più remoti angoli da Annibale Gatti e dai Fratelli Della Valle, la fece decorare tutta dai migliori artigiani vetrai, ceramisti e marmisti, la arredò come si doveva e infine la regalò ai giovani sposi Francesco e Enrichetta, che a sorpresa il giorno del loro matrimonio furono depositati dalla carrozza nuziale nel parco ancora tenero di Villa Mimbelli.
    Li Francesco visse con Enrichetta, cui per il primo figlio regalò anche il vicino parco dei Toscanelli, e poi dopo la morte della cara moglie ancora ci visse con la seconda, la affettuosa Inesh di Mesola, detta da tutti Giovanna, da cui ebbe PierLuigi e la povera Gilberta, bellissima dai piccoli denti bianchi, morta nel 1930 a soli ventidue anni, appena andata in sposa al Marchese Ridolfi Strozzi.
    All’amico Vittorio Corcos nel 1927 commissionò i due bei tondi, che ancora oggi restano in casa, dove Gilberta ride tutta dentro ai suoi sgargianti diciannove anni.
    Quando tutti morirono il nipote Francesco Maria arruolatosi in marina nel 1935 prima di partire per Venezia donò la villa e il parco alle Regie Poste.
    Poi fu Capitano di Vascello sulla Lupo e dopo Ammiraglio, morendo, con tutte le sue medaglie ultimo e senza eredi, nel 1978.
    Ci fu la guerra, la casa fu occupata dalle truppe dei tedeschi, dei partigiani, degli americani, gran parte delle cose della casa furono usate per far fuoco o per far soldi.
    Avendola acquistata negli anni ’90, oggi la casa è proprietà del Comune di Livorno e accoglie il Museo Fattori.
    Oltre a quelli eponimi contiene tra gli altri anche i bei ritratti di Corcos, gli emigranti di Raffaello Gambogi e i volontari livornesi di Cesare Bartolena.
    Nonostante un eteroclito pubblico la visiti e ne aspiri l’aria, qua e la si può sentire ancora un leggero puzzo di sigaro o una volatile folata di acqua di Parma.
    Se ci si concentra un poco si può udire lo schiocco secco delle bocce del biliardo e ascoltare qualche risata d’argento o, con un pò di fortuna, cogliere una eco di piano e viola che cola dalla buca della musica e scivola sulle formelle di legno nella vecchia sala delle danze.

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. leon8oo3

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    Pubblicato 14 anni fa #
  8. zaphod

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    Ieri ho visto il Cameriere - e questa è una notizia, specialmente perché non c'era Bassoli presente - ci siamo incontrati al cinema a vedere Gran Torino di Clint Eastwood in una di quelle rassegne estive che ti permettono di vedere i film che ti sei perso durante la stagione. Per quanto mi riguarda ne dovrebbero fare a decine per farmi recuperare...
    C'è tutto Clint Eastwood lì dentro - Il cavaliere Pallido, Gunny, Callaghan, The Honky Tonk Man - e una eccezionale capacità di raccontare una storia. A condire il tutto il tema razziale affrontato con leggerezza e profondità.
    Che si vuole di più da un film?

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. Ho visto Boris, la serie televisiva. Prima e seconda parte. E' davvero uno spettacolo. Ci recita pure un amico di Rindindin, oltre a Caterina Guzzanti, Corrado, Francesco Pannofino e altri attori di cui mi sfugge il nome. C'è pure quel siciliano che recitava in 'Mio fratello è figlio unico', faceva il segretario Bombacci.

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    Pubblicato 14 anni fa #
  • big one

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    C'è pure quel siciliano che recitava in 'Mio fratello è figlio unico', faceva il segretario Bombacci.

    ninni bruschetta

    Pubblicato 14 anni fa #
  • cameriere

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    ieri ho visto zaphod - e questa non è di per sé una notizia-. ci siamo incontrati al cinema a vedere Gran Torino di Clint Eastwood in una di quelle rassegne estive che ti permettono di vedere i film che ti sei perso durante la stagione. per quanto mi riguarda ne dovrebbero fare a decine per farmi recuperare...
    c'è tutto tranne Clint Eastwood lì dentro, è sicuramente la peggiore prova da regista. c'è una eccezionale incapacità di raccontare una storia. a condire il tutto dialoghi banali e improbabili, il tema razziale affrontato con superficialità, l'intreccio disarticolato, finale prevedibile dal primo fotogramma, personaggi tagliati a accettate.
    e faceva pure caldo. viola ha dormito tutto il tempo.
    meno male che non s'è visto bassoli!

    Pubblicato 14 anni fa #
  • k

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    Ma vaffanculo cam, dopo tutto sto silenzio te ne esci con queste stronzate? me pari bassoli!

    X torque: sì, Boris è fatto proprio bene. Adesso non so se in questa o nell'altra serie, ma c'era pure Karin Proia, che è di Borgo Podgora e che mi ha letteralmente stupito per quanto era brava. Alé Podegora, alé! come strillava mio figlio quand'era bambino al campo sportivo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  • dirtydancing

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    ieri non ho visto Gran Torino.
    l'ho visto quando è uscito, cosa strana per me che di solito me li perdo.
    mi è rimasta un'impressione positiva del film anche se qualcosa mi ha lasciato perplesso sopratutto nel rapporto con gli "alieni" da americanizzare. direi che c'è molto di anti clint eastwood nel film considerando il finale

    p.s. evidentemente ho meno fantasia del cam perchè il finale non l'avevo previsto ...:)

    p.p.s.s.qualcuno ha visto bassoli?

    Pubblicato 14 anni fa #
  • urbano

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    ..
    http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=3416&stream=video
    ..

    Pubblicato 14 anni fa #
  • big one

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    s'è smarmellato il topic!

    Pubblicato 14 anni fa #
  • Torquemada

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    Ah! Ho capito... è la bonazza della serie. Memorabile questo pezzo.

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    Pubblicato 14 anni fa #
  • urbano

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    a presto
    http://trovacinema.repubblica.it/multimedia/curiosita/avatar/7288910/1/1
    AVATAR

    Pubblicato 14 anni fa #
  • rindindin

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    Il mio amico, uno degli attori della serie di Boris, si chiama Luca Amorosino...lo dico così per rigor di cronaca. Presentato ad una grigliata da me anche a Torque e a Dirtydancing, è stato presente anche alla festa dell'Anonima. Non sarà Al Pacino vero, ma comunque bravo, come il resto del cast. La serie è vincente però grazie soprattutto agli autori. I migliori in questo momento. E' confortante...

    Pubblicato 14 anni fa #
  • Torquemada

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    Fondatore

    L'altro ieri ho visto Celestini, nel suo spettacolo 'Pecora Nera'. Non avevo mai visto dal vivo l'attore romano, se non in spezzoni in televisione. Sapevo che era, per la sinistra radical-chic, un punto di riferimento, un vate. 'Teatro militante', bastano queste due parole, e tutti giù a spellarsi le mani.

    Pecora Nera è uno spettacolo che parla di malattia mentale. E' una ricerca - qualcuno la definisce etnografica, ma può essere tranquillamente inquadrata sociologicamente - lunga 3 anni in cui lo stesso Celestini ha raccolto le testimonianze di malati di mente che poi ha estetizzato nell'opera teatrale.

    Il testo era curato, anche nelle sgrammaticature, che cercavano di ri-fare il parlato di queste persone. Dialetto romano, direbbe qualcuno. Italiano del Lazio, direi io. Perché non c'è una marcata differenza di parlato da un protagonista, che abita in montagna e fa il pastore, all'altro, finto cittadino. Parlano tutti romano, lo stesso romano parlato da Celestini. C'è gente che è impazzita per termini utilizzati come 'bevere'. Beati loro che je piace rivedè la tradizione del cantastorie dietro un termine dialettale usato, più che altro una sgrammaticatura, un ipercorrettismo. C'era un ragazzino, davanti casa mia, che lo diceva sempre, tutti i secondi. "Famme annà a bevere". Non se lo inculava nessuno, però. Anzi, lo pijavano per il culo. Ma, ripeto, fin qui, almeno per me, non c'è alcun problema.

    L'opera teatrale fa ridere, su questo non posso obiettare. Ci sono passaggi esilaranti. A tratti, gliel'ho detto alla mia ragazza, mi sembrava di sentire Brignano. "Dice, ma che c'entra Brignano con Celestini?". Beh, quando fai scavalcare un cancello da un ciccione, pure deficente, per farmi ridere, come te chiami? Celestini o Brignano?

    Alla fine - quando la gente si domandava "t'è piaciuto?", "Avoja" - mi chiedevo: "ma che c'è rimasto?"

    "E che c'è rimasto... te pozzino cecatte..." m'hanno risposto i fan "... ma tu hai idea di quanto c'ha messo a fare la ricerca? Tre anni" e ti mostrano pollice, indice e medio. Te li sbattono in faccia. "Lo sai che è stato lì e là, e poi ancora giù e su con questo spettacolo?".
    A me, così al volo, è venuto da rispondere così.
    "Ma possibile che solo perché tu hai messo tre anni a raccogliere le testimonianze, sei andato lì e là, su e giù, io adesso non posso dare, in maniera serena perché poi tu me lo devi rinfacciare, un giudizio estetico?"

    Ho scoperto, insomma, che mi fanno più paura i celestiniani che Celestini.

    Alla fine dello spettacolo, infatti, i più viscerali fan dell'attore e regista romano, quelli che sono sempre pronti a rinfacciarti quanto c'ha messo a raccogliere le testimonianze, commentando l'opera, cercavano significati reconditi, analisi logiche e grammaticali che spiegassero l'arcano. In genere questa critica era formulata in una rosa di domande predefinita: "andò annamo a magnà?", "tornamo giù in Palude?", "pe' na volta potemo rinuncia' alla pizza?".

    Ma ho capito che cos'è che a loro piace. Piace il conforto di quei tre anni di ricerca. Piace il conforto di quella leggerezza che ti illustra tutto, senza mostrarti niente. Sarà delicato, per carità, sto Celestini, ma non può piace' solo perché dopo, anche solo un minuto after the show, non te rimane niente.

    E' come se dicessero: "famme sape', damme un quadro sui matti, ma nun rompe troppo er cazzo che dopo devo ride e divertimme insieme agli amichi mia. Ai matti ce concedo n'ora e mezza, la durata dello spettacolo, non un minuto di più. Perché dopo devo ritorna' alla vita normale, i matti rimangano andò stanno e nun rompessero troppo i cojoni".

    Domanda: è questo il teatro 'militante'?

    Pubblicato 14 anni fa #
  • zaphod

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    Io Pecora nera l'ho trovato leggerino. Carino. Questo sì. Godibile. Certo. Su un tema difficile, senza dubbio. Ma che - alla fine - non m'ha lasciato né detto niente di più di quello che già mi immaginavo su quel mondo particolare. Un'ora e mezza di intrattenimento. Può bastare. Ma a volte vado in cerca di dissonanze. Magari è un mio difetto.
    Riguardo alla messa in scena niente da dire. E' bravo. Gioca a perfezione gli elementi che ha a disposizione e solo nel finale la continua iterazione degli stessi argomenti risulta pesante perché cala il ritmo della recitazione.
    Ha studiato tre anni le case di cura per malattie mentali? Non si vede.

    Pubblicato 14 anni fa #
  • urbano

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    Pubblicato 14 anni fa #
  • dirtydancing

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    a me è piaciuto "pecora nera"
    oltre alla forma anche il contenuto che poi corrispondeva con la forma.
    la trattazione leggera, a tratti inesorabilmente comica, secondo me dava una alta dignità al personaggio. il matto ci guidava nella sua storia senza spingere sul pietismo. tutto sapeva di normale. di quotidiano. si scivolava lentamente nella dimensione del manicomonio senza strappi esasperati.
    il matto era normale come chi lo ascoltava. almeno questa è la sensazione che mi è rimasta.
    p.s. ma chi/dove era la "compagnia dei celestini"? ...

    Pubblicato 14 anni fa #
  • cameriere

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    pure a me è piaciuto lo spettacolo.
    l'ho visto a padova un paio di anni fa.
    a volte, forse, un po' lento.
    nel complesso non l'ho trovato superficiale.
    meglio altre cose di celestini, tipo scemo di guerra.
    è vero, però, che a volte gigioneggia,
    c'è la "caduta" alla brignano, facile, ammiccante,
    che fa storcere le narici a qualcuno.
    non mi pare, però, 'sto gran peccato.
    a me brignano piace.

    Pubblicato 14 anni fa #
  • rindindin

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    perso...

    Pubblicato 14 anni fa #
  • Torquemada

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    Fondatore

    dicevo ieri al compagno Roberto Fargnoli, che su facebook aveva espresso una sua critica, che, in realtà, è forse proprio volontà dello stesso autore quella di mandarti a casa senza tanti pensieri. Lasciandoti la sensazione di quotidianità. Sono i 'celestiniani' che lo caricano di aspettative e parlano di interpretazioni. In realtà Ascanio Celestini non ci svela nulla di nuovo. Il testo, anche linguisticamente, utilizza degli ipercorrettismi - il famoso 'bevere' - che non lasciano pensare a chissà quale lavoro linguistico ci sia dietro. E' uno spettacolo pensato per far ridere. Un cabaret impegnato, diciamo anche un po' per fighetti, che così fanno la crocetta sulla giornata: "anche oggi ho pensato, ma senza cadere nella retorica, a qualcosa di sociale".

    Secondo me, proprio a livello di cabaret, è molto, ma molto, più geniale Corrado Guzzanti.

    Pubblicato 14 anni fa #
  • k

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    Senti, Cam, ma si può sapere che t'ha fatto di tanto grave Zaphod? E dillo anche a noi, non ci lasciare in sospeso, ci sarà pure o no una ragione dietro a tutta questa serie di: "A me è piaciuto questo", "A me no!", "A me è piaciuto st'altro", "A me no!", "A me..." "No!". Eccheccazzo, andate ai giardini e menatevi vaffanculo, mi pari BdM.

    Pubblicato 14 anni fa #
  • cameriere

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    è della juve.
    mi pare bastante.

    Pubblicato 14 anni fa #
  • cameriere

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    riguardo lo spettacolo però,
    credo che il giudizio di zaphod e torque
    parta da un pregiudizio:
    teatro militante, marco paolini come misura di un'opera teatrale.
    uno va a teatro e s'aspetta per forza la denuncia circostanziata,
    una puntata di report in narrativa.
    tutto il resto è bagaglino.
    e magari se fai il 'militante' dicono che copi a paolini.
    il teatro di celestini è più onirico, surreale, più divertente:
    è il suo teatro, che si caratterizza anche per l'uso del dialetto.
    cià successo facendo ridere, ma questa non è una cosa grave.

    Pubblicato 14 anni fa #
  • zaphod

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    Io paolini lo conosco solo per dei pezzi visti in televisione, quindi non ne ho un'opinione precisa, figurarsi se lo posso usare come metro di giudizio.
    Pure di teatro non ne ho mai masticato moltissimo e quindi ammetto che il mio non sia un giudizio proprio e strettamente competente.
    Ha successo e fa ridere. Non è mica una pregiudiziale. per me. Ma manco un punto di merito in sé, se permetti.
    Lo spettacolo lascia - sempre riguardo i miei gusti, ovvio - il sapore dell'acqua fresca. Che può essere la cosa migliore del mondo se stai in mezzo al deserto o hai appena finito la maratone di New York. Ma se stai in un ristorante, ti stai alzando da un pranzo di nozze e tutto quello che desideri è un bel goccetto di grappa, di amaro o di whisky torbato e il cameriere (nessun riferimento personale) ti si presenta con un bel trittico di acque minerali da assaggiare, tu che gli dici?
    Ti metti a discutere sul grado di bollicine? Al limite ne assaggi uno a caso e dici: "Buono, adesso potrei avere un goccio di Laphroaig?"

    Pubblicato 14 anni fa #
  • zanoni

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    Ho visto l'attesissimo Inglorious Basterds. Insomma, prima di emettere un giudizio vorrei digerirlo ancora un po'. Cinematograficamente non si discute, pero' la storia mi sembra mooooolto tirata per i capelli. Non e' assolutamente un film violento: qualche sequenza splatter, ma nulla di piu'! Bravissimo l'attore Christoph Waltz (il colonnello nazista Landa), in quello che e' il ruolo chiave del film, quello a cui e' assegnato il compito di 'far pensare'.

    Z

    ps avendo avuto la fortuna di vederlo in versione originale, ho molto apprezzato il plurilinguismo del film (vabbe', gli italiani ci fanno come al solito la figura dei fessi...)

    Pubblicato 14 anni fa #

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