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Cosa hai visto ieri

(1464 articoli)
  • Avviato 15 anni fa da Faust Cornelius Mob
  • Ultima replica da parte di FernandoBassoli
  1. L'altro ieri ho visto Santoro. Non mi piace e non è un mistero. Si fa un po' i cazzetti suoi, ma con i soldi di tutti. Non è un mistero nemmeno questo. Però può farlo. E' una fase in cui ognuno fa quel che cazzo gli pare - interessi particolari soltanto, perché a Santoro dei disoccupati non gliene frega un cazzo, basta vedere come si scalda quando si parla della Rai - e Santoro ci sta dentro come Berlusconi, Ghedini e compagnia cantante.

    La cosa che non avevo mai notato - perché di solito non vedo Annozero, preferisco fare altro - è che giornalisticamente la trasmissione è scadente. Non parlano dei problemi, parlano di emozioni. La cassintegrata che non riesce a comprare i giocattoli al figlio, la donna - fortunata - che trova un lavoro dopo esser stata cacciata dalla sua vecchia ditta ecc. ecc. Casi singoli che fanno perdere di vista il problema più in generale. Non ci trovo tanta differenza - a livello di sintassi - da tante spettacolari speculazioni sul dolore che si vedono in questi giorni.

    La televisione, destra o sinistra che sia, è ormai pornografia.

    Pubblicato 14 anni fa #
  2. rindindin

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    visto un film andando scettica "Benvenuti al sud", invece sorpresa. giocato sui luoghi comuni tra nord e sud, nordici e sudici, tra Milano e Napoli, tra polentoni e terroni, mi sono fatta un sacco di risate. Film equilibrato, gentile che senza pretese mi ha pure commosso alla fine.

    Pubblicato 14 anni fa #
  3. big one

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    è vero.
    forse eccessivamente corretto
    con molti stereotipi ma sottoscrivo rindi

    Pubblicato 14 anni fa #
  4. Si, Benvenuti al Sud è simpatico. E' un remake del francese 'Giù al Nord'. Magari dategli un'occhiata, se ve lo siete perso.

    Ieri ho rivisto lo splendido 'La cena dei cretini', sempre francese. Eccezionale. Il film che ha aperto la strada ad altri film del genere, 'L'apparenza inganna' e 'Giù al nord'.

    Pubblicato 14 anni fa #
  5. urbano

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    Potrebbe chiamarsi " le stelle di confucio":

    Beijing
    Allora alla fine ci sono venuto, da solo, con te lontana, laggiù.
    E’ pulito, organizzatissimo tutto e anche se siamo nella loro settimana di festa nazionale tutto scorre come deve.
    Si perché fu il 1 ottobre di 61 anni fa che il Presidente Mao disse che era nata la RPC.
    Pechino in realtà si dice Bei jing che vuol dire città del nord, Bei –nord e jing città, come Nanchino, Na jing vuol dire città del sud.
    Si chiama Fang la nostra guida ma a noi ha detto di chiamarla Martina.
    La città, dicono loro, non è tra le più grandi, ha solo 18 milioni di abitanti, ma è La Città, la loro madrid, cultura e potere.
    Dalla originaria città proibita la città si è accresciuta di 5 anelli.
    La periferia che si vede dall’aeroporto al centro è piena di alberi e verdi prati, fiori e sculture ornamentali, tutto molto curato, molto pulito. Anche molta acqua; perché l’acqua porta bene, ha detto la guida, mentre il vento non tanto, così si fanno colline e foreste per ripararsi.
    C'è un bel sole in un bel cielo azzurro.

    Tiantan
    Mentre Martina diceva tutti i numeri della Cina il pullman ci ha portato al Palazzo del Cielo; una tenuta di 275 ettari, ora parco pubblico.
    Una volta ci andava l’imperatore in ritiro per fare riti propiziatori del raccolto.
    Costa 20 yuan entrare, cioè quasi due euro, e è una folla di tutti i generi e tutti con il viso sorridente, non si sa se per la contentezza o per la fisiognomica, ma è contagioso e fa piacere.
    Per entrare si deve superare la soglia, un massello di pietra nera messo sotto la porta, dietro, per non far entrare gli spiriti striscianti.
    Dalla prima porta all’ultima tutte avranno la loro soglia.
    Lungo un viale di pietra sulle cui lastre si fanno esercizi di calligrafia scrivendo ideogrammi di acqua destinati ad asciugare, dove volano bolle di sapone soffiate da piccoli ultimi imperatori si arriva dove c’è la pietra dell’eco.
    E’ come quando nel film di Zhang Yimou c’è la scena della cena sotto il cielo stellato.
    Uno zigurrat circolare che , anche adesso, ritaglia un orizzonte di cielo lontano disegnato di nuvolette e chiome verdi. Li al centro del cerchio c’è una pietra che per uno speciale effetto acustico amplificava la voce dell’imperatore quando ci saliva sopra per leggere editti.
    Poi viene il tempio dell’eco, un cilindro coperto da un ombrello di tegole color turchese scuro e contenuto in un recinto circolare. Anche qui l’acustica faceva rotolare sui muri le preghiere che si recitavano al centro e poi infine il tempio del buon raccolto, sgargiante!
    Quando l’Imperatore andava al tempio del cielo stava da solo, senza cibo animale, senza alcol, e soprattutto senza donne cui era proibito assolutamente l’ingresso. Io però non sono imperatore.

    Tiananmen
    La grandissima piazza per le adunate dei compagni cinesi, fatta demolendo tutto quello che c’era prima.
    40 ettari di solido vuoto.
    Riempita di forse un milione, forse anche di più, di persone di tutta la Cina.
    E tutta la Cina vuol dire 55 etnie, ci spiega la guida Martina, visi assortiti e abiti di varie fogge. In fila. In fila per entrare nella piazza, in fila per uscirne, in fila per la tomba di Mao, in fila per la foto.
    Anche io l’ho fatta la mia foto con lo sfondo del Presidente.
    Sono stanchi oggi i cinesi, ma ce la fanno soddisfatti.
    Cinque stelle ha la bandiera: l’operario, il contadino, l’uomo, la donna e la quinta , una volta il popolo; oggi invece, dice sorniona la guida, la quinta stella, quella più grande, è il capitalista!
    Ah ah ah, che spiritosi i compagni cinesi.
    Comunque se ci si ferma a riflettere stupisce il quanto hanno fatto. E il come.
    Le guardie cinesi sono giovani, magrissime, vestite di marrone terra, hanno i guanti e stanno dritte come un fuso a fare la guardia, appunto.
    Sono li di fronte ai fiori, vicino a un palo, su un alto gradone, fissano il lontano e ogni tanto sbirciano il vicino.
    Il cielo pizzica i tetti dei palazzi enormi e sovietici con le bandiere rosse, qualcuno guida nell’aria aquiloni e draghi volanti.
    Le dimensioni sono tutte scalate di una o due volte, così che gli oggetti seppure enormi risultano tra loro proporzionati fino a quando da un parapetto non spunta una testolina così piccola che sembra sbagliata di misura.

    Zǐjinchéng
    Tanti, tantissimi, quasi tutti sono i cinesi. Nei cortili della città proibita riempiono ogni sguardo.
    La loro quantità rappresenta la vera sconfitta dell’imperatore che non riuscirà più a manifestare se stesso nel vuoto di quei luoghi.
    Eppure è bello, ma la mia è una mente romantica e immagina il vuoto, i cinguettii, il rumore di una mano , ma dura solo un attimo, che poi scoppia il vocio incomprensibile dei miei ospiti.
    I loro luoghi hanno nomi di astrazioni, di concetti, di fondamentali: il ruscello delle acque d’oro taglia un grande cortile, attraverso il ponti delle cinque virtù si sale al palazzo della suprema armonia e poi a quello della perfetta armonia e poi ancora a quello della preservazione dell’armonia.
    La casa dove l’imperatore viveva, la casa della purezza celeste, dove lui dormiva in stanze sempre diverse e con concubine sempre diverse; dice la guida che la scelta era improvvisa e dettata dalla volontà di disorientare gli attentatori assassini.

    Yiehyuan
    Armonia totale, armonia educata.
    Alberi maschio e alberi femmina e pietre e acque e terra. L’imperatore è così potente che può fare il mondo e costruire un giardino di 270 ettari dove l’estate potrà riposare ed un enorme lago artificiale dove oggi galleggiano draghi barche e pedalò, fa il mausoleo di preghiera per la moglie, che a piedi ascenderà i numerosissimi gradini, lei imperatrice e devota, e farà l’isola per i figli collegata alla sponda del lago artificiale da draghi galleggianti e da un ponte di diciassette archi.
    Armonia educata!
    Come un dio!

    Xiězuò
    I cinesi hanno 40000 ideogrammi. E’ impossibile conoscerli tutti. La media dei cittadini conosce 4000-6000 ideogrammi.
    Il sapere ,la lettura e la trasmissione del pensiero era posseduta dai soli ricchi che oltre ai beni materiali, le cose, possedevano anche il potere del dire. Questo fu uno dei primi obiettivi del Piccolo Padre Mao, semplificare la scrittura e renderla accessibile al più alto numero possibile di cittadini.
    Oggi, dice la guida Martina, solo a Hong Kong continua la tradizione dei 40.000 ideogrammi. Oggi la scrittura è più semplice, al popolo non serve conoscere tutti gli ideogrammi. Forse ha ragione.

    Lǚyóu zhǐnán
    La guida turistica è un funzionario statale che quest’anno accompagna i gruppi spiegando la Cina come vuole essere spiegata.
    Alcune cose non le dice, o non le sa, o dice di non saperle come quando in piazza Tiananmen a chi del gruppo domanda dello studente piccolino con la busta della spesa di fronte al carrarmato: non so questa cosa, risponde. Ma come? Quanti studenti sono morti quella volta? Chiede maligno qualcuno e lei risponde : non so, non conosco il numero!|
    Nella strana atmosfera della notte, con i quaranta ettari tutti completamente vuoti e illuminati e bagnati dal recente lavaggio la risposta suona strana, una verità reticente.
    Forse lei non li ha mai contati quei morti.
    Forse si, qualcosa si ricorda, che glielo disse sua madre che era un insegnante.
    Ma poi che cosa importa il numero, uno o cento?
    Ne basta uno di morto per suscitare l’orrore, il resto è solo ripetizione, tanto orribile quanto inutile. Come dire che la vita è una costante, il valore non varia con il numero, il valore è sempre inestimabile.

    Jīngjì
    I cinesi giovani che vogliono sposarsi, o che vogliono convivere, o vogliono vivere fuori dalla famiglia, vanno a comprare casa fuori dal quinto anello, dove costa di meno.
    Fanno un mutuo con la banca e pagano il trenta percento in contanti. Ma prima si comprano una macchina, perché il quinto anello è lontano. La comprano a rate.
    Chissà se il Timoniere l’aveva prevista questa deriva consumista e automobilistica?
    Chi lo sa?
    E poi come faranno con 500 euro al mese, che tanto è lo stipendio medio secondo la guida, a comprare la wwpassat, la yundai, la nissan, la toyota? E dopo a pagare il 30% di una casa di 70 mq che costa 300 euro a mq?
    Gira molto olio! Insinua la vecchia guida , quella privata , che guarda caso è pure napoletana.

    Míng cháo shí sān líng
    La via sacra attraversa tutta una valle per arrivare alla fine ad un enorme tolos a forma di vera e propria collina dove, dentro, ma non si sa dove, c’è sepolto un imperatore.
    Changling.
    Oggi intorno alla via sacra ci sono piantagioni di frutta a perdita d’occhio. E cammelli accucciati vicino alle tante bancarelle che vendono prodotti lungo la strada.
    I filari delle piante sono coperti da una ombreggina celeste così che da lontano la campagna è tutta piena di strisce di cielo.
    Lungo la via sacra si snocciolano ai due lati statue di mandarini, elefanti in piedi e seduti, dromedari, draghi, unicorni e tartarughe secondo un ritmo simmetrico e costante e con una simbologia esistente ma sconosciuta.
    C’è un bellissimo filare di salici piangenti sui due lati, tutti alti uguali e con le chiome alla stessa altezza da terra, fanno come un tunnel sotto una cascata di foglioline. Sembra acqua verde o muschio delle fontane.
    Dietro questo portico naturale, sorretto da tronchi dritti come piccole colonne di legno, si estende un parco ricco di piante e pieno di merli e passeri.
    In fondo un tempio cavo e massiccio contiene una stele imperiale dritta sotto la volta centrale e sorretta da una enorme tartaruga. Un vero e proprio fallo di pietra tutto scritto e con tanto di glande fiorito, dentro il fodero vuoto del tempio.

    Wǒ huílái le
    Alla tomba dell’imperatore si arriva alla fine del tragitto, passando per più porte fino ad un cortile con una porta nel mezzo.
    E’ come una lastra bucata, senza sportelli ma con la sua soglia.
    Da li entrerà solo il sarcofago dell’imperatore , mentre il corteo passa ai lati secondo regole perdute.
    La salma andrà nella collina, ma si è persa la porta.
    Solo al ritorno tutti possono passare per la porta di mezzo, in gruppo, e urlando all'eco
    WǑ HUÍLÁI LE
    ovvero
    sono tornato!

    Pubblicato 14 anni fa #
  6. k

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    Bello. Grazie.

    Pubblicato 14 anni fa #
  7. urbano

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    Ancora un pezzettino:

    Cloisonne
    Su la parete di rame di un vaso si fissano con mastice che resiste al fuoco piccolissime strisce, di rame, a formare un disegno tutto ghirigori.
    Dopo, una volta fissato, con tantissima pazienza si stendono all’interno dei campi delle figure i colori a smalto a base di minerali e metalli.
    Un colore alla volta, una cottura alla volta, di seguito, cuocendo infine il tutto tre volte. Dunque si passerà alla mola con pietre speciali e per ultimo carbone.
    Il risultato sarà come una porcellana liscissima e lucidissima. Cloisonne, con il nome francese. Oppure Jǐngtàilán dal periodo del 1400 in cui fu usato.
    Sono oggetti preziosi, alcuni bellissimi, tutti pieni di infiniti gesti e lavoro, lavoro, lavoro.
    Era una friendship home, una mensa di fabbrica, o meglio un centro commerciale del lavoro dove si mostra come si fa, cosa si fa e poi si compra e si mangia.

    Zài chángchéng
    La vera muraglia cinese sono proprio i cinesi che sono in fila dappertutto.
    Insormontabili, impermeabili, a volte nemmeno dal potere della nostra guida governativa.
    Sembrano orgogliosi dei loro posti e li visitano con entusiasmo. Vestiti, e pure svestiti, in tutti i modi.
    Procedono con il sacchetto della merenda che a volte è bollito. Oppure arrosto, o trippa e poi frutta e termos di infusi di foglie e semi,.
    Vanno a gruppi con vecchi e bambini. Salgono i ripidi gradini di Badaling aggrappati ai bassi corrimano e si fotografano e si filmano come forsennati. Più di noi turisti.
    Scelgono il giusto sfondo, la posa appropriata, recitano la loro versione della felicità.
    A casa avranno foto dove saranno sempre in mezzo a una moltitudine sorridente. Se poi capita di farli entrare inavvertitamente quanto inevitabilmente in una nostra foto, e loro si accorgono, allora con un sorriso esclamativo di sorpresa chiedono: anche io! Anche io!
    E così avviene lo scambio reciproco delle immagini. Loro saranno con noi e noi saremo con loro. A nessuno dei due importa dove.

    Badaling
    Chi potrebbe sponsorizzare un “ camino de muralla” ?
    6500 ( o 8500?) kilometri a piedi dal mare verso l’interno, la pianura, le montagne, il deserto.
    Stagioni e meteorologia variabile

    Cuòshī
    Questioni di scala sono quelle che si misurano con la moltitudine.
    Ad esempio risulta che la densità del territorio italiano è maggiore di quella cinese. Saremmo più affollati.
    Vedendo la ricchezza diffusa dei posti che ci hanno fatto visitare, viene da pensare: allora non sono poveri come fu detto!
    Si ma questa è solo una minoranza, dice la guida.
    Una piccola percentuale, ricca, di tutta la popolazione.
    Il 10%? Il 20%? Potrebbe essere.
    Però poi se si fa il conto vengono 120 milioni, oppure 250 milioni di ricchissimi.
    Metà, forse di più, della vecchia Europa. Poi se si pensa alle necessità di una inurbazione da 18milioni di persone, 18milioni solo i censiti, che bevono, si illuminano, producono rifiuti, si spostano. 18milioni! Meglio non pensarci e limitarsi a guardare.

    Hóngqí
    La bandiera, quel rosso che per noi fu simbolo di politica e lotta per loro è la bandiera nazionale.
    Vederla esposta nelle vie, nelle piazze, sui palazzi a sventolare sul colore degli sfondi non vuol dire mica che sono comunisti, sono patrioti.

    Yàn
    La storia dell’oca selvaggia.
    I monaci mangiavano solo una volta al giorno e poi lavoravano nei campi e pregavano, sempre, ogni giorno.
    E fu un giorno di fine estate che un giovane monaco mentre si riposava meditando il paesaggio lontano, all’improvviso fu distolto da un forte attacco di fame. Capì così di avere fame e la pensò, e pensò: che fame, mi mangerei un’oca sana sana.
    In quel momento passava uno stormo di oche selvatiche che iniziavano la loro migrazione e fu mentre il monaco pensava alla fame che un’oca cadde a terra, li di fronte a lui, che dovette mettere alla prova la verità della sua fame.
    Non si dice se il monaco mangiò l’oca e neppure nulla si racconta su come casomai la cucinò
    Invece è certo che per celebrare o forse per ringraziare il monaco partì per un lungo viaggio in Asia in cerca di preziosi e sapienti testi.
    Li dove l’oca cadde si edificò una pagoda per continuare ad aspettare altre oche selvagge.

    Liù
    Liù, la nostra guida di X’ian è un filosofo. E’ tra l’epicureo e lo stoico e ci tiene tantissimo a spiegare.
    Ama il mistero della storia antica e per lui ogni cosa di questo posto ha più di 2000 anni.
    Ne parla al passato prossimo con un senso della continuità che sconcerta.
    E’ come la scultura che sta nel sito dell’esercito di terracotta, un enorme guerriero di terracotta che tiene per mano una bambine. Sono due marionette che dicono: è un grande passato guerriero quello che porta per mano la giovane China. L’autore con impercettibile ironia ha chiamato l’opera : marionette. Rieccheggia il pensiero del presidente Mao: nella storia alcune classi salgono altre scendono, e il pensiero di Confucio: per comprendere il nuovo bisogna rileggersi il vecchio.
    Ecco Liù è così, lui ci propone un paese attraverso concetti superlativi di grandezza, ricchezza, potenza, ferocia, antichità, numero. Questo messaggio subliminale della China ci da Liù, come prima Martina. Siamo preesistenti, siamo persistenti, siamo esistenti e siamo tanti e forti.
    Ci serve solo tempo.

    Shēngtài hé fāzhǎn
    Quando la Cina , insieme all’Australia, ha rifiutato di allinearsi a Kioto tutti hanno gridato allo scandalo, additando la Cina come la cattiveria, l’egoismo.
    Ma in Cina la crescita imponente e incalzante e volte aggressiva, che consuma energia e la produce, che brucia energia e co2 è così tanta perché tanta è la popolazione di questo paese.
    Dobbiamo limitare le emissioni!
    Questa parola d’ordine uscita dalla coscienza dei paesi industrializzati e capitalisti, si riversa sui paesi emergenti con una logica a scalare.
    Come quando si dice di aumentare di un x% la pressione fiscale a tutti, una quota assoluta che però è inversamente proporzionale alla quantità cui è applicata.
    una cosa che peserà in maniera inversamente proporzionale alla quantità cui è applicata, peserà sempre e sempre di più sui poveri che sui ricchi.
    Il rifiuto della Cina è come presentare il conto di un gap storico.
    Il consuno delle risorse implicito nello sviluppo è maggiore dove maggiore è lo sviluppo.
    Dunque non tocca a noi! Dicono i compagni cinesi.
    Il risparmio di energia fatevelo voi capitalisti che avete tutto ben oltre il superfluo.
    A noi non compete.
    Noi dobbiamo svilupparci, poi , dopo, una volta raggiunto un livello di vita accettabile e comparabile con il vostro se ne potrà parlare, ma non ora , dopo.

    Pubblicato 14 anni fa #
  8. rindindin

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    ancora un pezzettino? e quando ti dilungherai?

    Pubblicato 14 anni fa #
  9. urbano

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    ecco, ora è finito.

    Ying Zhèng
    Quell’imperatore, il primo, programmò la sua sepoltura trentotto anni prima della sua morte. O meglio a costruire la sua tomba ci si misero 38 anni e furono impiegati 700000 e più operai.
    Duecento anni prima di cristo.
    Dice la leggenda che alla fine tutti furono uccisi, pure le duemila concubine che così non avrebbero messo in dubbio la discendenza, che già assommavano a più di 50 i figli.
    Fu un “lavaggio di sangue”, così Liù traduce l’espressione italiana bagno di sangue, sbaglia ma rende meglio l’idea: lavaggio di sangue!
    Passa tantissimo tempo e un giorno di trentotto anni fa nella campagna di Xi’an un contadino, avendo necessità di un pozzo decise di scavarlo sotto un melograno, che simboleggia la moltitudine della famiglia.
    Forse fu una illuminazione perché dopo appena comunque metri trovò una testa di coccio, il primo chicco di un enorme melograno tomba con altri 12000 chicchi guerrieri di terracotta.
    Tutto fu fermato e lo Stato mandò gli studiosi che dopo avere indagato in lungo e in largo convennero che si, li c’era una cosa inestimabile, la tomba di Qin Shi Huang il primo feudalissimo imperatore guerriero.
    Iniziarono una campagna di scavo su un sito di quasi sei ettari e i lavori, dice Liù continueranno per altri trentotto anni almeno.
    Hanno costruito un sito espositivo sopra il cantiere di scavo tutt’ora attivo e visibile.
    I cinesi sembrano affascinati dagli apparati imperiali e si fotografano di fronte a tutto.
    Gli abitanti locali approfittano di questa insperata fortuna e vendono miliardi di statuine dei guerrieri di terracotta ad ogni prezzo; tanto che ci sarà sempre un altro imbonitore che ti dirà: l’hai pagata duecento? Io te la davo a centocinquanta.
    Noi turisti approfittiamo della potenza al minuto del nostro euro e appena rapaci scialacquiamo denaro a dieci yuan per un euro.
    Ignoriamo che un contadino di quei posti guadagna 500 euro all’anno, 5000 yuan all’anno.
    Ci sentiamo furbi quando una cosa la paghiamo 80 invece di 100, in yuan, mentre in euro si sta parlando di una cresta di due euro per loro si sta parlando del 5% della mesata.
    Comunque io l’ho comprata la mia brava scatoletta di statuine di Xi’an. A 150.

    Quánlì
    Il potere dunque è sempre uno su tanti, cioè uno che ordina la caotica moltitudine. Lo può fare il potente, l’imperatore, modificando il paesaggio con colline e laghi artificiali, scavando lunghissimi canali, tracciando strade infinite, erigendo barriere dal mare al deserto, decidendo la difficoltà della scrittura, la complessità dei segni, uccidendo chi dice e scrive ciò che non deve e onorando chi dice e scrive ciò che è giusto, e decidendo il giusto.
    Lo fa usando una macchina umana, una moltitudine di individui che per ragioni razionalmente o logicamente incomprensibili decidono di ubbidire ad uno e si annullano nella massa, nella macchina.
    Sarà forse qualcosa di insito nella genetica, un riflesso gregario innato.
    Comunque avviene. Così come avviene che il potente all’apice della sua forza decide la cosa estrema, decide la vita dei suoi individui, che sono tanti e fungibili, accade così che li uccide, anzi ne ordina la uccisione, a migliaia, accade che stermina le sue concubine che vede come incubatrici del suo seme, come a dire, oltre me nessuno.

    Mind Your Head
    Così dice la targa ottonata posta sulla soglia della Dàyàn Tǎ, la grande pagoda dell’oca selvaggia.
    Una soglia nera come di lavagna conduce in un corridoio a volta stretto e basso. Mentre compio l’atto di scavalcare la soglia entro nella suggestione mistica del posto e penso di capire, automaticamente, pulite la vostra mente!
    Stupisco per quella massima invito quasi come il benvenuto degli zerbini di casa nostra. Del resto sono monaci buddisti e dunque quale invito migliore: monda la tua mente!
    Così entro nel corridoio e empatizzo con le steli nere inserite nel muro e anche io accarezzo la figura del monaco ormai lucida dalle infinite lisciate delle infinite mani.
    Attraverso sale quadrate poste al centro della struttura si sale una scala in legno che arranca le tre pareti della torre pagoda. Sette volte si sale e ventuno volte si gira poi finalmente in alto si vede un mandala giallo al soffitto e dalle quattro finestre scavate nelle spesse pareti si ammira la città .
    Siccome sono da solo non parlo, sorrido muto alla gente e chino il capo nei saluti e mi convinco della speciale atmosfera di quello strano sacro. Poi si scende e ad ogni primo pianerottolo la stessa targa ottonata rammenta: mind your head e io ormai inebetito dall’oca selvaggia penso che sia una specie di ammonimento: pensa alla tua testa.
    Decido di fotografare quella cosa per portarmi a casa quella speciale emozione. Poi si scende e ancora la targa che ora leggo come: pensa con la tua testa. Rifletto sui significati della scritta e sulle emozioni che suscita mentre i turisti cinesi mi osservano stupiti. Scivolo e sono sostenuto da una vecchia guardia rossa ed ecco che finalmente sono illuminato, mentre mi volto per ringraziarla con commozione non mi accorgo del pianerottolo e sbatto la fronte, proprio sulla targa: mind your head!
    Attenti alla testa! Un insegnamento pratico a valore semantico aperto. Puro zen.

    Yu Yuan
    Il mandarino costruì la casa per se e per gli amici. Nella città della concessione francese lui era uno degli uomini più in vista, ricco e potente senza limiti.
    Ma oltre all’avere coltivava l’essere e dunque ordinò una abitazione piena di osmanto profumato e di rocce, di piante e acqua abitata da carpe e pesci colorati che in mancanza di sole avrebbero screziato di scintille la superficie del lago.
    Solo le pareti trasversali della bella casa erano opache, di muro o di legno, ma i lati che davano sui cortili erano trasparenti e protetti ora di purissimo vetro e ancora dove l’uso lo richiedeva di candida carta.
    Dal suo tavolo al centro del padiglione trasparente il mandarino Yu osservava le forme astratte del pensiero facendo vagare lo sguardo sulla natura che aveva fatto riprodurre. Poi quando un pulviscolo di colore stuzzicava i suoi occhi ritraeva il pensiero aspirando profondamente l’odore di osmanto, intingeva il pennello nel celadon dell’inchiostro e scrollava sulla carta un segno essenziale come una idea.
    Intanto i suoi ospiti e amici fumavano oppio in un silenzio visionario nel padiglione in mezzo al lago. Parlavano piano mischiando i suoni delle parole all’affannato mormorio delle allucinazioni, al ticchettio dei passeri venuti a beccare il riso sparso sulla soglia, al canto casuale dei merli.
    Un piccolo gallo rosso e nero passava marziale tra i ciuffi dell’erba del prato, una leggera brezza rendeva fruscianti i bonsai in fila lungo il portico.

    Han jin
    Non sono sicuro che si dica così, ma Lei è la forma femminile di Buddha.
    Lei è la misericordiosa e siede serena e sapiente sotto un siddartha che è piccolo, abbrutito dalle rinunce e magrissimo dai lunghi e ferrei digiuni.
    Perché siddartha alla fine forse si disperò dell’inutilità di tutta la mortificazione che si era inferta.
    Forse si senti come un morto vivente chiuso nel paradosso del capire, tra scelta e rifiuto, e del sentire.
    Decise di abbandonare il suo nascondiglio di eremita e discese nel mondo fermandosi a riposare sotto una bella pianta in riva ad un bel fiume. Si addormentò, forse si rilassò e allora la sua carne si fece scorza meno coriacea, divenne permeabile e per i suoi pori il bello cominciò a filtrare, attraversandolo. Fu, dicono, la grande luce che lo fece risplendere come una giada imperiale a svegliarlo.
    A bordo del suo nirvana andò via con il mutevole giorno.
    Angin forse è la sua forma, oppure Angin è proprio la misericordiosa, l’essere non guerriero che comprende e raccoglie se stesso con serenità ma senza scordare il contatto con la terra, infatti Angin con la sua mano destra sfiora il suolo.
    Solo la terra può sapere quante e quali sono state e, chissà, saranno le sofferenze, e testimoniare della loro incerta necessità.

    Innovation tools
    Il padiglione della Siemens illustrava il futuro, quello del better city better life dell’expò
    C’è un film all’inizio e un padre e una madre che comunicano con i figli.
    Lo fanno con la tastiera e la videocamera; loro sono nel cortile quadrato dove abitano mentre i figli sono lontani, il maschio a Pechino, la femmina a Milano.
    I vecchi genitori sono felici quando sentono la voce dei figli e escono sorridenti nel cortile sotto le piante di biloba, distendono le membra nella ginnastica quotidiana, scrivono, rassettano la casa, piegano i panni.
    Sono dietro i graticci del loro mondo, del loro cortile quadrato. Saranno i figli a condurli attraverso le meraviglie della tecnologia e li educheranno all’assenza degli oggetti.
    Il gioco, la moda, il denaro, il paesaggio, il cielo, l’arte, la musica, l’assemblaggio di una macchina, addirittura la lettura della mano.
    Tutto sarà digitale e il fare non consisterà più nell’uso di uno strumento ma nell’interazione con un programma che sembra proiettare fuori di noi la nostra volontà.
    Alla fine i due genitori vivranno stupiti in un ambiente tutto bianco che prenderà corpo con il pensiero, una specie di Solaris o meglio ancora vivranno nella fine di 2001 di Kubrick. E mentre toglieranno dalla serra idroponica un cespo di lattughina ogm parleranno tra di loro attraverso lo sportello al plasma del frigorifero:
    Come si facevano i ravioli al brodo, ma?
    Con la vecchia ricetta del tasto 9, figlia mia!
    Il padre con le mezzemaniche wifi esegue i suoi esercizi taichi immerso nel panorama dei suoi desideri. Tutti in un mondo dominato dall’assenza degli oggetti.

    Nihao

    Pubblicato 14 anni fa #
  10. k

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    Membro

    Molto bello, Urba', complimenti. Credo andrebbe messo in home. Se me lo mandi in word, però, provo anche a farlo girare. Hai una grande capacità di capire il lontano da te - si chiama empatia - e di saperlo poi raccontare. Perché non provi però - qualche volta - pure con il vicino? E sforzati, no? O puzziamo così tanto?

    Pubblicato 14 anni fa #
  11. urbano

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    Membro

    Grazie per l'apprezzamento bello e inaspettato.

    Pubblicato 14 anni fa #
  12. zaphod

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    Fondatore

    Perché inaspettato? Proprio ieri sera con Torquemada stavamo pensando di chiederti il permesso di metterlo in home come articolo a sé stante e anche se ci potevi mandare due o tre foto da allegare di quelle che sicuramente avrai scattato in giro per la Cina.
    Poi K ci ha preceduto. Evidentemente siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Mica sarà un caso se siamo amici, no?

    Pubblicato 14 anni fa #
  13. k

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    Membro

    No, più che le foto sono meglio i disegni, se ne ha fatti.

    Pubblicato 14 anni fa #
  14. k

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    Membro

    Ho visto Tataka sul treno.

    Pubblicato 14 anni fa #
  15. cameriere

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    Membro

    che culo

    Pubblicato 14 anni fa #
  16. big one

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    Membro

    The Event
    le prime due puntate.
    tra flashback che ricostruiscono il presente
    e presente che giustifica i flashback
    voglio proprio vedere
    come va a finire

    Pubblicato 14 anni fa #
  17. tataka

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    Membro

    che culo

    Infatti poteva capitagli di peggio.
    Tipo incontrare te.

    Pubblicato 14 anni fa #
  18. Ho visto Fer nello specchio.

    Pubblicato 14 anni fa #
  19. big one

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    Membro

    prova ad uscire
    (ho fatto bene a mettere la d eufonica?)

    Pubblicato 14 anni fa #
  20. urbano

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    Membro

    oh tempora ..

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    Pubblicato 14 anni fa #
  21. urbano

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    Membro

    ¿Qué he hecho yo para merecer esto?.

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    Pubblicato 14 anni fa #
  22. A.

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    Moderatore

    Ieri ho visto questo spot sulla Rai. E oggi ho sentito il committente dello stesso spot (il ministero delle pari opportunità, ovvero il Governo) contraddirlo nella maniera più plateale possibile ["meglio guardare le belle donne che essere gay"]. Peccato chissà quanti soldi c'è costato, lo spot. potevamo andarci a puttane piuttosto.
    [Ma che fine ha fatto Sensi?]

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    Pubblicato 14 anni fa #
  23. Ma come, non lo sai A?

    Pubblicato 14 anni fa #
  24. S'è fatto frate.
    Mo' lo chiamano Padre Sensi. Sta in ritiro spirituale al Convento San Silvio da Bunga Bunga.

    Pubblicato 14 anni fa #
  25. A.

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    Moderatore

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    Pubblicato 14 anni fa #
  26. Ho visto il derby, Lazio - Roma. Finito 0-2 (rigore Borriello, rigore Vucinic). Che dire? Peccato che i rigori c'erano.

    Pubblicato 14 anni fa #
  27. k

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    Membro

    Sì, però per fortuna c'era pure quello della Lazio che non gli hanno dato.

    Pubblicato 14 anni fa #
  28. k

    offline
    Membro

    Però ci pensi, Torque, che a noi ci capita solo una volta ogni tanto - semel in anno - di godere così? Ad mortem Papae, come si suole dire.
    Tu pensa agli juventini, che non hanno fatto altro per tutta la vita (l'altra. Negli ultimi anni è toccato ai cammerieri).

    Pubblicato 14 anni fa #
  29. big one

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    Membro

    non essere abituati a godere ne aumenta l'intensità.

    Pubblicato 14 anni fa #
  30. big one

    offline
    Membro

    e comunque nell'azione del presunto rigore per i cugini c'era un fuorigico.

    Pubblicato 14 anni fa #

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