Antonio Pennacchi su Roberto Saviano
Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture
Postato da: zaphod
Una riflessione postata sul nostro forum da Antonio Pennacchi su “La bellezza e l’inferno” di Roberto Saviano e la figura dell’eroe nella nostra società.
Non solo camorra. Ho appena finito di leggere ‘La bellezza e l’inferno. Scritti 2004-2009′ di Roberto Saviano e non c’era solo camorra, ma anche letteratura e teoria della letteratura. Chiunque frequenta questo forum se lo dovrebbe leggere. A che serve la letteratura? Perchè scrivere? Di che cosa scrivere? Per Saviano è giusta e vera solo la scrittura che scava dietro le apparenze del reale per estrarne la nuda verità e, con questa, aggredirlo e poi modificarlo. Lui direbbe: “No, io ho detto solo di raccontarla, e di raccontarla bene”. Ma è la stessa cosa, è questa la potenza del verbum.
Bellissimi, inoltre, i racconti su Michel Petrucciani, il grande pianista deforme, su Lionel Messi, sul pugile Clemente Russo, sull’uomo che era Donnie Brasco, sull’epos dei 300 alle Termopili (fumetto e film), su Isaac Singer e su Anna Politkovskaja. Certo Saviano quando parla di loro parla anche di sé, ma è proprio per questo che è tanto più vero e autentico quando parla di loro, e per questo va letto. Poi ti chiama in causa, e anche su questo non si discute - vorrebbe che le sue battaglie fossero le battaglie di tutti - e tu finisci per sentirti pure in colpa, per il fatto di scrivere solo storie di fabbrica o di palude. Ma queste sono le storie mie - mi piacerebbe dirgli in un assai ipotetico incontro (visto che vive sotto scorta) - e ognuno scrive le sue, fermo però restando, come dice giustamente lui, che anche “Primo Levi in polemica con Giorgio Manganelli, che rivendicava la possibilità di scrivere oscuro, affermò che scrivere oscuro è immorale”.
Questo libro inoltre affronta e risolve tutta una serie di domande, quesiti, dubbi ed eccezioni che su questo forum (o meglio, in quello vecchio) un nostro amico aveva posto. Tutti noi gli avevamo già risposto, ma è proprio bene che lui per primo se le vada a leggere. Ne stralcio brevemente qualcuna a caso:
“La letteratura mette paura al crimine quando ne svela il meccanismo, ma non come accade nella cronaca. Fa paura quando lo svela al cuore, allo stomaco, alla testa dei lettori (…) Nessuno sceglie il suo destino. Però può sempre scegliere la maniera in cui starci dentro (…) Ho visto che nella mia terra sono comparse scritte contro di me. “Saviano merda”. “Saviano verme”. E un’enorme bara con il mio nome. E poi insulti, continue denigrazioni a partire dalla più ricorrente e banale: “Quello s’è fatto i soldi” (…) Oggi, qui in questa stanza dove sono, ospite di chi mi protegge, è il mio compleanno. Penso a tutti i compleanni passati così, da quando ho la scorta (…) Penso che non potrò mai più passarne uno normale nella mia terra, che non potrò mai più metterci piede (…) Penso ad altri amici sotto scorta, Raffele, Rosaria, Lirio, Tano, penso a Carmelina, la maestra di Mondragone che aveva denunciato il killer di un camorrista e che da allora vive sotto protezione, lontana, sola. Lasciata dal fidanzato che doveva sposare, giudicata dagli amici che si sentono schiacciati dal suo coraggio e dalla loro mediocrità (…) Tutte le giornate passate in una stanza, le nocche sbattute contro le pareti, la diffidenza verso tutti, la sensazione che tutti mentano e tradiscano. Gli insulti, le accuse: troppo esposto, poco esposto, è tutto falso, è tutto costruito, quelli che senza vergogna dicono dovevi stare zitto, te la sei cercata, sei un furbetto, molti vivono come te non ti lamentare, è colpa tua, sei un divo, sei una merda, sei un cialtrone, sei un copione (…) Bisogna dire che la maggior parte delle accuse non le ricevi dalle organizzazioni criminali: quelle emettono una condanna e basta. Molte accuse spesso le ricevi dalla cosiddetta società civile. Ti accusano di essere un pagliaccio, una persona che si è messa in mostra, una persona che se l’è andata a cercare per avere successo, una persona che ha speculato su tutto questo”. E infine: “Può sembrare paradossale, ma in fondo se io avessi scritto un saggio, o se avessi scritto un romanzo, e non avessi deciso di far confluire (in Gomorra) in un unico letto questi due fiumi, sicuramente sarei stato ignorato dal loro potere (dei clan), dalla loro voglia vendicativa. Perchè del saggio nel mio libro ci sono i dati, le informazioni, le intercettazioni, le inchieste; del romanzo c’è la leggibilità, il fatto di voler parlare al cuore del mio lettore, di non volerlo fare evadere, ma invaderlo”. Adesso, Fer, vada avanti da solo.
Dice: “Vabbe’, però se la tira un po’ troppo, sembra ossessivo, un Ego forte”. Ora, a parte che io le ho messe tutte assieme e paiono per forza quindi un po’ forzate - mentre nel testo è più diluita – dietro la figura dell’eroe, che storicamente coincide sempre anche con quella del capro espiatorio, c’è sempre un Ego forte; tu non è che puoi avere un eroe quacquaraquà. E gli eroi ti servono come il pane - come corpo sociale - per spostare certe situazioni che di tanto in tanto, storicamente, si pongono. Prima ti servono come eroi e poi li liquidi come capri espiatori. Ritornano eroi solo dopo morti, come Falcone per esempio. In ogni caso fallo prima tu, tutto quello che ha fatto lui, senza darti le arie, e solo allora gli puoi dire: “Ti dai le arie”. Fino a quel momento – fino cioè a che non lo fai tu, quello che fa lui – ti devi solo stare zitto, perché solo ogni piccola ombra o parola contro di lui non solo è invidia, ma è soprattutto una cannonata a favore dei suoi nemici.
luglio 30th, 2009 at 09:37
qualcosa in contrario se segnalo questa recensione molto bella e profonda sulla pagina ufficiale fb di saviano?
agosto 1st, 2009 at 00:19
Niente in contrario, figurati…