Le ‘commari’ e il popolo viola
Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture
Postato da: Torquemada
[articolo e riflessione politica di Graziano 'Torque' Lanzidei sulla manifestazione del popolo viola contro Napolitano e la firma al decreto salvaliste]
Ho letto della firma di Napolitano al decreto salvaliste e della protesta del cosiddetto ‘popolo viola’, che non c’entra niente con la Fiorentina ed è così chiamato dai colori delle sciarpe o dei maglioni o dei calzini che vengono indossati nei loro cortei come segno d’appartenenza (tra di loro) e di distinzione (con tutti gli altri). Una divisa stile fast food, facile da recuperare e che, fuori dal quel contesto, ti consente facili smarcamenti («che è quel viola?» ti chiede qualcuno, e tu puoi sempre rispondere «non ci sta bene con i jeans?»). Dice che dovevano scegliere un colore che li rappresentasse e, nello stesso tempo, li differenziasse dai movimenti di protesta del passato - il rosso fa schifo pure a loro, la vulgata sui comunisti del Berlusca ha finalmente trionfato - e hanno scelto, tra tanti, quello dei preti durante la quaresima («ve possin’ammazza’, ve portate pure sfiga da soli» direbbe qualcuno). Dicevo che è facile da trovare nei negozi di abbigliamento, pensate che pure Vespa s’è presentato - la volta scorsa, quando si protestava contro la chiusura dei talk show durante il periodo elettorale - con una cravattina viola, un po’ sbiadita. Dice che passava di là, per puro caso. Il caso di smarcamento che v’ho detto prima è stato servito dal loro più acerrimo nemico/amico. Si trova un po’ ovunque perché va di moda, il viola, già da un po’ di anni. Che ci vuole a recuperare un capo d’abbigliamento che ti fa sentire al tempo stesso sia elegante e alla moda, sia degno cittadino? E allora dagli alla rincorsa del capo d’abbigliamento chic. Vespa o Travaglio che sia. Basta che non sia rosso che va a finire che qualcuno gli dice che sono comunisti.
In alcuni paesi ci sono quelle che venivano/vengono assunte dai parenti di un morto, proprio il giorno del funerale e pure quelli poco prima e quelli poco appresso, per piangere, strillare, dimenarsi, buttarsi sulla bara ecc. ecc. Servono per far fare bella figura al morto («guarda come gli volevano bene») e ai parenti («nonostante il dolore, guarda che contegno») e nello stesso tempo per mostrare a tutti la disperazione nera che s’è impossessata della famiglia proprio a causa del decesso («poverini, hanno perso il lume della ragione, lassamoli perde»). Si vestono rigorosamente di nero. Quando vengono chiamate, vanno all’armadio, scelgono tra i vari vestiti neri - se la famiglia del morto non se la passa tanto bene c’è quello semplice semplice, altrimenti andiamo sul merlettato - e dopo averlo indossato magari fanno un salto in bagno a sistemare i capelli sotto il fazzoletto nero da mettere in testa e a dare un’ultima perfezionata anche alle espressioni di dolore.
A me sembra che lo stesso rapporto delle commari di paese e della famiglia del defunto - la ricompensa in questo caso è il lavacro delle coscienze civili - ci sia tra il popolo viola e il centrosinistra. Come prima c’era tra i girotondi e il centrosinistra. Come avviene da un bel po’ di anni tra tutti i movimenti della cosiddetta società civile (ce n’è una incivile?), insomma, e il centrosinistra. La democrazia è in condizioni gravissime ormai da tempo e di funerali gliene hanno già fatti tanti, tantissimi. Fa quasi specie che non sia ancora defunta. Berlusconi fa una cosa, Napolitano capita che la firmi perché non può fare un cazzo di altro visto che quelli - il centrodestra - chissà che can can mediatico hanno organizzato e visto pure che il Presidente della Repubblica, ce lo diciamo un giorno sì e l’altro pure, in questo sistema parlamentare, proprio in quanto parlamentare, non conta un cazzo nemmeno per i compiti sanciti dalla Costituzione. Un risultato favorevole al centrosinistra c’è, almeno nelle Regioni incriminate. Il centrodestra e il suo sistema organizzativo di fatto s’è sputtanato. Tipo che secondo me quando gli chiedono la carta d’identità, alla Polverini, i poliziotti s’aspettano che ci sia la scritta ‘fac-simile’. Nessuno, però, pensa a sfruttarlo durante la campagna elettorale. «Ma che vuoi vincere le elezioni?». La prima cosa che ci viene in mente di fare è correre in piazza per denunciare - che questa volta confina quasi con l’augurarsi - la morte della democrazia. A me invece non sembra un momento straordinario di questa merdosa seconda Repubblica. E non mi sembra nemmeno uno di quei momenti di eccezionale gravità. Ho trovato più scandaloso il lancio del Duomo in miniatura e tutto il can-can mediatico che ha funzionato da refoulement publique (rimozione pubblica) di nani, ballerine, escort e massaggiatrici. Si ripete il meccanismo di sempre: quelli di centrodestra riterranno che sia stato giusto così, quelli di centrosinistra si troveranno a pensare che si tratta del solito scippo. Uno a uno, palla al centro, il paese è diviso a metà e al tavolo imbandito non è necessario far sedere nessun altro. Il popolo viola - ma più in generale la cosiddetta società civile - si ritrova, magari involontariamente, a fare la commare pagata. Strilla, si dimena, si strappa i capelli. Al loro fianco sfilano i vari Di Pietro, Travaglio e alcuni del Pd che fanno la figura dei parenti («che gente sensibile! che dignità») che non s’arrendono alla morte della Democrazia, non in virtù del loro comportamento - loro hanno puntato più su soldi, successo e potere -, ma per immagine riflessa di quello delle ‘commari’, che nel caso specifico hanno deciso di cambiare colore: via il nero, si passa al viola. Questo popolo, così come i girotondi e come qualsiasi altro movimento nato da questa strafottutissima società civile, finito il periodo di lamentela, rientra ordinatamente nei ranghi e continua la sua vita di sempre, ognun per sè Dio per tutti. Uno su due, magari, si mette pure a votare a Berlusconi perché conosce il deputato, il consigliere comunale, il presidente di circoscrizione che sono brave persone («sono rappresentanti della società civile, non c’entrano niente con quelli là»).
Le uniche proteste dei viola che tollero sono quelle contro l’arbitro di Champions League che gli ha espulso un giocatore e ha concesso al Bayern un gol in evidente fuorigioco.
marzo 8th, 2010 at 06:13
bell’articolo.