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The dome di Stephen King

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, Interpretazioni
Postato da: Torquemada

[recensione dell'ultimo libro di Stephen King da parte di Massimiliano 'Zaphod' Lanzidei.  Attenzione: anticipazioni sul finale e lo svolgimento della trama]

La produzione più recente del Maestro del Brivido oscilla tra romanzi in cui King va a indagare tra i meandri della sua vena creativa (La storia di Lisey, Duma Key) e altri in cui si lancia in avventure apocalittiche come The cell o - apparentemente - quest’ultimo The dome. Sembra quasi voler alternare storie più inimiste, psicologiche - vorrei dire “più sentite e autentiche” - a concessioni allo zoccolo duro dei suoi fan che si aspettano morti e distruzione senza soluzione di continuità.
Ecco, The dome sembra appartenere a questa seconda specie di romanzi. Immaginate che un paesino degli Stati Uniti venga separato dal resto del mondo da una cupola trasparente che cala improvvisamente a bloccare ogni tipo di scambio tra l’esterno e l’interno. Chi è dentro è dentro chi è fuori è fuori. Se qualcuno malauguratamente stava nei paraggi se ne accorge solo quando è troppo tardi. Un’aereo biposto da addestramento e svariate automobili ci si schiantano contro, Una marmotta viene tagliata a metà. Stormi di uccelli fanno la fine delle mosche schiacciate su un parabrezza. E non sono neanche le prime cinquanta pagine. Le restanti mille servono per raccontare come - nell’arco di pochi giorni - dei duemila abitanti di Chester Mills (il paesino in questione) se ne salvino una quindicina a dire tanto. Le ultime cento pagine me le sono divorate lottando contro il buon senso che mi diceva di andare a nanna e che la sveglia l’indomani non avrebbe mostrato pietà. Ma dovevo sapere chi (o se qualcuno) si sarebbe salvato, perché ormai - e questo è un tassello importante della bravura di Stephen King - io gli abitanti di Chester Mills li conoscevo bene e la curiosità morbosa (quella di quando vai a leggere i nomi dei morti in un incidente stradale per vedere se li conosci) prevaleva su tutto il resto.
Ed eccolo qua il punto. Ecco il braccio dello scrittore che spunta dalla pagina e ti afferra per metterti davanti alle tue debolezze. E alle sue.
Ecco perché anche questo è un libro che va a scavare dentro l’”arte di Stephen King”. Quello che fanno gli alieni (sì, sono alieni, i responsabili di questo ambaradan sono alieni, banale vero? ma non è questo l’importante) il ruolo che ricoprono gli alieni in questo libro è quello che innumerevoli volte nella sua carriera ha ricoperto Stephen King scrivendo un romanzo. Vediamo che succede se (faccio scoppiare un’epidemia che decima la popolazione mondiale, faccio uscire un segnale da tutti i cellulari che trasforma chi lo ascolta in belve assetate di sangue, mi invento un cimitero che fa resuscitare i morti, una macchina che cammina da sola, un cane assassino,) faccio calare un evento eccezionale in una situazione normale.
Ecco, una volta che hai creato questa situazione mi racconti quello che succede, e cavolo se sei bravo a raccontarmelo. Però avviene anche un’altra cosa, ed è la prima volta che me la fai vedere, succede che tu - Stephen King - ti diverti a vedere quello che succede ai tuoi personaggi, come i tuoi alieni che si divertono a vedere cosa avviene sotto la cupola, o come un ragazzino si diverte a vedere le formiche imprigionate sotto un barattolino trasparente.
Ed ecco che - inaspettatamente - mi ritrovo anche io, tutti noi lettori ci ritroviamo, dalla tua stessa parte a divertirci sulle disgrazie che capitano a quei poveracci. “Ora vedete questo,” scrivi a un certo punto diretto proprio al lettore (indebita, ma non troppo - alla luce di questa interpretazione - interferenza della voce narrante nello svolgimento del romanzo) “guardatelo bene.”
E’ la nostra metà oscura quella che vieni a solleticare, quella che è attratta dai reality show, dalle notizie di cronaca, dal pettegolezzo e dalla maldicenza. Tutta roba che facciamo, ma non ci piace far sapere.
Un romanzo di genere che indaga e mette in luce i meccanismi che stanno alla base della letteratura di genere. Senza uscire dal genere. Non è un saggio. Non spiega. Racconta. E appassiona.
“Ora vedete questo; guardatelo bene.”

Stephen King
The Dome
Sperling & Kupfer

One Response to “The dome di Stephen King”

  1. Mamma78 Says:

    Anche la tua recensione è veramente appassionante…
    Ho “incontrato” il libro sugli scaffali del supermercato (ebbene si, mentre facevo la spesa) e non sapevo se prenderlo perchè Stephen King va un pò a fasi alterne (per chi non ama troppo il genere come me). Dopo aver letto la tua recensione…quasi quasi lo prendo! Sarò banale…ma adoro chi scrive bene :-p

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