Anonima scrittori


Anonima Scrittori contro Mondadori

Categoria: Anonima Scrittori, Narrazioni, Pennacchi
Postato da: zaphod

[Anonima Scrittori si inserisce alla sua maniera (a gamba tesa direbbe un amico wrestler) nella vexata quaestio intorno all'azienda di Segrate. ]
mondadori

Ribelli senza causa.

I - Alea iacta est.

Ora o mai più.
La mano di Zaphod trema mentre il dito preme il pulsante sinistro del mouse.
Invia.
Outlook Express compie il suo dovere in una frazione di secondo.
Zaphod apre Facebook e conferma l’invio in chat a Torquemada.
“Andava fatto,” è la risposta.

Era iniziato come uno scherzo.
Quando si erano sentiti al telefono, per preparare la strategia autunnale dell’Anonima Scrittori,  Zaphod aveva detto al Torque, “guarda che pure noi siamo autori Mondadori.”
Il riferimento era a tutta la polemica che stava montando sull’opportunità di continuare a scrivere per la casa editrice del Presidente del Consiglio, colpevole - secondo alcuni - di aver beneficiato di leggi ad aziendam per non pagare le tasse. Gran parte degli autori di punta della casa editrice si erano affrettati a spiegare le ragioni per cui non sarebbe stato opportuno lasciare la Mondadori e la questione era riverberata su prime pagine, pagine culturali e vari blog influenti della rete.
Anche su quello dell’Anonima, ovviamente.
“Noi? Autori Mondadori?”
“Certo. Il primo capitolo di Cronache da un pianeta abbandonato non è stato forse pubblicato da Nuovi Argomenti?”
“Vabbè, ma quelli l’hanno pubblicato perché c’era Pennacchi.”
“Sì, però noi compariamo come co-autori. Non ci sono cazzi, abbiamo tutto il diritto di dire la nostra”
A quel punto Torquemada aveva cominciato a spiegare l’inutilità di una simile strategia, che comunque tutto il mondo avrebbe pensato che la loro posizione rispecchiava un appiattimento più generale su quella di Pennacchi, che lo facevano solo per farsi pubblicità alle spalle del loro amico e mentore, che poi come si permettevano che loro erano soltanto dei poveri lacchè del grande autore e tutto il resto delle cose che ben conoscevano.
Zaphod lo aveva fatto finire di parlare e poi aveva sparato: “Ma che hai capito? Mica dobbiamo essere d’accordo con Pennacchi. Al contrario. Noi non vogliamo più avere nulla a che fare con Mondadori. La nostra è una questione di coscienza. Ci fa ribrezzo solo il nome di Mondadori. Nemmeno una riga nostra finirà più su quelle carte lorde di sangue…”
“Ma che sei scemo? Ma con chi ti credi che Antonio vorrà pubblicare le Cronache quando le avremo finite? Con la tipografia Ferrazza?”
“Torquema’, stammi a sentire: lo vuoi capire che questa è la nostra grande occasione? Non ti rendi conto che - per quanto possiamo sbatterci - noi per il resto del mondo non saremo altro che gli sgherri di Pennacchi?”
Silenzio dall’altra parte dell’apparecchio.
“E allora,” ancora Zaphod, “considera bene la cosa: poniamo l’aut aut, o le Cronache non si pubblicano con Mondadori o noi usciamo dal progetto e Pennacchi se le finisce da solo.”
“Prima ci mena a tutti e due, lo sai bene.”
“Magari! Così non ci danno solo le pagine culturali, ma pure le prime pagine e forse qualche edizione speciale. Pensaci bene. L’Anonima Scrittori che rinuncia a una collaborazione con l’autore premio Strega. Appariamo come quelli che fanno un gesto totalmente disinteressato che può solo nuocerci. In nome dell’idea. Diventiamo le bandiere dell’antiberlusconismo. Feltrinelli ci pubblica pure la lista della spesa. Le feste del Pd e di Rifondazione ci fanno fare i reading pure al banco delle salsicce e bisognerà farsi negare al telefono per tutte le volte che ci chiamerà Di Pietro…”
S’era messo a ridere Torquemada, e aveva iniziato a sparare pure lui scenari improponibili. La rubrica di Eco su L’espresso sostituita dalla Bustina dell’Anonima. Una trasmissione dedicata su repubblicaTV. Mentre discutevano su chi dei due dovesse presentarsi alle primarie del Partito Democratico avevano deciso la strategia comunicativa. Rapida e incisiva.

Il comunicato era breve. Dodici righe.
Il titolo lo avevano trovato subito. Anni di pratica nella comunicazione su web non erano passati invano.
Anonima Scrittori contro Mondadori. Mai più su quelle pagine.
Il testo giocava sul mito di Davide e Golia. Come al solito era stato scritto come un classico redazionale che poteva essere copincollato a piacimento da redattori svogliati su giornali, blog e webzine.
Un’unica aggiunta rispetto alle loro normali comunicazioni. I numeri di cellulare per essere contattati da eventuali intervistatori.
La mailing list dell’ Anonima Scrittori conteneva più di milleduecento indirizzi, dai responsabili delle maggiori testate giornalistiche nazionali ai normali utenti del sito. A tutti era arrivato lo stesso messaggio. Solo quello inviato ad Antonio Pennacchi recava come premessa: “Ci dispiace, non potevamo più continuare con questo peso sulla coscienza. Con immutata stima. Zaph&Torque Lanzidei.

Prima di spegnere il computer Zaphod controlla la home page del sito www.anonimascrittori.it.
Torquemada l’ha già aggiornata con una copia del comunicato.
La newsletter ha raggiunto i suoi destinatari.
Il cellulare di Zaphod vibra. È notte. La bimba e la moglie dormono.
Il display dice “Antonio Pennacchi”.
Zaphod prende il telefono ed esce in terrazzo.
“Pronto.”

II - Redde rationem

“Che cazzo ti dice la capoccia”
“Antonio guarda che…” ma il Maestro non lo fa finire.
“A parte che il comunicato è scritto male, debole, senza passione. L’avete fatto con la mano sinistra. Troppo ragionato. Ma non ti chiamo per questo… m’hanno chiamato dalla Mondadori…” e qui Zaphod ride sotto i baffi, allontana la cornetta ma sente ugualmente la voce di Pennacchi che si alza “e m’hanno chiesto spiegazioni, m’hanno detto se v’avevo spinto io. Pensa che gli viene in mente. Addirittura c’è chi ha pensato che vi ho fatto montare questa tiritera soltanto per alzare il prezzo del prossimo libro”.
“Antonio, ci crediamo in quello che abbiamo scritto” vuole sembrare deciso, ma inizia a perdere i punti di riferimento.
“A me non importa, credete in quello che vi pare. Se devo giudicare da come l’avete scritto, penso che non ci crediate a quelle puttanate. Però, ripeto, sono cazzi vostri” uno, cinque, dieci secondi di pausa interminabili, Zaphod attende e Pennacchi inspira profondamente, “rimane il fatto che dovete continuare”.

Torquemada non ci crede, non può essere andata così. Ma il cugino glielo ripete cento volte al telefono e giura pure su sua figlia che Pennacchi ha detto di continuare.
“Si, ma non ci si è filato quasi nessuno”.
“Beh, partiamo da quel quasi”.

Nei giorni successivi, la campagna dell’Anonima Scrittori si fa più aggressiva. La newsletter diventa prima settimanale e poi quasi giornaliera. Iniziano ad arrivare risposte, tutte di incoraggiamento.
“Continuate così. La vostra battaglia è anche la nostra” la firma è del Comitato Boicotta il Biscione, subito seguito da decine di Meetup.
I blog si riempiono di articoli anonimi copiaincollati, con decine di commenti. “Hanno fegato” dicono, “sono tutti noi” scrivono in continuazione, “finalmente” commenta lapidariamente qualcuno ogni tanto.
Pennacchi non si fa sentire, Zaphod studia una tabella in cui vengono indicati tutti i punti nevralgici su cui indirizzare il boicottaggio. Fa girare l’email in un gruppo ristretto - il primo cerchio di fedelissimi dell’Anonima Scrittori ha risposto subito all’appello - e viene apportata qualche modifica al testo. Poi viene spedita agli ormai 6000 indirizzi.
Alea iacta est è il titolo dell’email. Sarà il richiamo a Cesare, sarà il tono assertivo, sarà pure che tutti aspettavano una qualsiasi indicazione, sta di fatto che il messaggio viene riportato da tutti i giornali e su internet non si parla d’altro.
Riunione prevista a casa di Torquemada per decidere cosa fare. Qualcuno pensa che l’Anonima è andata troppo oltre, qualche altro dice di aspettare e altri ancora credono sia il caso di spingere il piede sull’acceleratore. Proprio quando l’atmosfera si è scaldata e - finito il brainstorming - si inizia a delineare qualche proposta più articolata, arriva la telefonata di Pennacchi.
“Zitti tutti” dice Zaphod, “è il Maestro”.
Nel salone del Torque cala un silenzio irreale.
“Maestro.”
“Ti passo una persona, vi vuole parlare.”
Deve essere uno importante, perché Zaphod saluta in maniera reverenziale una persona che chiama dottore. Ascolta un lungo monologo con la faccia seria, i lineamenti tirati e gli occhi persi nel vuoto. Ogni tanto dice “certo” oppure “ho capito” e sta lì, muto come un pesce, a sistemarsi ogni tanto una piega immaginaria dei jeans.
Torque chiede sottovoce: “che sta succedendo?” e lui con la mano fa come per scansare la domanda.
Continua ad ascoltare, mentre sale il nervosismo. C’è chi deve andare in bagno e c’è invece chi parlotta con il vicino per ipotizzare interlocutore e contenuto della conversazione.
“Va bene” dice Zaphod, cogliendo tutti di sorpresa, “le facciamo sapere”.
Chiude lo sportello del telefonino e lo poggia sul tavolino in cristallo. Rimane a fissarlo qualche istante prima di alzare lo sguardo.
“Compagni,” dice sorridendo a mezza bocca, “contrordine.”
Sguardi interrogativi dal divano e dalle sedie.
“Era il direttore generale di Mondadori, persona simpatica, devo dire.”
“E allora?” incalza il Torque, “che voleva?”
“Ci ha invitato a toccare con mano la bontà dei loro progetti editoriali e la trasparenza delle loro procedure…”
“Eh?”
“Sì insomma, ci ha offerto una collaborazione…”
Tutti in piedi a quel punto. “Vogliono comprarci con un pezzo di pane! La dignità, l’ideale, la lotta… secondo loro dovremmo venire a patti con Mondadori, il nemico!”
“No, non con Mondadori, con Einaudi, la casa editrice storica della sinistra italiana, lo dicono tutti, quelli sono persone per bene. L’avvocato Perduto e Trattoria Rosellini,” incalza Zaphod fissando il Cameriere e Woltaired, “saranno i primi due titoli della collana Scritture Anonime, tu, Faust, da oggi ti chiami Wu Ming 6 e ti trasferisci a Bologna, BigOne è illustratore ufficiale di tutte le copertine e ha una rubrica musicale su Sorrisi e Canzoni…”
Si sente un clacson suonare insistente da sotto le finestre.
“A te e a me invece, Torquema’,” finisce Zaphod indicando fuori, “ci aspetta il boss, ci sono venuti a prendere.”
“E che ci portano in macchina da Latina a Segrate?”
“No, fino a Palazzo Grazioli, ci vuole parlare Berlusconi.”

(continua?)

5 Responses to “Anonima Scrittori contro Mondadori”

  1. cameriere Says:

    vepossin’ammazza’,
    ma non mi potevate fare l’editing della mail,
    manco una parola.
    e comunque per perduto
    m’ha contattato perrone
    e potete capire…

    zaph e torque,
    ricordatevi che siete sposati e fidanzati,
    rispettivamente,
    a palazzo grazioli si scopa.
    non ci fate fare figure di merda.

  2. big one Says:

    finalmente una presa di posizione netta, decisa, irrevocabile…
    forse…

  3. big one Says:

    ho un dubbio:
    a palazzo Grazioli di giorno o di notte?

  4. Woltaired Says:

    Questa è il risultato dell’ipnagogia alimentare, dovete venire a pranzare dalla Rosa che lì da voi il cibo è un po’ pesante.

  5. timecode Says:

    fateci sapere sulla comodità del letto di Putin

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