Anonima Scrittori presenta: Antonio Pascale
Categoria: Anonima Scrittori, Eventi, Interpretazioni
Postato da: zaphod
Tornano le presentazioni dell’Anonima Scrittori con la formula delle “conversazioni d’autore”.
“Si stava meglio quando si stava peggio?”
Dall’autore di Scienza e sentimento (Einaudi) una riflessione su modernità e sviluppo, la sfida del metodo scientifico all’indole creazionista degli italiani.
La letteratura al servizio del ragionamento scientifico: Antonio Pascale, Lucio Caracciolo e Antonio Pennacchi analizzano - in un incontro aperto al pubblico - le categorie di sviluppo, decrescita, progresso, reazione, tradizione e futuro.
Un assaggio della scrittura di Antonio Pascale in questo saggio pubblicato da LiMes - rivista italiana di geopolitica:
Abbasso i Tuareg di Antonio Pascale
Titolo: Anonima Scrittori presenta: Antonio Pascale
Luogo: Latina - Libreria Mondadori - Via Cesare Battisti, 16
Descrizione: “Si stava meglio quando si stava peggio?”
Dall’autore di Scienza e sentimento (Einaudi) una riflessione su modernità e sviluppo, la sfida del metodo scientifico all’indole creazionista degli italiani.
Una “conversazione d’autore” tra Antonio Pascale, Lucio Caracciolo e Antonio Pennacchi.
Ora inizio: 18:45
Data: 2009-06-06
maggio 26th, 2009 at 23:11
L’articolo di Limes è veramente eccezionale. Il passatismo e Pasolini. La sinistra e il neoconservatorismo. Illuminante.
maggio 27th, 2009 at 15:59
Su Facebook si è aperta una interessante discussione sull’articolo di Antonio Pascale su LiMes. Riporto, con il permesso dell’interessato, quanto postato da Maurizio Gallettini.
“Ho letto l’articolo di Pascale sul sito di Limes. Domani spero di poter approfondire l’argomento, ma non voglio lasciarmi sfuggire le prime impressioni di questa lettura interessante, seppur in maniera sintetica e un po’ superficiale.
Il testo denuncia il sapore nostalgico\reazionario che pervade larga parte dei nostri discorsi nazionali e da un po’ di tempo appesta anche la Sinistra o quel che ne rimane. Fin qui tutto bene, condivido la tesi per cui una forma insidiosa di “neoconservatorismo” abba infestato una buona parte della Sinistra rea di aver dimenticato la massima di Marx per cui la Scienza intesa come Progresso è la miglior alleata della Rivoluzione. Le cose pero’ si complicano nell’approfondimento di questi concetti. La metafora narrativa adottata dall’autore in funzione critica è (e lo ammette lui stesso) di origini antichissime. Parte dalla Poetica di Aristotele (lo schema classico della tragedia ,3 atti), ce la ritroviamo uguale nella Fenomenologia di Hegel, e ripresa nella sostanza da Marx. Lo schema dialettico è Tesi-Antitesi-Sintesi, di cui il secondo passo rappresenta il “momento critico”. Un momento questo che a dire dell’autore è sempre rimosso, per cui tendiamo sempre a rimanere ancorati al punto di partenza, ancorati al mito delle origini.
In primo luogo dunque è “passata”, trita e ritrita nel dibattito filosofico di Otto e Novecento la metafora del processo storico come dialettica.
In secondo luogo non condivido l’entusiasmo per una presunta “Scienza” con la S maiuscola, spesso confusa con la Tecnica, e tutt’altro che monolitica come sembrerebbe ai profani.Se è vero che resistono le epistemologie citate ,in primis la Teoria della Conferma,(il falsificazionismo è parecchio demodé e negli USA POpper è uno sconosciuto ai piu’), non possiamo misconoscere la pertinenza delle analisi di Kuhn o, su un altro versante , di Feyrabend. Un’analisi seria del testo richiederebbe molte pagine, per ora mi fermo.
Ecco, l’impressione che piu’ sintetizza ciò che ho provato in questa prima lettura è quella del DEJA VU. Non vedo comunque l’ora di poter ascoltare Antonio Pascale dal vivo e porgli qualche domanda. Ritengo la sua una provocazione letteraria utile a rimettere in moto i nostri cervelli anestetizzati”.
maggio 27th, 2009 at 23:22
Le osservazioni di Gallettini esplicitano alcune delle cose che mi erano frullate per la mente leggendo l’articolo - e più ancora il libro Scienza e sentimento - a queste aggiungerei anche la necessità (in una analisi più approfondita) di affrontare gli aspetti “strutturali” dei temi affrontati (la proprietà dei mezzi di produzione, ecc.).
Rimane il fatto che finché chi si occupa di questi temi rimane attaccato a una visione “falsamente mitica” della realtà nessuna analisi è possibile.
Ben vengano quindi le opere di Pascale a scuotere la standardizzazione delle visioni, in particolar modo di quelle sedicenti antagoniste…
giugno 2nd, 2009 at 12:26
devo ammettere che l’analisi di Pascale mi ha sbattuto in faccia tante questioni irrisolte della sinistra e quindi della mia coscienza. infatti, spesso mi ritrovo a aderire a tesi e mitologie varie della cultura della sinistra da cui non riesco a difendermi. quando lo faccio, e quindi tiro fuori la mia autentica coscienza, vado in conflitto e amaramente faccio dissolvere il ragionamento in nevrotiche affermazioni di principio. che poi sarebbero in realtà la fine di ogni crescita e quindi la mancanza di coraggio di andare verso rotture o fratture del mio immaginario sinistrato.
bravo pascale, che il tuo coraggio possa alimentare e nutrire la dormiente coscienza di sinistra.
spero di esserci sabato..