Anonima scrittori


Anonima Story: (r)esistenza - Dammi quattro diamanti

Categoria: (r)esistenza, Narrazioni
Postato da: Torquemada

[L'iniziativa letteraria (r)esistenza è nata in sordina, per poi diventare uno dei punti fermi dell'Anonima Scrittori. Due molle ci hanno spinto a decidere di affrontare un tema 'spinoso': commemorare il 25 Aprile - la maggior parte di noi è di Latina, dove si festeggia più San Marco che la Liberazione e per anni siamo stati gli unici a ricordare, a modo nostro, la lotta partigiana - e farlo in maniera nuova, senza approfittare dei soliti cliché. Attualizzazione, usiamo questo termine quando ci chiedono di spiegare cos'è (r)esistenza. Vogliamo attualizzare il concetto di Resistenza. Ognuno di noi è costretto a lottare per la propria libertà: a scuola, a lavoro, con i vizi, con i pregiudizi, con la violenza, c'è chi instaura una lotta titanica con una parte di sé.  Questa è la moderna (r)esistenza. Solo così, facendo capire qual'è stata la molla che ha fatto schierare le persone da una parte e dall'altra, si riesce a universalizzare il concetto di Resistenza, senza confinarlo all'interno di un periodo storico (1943-1945). Ci sarebbe tanto altro da aggiungere, ma vogliamo lasciare spazio al racconto 'Dammi quattro diamanti' di Marco Berrettini, classificatosi secondo nell'edizione del 2007. Un consiglio: iniziate a scrivere una storia di (r)esistenza. Magari tra qualche giorno potrebbe partire (r)esistenza 2010].

DAMMI QUATTRO DIAMANTI

Strappati, appallottolati, arrotolati a cilindro, sminuzzati come polverosi coriandoli bicromatici.
Stillicidi cancellati dalla saggina delle sette di sera.
Muoviti idiota, muoviti. Dai! È l’una, mi perdo i superpremi, dai abelinato dai! Oh, ce l’ha fatta…
- Bravo! Hai vinto un corso di parcheggio in Kamtchatka! Nesciuuu! -
Ecco, è straniero; amen, non sono razzista io, se uno è cretino è cretino, di qualunque colore sia, se non gli avessi gridato contro allora sì che l’avrei discriminato e invece no, nescio è e nescio gli urlo!
In fondo, poi, lo sono spesso anch’io.
Oggi, per esempio, mi son mangiato le mani, per risparmiare due euro ne ho persi quasi ottomila, alla terza di Follonica, mi piaceva uno a 40, ma c’era Bellei a 1/10 così ho messo in testa lui e sotto il mio e un altro, poi, a un minuto dalla partenza, è sceso a 12, così ho giocato un’altra trio con il mio in testa e sotto Bellei e l’altro, ovviamente ha vinto l’altro, che nel frattempo era salito a 70, il mio secondo e Bellei terzo. Ha pagato 7.370,32 e io l’ho lasciata lì.
Se avessi girato tre cavalli l’avrei presa alla grande e invece… niente!

- Ciao Genny portami una piadina speck e brie e un gin tonic per favore, grazie.-

Sedici estratti e nemmeno un numero, cominciamo bene. 37, 21, 83, 53, 16…cinquina in sala. L’una e quaranta, sono cotto, ma tiro la chiusura.
Mi sposto sui computers e compro un paio di serie alla volta così sto anche lontano da questi morti viventi, ma come si farà a venir qui tutte le sere? Portandosi dietro i figli pure, ma non ci vanno a scuola domani? Che malati! Io almeno non ho nessuno a cui rendere conto, non trascinerei mai un ragazzino in questo schifo.

64, BINGO!!!

Ancora due giri a un euro, poi quello da tre e l’ultima partita da cinquanta centesimi coi premi speciali, ah se facessi superbingo…25.637,80, qualcosina sistemerei…
Ora prendo solo due serie e poi carico su quella da tre, ne prendo cinque che fa novanta euro, se va male vado pari e ne piglio quaranta serie all’ultima, male che vada resto con i miei ottanta di prima, ma se vinco saranno almeno seicento euro.
38, dai chiama il 38 dai, dai, dai , dai, dai che è dalla trentunesima pallina che mi manca il 38, già mi è saltato il superbingo e anche l’oro, non è possibile, dai, niente, quarantasette palline e niente, almeno il bronzo su, son seicento di bingo più cinquecentottanata di bronzo fa più di mille, 6, 90…BINGO!, ma vaffanculo, no, porca di quella cagna malata no! Mi han fatto la foto, guarda lì il 38, subito dopo il 90…
Al diavolo!!
Enrico Maria mi sconsiglia di gettare carote nell’olio bollente, dalla ringhiera azzurra del balcone si affaccia un enorme leonberger con salopette a righe, Daria ha le mani sui seni, indietreggia e scompare in un paesaggio di neve abbozzato a china. Colori caleidoscopici s’intersecano brevemente sull’asfalto, ritrosie stereofoniche e pietre ollari, un crotalo cinge il braccio di una statua che crolla dall’alto di una piramide azteca, balzo all’indietro e mi sveglio sudato col cuore a mille.
Le quattro, meno male posso ancora dormire, meno male. Domani non gioco, lavorerò tutto il giorno, ho programmato tutto: sveglia alle otto, colazione al My Bar, spremuta, cappuccio e focaccia, leggo Il Secolo XIX e mi aggiorno sul mondo, poi vado in studio e riprendo la tela che lasciai giovedì.
La base, con quel fondo annerito dato dall’aceto nel tuorlo prima della mestica col blu oltremare, mi sembra impeccabile, ora devo pensare al profilo. Sarà un ritratto magico, quando Alberto lo vedrà vorrà che ritragga anche sorelle e nipoti.
È la mia occasione, non la sprecherò, senza l’aiuto di Calixte non sarei mai arrivato a lui.
Se compra diventerò finalmente famoso e non avrò più problemi di soldi.
Lavorerò fino alle sette, una giornata normale, poi tornerò al bar, mi berrò un gotto di quello buono o un negroni e mi concederò qualche euro alle slot, me lo sarò meritato.
Giocare non è reato, basta mantenere il tutto sul piano ludico ed è come andare al cinema o a cena in trattoria.
Le otto, la sveglia stride piena di buoni propositi, dieci minuti e mi alzo.
Le otto e trenta, anche se faccio colazione in piedi e il giornale lo salto va bene comunque.
Le nove e quaranta, accidenti è tardi, è tardi, ancora una volta è tardi, cazzo voglio morire, non ce la faccio ad alzarmi, voglio morire, morire, morire.
Tanto non muoio.
Mi alzo.
Dovrei anche rispondere al messaggio di Ale e trovare il modo di vederla.
Un salto dal fornaio e via, il caffè me lo faccio da solo, in studio, in dieci minuti a piedi ci arrivo.
Per strada pochi turisti, la stagione non è ancora avviata. L’autobus è completamente decorato dalla pubblicità del Casinò di San Remo. Da quanto tempo non vado a giocare alla roulette! Anche se a dir il vero ho sempre preferito Monte-Carlo. Quante volte con la scusa di cercare contatti con potenziali facoltosi clienti mi son ritrovato alle quattro di mattina fuori dal Lowes senza i soldi per l’autostrada del ritorno, meno male che ora c’è il telepass.
Non ho sigarette, prendo un pacchetto da dieci così fumo meno e risparmio.
Il libro della cabala è lì sul bancone, cerco donna che scompare e serpente, 21, 18, 44, 88.
Se punto quaranta euro vado da un minimo di mille ad un massimo di oltre seicentomila euro di vincita,
ma sì, in fondo ieri sera avrei potuto già aver perso tutto. Prendo anche quattro superstar così arrotondiamo a cinquanta.
- Come? Sono aumentate le sigarette di dieci centesimi? Non ce li ho, signora non ce li ho, vado al cash dispenser.-
Guarda un po’, anche qui hanno messo le macchinette nuove, quelle in cui puoi scegliere di caricare la fiche. Di solito quando le cambiano le lasciano programmate in modo che si vinca, così la gente è più invogliata.
- Quand’è che han cambiato questa, signora?-
- Saran due ore, Martino, non ci ha messo ancora mezz’euro nessuno, lascia perdere vah.-
No che non lascio perdere, qui porto a casa almeno un cento, te lo dico io, ecco, visto? Subito i cinque bar e son già duemila punti, ora chiamo una fiche da cinquecento. 16 e io sto, ma vieni!!, siamo a tremila, un altro colpo secco da duemila e se va son cinquanta eurini comodi comodi. Re…Asso! 21!
Belìn, ventuno, così son sessanta e sento anche la sirena del bonus. Anche se non è vera, ma solo per scaricare l’over, è sempre una bella scarica di adrenalina. Il rumore delle monete sul metallo fa voltare quella bionda in pareo, io sorrido e raccatto tutto in una vaschetta del gelato riciclata. Proseguo? No, tra una cosa e l’altra si son già fatte le undici, andiamo dai, stasera al My Bar giocherò in relax e se oggi gira
giusta questa sera me ne vado a Villanova a vedere le mie scimmie dal vivo.
Mi incammino per i carruggi, mi sento tanto peluche di quelli da raccogliere con la gru a moneta nel luna-park, non credo nel destino, nel fato, molto di più alla potenza degli elettroni. Oggi ricevo positivo, ce la farò, ce la farò a far tutto.
Saluto Ermanno, salgo le scale, varco l’ingresso, mi dirigo in cucina e lavo la moka.
Bussano. È Ermanno accompagnato da un ragazzo incravattato.
- Signor Martino, è un ufficiale giudiziario…-

Le cinque, sono già al My Bar, un negroni sbagliato e una ciotola d’olive taggiasche, ma sì, chi se ne frega, questa è la vita. Mi rifarò.
- Camilla prestami dieci euro che ho lasciato la giacca in studio.-
Il bonus, dammi il bonus, dai, un x4 magari. Domani mi metto d’impegno e finisco il ritratto, tanto mica mi han messo i sigilli alla porta, Alberto ne sarà entusiasta e diventerò il ritrattista ufficiale di Casa Ranieri…
- Camilla altri dieci, per favore e un altro sbagliato che me lo offre Salvatore.-
- No Martino, no. Mi devi più di ottocento euro, il negroni te lo offro io, ma moneta basta. Smettila di giocare, smettila.
- Va bene Cami, va bene. Domani vinco al superenalotto, 31.000.000 di euro e ti ridò tutto moltiplicato x10 e poi lo sai che ti voglio bene.

Devo avere della moneta in tasca, ecco, due euro, dai, maledetta, dai, dammi i diamanti,dai,dammi quattro diamanti…

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