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I Lunedì dell’Arcipelago - Il Treno

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, I lunedì dell'Arcipelago
Postato da: Faust Cornelius Mob

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Il laboratorio di scrittura che Anonima Scrittori tiene a Brescia, presso il circolo Officina delle Arti, è diventato grande. In tutti i sensi. Grande nel numero, le persone che lo frequentano regolarmente superano la dozzina, e grande nella qualità, perché chi ci frequenta si impegna, e si vede. Il vostro Faust è lieto di presentarvi uno dei più entusiasti scrittori in erba del laboratorio, Guillermo “Willy” Ibanez, nativo argentino e autore di Il Treno, racconto suggestivo e pregno di significato.

Sfrecciava attraverso le distese lasciando dietro si sé un ammasso di immagini sfocate e prive di significato. custodia samsung s8 La folle velocità ed un incipiente tramonto che iniziava a spegnere i paesaggi mi davano un forte senso di vertigine e, devo confessare, anche una certa preoccupazione.

Da quanto tempo mi trovavo rinchiuso nello scomparto di questo treno? Non me lo ricordavo di preciso, ma sapevo che era passato molto tempo da quando sono stato costretto a salire. custodia samsung outlet Tra le pieghe della memoria spuntavano vaghi ricordi di tempi remoti, come ad esempio quello in cui mi vedevo abbracciare i miei genitori con la promessa che nulla sarebbe cambiato e che avremmo mantenuto uno stretto contatto per sempre. samsung custodia original Sapevamo che si trattava delle solite bugie di circostanza, piccole menzogne destinate ad alleviare la consapevolezza che quel treno avrebbe preso una direzione in senso unico verso confini sempre pronti ad allontanarsi quando li avviciniamo, un po’ come l’utopia, quel miraggio che serve soltanto a farci muovere proprio perché è irraggiungibile.

Dall’inizio del viaggio, nel mio scompartimento c’erano stati tanti passeggeri che mi avevano fatto compagnia per molto tempo, ma poi uno a uno se ne erano andati via senza nemmeno salutare. iphone cover original Quello spazio dove mi trovavo era una sorta di porto di mare dove nessuno, tranne me, sarebbe mai rimasto fino alla fine del viaggio. cover iphone outlet Non sapevo dove fossero andati. Forse si erano spostati in altre carrozze, oppure erano scesi nelle poche e brevi fermate per prendere altri treni verso inimmaginabili destinazioni.

Inizialmente la compagnia era sempre stimolante e ricca di spunti. Le persone entravano come se fossero stati calamitate da qualche forza sconosciuta. Erano sempre gradevoli e interessanti, sempre con un sacco di cose da condividere. Talvolta erano nati grandi amori con donne intelligenti e attraenti oppure sincere amicizie, ma dopo un po’ di tempo e inesorabilmente, tutti i rapporti dentro lo scompartimento sembravano esaurirsi, prosciugandosi come una pozza formatasi sulla sabbia rovente del deserto dopo una tanto attesa pioggia. Dopo il clamore si finiva sempre in silenzio, sommersi ognuno nei propri pensieri.

Il treno continuava a sfrecciare lasciando paesaggi e storie dietro di sé. Sembrava inarrestabile e forse lo era proprio. La tenue luce dell’abitacolo riusciva a stento a proiettarsi al di fuori dei finestrini, quei solidi vetri che demarcavano il confine tra dentro e fuori. Tutto quel micro universo di ferraglia sembrava trainato da un enorme cavallo impazzito e senza controllo che correva con crescente velocità.

Da quanto tempo ero su quel treno?. Ormai non lo sapevo più. I fluidi della memoria sembravano essere risucchiati dalle fessure e cacciati fuori per disperdersi nella atmosfera. No ricordavo molto bene i dettagli del passato ma neanche verso quale destinazione mi stavo dirigendo. Lì c’era solo posto per il Presente e niente di più.

Fissavo di continuo la porta scorrevole sperando che portasse dentro qualcuno di compagnia, ma ormai non succedeva più da un bel pezzo. Era già da molto tempo che non vedevo più passare gente per il corridoio andando avanti ed indietro alla ricerca del proprio posto, il miglior posto possibile.

Avevo paura di uscire dal mio guscio per vedere chi c’era ancora o quanto erano accompagnati i passeggeri rimasti, se mai ce ne fossero ancora, proprio non avevo il coraggio. Avevo il forte sentore di essere da solo e la paura di poterlo verificare mi confinava inerme.

Ormai non si vedeva più nulla. La notte era calata velocemente e se non fosse stato per il metallico rombare dei motori, avrei creduto di essere a galleggiare in una sorta di materia scura dondolando qua e là, in attesa, sempre in attesa…

Nulla.

Ad un tratto, quando i miei sensi si stavano assopendo ancora una volta e i sogni iniziavano a prendere ancora il sopravento riportandomi mondi felici e pieni di cose belle, il treno iniziò a rallentare in modo deciso e sostenuto fino al suo totale arresto, non senza farmi sobbalzare in avanti per la brusca frenata finale.

In quel momento il silenzio fu assoluto. custodia de samsung galaxy Con la mano provai a spannare il finestrino nel tentativo di capire dove eravamo arrivati ma non vedevo nulla. Il buio era totale e neanche la tenue luce dello scompartimento, ormai più flebile che mai, riusciva a tagliare tanta oscurità. Non mi restava altro da fare che uscire dalla cabina per farmi un’idea sul da farsi. Presi la valigetta, poi il capotto e cappello, e uscì dallo scompartimento.

I corridoi erano vuoti e il silenzio regnava sovrano. Voltai a sinistra e cominciai a camminare guardando dentro gli altri scompartimenti ma erano tutti vuoti. Arrivai fino l’ultima carrozza con un sapore amaro in bocca desiderando con tutte le mie forze di trovare qualcuno a cui chiedere o rivolgere una parola, ma non trovai nessuno. Feci il percorso inverso fino alla prima carrozza e il risultato fu sempre quello: il treno era completamente vuoto e l’unico essere vivente dentro, l’unico passeggero rimasto, ero proprio io. L’angoscia prese il sopravento e qualche lacrima iniziò a scendere sul mio accaldato viso. Le mie paure non erano affatto infondate e tutto quello che avevo temuto ora incombeva pesantemente su di me.

Mi voltai a guardare la porta che sembrava invitarmi ad aprirla. Tremavo dalla paura ma sapevo che dovevo scendere, non c’erano alternative. Sapevo che prima o poi il treno si sarebbe fermato e quel momento era arrivato. Feci un respiro profondo e azionai il meccanismo di apertura. Dopo un leggero sibilo proveniente dai cilindri pneumatici, la porta si spalancò, aprendosi completamente per permettermi di scendere…

Timidamente misi fuori la testa. L’aria era fresca e profumata. Dovevano esserci campi fioriti intorno ma io non vedevo niente. cover iphone 6 plus custodia outlet La brezza giocava con i miei capelli. Lo scenario aveva qualcosa di familiare e, al tempo stesso, un sapore piuttosto amaro.

Rimasi ancora, per non so quanto tempo, a pensare a dove potevo essere finito. La situazione era altroché surreale ma pian piano iniziai a decifrare l’enigma della mia presenza in quel ignoto luogo.

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