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I Lunedì dell’Arcipelago : Stato di Insonnia

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, I lunedì dell'Arcipelago
Postato da: Faust Cornelius Mob

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Inquietante e, al tempo stesso, evocativo. Due aggettivi che calzano a pennello a Stato di Insonnia, la nuova chicca che il vostro Faust vi serve direttamente dalle fucine di Arcipelago Anonima . L’autore è un giovane di talento : Davide Ognibeni

E’ questo pulsare che mi fa impazzire.
Già! Non la gamba martoriata o il culo rotto. No! E’ questo pulsare incessante. Lo sento salire lungo la gamba destra che però non è rotta, è solo escoriata; le pulsazioni crescono d’intensità quando attraversano il fianco, poi più niente; ho qualche secondo di tregua ma è poca cosa. Appena mi accorgo di poter respirare senza fare smorfie di dolore (o prurito lancinante che è molto peggio) le pulsazioni riprendono il loro ritmo da dove lo avevano lasciato.
Tum! Tum! Ora sono all’altezza dell’ascella, sotto di essa, e il fastidio diventa insopportabile. Per fortuna dura sempre poco, ma solo prima di passare alla fase finale del tragitto.
Mi sento il collo irritato, come quando da bambino mia madre si ostinava a mettermi pesanti maglioni di lana. Io le dicevo che mi davano prurito e dopo arrivavano anche i dolori. Lei mi zittiva con una sberla e la solita frase di congedo: « Smettila ora. Non sei più un bambino! »
Le ci vollero due anni prima di capire che non fingevo ma che ero allergico alla lana che mi faceva indossare. E comunque avevo sei anni. Non ero forse un bambino?
Ora mi sento il collo come allora. Non posso vedermelo ma me lo immagino rosso d’irritazione, tutto a macchie informi, e in più ci sono le pulsanti note sottocutanee che non vogliono arrendersi. Sono la cosa peggiore.
Quando il ritmo raggiunge la testa, il luogo magico dove ama fermarsi più a lungo prima di ricominciare il giro, mi sembra quasi di sentire delle percussioni in lontananza. La questione però è molto più semplice e crudele. cover iphone custodia Quei battiti non possono cessare come farebbero se un batterista, stufo di suonare, riponesse le bacchette e poi via, magari a farsi un cheeseburger al fast food. Quei battiti non possono cessare perché ora distinguo chiaramente che non li odo con le orecchie, ma con il cervello. Chiudo gli occhi; mi fanno male da morire. Quelle pulsazioni ce le ho dentro e martellano e martellano e martellano…
Poi c’è un attimo di buio. Mi disconnetto. Gli occhi sono ancora chiusi ma dietro le palpebre non sento più le odiose pulsazioni. Fino a un attimo prima avevo creduto che gli occhi potessero esplodermi, ma per l’ennesima volta non è successo. cover iphone custodia Sono sfinito nonostante sia bloccato a letto, limitato nel muovermi, limitato a… Fermi tutti! Mi sono ritrovato!
Apro gli occhi e vedo che sono ancora in camera mia. Quindi non sono morto, non ancora, a meno che questo non sia l’inferno. Ripetere all’infinito la stessa scena, lo stesso momento; stesso luogo e stesso drammatico protagonista, io. Sempre lo stesso delirio.
Sento un leggero pizzicare alle punte del piede destro. La sensazione è quella di qualcuno che mi solletica scherzosamente le dita dei piedi; ma in questo non c’è niente di scherzoso. Non dopo un numero imprecisato di volte che ho già provato quella sensazione e soprattutto sapendo che è solo il preludio di qualcosa di tremendo. Infatti eccoli che arrivano, i primi impercettibili e quasi piacevoli battiti. Partono dalla caviglia e si estendono pian piano a tutto lo stinco. Quando arrivano al ginocchio non c’è più nulla di fraintendibile o falsamente piacevole; la rotula, per un momento, sembra danzare al ritmo di infernali inni tribali. Forse questa volta mi si lacereranno le carni e vedrò impotente e dolorante la mia rotula schettinare verso altri lidi.
Ma anche stavolta non accade niente di così raccapricciante. Non di visibile almeno. Lo strazio però c’è e si sente. Diavolo se si sente! Adesso è di nuovo all’anca e già non ce la faccio più. Potessi almeno perdere i sensi… ma il dolore non è così forte da farmi svenire; ma è abbastanza fastidioso da non lasciarmi nemmeno dormire. So che se avessi uno specchio a portata di mano vedrei solchi viola-bluastri sotto gli occhi che probabilmente hanno pure cambiato colore.
Ma che sto dicendo?! Perdo lucidità e le martellanti percussioni rituali che sento dentro non accennano a fermarsi un solo istante. Quanto tempo è trascorso? Quanti giorni ho passato senza riuscire a fare almeno un sonnellino? Sono ancora me stesso? Credo proprio di si, anche se rimane il fatto che al momento non ricordo il mio nome; non adesso che vorrei tanto darmi un accenno di sollievo, magari dandomi una grattatina sotto l’ascella. Lì il prurito è veramente insopportabile.
Però, appena muovo il braccio sano, mi sovviene un flash, come un deja vù; forse è un ricordo ma non saprei dire di quanto tempo prima. Mi rivedo dare una sventagliata nell’aria con la mano sinistra, rivolto a mia madre che mi ha appena detto di non farlo. Per questo l’ho mandata a quel paese e l’ho fatto. Mi sono grattato! Il dolore mi ha investito come un caterpillar. Ricordo di aver vacillato; gli occhi mi si sono rivoltati nelle orbite mostrando il bianco. Ricordo di aver udito mia madre gridare qualcosa tipo ‘Oh, mio Dio! Tesoro, mi senti?’. Cazzo, si che ti ho sentita! Gli occhi hanno ritrovato il loro assetto e ho visto una donna con entrambe le mani premute sulla bocca. Mi chiedo cosa stia facendo, ma subito dopo mi rendo conto che è ancora lei, mia madre. Capisco che sta soffocando un gemito di spavento. La realtà torna con un tonfo, o per meglio dire un battito, ma non del mio cuore. E’ più come un pulsare… e me lo sento nella testa. L’incubo ricomincia.
Sono costernato, davvero. Mi è tornato alla mente quello spiacevole episodio e guardo la mia mano sinistra che stava per commettere un truce errore. Mi rassegno e riabbasso il braccio, lì, lungo il fianco sinistro, quello sano. Il prurito intanto mi scandaglia il collo. Ancora una volta.

* * *

Mi sento diviso in due. E’ una sensazione strana. Ormai sembra che la mia intera esistenza ruoti intorno alla mia perfetta metà destra, quella che ha fatto da eroico scudo alla mia vita. La mia parte dannata che ha impattato contro il furgone che non si è fermato per darmi una sacrosanta precedenza ad una rotatoria. Così è avvenuto l’incidente. L’autista del furgone ha sostenuto in seguito di non avermi visto. Io ero in bicicletta; stavo facendo un giretto; era sera e volevo prendere una boccata d’aria e fare un po’ di moto.
‘fanculo la boccata d’aria e l’esercizio fisico! Ora non posso più fare niente. cover iphone custodia Bella fregatura! E pensare che non ho nulla di gravemente rotto, eppure nemmeno i medici sanno spiegare questo prurito bastardo. Qualcuno, forse proprio uno dei medici che mi hanno tenuto in cura per i primi tempi in seguito all’incidente, aveva detto che il mio caso poteva risultare interessante, magari per qualche rivista medica che si occupava di disturbi singolari come quelli che affliggevano il sottoscritto. Ricordo chiaramente di avergli mostrato il dito medio della mano sinistra prima di coprirlo di insulti e accusarlo di essere un meschino cacciatore di fama alle spalle di poveri disgraziati. Mia madre fu d’accordo con me sul fatto di sporgere una bella denuncia. Ora che ci penso potrei anche aver esagerato con la storia della querela, ma ciò non toglie il fatto che mio zio, un noto avvocato, riuscì ad ottenere un risarcimento per danni morali inesistenti. Un risarcimento sostanzioso su cui però non ho mai potuto mettere le mani, non nelle mie condizioni. Penso solo che quel dottore se la sia vista brutta solo all’inizio. Dopo aver sborsato i soldi è potuto tornare alla sua vita di sempre, mentre io mi sono ritrovato con un mucchio di denaro in più, ma profondamente legato ad un letto da cui non riesco ad alzarmi. Credo che a questo punto rinuncerei volentieri ai soldi e mi riprenderei senza ombra di dubbio la capacità di vivere in modo decoroso. Perché qui si sta parlando di questo. Sono clinicamente sano. I traumi dell’incidente sono spariti quasi del tutto e non c’è niente che mi impedisca di ricominciare. A parte una cosa da nulla. Un prurito! Avete capito perché sono così disperato? Questo è indecoroso! Essere messi al tappeto da un prurito. Non riuscire a camminare, non riuscire nemmeno ad alzarsi dal letto… non riuscire a dormire. Alla fine si riduce tutto a questo. iphone cover original Arrivato al punto in cui sono penso che mi interessi veramente solo di una cosa: dormire. Chissenefrega dei soldi, chissenefrega dei medici, non mi importa nemmeno se non riesco più a vivere in modo decente. Voglio solo riuscire a chiudere gli occhi senza sentirmi marcire di prurito prima il piede, poi la gamba, il bacino e poi su fino ad arrivare al cervello. cover custodia samsung Almeno i miei attributi sono stati graziati da questo tormento. Non riesco proprio ad immaginare come avrei potuto fronteggiare un suplizio del genere. Anche l’uccello in piena crisi. Ma non pensiamoci neanche! Grazie Dio per la tua clemenza. Se così si può dire.

E’ trascorsa un’altra ora, forse due, non saprei. Intanto ho rivissuto non so quante volte il mio piccolo crudele inferno. Potrei arrivare a pensare di sentirmi assuefatto a questo dolore, ma vorrebbe dire che alla fine mi sono arreso. E non deve accadere, non per uno stupido prurito. Eppure questo nemico invisibile e all’apparenza poco dannoso mi sta rovinando la vita.

* * *

Sono giovane. Molto giovane direbbero alcuni. Con ancora tutta la vita davanti!, direbbero i più. Ma sembra che la sorte abbia deciso di riservarmi un triste destino. Forse è solo una sensazione, ma in quanto tale, la sensazione c’è e rimane. Non credevo che arrivato alla mia età (un giovane puledro nel pieno delle forze) sarei stato attratto da idee suicide. L’unico problema è che comincio a credere seriamente che sarebbe l’unica soluzione alla mia tortura. Anzi sono due i miei problemi. Il secondo è che non so se riuscirei a togliermi la vita da solo. Credo che ci sia ancora una piccola parte di me che combatte per tenermi ancorato ad una speranza che però ritengo vana. Faccio questi pensieri e la teoria sull’inutilità delle mie speranze è rafforzata dal seccante tamburellare sotto pelle che sento all’altezza del bacino. La mia mente è fervida e immagino un plotone di formiche rosse che avanza lungo la superficie dei miei fasci muscolari, quelli che alla mia età dovrebbero servire per correre e saltare come un matto, invece di essere adoperati come terreno di marcia per assatanate ed immaginarie formiche carnivore. Giusto perché lo sappiate la sensazione è quella. Le formiche passano vicino al mio preziosissimo e ormai inutilizzato membro e per fortuna non se ne accorgono; ma per il resto fanno una strage e mordono, per chissà quale assurdo motivo, il terreno che calpestano. Ovvero me.
Poi eccole di nuovo, lungo il fianco e più su ancora, sotto l’ascella, dove il piccolo esercito decide di utilizzare l’attrezzatura pesante. Ma qui l’immaginazione si discioglie come gelato caduto su asfalto rovente. La mente non è più in grado di continuare il suo operato di immagini e suoni inesistenti; è troppo occupata a non farmi impazzire del tutto. Perché in quel punto deve farmi così dannare?!, mi chiedo. E’ proprio quando il prurito raggiunge quel punto critico che sono sempre sull’orlo di fare i miei più subdoli e vili pensieri suicidi, ma non riesco a fare bene nemmeno quelli, perché il pizzicore è troppo nauseante. E stavolta succede!
Senza un minimo di preavviso, senza un cenno d’avvertimento, mi vomito addosso. Dopo innumerevoli volte che mi capitava di provare questa sensazione finalmente accade. So che potrebbe sembrare assurdo esultare per una cosa del genere, ma credetemi… è stato sensazionale! Forse voi non ve ne rendete conto, ma per me è un traguardo. E’ possibile che abbia oltrepassato un limite che ritenevo insuperabile. Mi sono vomitato addosso! E’ la prima volta che cambia qualcosa nel mio tremendo e ciclico tormento. E’ stato inaspettato e per un attimo dimentico perfino il prurito. Sento il liquame caldo e denso imbrattarmi la maglietta. Con la mano sana tocco l’incredibile risultato che il mio stomaco è stato in grado di generare. E mi metto a ridere. Non riesco proprio a trattenermi.
Mia madre accorre e vede. Si mette subito in moto per aiutarmi e mentre lo fa mi chiede se va tutto bene. Il suo tono è preoccupato. La capisco. Io so solo che mi sono vomitato addosso e che detto così potrebbe non significare niente, ma so che questa volta c’è stata una svolta. Sento ancora il prurito ma solo in lontananza, poi più niente.

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