Anonima scrittori


Il Bit dell’Avvenire - Rapsodia in Bit

Categoria: Il bit dell'avvenire
Postato da: zaphod

Una maniera del tutto Anonima per ringraziare tutti coloro che hanno voluto partecipare a questo nostro progetto. E’ bello sapere “che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso” scriveva Walt Whitman - anche se noi l’abbiamo ripreso da L’attimo fuggente (il film) - e in questo breve, surreale, sincopato componimento abbiamo deciso di raccogliere tutti i vostri versi. O meglio, una selezione arbitraria, arbitrarissima, dei vostri versi. Delle parole, del tempo e dei pensieri che avete deciso di condividere con l’Anonima Scrittori.

Ancora una volta, grazie.


Rapsodia in Bit

Assemblaggio narrativo a cura di Anonima Scrittori


I caratteri rossi che lampeggiavano a video alternando Premere start per cominciare a Press start to play dicevano che tutto era pronto.
La voce vagamente femminile scandì le parole lentamente: “Attenzione, l’azione avrà inizio in… cinque… quattro… tre… due… uno… ora.”
Ancora oggi c’è gente che viene presa dal panico quando pensa all’universo, alle stelle, alle profondità galattiche.
Io sono solo. Ho bisogno di essere solo, non c’è niente da fare.
Ho sempre guardato al cielo in tutte le tonalità dei suoi blu come fosse il sangue che scorre nelle vene di Dio.
E così ho scoperto di saper levitare senza avere le carte in regola. Sono tornato senza strappi sul marciapiede, cercando di capire cosa fosse successo.
L’auto fu inghiottita dal ventre della montagna, giù per lo scivolo la luce al magnesio sembrava servire da decompressione e lavacro per eventuali pensieri impuri o emozioni importune.
Nessuno sapeva se, oltre il confine che separa la Via Lattea dalle migliaia di galassie che trapuntano l’universo, i profughi avessero trovato il loro eldorado.
Non si finisce mai di essere immigrati, c’è sempre qualcuno che trova nel tuo cognome la radice che ti porta fuori dagli attuali confini, come se le tue mani non potessero mai lavorare nel giusto modo terra o ferro, come se le tue parole fossero sempre e per sempre inquinate.
E’ difficile raccontarsi davanti a una telecamera, anche se sei tu a volerlo.
Alla tecnologia ci si abitua velocemente e quella della passeggiata in automobile, tutti bardati a festa per la funzione domenicale, divenne presto un appuntamento irrinunciabile
L’automobile mi portava via tempo prezioso. Dovevo essere attento a sfruttare il minimo varco tra un’auto e l’altra solo per poter conquistare qualche metro nella processione quotidiana verso il posto di lavoro.  Prima e seconda, prima e seconda, le altre marce erano diventate inutili e mi chiedevo che senso avessero.
In questa strada i palazzi sembrano tutti uguali, alti non più di tre piani con una cortina di fitti mattoncini colore terra bruciata che li rende omogenei e compatti.
Ma sempre rosso sto semaforo? E il bello è che è rosso anche quando arrivo da lì, dalla strada perpendicolare a questa, un mistero. Ecco cosa dovrebbero inventare, il semaforo che fa passare tutti senza incidenti, altro che scemenze con calciatori e robot.
La Rete Neurale si stava ribellando, come una bestia a cui sia stata violata la tana. Quel piccolo margine di errore era ormai un cancro in metastasi. “Effetto farfalla”. Vide il disastro che stava per crearsi: una sequenza incontrollabile di sistemi che crollavano uno dietro l’altro, trascinandone con sé altri, a catena.
Accidenti! C’è un numero d’emergenza per tutto: per i clienti Tim, per i Vodafone, per  gli Wind, numeri verdi per i prestiti, scambi di coppie, salute… ma un numero per tirarsi fuori da una giornata di merda proprio non c’è?
La verità è che nessuno, a questo mondo, si accontenta di fare la comparsa.
Ultimi figli del boom economico, nei giochi basati sull’avventura e l’immaginazione passavamo con indifferenza dall’essere gli ultimi cowboys in lotta contro gli indiani al sentirci astronauti impegnati nell’esplorazione di lontane galassie.
Sembra di stare dentro una bolla d’aria stamane. Dal mondo non arrivano segnali: nessuna voce, nessun rumore di città, nessun noiosissimo ronzio. Sarà che ieri era l’ultimo giorno dell’anno e in casa dormono tutti. Tutti tranne Neruda, ovviamente.

Non c’era nessuna voce. Nessun telegiornale. Nessuna notizia. Solo lo sfarfallio, in bianco e nero.
Dovevo scrivere la tesi di laurea assolutamente, avevo pochi giorni ancora per farlo. Il computer comodo sul suo tavolino giaceva immobile. Impallato. Non ne voleva sapere della mia tesi e neppure della mia ansia.
Molti in effetti avevano rinunciato a scrivere a mano già con l’invenzione della macchina dattilografica, ma quando finalmente si affermò la pensierografia anche gli ultimi irriducibili lasciarono perdere la penna ed i fogli di carta. Con una facilità e velocità tale che divenne normale scrivere, mentre nessuno più si prendeva più la briga di leggere ciò che veniva scritto.
Certo che Giuseppe non è che si veda tutto quel che scarica. Non ce ne sarebbe il tempo. Gli piace però dire: questo ce l’ho, se vuoi te lo passo.
Si sentiva vivo, forse per la birra che aveva ingurgitato, o forse perché la tipa rossa e riccia gli aveva sorriso, promettendogli chissà quali destini, magari nell’incontro di una prossima volta.
Lo sai come mi chiamano sul cantiere? L’acrobata! Ci sarà un perché, no? Perché tuo marito sui ponteggi ci vola! Ecco perché.
Si piazzò davanti la macchina per l’espresso, tirò fuori il suo prezioso moleskine  e lo sfogliò finché non arrivò alla pagina in cui c’erano scritte le istruzioni per preparare il caffè.
Voci allegre di bambini e pianti, odore di carne arrostita. Ho fame Annelise. Dio, che bella bistecca hai preparato. E’ carne sintetica o di allevamento?
Niente schermo sensibile al tocco, niente pannello interattivo. Per sapere cosa contenesse il frigo, bisognava aprirlo e guardarci dentro!
Nessuno ricorda quando si è trovato la prima volta a tu per tu con una segreteria.
Come squilla il telefono mi sale la pressione. Mi monta la rabbia nello stomaco.
Squilla, squilla e non risponde.
Il primo lo comprai usato il secolo scorso, consumava come un buco nero e aveva una batteria che durava sì e no un’ora.
A quel punto uno dei due dovette accorgersi, senza tuttavia scomporsi, della linea ancora occupata, e dopo il clic non ci fu più niente da fare: il segnale di via libera lo colpì in pieno volto.
Come se ci fosse un violento temporale dentro la sua testa.
Non era una cosa saggia discutere con due metri di muscoli.
Un uomo senza sostanza e senza speranza come tanti.
“Poco più di dieci anni fa un uomo andò al rogo per aver sostenuto quanto hai visto stanotte,” disse Galileo sfregandosi le mani.
Prese il cadavere con freddezza e lo bruciò. Non sapeva di chi fosse, e non sapeva perché quell’uomo in uniforme l’avesse dato proprio a lui ma aveva l’assoluta certezza che qualcosa stesse per accadere, che qualcosa, e non sapeva cosa, non fosse andato per il verso giusto.
“Ma, Rita, probabilmente ha Skype”
” E che malattia è? ”
E poi ci lamentiamo se nelle pubblicità ci descrivono come creature sciatte dall’alito fognario che perdono più di un rubinetto arrugginito, e per questo bandite da ogni ascensore del globo.
C’è questo tizio che mi vuole aggiungere tra i suoi amici perché circa 15 anni fa siamo stati in vacanza insieme. Mi dispiace ciccio, non so proprio chi cazzo sei e ti cancello all’istante.
Un omicidio reale e l’uccisione di un avatar non sono la stessa cosa. È un’emozione del tutto diversa. Di solito io, uccido davvero.
Siamo nati in guerra e vivremo in guerra, se ci sarà qualcuno che verrà dopo di noi, se mai ci sarà un dopo, farà la guerra e vedrà solo guerra. Così è sempre stato e così sempre sarà.
Dicono alcuni che i giovani sono perduti.
Il cacciatore costruì una piccola spada e uno scudo leggero di legno. Il bambino restò per tutto il tempo in silenzio ammirato a seguire le operazioni. Appena terminata l’opera, il sole fece capolino in mezzo alla coltre di nubi; Timly si precipitò all’esterno e combatté per il resto del giorno contro creature di ogni tipo che solo lui poteva vedere.
Noi umani siamo la più grande, perfetta, spietata e inutile macchina da guerra mercenaria che questa galassia abbia mai visto.
Per assicurarci il Paradiso abbiamo creato un ospizio per i più poveri.
Una signorona dall’aria sbigottita predisse un futuro nero per il fotografo.
Il videogioco aveva riscosso un successo fuori dall’ordinario. Aveva realizzato diverse profezie di sociologi dementi e insieme portato il suo autore alla ribalta.
Tutto ciò che mi prefiggo sta racchiuso fra il Fa maggiore 7° ed il Sol bemolle, una  sensazione d’onnipotenza corporea e acorporea nello stesso medesimo istante, l’Assoluto  perdono!
Si piazzava lì davanti e per qualche ora trasformava le bianche pagine di Word in emozioni, sentimenti, storie.
Una mattina, durante la solita camminata a passo spedito nei viottoli di campagna, la morte si fece sentire.
La musica è assordante, tiro su di scatto la testa e sono di fronte a me.
Bestemmio contro un dio inesistente.
Un esercito di pensieri, di ordini, si scontravano confusi nella mia testa e una fitta nebbia si impadronì di me. Chiusi gli occhi per un istante. Non ricordavo più la password!
Il meccanismo alla base di ogni truffa è rimasto invariato: manipolare, sfruttare debolezze, interessi altrui per confezionare una storia verosimile dove il truffato, ogni truffato, ha un proprio ruolo assegnato ed obbedisce ad uno schema. Le tecnologie sono solo uno strumento che le rende più micidiali, sofisticate, soprattutto, semplici da compiere.
La voce del Fastpay, sempre eroticamente gentile, le ricorda ancora la ricevuta e le augura buona prosecuzione.
Quando l’ultimo pezzo è uscito dalle mie macchine lui era lì a controllarlo.
Il microchip dava splendidi bagliori cobalto, esposto al sole tiranno dell’una.
Le confezioni si presentavano coloratissime ed emanavano, smuovendone il contenitore, un gradevole aroma speziato o fruttato. Il blu era assente.
>Di colore blu oltremare, a toccarli, a lanciarli, a leccarli, sassi erano e sassi rimanevano, con un retrogusto di salnitro.
Io suonavo la chitarra e lui diceva cazzate esistenziali sopra la foschia da videogioco di Carnate.
L’altra sera mi hai detto che non vedi l’ora di avere un figlio per fargli un sito internet.
Questa storia deve finire, in un modo o nell’altro.
Il virtuale è reale, altrimenti non potrebbe esistere.

Autori (in ordine di apparizione):

Fabio Mundadori–Stefano Carbini-–Roberto Palumbo-Lorenzo Pezzato–Antonio Previ–Renzo Brollo–Alberto Volpi–Matteo Mancini–Angela Bacciaglia–Vittorio Rainone-Maria Chiara Biondi-Cristiano Peluso–Stefano Cardinali–Andrea Bonvicini–Snaporaz–Emanuela Mascherini–Fernando Bassoli–Annamaria Trevale–Roberto Ceccarini–Antonio Pascale-Peppe Stamegna–Igino Piutti–Paolo Triulzi–Luigi Caputo–Federica De Angelis–Filippo Maria Serra-Andromeda Aliperta–Patrizia Birtolo–Silvia Mericone–Antonio Pennacchi–Anna Profumo–Luca Baldini-Roberto Marinucci-Gabriele Musolino–Andrea De Carolis–Gerardo Rizzo-Marcellino Iovino-Francesca Lulleri-Marta Abbà–Rita Porretto–Camilla Cannarsa–Ilaria Ferramosca–Andrea Sart-Vedrana Martinovic–Luigi Brasili-Massimo Mercuri-Giancarlo Baroni–Gabriele Santoni–Lorenzo Pavolini–Graziano Delorda–Fabio Brinchi Giusti–Edoardo Micati–Angela Leone–Marco Berrettini–Antonella Vinci–Antonio Rossi–Daniela Rindi–Stefano Tevini–Giorgio Galetto–Biancamaria Ruggeri-Angelo Orlando Meloni–Nicola Villa–Ludovica Mazzuccato-Z&T Lanzidei–Giada Giordano

12 Responses to “Il Bit dell’Avvenire - Rapsodia in Bit”

  1. dirtydancing Says:

    bellissima idea

  2. rindindin Says:

    ma che bel lavoro questo mix! un bel pensiero, molto apprezzato. ma avevate voglia di fare lo straordinario? :)

  3. abonvicini Says:

    bello, sincopato, a mezzo tra il dadaista e il futurista…

  4. SCa Says:

    Bella veramente. Anche il titolo è perfetto.

  5. geppo Says:

    una piacevole consolazione. siete stati ammirevoli.
    grazie
    a presto.

  6. writer_rossini Says:

    Idea interessante e bravi coloro che hanno realizzato il collage di pezzi. Non sarà stato facile tirarne fuori qualcosa con un senso.
    Mi chiedo però se non sarebbe stato più giusto pubblicare questo racconto a più mani nell’antoplogia, dando la possibilità di comparire anche agli esclusi, piuttosto che sul web. Gradito l’impegno e l’omaggio, magra la consolazione!
    Mi domando anche se è possibile conoscere i criteri di scelta, per capire perché alcuni racconti sono stati esclusi e dare la possibilità a chi è tra essi di comprendere in cosa ha sbagliato.
    Ultimo. una perplessità: non sarebbe stato utile, là dove gli pseudonimi “celano” persone parte dello staff dell’Anonima, lasciare invece spazio agli altri partecipanti?
    Grazie.
    A.

  7. Torquemada Says:

    I complimenti per la ‘Rapsodia in Bit’ ci fanno molto piacere. Non era una iniziativa scontata e mi sembra che questo l’abbiate compreso. A. giustamente fa due domande: a) non si può metterlo nell’antologia; b) invece di mettevici voi, non potevate mettere gente che non ha mai pubblicato. Qualcun altro, in carteggi privati, ci ha fatto notare come vi siano poche donne.

    Il criterio principale che abbiamo utilizzato per selezionare i racconti è la qualità. Primum qualitas. Della scrittura, della trama, dell’intreccio. Originalità per come era stato affrontato il tema. Siamo andati, insomma, alla ricerca di una bella storia, che riuscisse a coinvolgere il lettore, a tenerlo inchiodato all’antologia dalla prima all’ultima pagina. Ne abbiamo trovate tante e questo ci fa enormemente piacere. E’ una nostra decisione di cui ci assumiamo tutta la responsabiiltà.

    E quindi - tenendo fede alla qualità come criterio fondante di questa antologia - non abbiamo fatto caso a rispettare eventuali quote ‘rosa’ o ‘azzurre’ - che Dio ci perdoni -, come non abbiamo fatto caso a eventuali quote ‘anonime’. Anzi. Andiamo anche oltre. A decisione presa, facendo i conti, ci siamo resi conto che di frequentatori della comunità anonima ve ne sono in abbondanza. Ripetiamo: è assolutamente casuale. La scelta non l’abbiamo fatta sui nomi, ma sui racconti. E che vi siano tanti anonimi, non ve lo nascondiamo, ci riempie d’orgoglio. Perché testimonia che le iniziative ‘open’ che organizziamo, e il laboratorio di scrittura su http://www.anonimascrittori.net e i momenti di confronto, servono realmente a qualcosa. Noi l’abbiamo sempre saputo, forse a qualcuno era venuto il dubbio ed ora se l’è tolto.

    Rispondiamo alla prima questione: andrà a finire nell’antologia? No. Magari lo leggeremo nei diversi reading, citeremo tutti voi ovunque, ci faremo un’opera teatrale, lo daremo in mano al primo uomo che andrà su Marte ma, ed è stata una decisione presa da Deltaeffe, Anonima Scrittori e Tunuè, sull’antologia - volenti o nolenti - verranno pubblicati soltanto i selezionati.

    N.B.: Per chi volesse chiedere spiegazioni o suggerimenti, inviasse email a racconti@anonimascrittori.it. Risponderemo molto volentieri.

  8. rindindin Says:

    poi perchè gli anonimi non dovrebbero partecipare? non sono scrittori o aspiranti scrittori come tutti gli altri? se la selezione è stata fatta in base alla qualità che problema c’è? :)

  9. zaphod Says:

    novità interessanti per quanto riguarda la rapsodia, pare…

  10. Torquemada Says:

    Essì, grandi novità. Sicuramente faranno piacere a tutti coloro che hanno partecipato a questa grande avventura.

  11. geppo Says:

    e ste novità?..

  12. zaphod Says:

    Bè… abbiamo fatto nostra la voce del popolo, si potrebbe dire, se andate a ricontrollare l’indice pubblicato qualche giorno fa c’è qualche piccola modifica…. come penultimo racconto (subito prima dei versi di Giancarlo Baroni che suggellano la raccolta del bit) abbiamo inserito la Rapsodia in bit. Una occasione in più per ringraziare tutti voi che ci avete permesso di creare questo progetto.

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