Anonima scrittori


La cultura degli italiani

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, Interpretazioni
Postato da: Torquemada

[recensione di Massimiliano 'Zaphod' Lanzidei all'omonimo libro di Tullio de Mauro, a cura di Francesco Erbani ed edito da Laterza. In questo caso si parla di teoria della linguistica, di analfabeti di ritorno e si finisce, in maniera inevitabile, con il parlare della riforma della scuola. La cultura degli italiani, appunto, raccontata da uno dei suoi protagonisti.]

De Mauro l’ho incontrato una notte di qualche tempo fa. Cadevo dal sonno, ma sono rimasto ad ascoltarlo mentre mi raccontava Saussure e il suo Corso di linguistica generale con quel suo fare pacato. Un’esposizione lineare e precisa, di persona competente e appassionata della sua materia. Ho aspettato che terminasse la sua lezione - anche se la bambina aveva finito la poppata e ormai dormiva già da parecchio tra le mie braccia - poi ho spento la televisione e sono andato a dormire anch’io.
Il giorno dopo c’era uno che parlava di Psicologia cognitiva, si vede che mia figlia non si svegliava sempre alla stessa ora, e così la mia frequentazione con la linguistica ha subito una battuta d’arresto. Avevo però preso da qualche giorno - su suggerimento di una persona che lo aveva visto intervistato da Fazio - questo libretto pubblicato da Laterza e ho ritrovato quella voglia di comunicare le proprie conoscenze e quello stile semplice (ma non semplicistico) e rilassato.
Il libro parte da una scelta di campo precisa e per niente scontata: la Cultura di cui si occupano gli autori in questo volume non è quel concetto (snob ed elitario) per cui c’è chi una cultura ce l’ha e chi non ce l’ha, ma il concetto di cultura che sposa e analizza De Mauro nel suo discorso è quello socio-antropologico di patrimonio immateriale formato da credenze, simboli, valori di un determinato gruppo di persone in un determinato periodo di tempo. E già per questa cosa De Mauro si guadagna la mia eterna stima.
Il libro è quindi un racconto (strutturato come una lunga intervista) del rapporto dell’autore con questo concetto di cultura. Il racconto della sua formazione intellettuale, delle sue esperienze come studioso, professore, giornalista e - non da ultimo - ministro della Repubblica. Rimangono impressi dei dati che lasciano stupefatti. In un’indagine condotta dal Cede (ora Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione) composta di cinque questionari in grado crescente di difficoltà, il 5 per cento della popolazione italiana non riesce neanche a leggere il questionario più semplice ed è - di fatto analfabeta. Il 33 per cento si ferma al primo questionario che è composto da frasi elementari tipo “il gatto miagola”. Un altro 33 per cento si ferma al livello successivo che è composto da frasi appena più strutturate: “Il gatto miagola, perché vorrebbe bere il latte.”
Da qui l’accento sulla necessità dell’istruzione - anche per gli adulti - e sull’importanza di un sistema scolastico efficace e di una comunicazione comprensibile come base per la democrazia.
Per chi frequenta un sito chiamato Anonima Scrittori dovrebbe essere essenziale la consapevolezza che “due terzi della popolazione italiana conoscono e intendono circa 10 mila parole. Vi è un nucleo di circa 7000 parole. E’questo il vocabolario di base di una lingua. Tutte le lingue hanno poi un nocciolo di circa 2000 parole, il vocabolario fondamentale [...] Chi lavora in un giornale non dovrebbe mai dimenticare queste cifre.”
Il libro di De Mauro offre una serie di spunti interessanti a chi si occupa - in una maniera o nell’altra - di professioni intellettuali ma invita nel contempo al “lavoro sul campo” e al confronto con i risultati (anche misurabili) del proprio lavoro.
Due le pecche più evidenti di questa pubblicazione. La prima - veniale - è quel “crogiolarsi” nella citazione di amici e conoscenti e ex colleghi e ex-professori, tutti invariabilmente illustri, per cui da una parte si ha quella sensazione osservare un mondo elitario e chiuso in sé stesso, dall’altra - se di quel mondo non si ha conoscenza e familiarità - l’elenco di nomi rimane tale e si prende per buona “l’autocertificazione” dell’autore, nonostante lo sforzo di contestualizzare.
La seconda mancanza - un po’ più strutturale - si nota quando De Mauro racconta le difficoltà del suo lavoro politico e la sostanziale sconfitta della riforma Berlinguer. Lì tutto rimane su un livello teorico. Come se la mancata applicazione fosse dovuta solo a diverse concezioni politiche dei ministri che si sono succeduti e alla rappresentazione mediatica dello scontro. Tralasciando invece tutti gli scontri (di potere, di corrente, economici) che pure ci devono essere stati in una materia tanto controversa. Da uno che è stato nella “stanza dei bottoni” ci si poteva aspettare di più nel racconto del dietro le quinte di una decisione politica e della sua attuazione pratica.
Rimane però la sensazione di aver letto un libro esauriente sulla visione e l’operato di uno dei protagonisti della vita intellettuale del nostro Paese. Uno sguardo privilegiato su una realtà che spesso appare così lontana dalla nostra esperienza quotidiana e che invece si muove intorno agli stessi cardini del lavoro, del rigore e della passione.

Tullio De Mauro
La cultura degli italiani
(a cura di Francesco Erbani)
Editori Laterza

One Response to “La cultura degli italiani”

  1. FernandoBassoli Says:

    Sul fatto che il mondo culturale italiano sia un salotto un po’ chiuso possiamo essere tutti d’accordo. Oggettivamente, però, il divario tra quanti hanno accesso a tale salotto e quanti restano più o meno volontariamente fuori in parte spiega questo fenomeno. Il risultato, nel medio periodo, è sotto gli occhi di tutti: si chiama analfabetismo di ritorno. Ci si può salvare solo coltivando il vizio-virtù di leggere.

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