[Continua la rubrica curata da Stefano Tevini, 'La Striscia - del fumetto e di altre vie del fantastico']

Crederai che un uomo possa volare.

L’oggetto del lavoro di Grant Morrison, nome che leggerete ancora in questa rubrica, quando scrive storie di supereroi, è il core concept, l’idea che sta alla base del personaggio e lo caratterizza all’interno dei magmatici universi narrativi tipici del genere. Grant Morrison individua quella che è l’impronta unica del personaggio e attorno a essa lavora piegando, stravolgendo e spremendo gli elementi dello scenario entro il quale essa è collocata al fine di valorizzarne fino in fondo il potenziale. Con “All Star Superman”, fumetto che ha conquistato sia l’Harvey sia l’Eisner Award come miglior serie regolare, lo scrittore scozzese spinge la sua poetica al massimo misurandosi con le radici del mito che è anche la matrice di tutta la letteratura supereroistica, il personaggio al quale tutti i frequentatori del genere, volenti o nolenti, devono tutto : Uomo d’Acciaio, per l’appunto. Qual è, dunque, l’idea fondante dell’oggetto narrativo Superman? Semplice, egli è al tempo stesso un uomo e un dio. E come si può sfruttare al massimo un potenziale del genere? Mettendo l’Uomo del Domani di fronte a quella cosa che né uomo né dio potranno mai affrontare ad armi pari : un fato ineluttabile. Superman sta morendo. Sta morendo per davvero, e questa volta non c’è nulla da fare. E’ stata una missione di soccorso nel sole, quel sole giallo che è la fonte del suo potere, a sovraccaricare le sue cellule al punto che ora l’eroe è più potente che mai ma, al tempo stesso, ha i giorni contati. Un dio, quindi, destinato a un drammaprofondamente umano, una malattia terminale, una morte per degenerazione interna progressiva che , a quanto previsto da chi lo avrebbe dovuto curare, lo trasformerà in pura energia. E’ tempo, quindi, di chiudere i conti con tutto, di non lasciare nulla insospeso. I genitori che hanno reso Superman la persona che è, l’amore di una vita Lois Lane, l’arcinemico Lex Luthor che ha fatto della sua distruzione un’ossessione patologica e ora in procinto di finire sulla sedia elettrica per i propri crimini, queste e altre situazioni vedranno il proprio epilogo.
La storia definitiva sul mito primigenio,  scusate se è poco, viene presa di petto da Grant Morrison che, per un’occasione come questa, non si risparmia in nulla imbastendo una narrazione che più epica non avrebbe potuto essere in cui, in un parallelismo per nulla sfumato con le dodici fatiche di Ercole, Superman passa attraverso una serie di “prove” che riassumono i punti salienti della sua vita narrativa dal primo numero a oggi. L’Uomo d’acciaio attraversa come un proiettile il proprio passato, il proprio presente e il proprio futuro scrivendovi il proprio testamento in un turbine di imprese meravigliose in cui non un grammo di fantasia è lesinato.
Il fumetto, ricordiamolo, non è fatto di sola scrittura e pochi disegnatori sarebbero stati in grado di dar corpo a un kolossal massimalista come “All Star Superman”. Fra tutti Grant Morrison sceglie uno dei propri sodali più stretti e, probabilmente, il più adatto : Frank Quitely. Le sue prospettive vertiginose e il dinamismo estremo delle sue vignette popolate di personaggi dalle pose plastiche all’ennesima potenza prendono corpo grazie a un tratto pieno e pulito, di una densità quasi palpabile che, unito alla meticolosa attenzione per il dettaglio, danno vita a tavole di una tridimensionalità che dà al lettore l’impressione di poter sfondare fisicamente la quarta parete.
“All Star Superman” è un’opera definitiva, uno di quei fumetti che alzano definitivamente l’asticella della qualità  al punto da segnare una linea di demarcazione fra il prima e il dopo la propria pubblicazione.
A Morrison e Quitely è stato chiesto di scrivere la storia più grande per l’eroe più grande.
Secondo il mio umile parere, ce l’hanno fatta.

Bibliografia : Grant Morrison e Frank Quitely, All Star Superman, ed. italiana Planeta De Agostini, 2009, 304pp.,  € 22