[dopo una settimana di pausa, continua la Striscia del nostro subcomandante Stefano Tevini dedicata al fumetto e alle altre vie del fantastico. Avevamo lasciato Stefano mentre rifletteva sugli zombie e sulle opere dedicate a loro da Max Brooks, lo ritroviamo a parlare del fumetto italiano e della casa editrice che è ormai diventata un simbolo]

TASTANDO IL POLSO ALLA BONELLI
di Stefano Tevini

Parlando di fumetto italiano e, in particolare, di produzione locale, la realtà più importante e produttiva è senza dubbio Sergio Bonelli Editore. Presente sul mercato nostrano dagli anni quaranta e vivaio per alcuni fra i più grandi fumettisti italiani, la Bonelli ha saputo creare, attraverso un parco testate che copre svariati generi popolari, un successo duraturo basato soprattutto su serie in grado di fidelizzare diverse generazioni di lettori attraverso l’individuazione e la reiterazione di almeno un modello di successo per ogni generazione. Pur essendo, infatti, seguiti da lettori di diverse età, i fumetti Bonelli hanno uno zoccolo duro di lettori per ogni titolo composto da persone che acquistano un particolare albo da molti anni. Se, infatti, gli aficionados di Tex sono per lo più (ma, ripeto, non soltanto) cinquantenni e sessantenni che ne seguono le avventure da più di metà della propria vita, Dylan Dog è il fumetto che ha segnato soprattutto la generazione degli attuali trentenni e quarantenni nonché uno dei maggiori successi di sempre dell’editore milanese.
Per saggiare la situazione dei fumetti Bonelli ed eventualmente comprenderne le evoluzioni in questi ultimi anni, ho effettuato un controllo a campione su sei titoli usciti in edicola negli ultimi mesi. Ho volutamente tralasciato titoli quali Zagor e Tex, il cui successo è basato proprio sul mantenere sempre identica un’impostazione che dura da decenni prediligendo, invece, titoli più recenti suddivisibili in due gruppi : uno composto da Dylan Dog, Julia e Nathan Never, serie di lungo corso e con un proprio seguito e l’altro gruppo composto da Lilith, Caravan e Greystorm, miniserie con pochi numeri alle spalle.
Per quanto riguarda il primo gruppo, Dylan Dog, Julia e Nathan Never, il metodo di lavoro Bonelli non ha subito variazioni significative : i contenuti, le atmosfere, i comprimari più o meno fissi che vanno a costituire l’elemento di riconoscibilità nelle collane restano press’a poco sempre gli stessi ed è evidente il proposito di puntare sui lettori abituali andando incontro alle abitudini di chi cerca, nel fumetto che tutti i mesi compra in edicola, di ritrovare uno scenario e un modo di raccontare storie che sia familiare. Nathan Never è l’unico personaggio il cui universo narrativo abbia subito variazioni decisive nel corso degli anni, fatto anomalo per una serie Bonelli di lungo corso, ed è anche la testata che ha visto il maggior numero di comprimari guadagnarsi il ruolo di protagonista in diverse storie e, nel caso di Legs Weaver, una testata mensile dedicata.
Il discorso cambia se analizziamo il secondo gruppo di testate : Greystorm, Caravan e Lilith. Queste tre pubblicazioni fanno parte di un progetto più ampio portato avanti da Bonelli da qualche anno a questa parte nel tentativo di rinnovare il proprio prodotto  attraverso la sperimentazione di formule diverse da quelle usuali.
I fumetti in questione, infatti, sono miniserie progettate per coprire un arco narrativo di durata molto inferiore rispetto a quello delle tradizionali collane Bonelli. Conseguenza di ciò è l’introduzione della continuity, ovvero di uno sviluppo lineare delle vicende attraverso gli albi che, nel corso dei mesi, vanno a comporre un’unica storia di respiro maggiore rispetto al tradizionale episodio autoconclusivo.
La continuity, che porta il lettore a seguire la miniserie dall’inizio alla fine, è una lezione imparata dai recenti successi delle serie televisive, così come lo sono i ritmi della narrazione,  più serrati rispetto alle tre testate bonelliane classiche, e le sottotrame che vengono dipanate poco per volta mantenendo alta la tensione e creando attesa per gli sviluppi di esse nei numeri successivi del fumetto.
Ciò che rimane costante nelle serie Sergio Bonelli Editore è lo stile, sia sul piano narrativo sia sul piano grafico. A un rigido realismo nel disegno e a una scansione delle vignette quasi sempre su tre binari per pagina si accompagna un modo di raccontare ricco di citazioni da ogni possibile fonte della cultura popolare e un uso frequente dei flashback quasi a voler raccontare più storie in una.
Bonelli ha un approccio al fumetto popolare si fonda molto sulla tradizione ma che, negli ultimi anni, sta timidamente tentando di rinnovarsi con risultati alterni ma non privi di potenzialità.

BIBILIOGRAFIA

Dylan Dog n.281 – Il cammino cella vita, di Alessandro Bilotta e Giovanni Freghieri, ed. italiana Sergio Bonelli Editore, febbraio 2010, 98 pp., € 2,70

Nathan Never n.224 – Il segreto di Calvin White, di Davide Rigamonti e Giancarlo Olivares, ed. italiana Sergio Bonelli Editore, gennaio 2010, 98 pp., € 2,70

Julia n.137 - Il riposo del guerriero, di Giancarlo Berardi, ed. italiana Segrio Bonelli Editore, febbraio 2010, 132 pp., € 3,20

Caravan n.9 – Nove per un dio perduto, di Michele Medda e Michele Benvenuto, ed. italiana Sergio Bonelli Editore, febbraio 2010, 98 pp., € 2,70

Greystorm n.5 – Morte sull’isola, di Antonio Serra e Gianmauro Cozzi, ed. italiana Sergio Bonelli Editore, febbraio 2010, 98 pp., € 2,70

Lilith n.3 – Il fronte di pietra, di Luca Enoch, ed. italiana Sergio Bonelli Editore, novembre 2009, 135pp.,
€ 3,50