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Le stelle di Confucio #3

Categoria: Narrazioni
Postato da: Torquemada

Ying Zhèng
Quell’imperatore, il primo, programmò la sua sepoltura trentotto anni prima della sua morte. O meglio a costruire la sua tomba ci si misero 38 anni e furono impiegati 700000 e più operai.
Duecento anni prima di cristo.
Dice la leggenda che alla fine tutti furono uccisi, pure le duemila concubine che così non avrebbero messo in dubbio la discendenza, che già assommavano a più di 50 i figli.
Fu un “lavaggio di sangue”, così Liù traduce l’espressione italiana bagno di sangue, sbaglia ma rende meglio l’idea: lavaggio di sangue!
Passa tantissimo tempo e un giorno di trentotto anni fa nella campagna di Xi’an un contadino, avendo necessitò di un pozzo decise di scavarlo sotto un melograno, che simboleggia la moltitudine della famiglia.
Forse fu una illuminazione perché dopo appena comunque metri trovò una testa di coccio, il primo chicco di un enorme melograno tomba con altri 12000 chicchi guerrieri di terracotta.
Tutto fu fermato e lo Stato mandò gli studiosi che dopo avere indagato in lungo e in largo convennero che si, li c’era una cosa inestimabile, la tomba di Qin Shi Huang il primo feudalissimo imperatore guerriero.
Iniziarono una campagna di scavo su un sito di quasi sei ettari e i lavori, dice Liù continueranno per altri trentotto anni almeno.
Hanno costruito un sito espositivo sopra il cantiere di scavo tutt’ora attivo e visibile.
I cinesi sembrano affascinati dagli apparati imperiali e si fotografano di fronte a tutto.
Gli abitanti locali approfittano di questa insperata fortuna e vendono miliardi di statuine dei guerrieri di terracotta ad ogni prezzo; tanto che ci sarà sempre un altro imbonitore che ti dirà: l’hai pagata duecento? Io te la davo a centocinquanta.
Noi turisti approfittiamo della potenza al minuto del nostro euro e appena rapaci scialacquiamo denaro a dieci yuan per un euro.
Ignoriamo che un contadino i quei posti guadagna 500 euro all’anno, 5000 yuan all’anno.
Ci sentiamo furibi quando una cosa la paghiamo 80 invece di 100, in yuan, mentre in euro si sta parlando di una cresta di due euro per loro si sta parlando del 5% della mesata.
Comunque io l’ho comprata la mia brava scatoletta di statuine di Xi’an.

Quánlì
Il potere dunque è sempre uno su tanti, cioè uno che ordina la caotica moltitudine. Lo può fare il potente, l’imperatore, modificando il paesaggio con colline e laghi artificiali, scavando lunghissimi canali, tracciando strade infinite, erigendo barriere dal mare al deserto, decidendo la difficoltà d3lla scrittura, la complessità dei segni, uccidendo chi dice e scrive ciò che non deve e onorando chi dice e scrive ciò che è giusto, e decidendo il giusto.
Lo fa usando una macchina umana, una moltitudine di individui che per ragioni razionalmente o logicamente incomprensibili decidono di ubbidire ad uno e si annullano nella massa, nella macchina.
Sarà forse qualcosa di insito nella genetica, un riflesso gregario innato.
Comunque avviene. Così come avviene che il potente all’apice della sua forza decide la cosa estrema, decide la vita dei suoi individui, che sono tanti e fungibili, accade cos’ che li uccide, anzi ne ordina la uccisione, a migliaia, accade che stermina le sue concubine che vede come incubatrici del suo seme, come a dire, oltre me nessuno.

Mind Your Head
Così dice la targa ottonata posta sulla soglia della Dàyàn Tǎ, la grande pagoda dell’oca selvaggia.
Una soglia nera come di lavagna conduce in un corridoio a volta stretto e basso. cover shop online Mentre compio l’atto di scavalcare la soglia entro nella suggestione mistica del posto e penso di capire, automaticamente, pulite la vostra mente!
Stupisco per quella massima invito quasi come il benvenuto degli zerbini di casa nostra. Del resto sono monaci buddisti e dunque quale invito migliore: monda la tua mente!
Così entro nel corridoio e empatizzo con le steli nere inserite nel muro e anche io accarezzo la figura del monaco ormai lucida dalle infinite lisciate delle infinite mani.
Attraverso sale quadrate poste al centro della struttura si sale una scala in legno che arranca le tre pareti della torre pagoda. custodia outlet samsung s8 Sette volte si sale e ventuno volte si gira poi finalmente in alto si vede un mandala giallo al soffitto e la città dalle quattro finestre scavate nelle spesse pareti.
Siccome sono da solo non parlo, sorrido muto alla gente e chino il capo nei saluti e mi convinco della speciale atmosfera di quello strano sacro. Poi si scende e ad ogni primo pianerottolo la stessa targa ottonata rammenta mind your head e io ormai inebetito dall’oca selvaggia penso che suia una specie di ammonimento: pensa alla tua testa.
Decido di fotografare quella cosa per portarmi a casa quella speciale emozione. Poi si scende e ancora la targa che ora leggo come: pensa con la tua testa. Rifletto sui significati della scritta e sulle emozioni che suscita mentre i turisti cinesi mi osservano stupiti. huawei custodia Scivolo e sono sostenuto da una vecchia guardia rossa ed ecco che finalmente sono illuminato, mentre mi volto per ringraziarla con commozione non mi accorgo del pianerottolo e sbatto la fronte, proprio sulla targa: mind your head!
Attenti alla testa! Un insegnamento pratico a valore semantico aperto. custodia huawei outlet Puro zen.

Yu Yuan
Il mandarino costruì la casa per se e per gli amici. custodia samsung outlet Nella città della concessione francese lui era uno degli uomini più in vista, ricco e potente senza limiti.
Ma oltre all’avere coltivava l’essere e dunque ordinò una abitazione piena di osmanto profumato di rocce, di piante e acqua abitata da carpe e pesci colorati che in mancanza di sole avrebbero screziato di scintille la superficie del lago.
Solo le pareti trasversali della bella casa erano opache, di muro o di legno, ma i lati che davano sui cortili erano trasparenti e protetti ora di purissimo vetro e ancora dove l’uso lo richiedeva di candida carta.
Dal suo tavolo al centro del padiglione trasparente il mandarino Yu osservava le forme stratte del pensiero facendo vagare lo sguardo sulla natura che aveva fatto riprodurre. Poi quando un pulviscolo di colore stuzzicava i suoi occhi ritraeva il pensiero aspirando profondamente l’odore di osmanto, intingeva il pennello nel celadon dell’inchiostro e scrollava sulla carta un segno essenziale come una idea.
Intanto i suoi ospiti e amici fumavano oppio in un silenzio visionario nel padiglione in mezzo al lago. iphone 8 plus custodia outlet Parlavano piano mischiando i suoni delle parole all’affannato mormorio delle allucinazioni, al ticchettio dei passeri venuti a beccare il riso sparso sulla soglia, al canto casuale dei merli.
Un piccolo gallo rosso e nero passava marziale tra i ciuffi dell’erba del prato, una leggera brezza rendeva fruscianti i bonsai in fila lungo il portico.

Han jin
Non sono sicuro che si dica così, ma Lei è la forma femminile di Buddha.
Lei è la misericordiosa e siede serena e sapiente sotto il siddartha che è piccolo, abbrutito dalle rinunce e magrissimo dai lunghi e ferrei digiuni.
Perché siddartha alla fine forse si disperò dell’inutilità di tutta la mortificazione che si era inferta.
Forse si senti come un morto vivente chiuso nel paradosso del capire tra scelta e rifiuto e del sentire.
Decise di abbandonare il suo nascondiglio di eremita e discese nel mondo fermandosi a riposare sotto una bella pianta in riva ad un bel fiume. custodia samsung Si addormentò, forse si rilassò e allora la sua carne si fece scorza meno coriacea, divenne permeabile e per i suoi pori il bello cominciò a filtrare, attraversandolo. Fu, dicono, la grande luce che lo fece risplendere come una giada imperiale a svegliarlo.
A bordo del suo nirvana andò via con il mutevole giorno.
Angin forse è la sua forma, oppure Angin è proprio la misericordiosa, l’essere non guerriero che comprende e raccoglie se stesso con serenità ma senza scordare il contatto con la terra, infatti Angin con la sua mano destra sfiora il suolo.
Solo la terra può sapere quante e quali sono state e, chissà, saranno le sofferenze, e testimoniare della loro incerta necessità.

Innovation tools
Il padiglione della Siemens illustrava il futuro, quello del better city better life dell’expò
C’è un film all’inizio e un padre e una madre che comunicano con i figli.
Lo fanno con la tastiera e la videocamera; loro sono nel cortile quadrato dove abitano mentre i figli sono lontani, il maschio a Pechino, la femmina a Milano.
I vecchi genitori sono felici quando sentono la voce dei figli e escono sorridenti nel cortile sotto le piante di biloba, distendono le membra nella ginnastica quotidiana, scrivono, rassettano la casa, piegano i panni.
Sono dietro i graticci del loro mondo, del loro cortile quadrato. Saranno i figli a condurli attraverso le meraviglie della tecnologia e li educheranno all’assenza degli oggetti.
Il gioco, la moda, il denaro, il paesaggio, il cielo, l’arte, la musica, l’assemblaggio di una macchina, addirittura la lettura della mano.
Tutto sarà digitale e il fare non consisterà più nell’uso di uno strumento ma nell’interazione con un programma che sembra proiettare fuori di noi la nostra volontà.
Alla fine i due genitori vivranno stupiti in un ambiente tutto bianco che prenderà corpo con il pensiero, una specie di Solaris o meglio ancora vivranno nella fine di 2001 di Kubrick. E mentre toglieranno dalla serra idroponica un cespo di lattughina ogm parleranno tra di loro attraverso lo sportello al plasma del frigorifero:
Come si facevano i ravioli al brodo, ma?
Con la vecchia ricetta del tasto 9, figlia mia!
Il padre con le mezzemaniche wifi esegue i suoi esercizi taichi immerso nel panorama dei suoi desideri.

2 Responses to “Le stelle di Confucio #3”

  1. Babysimo Says:

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  2. Le stelle di Confucio #3 | Placedelamode Says:

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