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L’orrore, L’orrore!

Categoria: Interpretazioni, Sulla letteratura
Postato da: Faust Cornelius Mob

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Di Stefano Tevini

Lo scopo di questa mia modesta e personale analisi è di portare un po’ di luce nel luogo narrativo che del buio fa uno dei propri tratti distintivi : l’horror. Sotto l’ombrello di tale definizione abbiamo visto tutto e il contrario di tutto. Sangue, interiora, volti deformati dalle espressioni della paura più nera ma, allo stesso tempo, mostri che sembrano appena scesi dalle passerelle dell’ultima sfilata milanese, come nella saga di Twilight, o storie di vampiri che hanno più a che vedere con Bruce Lee che con Murnau, per esempio la trilogia cinematografica di Blade, dai risultati tanto iconici da modificare il character design del fumetto da cui i film hanno avuto origine. Cosa, quindi, può definire in maniera chiara e distinta un romanzo, un film, un fumetto o qualsiasi altra maniera di raccontare l’orrore?

Non è la mostruosità. Creature minacciose e aliene ai nostri standard percettivi, o forse considerate minacciose proprio perché aliene ai nostri standard percettivi, sono tranquillamente mutuabili, e molto spesso sono state mutuate, da altri generi per scopi che poco o nulla hanno a che vedere con le atmosfere e le motivazioni che stanno alla base dell’horror. Una creatura mostruosa può essere oggi un protagonista con cui identificarsi, in questo senso i fumetti ci portano gli esempi eccellenti di Concrete e della Cosa dei Fantastici 4, una spalla comica di cui ridere oppure un personaggio tragico in grado trasmettere una compassione a tratti devastante, indimenticabili in questo senso Elephant man di David Lynch e Johnny Freak, uno dei più famosi episodi del fumetto Dylan Dog.

Non è la violenza. Il giallo, il thriller, le storie di arti marziali, la narrativa è ricolma di generi che fanno in qualche modo riferimento alla violenza, sia essa l’elemento scatenante della vicenda (basti pensare alla posatissima serie televisiva La Signora in giallo), sia essa una delle tematiche portanti (due su tutti i film The Experiment e American History X) o un espediente estetico per creare hype intorno a un prodotto (la Bellucci violata nella scena che ha fatto la fortuna dell’inutile Irreversible). La violenza è, che lo si voglia o meno, un tratto caratterizzante dell’essere umano e, pertanto, destinata a comparire in maniera ricorrente nell’umano narrare.

Non è la paura. Innanzitutto, la paura può essere il motore di diversi generi letterari. Tutta una fantascienza di anticipazione, soprattutto durante la guerra fredda, è stata costruita su paure e paranoie caratterizzanti l’epoca, in questo senso il tema dell’olocausto nucleare (un celebre e tardivo esempio di ciò è la pellicola The day after, ma anche Tempo di leggere, gustoso episodio della serie Ai confini della realtà ) è stato quasi infestante per almeno tre decenni arrivando, nella propria accezione più ampia di evento che avrebbe messo fine alla civiltà come la conosciamo, a filiare un sottofilone chiamato proprio post-apocalittico (la trilogia di Mad Max, per esempio). La paura, tuttavia, ci avvicina molto a quello che è il cuore della narrativa horror, il suo elemento centrale ed essenziale.

Essa è, nella narrativa dell’orrore, la reazione alle conseguenze mortifere che ha l’iniziale violazione di un ordine precostituito.

Questo, in sintesi, è l’horror : un’azione che, creando una frattura un sistema di regole o convenzioni precedentemente instaurato, ha conseguenze spaventose.

L’horror, in definitiva, è un genere etico.

Non importa chi ha ragione, non importa se il sistema etico offeso sia quello giusto, anzi, spesso non lo è e nella lotta finale soccombe, ma sta di fatto che la brutale, per quanto inconsapevole, irruzione nell’altrui percezione morale causa, nell’horror, una reazione maggiore e contraria, un’aggressione rabbiosa assimilabile all’attacco di una vespa.

L’horror è l’erede diretto delle storie che si raccontavano i bambini per spaventarli al fine di indurli a comportarsi bene, a non infrangere le regole, un genere dove le prese di posizione etiche sono nette e la tensione morale forte, una narrativa scomoda in presente dove le mezze misure, le deroghe e la differenziazione di pesi e misure sono il tessuto di un agire in base a criteri perennemente provvisori e giustificatori, al punto che, come accennato inizialmente, spesso se ne prendono gli elementi più superficiali per identificare altri generi come narrativa dell’orrore replicando, nella narrazione, la mistificazione che si attua nel quotidiano.

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