Sabaudia Città Aperta
Categoria: Anonima Scrittori, Eventi
Postato da: Torquemada
[Sul numero di Agosto - Settembre della rivista 'Centro Storico' è uscito l'articolo di presentazione, a firma Graziano Lanzidei, relativo ad un progetto di scrittura ideato dalla rivista stessa, da Veronica Tecchio e da Anonima Scrittori: Sabaudia Città Aperta. E' una sfida lanciata a tutti quelli che, anche solo una volta, sono entrati in contatto con la città. Per superare la visione 'scenografica' che, negli anni, si è sedimentata. I contributi possono essere inviati a racconti@anonimascrittori.it. I limiti/stimoli, per essere chiari, sono due: massimo 5000 battute e il racconto - o saggio o articolo - deve riguardare Sabaudia]
Sabaudia è una città ‘raccontata’ da più voci e attraverso tutti i mezzi di comunicazione. Dalla sua Fondazione ad oggi si sono alternati film, documentari, romanzi e saggi per testimoniare la bellezza di una città dall’architettura - dicono tutti così - ‘fascista’. Fino a diventare, almeno nell’immaginario collettivo, niente più che una gigantesca scenografia. Poi, per fortuna, il processo di ‘testimonianza’ o ‘memoria’ si è via via allargato. Su YouTube è possibile vedere decine e decine di filmati di ogni genere, dal matto locale alla testimonianza di un turista toscano, ripresi con un semplice cellulare. L’occhio e l’orecchio, anche in quel marasma di video, si soffermano su Pier Paolo Pasolini. Che della versione ’scenografica’ della città forse è stato il maggior teorico. Si tratta di un filmato trasmesso il 7 Febbraio 1974 all’interno della trasmissione ‘Pasolini e… la forma della città’. “Quanto abbiamo riso, noi intellettuali sull’architettura di regime” racconta Pasolini. Nonostante riconoscesse che Sabaudia “è una città a misura d’uomo”. Perché “Sabaudia è stata creata dal regime, ma non ha niente di fascista”. E’ il frutto della “realtà dell’Italia provinciale, rustica, paleoindustriale”. Quella che, secondo sempre lo stesso Pasolini, si contrappone “a quell’acculturazione che il fascismo non è riuscito ad ottenere ma che ha ottenuto il regime democratico”. “Quest’acculturazione che sta distruggendo l’Italia. Il vero fascismo è il potere della società dei consumi […]“. L’Anonima Scrittori è uno dei miliardi di frutti dell’acculturazione prodotta dalla società dei consumi di cui parla Pasolini. E oggi Sabaudia, diventata proprio negli anni ‘60 e ‘70 città a vocazione turistica, sembra non avere più quelle caratteristiche di cui parla Pasolini in quel video. Anzi Sabaudia sembra non aver avuto mai le caratteristiche di cui parla Pasolini, o perlomeno sembra non averle avute tutte. Sarebbe bello che la Sabaudia di oggi, ma anche quella di ieri, venisse raccontata da chi la vive e/o l’ha vissuta tutti i giorni, ma anche da chi ha avuto modo di passarci almeno un giorno. Solo così potrà emergere il reale: gioie e dolori, vissuto e sognato, vantaggi e svantaggi. Dietro la scenografia, insomma, vorremmo ci fossero le storie di Sabaudia. Ed è solo attraverso la memoria collettiva – che passa spesso attraverso i racconti, orali o scritti – che si riesce ad avere un quadro completo, sfaccettato e complesso della realtà. Ed è quello che si prefigge questa rubrica: Sabaudia città aperta. Aperta al confronto, al mescolarsi di esperienze, alle critiche, agli elogi, al cambiamento, alla conservazione. C’era un concorso molto partecipato, qualche anno fa, si intitolava ‘Racconti di Sabaudia’, e sfociava ogni estate in una pubblicazione della Baldini & Castoldi. Si divideva in due parti, in una c’erano i VIP a raccontare le loro esperienze, dall’altra i perfetti sconosciuti, gli autori emergenti. Chissà perché la parte che ci è sempre sembrata più interessante è stata la seconda, meno celebrata ma più autentica. Perché Sabaudia Città Aperta, significa anche una Sabaudia che finalmente possa riuscire a liberarsi dai luoghi comuni, dalle vulgate e dai simil-ricordi.