Anonima scrittori


Sara Lov - 21 Gennaio 2010 - Roma

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture
Postato da: Torquemada

[recensione di Vittorio Rainone - uno degli autori presenti nel Bit dell'Avvenire - al concerto di Sara Lov, cantautrice americana, tenutosi a Roma, al Circolo degli Artisti, con after show al Beba Do Samba di San Lorenzo]

Che sarebbe stata una serata rilassante era una mia speranza. Non convinzione: di recente ne ho davvero poche.

Inizia ai tavolini nel giardino del Circolo, con B. che parla degli ultimi giorni romani e delle ultime evoluzioni della sua storia. C’è questa lunga lista di elementi in comune, tra me, lei, il suo ex, che mi meravigliano e incuriosiscono. Come sempre, in certi casi, provo a dire la mia, a darle qualche consiglio da osservatore esterno: uno dei miei sproloqui completamente improvvisati, con l’aggravante dell’inglese.

F. e P. arrivano insieme. Bevono qualcosa, chiacchieriamo, partono le traduzioni improbabili condite di veloci parentesi in italiano, come respiri presi dopo un’apnea. Sto bene, mi dico. C’è questa giornata da registrare sotto la voce ‘zero assoluto’, ma adesso è carino. Ci sono persone con cui mi piace stare, con cui mi diverto e mi rilasso. Sorrido, scherziamo, scattiamo qualche foto, ci infiliamo nella penombra tutta schermi e fari dell’interno. Non mi pesano nemmeno i periodi di silenzio, forse perché sono pochi.

Non c’è tanto pubblico quando Sara entra. E’ piccola, le braccia cicciotte che spuntano dal vestito, corto e old styled come l’acconciatura dei capelli. Ha fossette che le percorrono in verticale le guance, occhi che guardano, ironici, la folla disattenta davanti. La chitarra è più grande di lei.

Sara Lov mi è rimasta incagliata in testa per quel suo «lie to me, come on it’s easy» con i Devics. Forse la pronuncia più sexy, per una frase, che abbia mai sentito nei miei ultimi anni di ascolto musicale. Quando le labbra le si avvicinano al microfono ho quest’attimo di paura al ralenti, che tutto possa andare storto, che la sua voce possa essere equalizzata male, troppo bassa, che abbia problemi alla gola, che qualche ubriaco dietro di me si metta a schiamazzare.

Ma no, non succede niente. C’è solo lei e il velluto delle sue parole che mi avvolgono. Chitarra acustica, tastiera e violino. E lei che mi ipnotizza. Nonostante la gente abbia deciso che non è quello il concerto della serata, che il piatto forte saranno le Chicks on Speed, che la Lov è il gruppo spalla da snobbare. E’ strano come tutto vada al suo posto, in certi momenti, nonostante i problemi: mentre i ragazzetti dietro non la smettono di parlare delle loro cazzo di vite, è come se i loro schiamazzi si trasformino in un altro strumento, un tappeto di versi incoerenti e fruscianti che si dispiega sotto di lei.

Le canzoni mi scivolano e mi cullano. C’è il nuovo, ed unic0, album: la sempre algida ‘Just beneath the chords’, la nostalgia di ‘A thousand bees’, la poesia di ‘Seasoned eyes were beaming’ meno carica, senza supporto ritmico, ma sempre splendida e, per chiudere, il duetto country di ‘Animals’. C’è spazio anche per una cover degli Arcade Fire. Quaranta minuti in cui la stessa Sara capisce subito che molti non sono affatto interessati a lei, e reagisce senza scomporsi, con un sorriso accennato che sembra il suo modo di affrontare il mondo.

Mentre il pubblico pagante si addensa in vista dell’infuocato set delle headeliner, mi rifugio vicino alla valigia beige con i suoi cd, compro l’album, le dico che io, per lo meno, sono venuto per lei e solo per lei, ringrazia e firma, poi le stringo la mano, F. immortala l’evento con una specie di book fotografico. Poi c’è questo tipo che mi si avvicina stile pusher e parla di un after show in un posto a San Lorenzo. Mentre ripete per cinque volte come arrivarci mi rendo conto di averne bisogno, perché è vero, sono stato bene, finora, sono soddisfatto, ma è come se fossi su una tavola di legno stesa sopra una voragine da colmare se non voglio caderci definitivamente. E no, non ho ancora riempito nulla, stasera.

Con il savoir faire che mi ha reso famoso, inizio a rompere i coglioni degli altri, che intanto stanno aspettando con residui sfilacciati di pazienza, che si manifestino le Chicks, mentre individui variegati ricavano spazi impossibili nella compatta realtà dell’ante palco. Un after show dico, una cosa unica, saremo quattro gatti ma sarà fantastico. P. mi conosce già da un po’, sa che sono entrato nella fase berserk e si limita ad alzare gli occhi al cielo. F. reagisce schivando: ci dice di andare avanti, mentre lui darà una possibilità a quel che resta della serata del Circolo, per poi raggiungerci.

Fuggiamo poco dopo l’inizio del set electroclash, con gente che si dimena, le due pazze che si dipingono e iniziano a urlacchiare su basi ossessive, la Lov che impietrita osserva la bolgia.

E’ mezzanotte: siamo solo io e B., entriamo in questo localino, si chiama ‘Beba Do Samba’, via dei Messapi. E’ tutto rosso, è accogliente, caldo, c’è poca gente e una illuminazione generosa. Stanno suonando, sembra qualcosa tipo bossa nova, con contrabbasso, pianoforte e chitarra. Beviamo, io una birra - ogni tanto ne provo una, e mi pento sempre -, B. un tè. Le dita che camminano sulle corde, la gente che oscilla, il mio io interno che getta terra sulla voragine. Sorrido, provo a chiamare F., ricevo il suo messaggio di ritirata. Peccato, mi dico. Torno al mio posto, chiacchieriamo e aspettiamo.

Arriva Sara con i suoi, lei e la sua valigia beige e quell’aria di essere come noi. Quell’aria semplice che è così magica, allo stesso tempo. Si sistemano sul piccolo palco, mentre li guardiamo srotolare cavi e parlare fra di loro. E penso a tutti i posti che questa piccola cantautrice deve aver visitato per la sua passione. Tutto un mondo di strade percorse, colori, immagini, gente.

Si presenta ai pochi che ci sono ancora, dev’essere l’una o giù di lì. Ci parla di Billie Holliday, ce ne canterà una canzone. Attacca senza strumenti e c’è solo lei, davvero, ora, davanti a noi. Solo lei nella stanza e nelle sensazioni. Sono attimi davvero devastanti, che mi si imprimono a fuoco nella memoria. Ripeterà alcune delle canzoni del Circolo, ma qui cambia tutto: qui è dove avrebbe voluto essere all’inizio. E forse anch’io.

E’ il compleanno di Scott, il tastierista: intoniamo ‘happy birthday to you’, ridiamo insieme, mangiamo un dolce di Pompi, e c’è come una collisione di universi quando associo a questa ragazza di Los Angeles un dolce di una pasticceria di Roma che è stata per due anni a pochi isolati da casa mia.

Guardo B., le dico che è una serata spettacolare. Ma non posso trattenermi dal commentare che solo un mese fa ne avevo parlato con qualcun altro e avevo detto, col mio solito entusiasmo a trasportarmi: «dai, ti porto a vedere Sara Lov, saremo insieme, sotto al palco e sarà magico». Ed è vero che è magico. Ma non c’è quel qualcun altro, in questo localino rosso, nel cuore della notte, a festeggiare il compleanno di uno sconosciuto come se fosse un vecchio amico. E la cosa mi lascia come se avessi il compito di riempire una buca immensa, e sapessi che tutta la terra del mondo non basterà.

Lascia un commento

Devi essereloggato per inviare un commento.





Learn about an online pharmacy with the best prices. Doctor consultation Canada pharmacy `]@ buying cialis cheapest prices and best deals. 2014 entertaiment Canada pharmacy )'} medicines online works with a drugstore. Quality of medicines is one of the criteria that guide the client us pharmacy "[: order viagra professional We constantly offer promotions for our customers. The details of the bonus program, see Special Offer. A catalog of medical and cosmetic products with descriptions. Thematic categories, search by alphabet and key words. All in Canada pharmacy |&& Canadian drugs . After ordering you will always be aware of what's going on with him.