Savile Row - Addio
Categoria: Savile Row di Stefano Cardinali
Postato da: Torquemada
«Tie’» disse Zio porgendomi il quaderno.
«Li hai letti?» gli chiesi.
«No, nun ciò tempo pe’ legge e poi so’ troppo lunghi».
«Vabbe’, allora tienili e li guardi quando puoi».
«T’ho detto che nun ciò tempo! Ciò la maturità, l’allenamenti e poi devo stampa’ un sacco de foto. Nun insiste».
Non insistetti.
Zio era Tazio e aveva qualche anno più di me. La nostra generazione non aveva il mito di Nuvolari e con quel nome era doveroso, da parte degli amici, correre ai ripari. cover iphone custodia Aveva scopato la prima volta a quindici anni, a sedici aveva passato un’estate a Londra, aveva letto «Il Capitale» ed era un fotografo provetto. Per noi era uno che ‘aveva vissuto’. Gli confidavamo i nostri scazzi in famiglia, i nostri irrisolti affari di cuore, le nostre paure. E lui era sempre presente, con la presunzione che il ruolo gli assegnava, però sempre utile e concreto. Per questo gli avevo affidato le mie storie, perché le leggesse per darmi qualche consiglio. cover shop online Invece mi aveva negato il suo ausilio, senza un motivo oggettivo, accampando scuse puerili.
Da quella volta si ruppe qualcosa. Non gli chiesi più niente ma non gli perdonai mai l’indifferenza verso i miei racconti di occulto e fantascienza. Tra noi si creò una tensione che incrinò il nostro rapporto ma che all’interno del gruppo passò quasi inosservata. Continuavamo a vederci insieme agli altri nella cantina del papà di Zio e quelle poche volte che scambiavamo qualche battuta parlavamo del niente perché era niente quello che volevamo far sapere l’uno all’altro.
Però grazie a lui conobbi i Genesis. Poco tempo prima della nostra rottura, Zio aveva acquistato Nursery Cryme e siccome non gli piaceva me lo aveva prestato. custodia outlet samsung A quel tempo prestare dischi, anche se tra amici, significava rinunciarvi definitivamente.
Era il 1971 e rimasi folgorato da quell’album. Da allora decisi di risparmiare dalla paghetta settimanale, con i soldi che ogni giorno mia madre mi dava per la colazione avrei comprato i lavori precedenti del gruppo. Ogni acquisto si trasformava per me in un evento. Ricordo l’emozione che provavo nel tragitto che dal negozio di dischi mi portava a casa nell’attesa del primo ascolto. Anche in seguito i Genesis furono gli unici che comperavo a scatola chiusa. Non mi delusero mai.
Nel frattempo la nostra compagnia si era andata sfaldando. Alcuni si erano immersi negli studi universitari, un paio addirittura in altre città, qualcuno aveva cominciato a lavorare. Io partii per il servizio militare nel settembre del 1975. Pochi giorni prima che cominciasse la naja venni a sapere casualmente da una locandina del Melody Maker, storico giornale musicale inglese, che Peter Gabriel aveva abbandonato i Genesis. C’era da aspettarselo: incomprensioni e tensioni tra il cantante e il resto del gruppo ce n’erano state prima e durante la registrazione di The Lamb Lies Down On Broadway. Il disco, quasi tutto partorito da lui, fu imposto agli altri musicisti a scapito di un lavoro ideato da Rutheford - il bassista - basato su «Il Piccolo Principe» di Antoine de Saint-Exupéry. In quel periodo anche i problemi personali del leader pesarono sulle sue scelte professionali. Insomma l’addio fu inevitabile. Mi sentii orfano, certo che da quel momento in poi la musica del gruppo non sarebbe più stata come prima. Invece nell’immediato futuro fui smentito dall’ottimo lavoro che i restanti quattro - Banks, Collins, Hackett e Rutheford - riuscirono a produrre. Trick Of The Tail, del 1976, non aveva niente da invidiare ai precedenti album. Il genere ricordava i dischi incisi prima di The Lamb Lied Down Of Broadway (in fondo gli autori erano gli stessi, mancava solo la mano di Gabriel), le sonorità erano rimaste pressoché invariate e il timbro vocale di Phil Collins richiamava quello di Gabriel. Alla fine dello stesso anno seguì Wind And Wuthering dove i Genesis, senza abbandonare la matrice progressive, diedero spazio a qualche venatura pop lasciando presagire lo stile che avrebbe caratterizzato i lavori seguenti.
Dopo la tournee che seguì il disco, anche Steve Hackett, il chitarrista, disse addio ai Genesis. cover samsung custodia Come successo con Gabriel, fu all’interno del gruppo che i tre rimasti trovarono la sostituzione e Mike Rutheford da quel momento diventò lead guitar.
Il nuovo album, And Then There Were Three… - titolo che fotografava quanto avvenuto nella band dopo l’abbandono di Hackett e preso in prestito dal verso di una filastrocca inglese - si allontanò in maniera irreversibile dallo stile che aveva caratterizzato i precedenti lavori. Nonostante ciò ebbe un discreto successo e, pur perdendo molti seguaci della prima ora tra cui il sottoscritto, fece avvicinare ai Genesis quelli che divennero i fan degli anni ottanta.
Nel frattempo Peter Gabriel iniziava la sua carriera solista. Nel 1977 uscì il suo primo album, senza titolo e senza neanche il suo nome in copertina. Grande delusione. Mi aspettavo qualcosa che seguisse la strada intrapresa con The Lamb Lies Down On Broadway e invece mi ritrovai con un disco dove c’erano anche un pezzo con arrangiamento dixieland (Excuse Me) e un blues (Waiting For The Big One). C’era anche un capolavoro come Here Comes The Flood ma non bastava. cover custodia samsung Non ero preparato a quella svolta e non acquistai più nessuno dei suoi i lavori seguenti fino al suo quarto album dove le contaminazioni etniche applicate alla nuova vena mi fecero ricredere portandomi a riascoltare i primi lavori. L’ho sempre detto: nelle scelte musicali sono stato spesso un ritardato però col pregio di saper rivedere i propri giudizi.
Nel corso degli anni ho assistito a parecchi concerti di Gabriel seguendolo anche lontano da Roma. Ogni volta è una rivelazione. Mi sono scoperto a stupirmi come un bambino per le sue trovate scenografiche e per gli arrangiamenti con cui aveva rivestito i brani storici. iphone custodia outlet Peccato che orami pubblichi un disco ogni dieci anni!
Ho rivisto Tazio da poco a Roma. Fa il tassista. Ho capito che mi aveva riconosciuto quando i nostri sguardi si sono incrociati e lui si è voltato di scatto. custodia samsung a8 Allora mi sono avvicinato fino a costringerlo a guardarmi. Ha aggrottato le sopracciglia nell’espressione di chi cerca nei propri ricordi. Non mi andava di assistere a tutta la pantomima.
«Ciao Tazio, sono Stefano. Come stai?»
«Ah, ecco!» come collocando l’ultima casella nel posto giusto. «Bene. Te?»
«Perché quella volta non hai voluto leggere i miei racconti?»
Non se l’aspettava la domanda che dovevo fargli trenta anni prima. Ha preso tempo e sulla fronte gli si sono formate un’infinità di rughe. Poi il suono del gong è arrivato a salvarlo.
«Nuvolari! A Nuvola’, che sei te er primo?»
Tazio si è girato verso il collega che lo chiamava e con un’impercettibile segno della testa ha annuito.
«Allora t’affido ‘ste belle fanciulle. Senti ‘ndò vonno anna’!» gli ha risposto l’altro tassista accompagnando due ragazze.
«Devo anna’, te saluto. M’ha fatto piacere vedette».
L’ho guardato negli occhi e ho fatto più volte segno di si con la testa. È salito in macchina e ha messo in moto. Prima di ripartire ha tirato giù il finestrino.
«L’avevo letti e m’ereno pure piaciuti. Però nun m’annava de ditte che eri bravo. Ciavevo paura de nun servitte più. Invece te te sei risentito e nun m’hai chiesto più gnente lo stesso.
dicembre 3rd, 2010 at 10:15
Per un attimo ho temuto che il titolo annunciasse la fine della serie. Bel racconto, letto con The Musical Box in sottofondo.
Ma quegli altri racconti, dov’è che si possono leggere?
dicembre 3rd, 2010 at 13:19
allora mi provochi!
Ah,
che disco!
io però non ci farei affidamento
su uno che
gli piacciono i racconti tuoi
e non gli è piaciuto
nursery cryme.
dicembre 3rd, 2010 at 14:45
Il difetto di Savile Row è che finisce…
Grazie Stefano!
dicembre 3rd, 2010 at 15:57
per SCa
è l’ultimo della serie. forse inseriremo un bilancio finale.
se vuoi leggere gli altri della serie puoi farlo tramite la ricerca in home page.
per cam
eh, si
che disco!
il lato positivo di Zio è che mi ha fatto conoscere i Genesis acquistando il disco e “prestandomelo”.
questo mi basta.
(e poi bisogna vedere quanto c’è di vero in quello che scrivo…)
per faust
grazie a te!
a metà strada il il tuo apprezzamento mi è stato molto utile per continuare.
dicembre 3rd, 2010 at 21:01
Ma come? Dopo essermi convinto che l’addio del titolo fosse quello di Peter Gabriel ai Genesis vieni a dirmi che era giusta la prima impressione?
Gli altri “Savile Row” big one li avevo già letti tutti; perciò non intendevo quelli. Però chissà, forse non erano nella parte vera di quello che scrivi.
dicembre 6th, 2010 at 00:09
se intendi quelli che portarono alla rottura è probabile che tu li abbia già letti su (r)esistenza, modica quantità e fototerapia.
la storia che racconto è la somma di più episodi realmente accaduti.
a presto