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Savile Row - Charisma Festival? Io c’ero.

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, Savile Row di Stefano Cardinali
Postato da: Torquemada

Manifesto del Charisma Festival

[Inizia la rubrica musicale curata da Stefano Cardinali. Il titolo è lo stesso di un suo racconto, 'Savile Raw' appunto, presente nel libro 'Il bit dell'avvenire' edito da Tunuè, che parlava di Beatles. Nei suoi pezzi, Stefano ripercorrerà le tappe più importanti della musica anni '70 tra concerti, dischi e ricordi. Una cavalcata in quella musica vintage che non è mai passata di moda.]

Dai manifesti attaccati nei luoghi strategici della città, Il Cappellaio Matto, come un novello Zio Sam, chiamava a raccolta il popolo del rock. I WANT YOU! sembrava gridare - anzi cantare - incollato sui muri davanti alle fermate degli autobus, lungo le strade più trafficate o di fronte ai cancelli dei licei.

Quel personaggio, disegnato da John Tenniel per Alice Nel Paese Delle Meraviglie era diventato, verso la metà del 1972, il logo della famosa Charisma Records, etichetta di punta nel panorama discografico di quegli anni ed ora, nel gennaio del ‘73, pubblicizzava l’evento degli eventi: il Charisma Festival, occasione unica per ascoltare dal vivo i gruppi più famosi della scuderia britannica.

Ma non fu quel macrocefalo personaggio a indurmi ad acquistare il biglietto per il concerto che si svolse al Palasport di Roma (allora si chiamava così, il suo nome non era ancora stato contratto in Palaeur né tantomeno tramutato nell’orrendo PalaLottomatica dallo sponsor che ne finanziò i lavori di ammodernamento con buona pace di Nervi e Piacentini) fu, piuttosto, la presenza dei GENESIS, pubblicizzati in bella vista appena sotto il personaggio di Lewis Carroll a convincermi che non dovevo perdere l’evento.

Seguivo il gruppo di Peter Gabriel dal 1971, anno della pubblicazione di Nursery Cryme. Quel disco fu per me e per migliaia di fan italiani una folgorazione. Bisogna ricordare che in quel periodo non c’era la possibilità di pubblicizzare un disco tramite la radio (le prime emittenti libere nacquero in Italia a cavallo tra il ‘75 e il ‘76 e la RAI relegava pochi minuti settimanali a nuove proposte musicali) e quindi fu solo merito di tanto passaparola e di poche riviste specializzate a permettere ai Genesis di trovare il successo nel nostro paese.

Come dicevo Nursery Cryme fu il disco tramite il quale conobbi il gruppo inglese. Già al primo ascolto mi si aprì un nuovo universo musicale: quello del progressive rock. Mi innamorai subito delle storie raccontate nell’album e, su tutte, della nera e ritmicamente discontinua The Musical Box, brano dal poderoso finale in crescendo. In breve tempo recuperai anche i primi due dischi dei Genesis, From Genesis To Revelation e Trespass e nel 1972 uscì Foxtrot, altro lavoro imperdibile della storia del gruppo. In poco tempo diventai profondo conoscitore di tutti i loro album.

Nel gennaio del 1973 ero pronto anche io a servire la nazione del progressive rock e ad arruolarmi tra la schiera degli spettatori del Charisma Festival.

Ricordo che acquistai un biglietto per la gradinata (1500 lire secondo una locandina dell’epoca) e che, una volta dentro, scavalcai la balaustra raggiungendo il parterre dei posti numerati che erano costati quasi il doppio del mio. Bisogna dire che allora era pratica normale tentare di arrivare alli mejo posti senza averne il titolo tanto che erano in pochi a comprare i biglietti per la platea. Oggi ci sono controlli maggiori a tutela di chi spende cifre oramai assurde per sedere davanti al palco.

L’attesa per l’esibizione dei Genesis fu lunga. Non ricordo tutti i gruppi che si esibirono prima di loro. Il manifesto originale dell’epoca cita i Lindisfarne, i Capability Brown e il Balletto Di Bronzo, band italiana di belle speranze. In un forum sul web ho trovato un testimone dell’epoca con una memoria migliore della mia che parla solo dei Capability Brown e di Peter Hammill. A me sembra di ricordare anche gli Audience ma non ci scommetterei.

Invece Hammill, non compreso nel programma ufficiale, lo ricordo bene per due motivi: il primo è che era ed è ancora un artista che ascolto volentieri sia da solo che con i Van Der Graaf Generator. Nel ‘73 aveva all’attivo già due dischi da solista: Fool’s Mate, prodotto con un sostanzioso contributo dei componenti del gruppo e dalle sonorità simili a quelle espresse con la band di appartenenza (come poteva essere diversamente?) e Chameleon in the Shadow of the Night, registrato dopo il primo scioglimento dei Van Der Graaf, un disco più intimista ma che nelle parti strumentali rimanda alle vecchie esperienze con la band.

Il secondo motivo per cui il mio ricordo è così lucido è che durante l’esibizione di Hammill (in quel momento era con lui sul palco anche David Jackson, ex sassofonista dei VDGG) ci fu un black out. I due, come se niente fosse, continuarono la loro performance: Hammill picchiando come un fabbro sul suo pianoforte e strillando come un cantante napoletano di serenate alla sposa sorda, e Jackson soffiando attraverso la sua ancia come in una prova di capacità polmonare. In una nuvola di fumo - allora si poteva ancora fumare nei locali chiusi e si approfittava, per farlo, anche di sostanze non lecite - in una nuvola di fumo, dicevo, ricordo il delirio del pubblico (con quello che stavamo inalando, attivi o passivi, bastava poco per entusiasmarsi) e loro continuare il pezzo fino alla fine. La mancanza di corrente durò pochi minuti ma quel breve episodio bastò a rendere epica quella esibizione.

Finalmente fu il momento dei Genesis. Salirono sul palco e furono guidati al trionfo da un Peter Gabriel in completo nero che nel corso dell’esibizione non cambiò mai. (Un piccolo inciso: il cantante era noto per i suoi travestimenti e nel 1974 in un altro concerto dei Genesis a Roma, darà sfogo al suo trasformismo con una maschera diversa per ogni brano eseguito).

Ho ancora vive molte immagini di quella esibizione al Charisma Festival: Gabriel col suo flauto traverso o l’eterno tamburello sempre in mano, Hackett defilato sul palco ma ben presente coi suoni delle sue chitarre e l’inesauribile vigore di Phil Collins alla batteria. Ricordo anche una piccola chicca: una stecca di Gabriel in Supper’s Ready, la lunga suite che da sola compone quasi interamente la seconda facciata di Foxtrot (l’altro brano è Horizons).

Non starò qui a citare tutti i brani eseguiti però voglio ricordare The Musical Box grazie al quale entrammo tutti in stato di trance, ipnotizzati dalla voce di Gabriel e dalla chitarra di Steve Hackett prima seducente con i suoi dolci arpeggi, poi violenta nei trascinati passaggi elettrici.

L’ultimo ricordo lo lascio per il bis: al rientro sul palco i Genesis eseguirono The Knife dall’album Trespass. La lama di quel coltello si propagò in un attimo tra il pubblico, mi raggiunse in pieno petto e me lo squarciò. Ho ancora nitido il film dell’operazione: le dieci mani dei musicisti che frugavano all’interno della mia cassa toracica e finalmente ne estraevano il cuore portandolo via. Rimarrà in possesso della band inglese anche in occasione dei due dischi seguenti, Selling England by the Pound del ‘73 e The Lamb Lies Down on Broadway del ‘74, due capolavori, due pietre miliari nella storia del rock progressivo.

Rientrerò nuovamente in possesso del mio organo preferito nell’estate del ‘75 sempre a Roma ma stavolta in una zona insospettabile: largo Argentina.

GABRIEL OUT OF GENESIS! Così recitava il Melody Maker giornale musicale inglese tramite una locandina appesa all’edicola che ancora oggi è situata all’angolo con via dei Cestari. La mia storia d’amore con la band inglese terminava lì, con la notizia dell’uscita del cantante. Alla fine degli anni settanta mi innamorerò ancora di Peter Gabriel e della sua carriera solista.

Questa, però, è un’altra storia.

3 Responses to “Savile Row - Charisma Festival? Io c’ero.”

  1. Faust Cornelius Mob Says:

    Bene, segno, mi serviva qualcosa del genere, segno e colmo le lacune!

  2. umberto ascenzi Says:

    C’ero anch’io!!!!! mi ricordo i Capabitily brown, non ricordo i Lindisfarne, che peraltro erano pu famosi dei precedenti. Epico. lo ricordo come fosse oggi il pezzo acustico unplugged blackout Hammill-Jackson…che brividi! Da favola, chiaramente, il Gabriel-Foxtrot.
    Esiste da qualche parte una registrazione?

  3. big one Says:

    ciao Umberto!
    quanto tempo è passato sotto i canestri!
    esiste un pessimo bootleg che si trova anche sul web
    ma che riporta soltanto l’esibizione dei Genesis.
    Da quanto ci segui?

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