Anonima scrittori


Savile Row - Malintesi due (Aida)

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, Narrazioni, Savile Row di Stefano Cardinali
Postato da: zaphod

Aida

[Prosegue la digressione nel mondo della lirica per l'appuntamento con Savile Row. Dopo la Turandot della puntata precedente è la volta dell'Aida di interrompere la carrellata sulla musica rock anni settanta curata da Stefano Cardinali.]

Ancora una promozione col brivido. Il professore di elettronica voleva rimandarmi a settembre: nell’ultima interrogazione ho preso sei e mezzo, ma è l’unica sufficienza dell’anno. Con lui porto una media di poco superiore al cinque e aveva tutte le ragioni per non volermi promuovere. Devono averlo convinto l’insegnante di lettere, con il quale ho sette abbondante, e quello di educazione fisica che è anche molto amico del vicepreside. Con l’aiuto dei due complici la volata degli ultimi due mesi ha funzionato ancora!
Anche quest’anno vado a lavorare al teatro dell’Opera come comparsa. Oramai conosco quasi tutti e non ho neanche più bisogno della raccomandazione dello zio poliziotto.
Perciò mi presento a Caracalla.
- Me dispiace ma quest’anno la Turandò nun la famo - mi dice il solito responsabile delle comparse. - L’hanno sostituita co la Fanciulla der Vest. - Dice proprio così: Fanciulla del Vest, non è un errore di battitura.
- Però famo ancora l’Aida! - aggiunge per accontentarmi. - Me rifai er capitano perché, arto come sei, sinnò nun so ndò mettete.
Qualche giorno dopo, alla prova costume, mi prende da parte:
- Aho, ieri m’hai bucato la prova de la Fanciulla der Vest!
- Veramente avevo capito che non dovevo lavorarci - rispondo con un leggero senso di colpa anche se sono sicuro di quel che dico.
- A regazzì, che me stai a cojonà? Si ciavevi da fa’ bastava dillo! Mò vatte a provà la carzamaja che me pari cresciuto dall’anno scorzo. E ricordete che da adesso te controllo a come te movi. - E non c’è verso di convincerlo della mia buona fede.
Il costume dell’anno precedente mi va ancora bene e ripartiamo con l’Aida.
Anche quest’anno Mario è tra le comparse vestito da etiope e scorazza dietro le quinte a regalare brevi momenti di piacere a chi glielo chiede.
- Maria viè qua e famme rilassà che oggi ciò avuto ‘na giornata che nun te dico.
- Quanno hai fatto vieni a damme ‘n bacetto qui!
- Mari’, ciò bisogno puro io? Senti quanto so’ teso! - lo chiamano sguaiati alcuni figuranti seduti per terra prima di andare in scena.
- Oggi nun me cercate perché ciò le cose mie! - scherza lui con un tono che vuole essere delicato e che invece a me sa solo di malinconia. Si sposta quindi da un soggetto all’altro ad accarezzare con le mani o con la bocca a seconda delle richieste. Molti ridono, altri fanno finta di niente ma nessuno sembra scandalizzarsi, neanche io che ormai ho superato lo shock dell’anno precedente.
Intanto sul palco è finita la prima scena del secondo atto e ora tocca a noi.
Stavolta la calzamaglia sembra essere più abrasiva dell’anno scorso È una tortura rimanere immobili senza poter sfregare le parti più irritate. Non sopporto la Marcia Trionfale, l’enfasi che contiene e l’entusiasmo che provoca nel pubblico. Invece la musica del balletto è allegra e piena di ritmo e poi c’è il gran finale dove tutti incrociano le loro voci. Questa è la parte che mi piace di più e quasi anestetizza le zone che mi prudono. Poi però alla fine dell’atto c’è una breve ripresa della Marcia Trionfale e le irritazioni della cute tornano a farsi sentire con più intensità. Devo essere allergico al filato del costume e a quel brano.
Per fortuna è finita. Cala il sipario e posso grattarmi quanto voglio.
Dallo spogliatoio Mario è tra i primi a uscire. Sembra avere fretta: forse già lo aspettano i primi clienti disposti a comperare la sua diversità tra le mignotte di via Ostiense.

Dopo tre o quattro rappresentazioni il responsabile convoca me e gli altri capitani un po’ prima della solita ora d’ingresso.
- L’antra sera uno de voi s’è mosso ppe tutto er secondo atto. Se n’è accorto er direttore d’orchestra che l’ha detto ar regista che s’è incazzato co’ mme. Mo’ io ste figure der cazzo, perché voi ciavete er ballo de San Vito, nun le faccio. O me dite chi è stato o ve caccio tutti e quattro che già ciò n’antra squadra pronta! -Nessuno ammette di essere il responsabile e il capocomparse ci manda via come aveva promesso.
Me ne torno a casa e come ogni sera faccio l’autostop nell’attesa che arrivi l’autobus. Dopo pochi minuti mi carica su un cinquantenne con una macchina di lusso, non ricordo se una Mercedes o una Bmw.
- Vado proprio da quelle parti - mi risponde quando gli dico che sono diretto a Monteverde. E comincia con le domande: - Come ti chiami, quanti anni hai, che scuola fai, ma quanto sei alto, ma c’entri con le ginocchia? - e allunga la mano all’altezza delle mia coscia. Istintivamente lo blocco al polso e lui riposiziona il tentacolo sul volante.
- Io mi chiamo Niccolò. Dammi pure del tu - mi dice come se nulla fosse accaduto. - Conosci l’origine del tuo nome? Significa “corona di fiori” ed è d’origine greca - aggiunge senza aspettare la mia risposta. - Con questo nome, a dispetto della mole, sei di certo una persona sensibile alla quale piacciono i gesti carini… - e allunga di nuovo la mano che io blocco con una presa più decisa della precedente.
Il suo fare non è effeminato come quello di Mario e non mi aspettavo i suoi assalti. Sono atterrito e non riesco a dire una parola. Però cerco di non distrarmi. Ho già sventato due incursioni e ho paura che non sia finita. Non stacco gli occhi dalla sua mano destra, quella più vicina a me.
Stavolta l’attacco arriva a parole:
- Perché tu li accetti i gesti carini, vero? -
- … ehm… io … io soffro il solletico… - mi sento farfugliare. Una risposta più scema di questa non la potevo pronunciare! Ecco, adesso penserà che la cosa mi tenta, scambierà la mia frase per un sintomo di indecisione. Mi vedo già lottare con energia per evitare contatti sessuali indesiderati. Addirittura lo immagino lasciare il volante e cercare di infilare tutte e due le mani nella patta dei miei pantaloni.
E invece no, non accade niente. La mia risposta è il chiaro sintomo del mio disagio per una proposta così diretta e lui se ne accorge.
- Non sei mai stato con un uomo - afferma deluso.
- No - bisbiglio.
- E proprio non ti interessa, vero? - Faccio segno di no con la testa. - Peccato - aggiunge - sono sicuro che saremmo stati bene. Dove ti lascio?
Siamo arrivati davanti all’ospedale S. Camillo, a cento metri da casa mia e, concentrato com’ero sulle sue mani, non me ne sono neanche accorto.
- Qui va benissimo! - rispondo con l’enfasi dello scampato pericolo.
Scendo dalla macchina e mi sento sollevato, però ho bisogno di raccontare l’episodio per alleggerirmi del tutto.
Raggiungo i miei che stanno mangiando nella trattoria sotto casa.
- Che ci fai già qui? Hai cenato? Hai fame? - mia madre mi tempesta di domande.
- Dopo vi spiego - rispondo - comunque no, non ho fame. Papà ti posso parlare?
Per quanto ho desiderio di liberarmi racconterei la cosa anche a mia madre ma ci sono i miei fratelli più piccoli e non voglio che ascoltino.
Mio padre si alza preoccupato e mi segue fuori dal locale. In trenta secondi mi libero della mia disavventura. Lui prima è a disagio poi sorride:
- Tutto qui?
- Tutto qui. Perché ti sembra poco? - gli chiedo un po’ risentito dal fatto che pare minimizzi l’accaduto. Forse è proprio così ma soltanto dopo capirò la sua strategia.
- Intendo dire che mi hai proprio raccontato tutto - precisa a riprova che mi sta prendendo sul serio.
- Certo che ti ho raccontato tutto!
Ora papà è più sereno. Oltre alla preoccupazione ha fatto un’enorme fatica: l’argomento sesso in casa è  tabù e di omosessualità non se ne è mai parlato. E invece mi stupisce:
- Insomma, te se voleva fa’!
Scoppiamo a ridere e rientriamo nel locale. Mia madre chiede spiegazioni con lo sguardo e mio padre la tranquillizza con un cenno della testa. Anche io sono più disteso e mi è arrivata un po’ di fame.
Solo più tardi, ripensando al dialogo con papà, realizzo il significato della sua battuta finale. È un aspetto che non avevo considerato: ero sicuro che il tizio in macchina cercasse ciò che certi ragazzi della strada dove abitavo andavano offrendo alle checche dei cinema, invece, forse, quello voleva da me lo stesso articolo che vendeva Mario!

Lascia un commento

Devi essereloggato per inviare un commento.





Learn about an online pharmacy with the best prices. Doctor consultation Canada pharmacy `]@ buying cialis cheapest prices and best deals. 2014 entertaiment Canada pharmacy )'} medicines online works with a drugstore. Quality of medicines is one of the criteria that guide the client us pharmacy "[: order viagra professional We constantly offer promotions for our customers. The details of the bonus program, see Special Offer. A catalog of medical and cosmetic products with descriptions. Thematic categories, search by alphabet and key words. All in Canada pharmacy |&& Canadian drugs . After ordering you will always be aware of what's going on with him.