Anonima scrittori


‘Scienza e sentimento’, il dibattito.

Categoria: Anonima Scrittori, Eventi
Postato da: Torquemada

(Tiziana Datti)

Dalla presentazione del libro ‘Scienza e sentimento’ presso la Libreria Mondadori, gli interventi di Antonio Pennacchi, Antonio Pascale e Lucio Caracciolo.

ANTONIO PENNACCHI: Mi fa piacere pensare che tra le varie lobby di intellettuali ci sia una lobby dei casertani tra cui rientrano i fratelli Servillo, Francesco Piccolo e Antonio Pascale. Quest’ultimo l’ho scoperto leggendo la rivista Nuovi Argomenti, il suo racconto mi entusiasmò per il periodare, il ritmo, la sintassi, la leggibilità, l’aderenza al parlato. Mi ci ritrovo moltissimo, sia da un punto di vista formale che da un punto di vista dei contenuti. Per me conta l’autenticità di ciò che si scrive, altrimenti si rischia di fare un prodotto di marketing costruito ad hoc per incontrare il gusto dei lettori. Preferisco gli autori che evitano di dire ciò che gli altri si aspettano e che hanno il coraggio di descrivere gli eventi o narrare i fatti da un altro punto di vista. Antonio Pascale fa proprio così, la sua peculiarità consiste nel fatto di non essere un letterato di formazione, ma un agronomo. Il suo libro, ‘Scienza e sentimento’, ci svela i falsi miti nel settore dell’agroalimentare, senza farne una questione politica. Non si pone il problema della destra e della sinistra. Ho sempre pensato che le discriminanti tra i due schieramenti politici fossero evidenti. Pensavo che la sinistra fosse legata all’eguaglianza e all’idea di progresso. L’eguaglianza non ha senso per la sopravvivenza, ma il progresso si. Oggi invece la sinistra assume posizioni troppo conservatrici, sembra che rifiuti ogni forma d’innovazione, si schiera sempre contro. Questo vuol dire astrarsi completamente dai meccanismi dello sviluppo, significa pensare a uno sviluppo sostenibile a costo zero che non è dato, non c’è in natura.
Il libro ‘Scienza e sentimento’ è nato da una polemica tra Antonio Pascale e Pietro Citati, un grande vecchio della letteratura italiana. Citati scrisse: “non ci sono più i pomodori di una volta”. E Pascale rispose che in realtà non è così, perché i pomodori di adesso sono migliori. Su questi argomenti c’è troppa disinformazione ma soprattutto c’è un conformismo trasversale ai due schieramenti politici. Nel nostro Paese esiste una dissociazione tra cultura umanistica e scienza. ‘Tante volte gli intellettuali meno sanno e più cercano di colmare il vuoto con la retorica’. Vorrei capire ad esempio come funzionano le energie rinnovabili senza il mito, senza la previsione creazionista che tende ad idealizzare il passato come sinonimo di incorruttibilità.

ANTONIO PASCALE: Ho visto Antonio Pennacchi per la prima volta al programma televisivo ‘Cominciamo bene estate’. In quell’occasione c’era una polemica tra lo stesso Pennacchi e Balestrini, il quale dava una rappresentazione idealizzata e dequalificante dell’operaio. Antonio, che è stato operaio e ha lavorato in fabbrica per molti anni, mi fece capire che invece la competenza, l’esperienza accumulata in un settore possono ampliare il nostro immaginario mentre l’incompetenza e l’incuria possono far passare un messaggio fuorviante. Ho scritto questo libro perché ho il sentore che su alcuni argomenti si dicano cose fasulle o eccessivamente semplificate. E’ innanzitutto una dichiarazione di laicità. Il buon laico, secondo me, è una persona che ragiona caso per caso, che misura le cose e non crede ai miracoli, nel senso che non crede che per un sistema complesso come il nostro esista una soluzione in grado di risolvere tutti i problemi.
Se la nostra esperienza è aumentata dalla misurazione e dalla competenza mi chiedo se oggi ci siano dei sistemi di pensiero che possano inquinare questa misurazione. Ne ho trovati due: il sapere nostalgico e la retorica dell’apocalisse. A volte questi atteggiamenti sono avallati da certi organi di informazione. Ad esempio un giorno ho sentito Mario Capanna che parlava ad ‘Uno mattina’ di Ogm. Capanna, che ha una formazione letteraria e non scientifica, ha usato questa metafora: l’ogm è una tecnica che permette di unire cose differenti tra loro, se da una parte c’è una fragola e dall’altra un pesce, si mettono insieme e nasce il pesce-fragola. Questo esempio, così fortemente semplificato e fasullo, rischia di prendere in giro centinaia di scienziati e ricercatori che a partire dal 1985 si stanno battendo per migliorare i prodotti agricoli. Con questa metafora Capanna non faceva altro che rinforzare quell’immaginario perverso e diabolico che ha fatto bloccare la ricerca in Italia. Si pensi che siamo uno dei pochi paesi al mondo dove non si può sperimentare nulla perché la ricerca è bloccata da leggi e leggine. Alla fine tutto questo allarmismo si ritorce proprio contro la ricerca pubblica e le tecnologie. Questo libro cerca di spiegare alcune delle dinamiche che avvengono nel settore dell’agroalimentare, settore di cui sono competente.

Domanda: Molto spesso il mondo della ricerca, che crea conoscenza, e il mondo dell’industria, che consente lo sviluppo tecnologico ed economico, non interagiscono tra loro. Come si può far comunicare questi due mondi? E cosa si può fare per rendere la scienza la cultura dell’oggi?

Risposta di ANTONIO PASCALE: E’ vero, in Italia manca questa comunicazione tra chi ha le competenze e chi non le ha. In Inghilterra ad esempio esiste una grande divulgazione scientifica mentre da noi c’è poco o nulla. Forse manca una pedagogia della scienza seria, condivisa e pubblica. La mela non è bella semplicemente perché cresce sull’albero. E’ bella perché si produce in maniera sostenibile, è bella perché c’è meno fatica umana e quindi meno sfruttamento ed è bella perché c’è meno antiparassitario. Tutto questo però non si può fare semplicemente col biologico o il biodinamico. Lo si fa se c’è un’applicazione di conoscenza e di cultura. I nostri ricercatori applicano la conoscenza e la cultura e qualche politico che non capisce nulla su questo argomento finisce per creare allarmismo e blocca la ricerca. Ecco perché oggi la comunicazione è importantissima ma c’è bisogno di operatori che sappiano divulgare in modo corretto.

LUCIO CARACCIOLO: Cos’è il sapere nostalgico? E’ la difesa di un privilegio, nel senso che si pensa di avere il privilegio di sapere come stanno le cose. Non c’è spazio per una discussione. Perché la verità appartiene all’ideologia. Noi a LiMes, invece, andiamo ad analizzare caso per caso, cerchiamo di approfondire le notizie ed evitare la melassa dei modelli della scienza politica. Perché mi piace pubblicare Pennacchi e Pascale? Sono due scrittori che non lasciano nulla al caso, hanno la capacità di esprimersi in modo minimalista ovvero sono scrittori ‘magri’. Non hanno bisogno di costruire a tavolino il loro periodare, ma sanno rendere semplici concetti, sentimenti e storie. Hanno il dono della brevitas che però costringe il lettore a pensare, ad interpretare, ad aggiungere qualcosa di suo. Ho apprezzato la critica del sapere nostalgico di Pascale e sono convinto che sia un’opera pedagogica e che dovrebbe essere distribuita nelle scuole. Bisogna stare attenti però. Se da un lato si afferma la figura dell’intellettuale depositario della verità universale, o meglio l’intellettuale nostalgico, dall’altro lato non dobbiamo nemmeno immaginare che presente e passato costituiscano due mondi separati che si scontrano. In realtà la nostra vita è così breve che nel lungo periodo le differenze si assottigliano. Passato e presente, in realtà, si tengono per mano, non si staccano mai e costituiscono le premesse per il futuro. Esiste una continuità inestricabile tra presente, passato e futuro.

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