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Trattoria Rosellini - A Uscio

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, Trattoria Rosellini
Postato da: Faust Cornelius Mob

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Trattoria Rosellini, di Marco Berrettini, dove il piccante non si serve solo in tavola.

Fosse per me, oggi salterei il pranzo, ma Angelino mi ha avvisato che arriva alla mezza col pesto fresco fatto da sua mamma, non posso mancare. Spero solo che non soffi sul fuoco, già c’è Pinuccio che mi aspetta quasi fossi la puntata centrale di Beautiful, poi Mario e Donato che ieri mi han lasciato perdere, ma oggi dovrò quanto meno ringraziare per avermi riportato in deposito l’agenda dimenticata sul tavolo e Camillo, ingordo non solo di cibo, curioso di sapere come è finita a Nervi.

Ernesto mi fa parcheggiare vicino all’uscita, quasi sulla strada.

-Tè, Bortolo, che se anche oggi devi dartela alla svelta non mi fai tutto quel casino di ieri, eh? Ma sa ghè sucèss?-

-Niente Ernesto, niente. Non so neanch’io cosa m’ha preso. Credevo non mi importasse più nulla di Gisella e invece mi accorgo che, nonostante sia stato io a chiudere e sia passato quasi un anno, sono geloso.-

-Ta capisi fiò, ta savesèt quanti gratacap gò mi cunt i dònn…-

Me lo dice tutto serio e a me fa così sorridere che mi passa l’agitazione, ma sì la vita è proprio una gran comica. Entro e affronto i lupi.

Fan tutti finta di niente, Angelino non è ancora arrivato, Mario e Donato sono al banco col solito Campari spruzzato, Camillo versa delle gocce nel bicchiere, Mioara e Xevèra viaggiano per la sala, Pinuccio sembra non esserci. Mi avvicino al bar e prendo anch’io un aperitivo, guardo Mario che mi sorride e mima una guardia bassa mentre Donato, sempre di poche parole, finisce di bere e va a sedersi.

-Ravioli al sugo di brasato o risotto al salto?-

Sono indeciso, fisso la Rosa che alza le mani in segno d’imparzialità.

-Ù capì Bortolo, fèmm inscì: ta porti el ris e po’ ta finiset i raviói del Camillo che ga na porti ‘na pursiun intera invece che la metà come dovrei. Va ben? Ta se cuntènt?-

-Ottimo sciura Rosa, grazie.-

-Ah e me racumandi, Bortolo, staga minga a spiegà tropp di affari tò a chi quater baluba chi. Ta sèt minga ubligà.-

-Lo so, lo so, ma forse mi fa bene, magari capisco anch’io cosa mi passa per la testa.-

Dal cortile irrompe Pinuccio aggiustandosi il ciuffo, si piazza al tavolo e, senza badare a nessuno, mi fulmina con due domande pesanti:

-Ma la Ciska te l’ha data o no? Almeno sai se è tutta bionda?-

Quasi non finisce la frase che la Rosa gli assesta uno scappellotto in piena nuca, il contraccolpo gli forma una specie di riporto che lo fa assomigliare a un emo da cabaret.

-Va a ciapà i piatt, rebambì d’un rebambì!-

Subito dopo entra Angelino e ci trova con le lacrime agli occhi dal tanto ridere, si dispiace di aver perso lo spettacolo, mi dà il pesto e si siede con noi. L’oro verde è sigillato in un vaso di vetro e rinchiuso in un cilindro termico, ma il profumo del basilico riesce a raggiungere il mio olfatto.

-Ringrazia tua mamma, è sempre un tesoro.-

-Figurati, di nulla. Allora hai già raccontato a tutti le tue disavventure?-

Ecco, è arrivato il momento. Faccio cenno di sì con la testa, Mario spiega che non ho completato la storia e riassume. Lascio che sia Angelino ad aggiungere il seguito, io mi vergogno un po’ di aver ceduto a Ciska solo per ripicca alla scena che mi si era parata davanti nel parco e che mi aveva poi perseguitato per tutta la sera. Sì, perché me li ritrovai davanti anche all’ora dell’aperitivo in Corso Saffi, poi più tardi addirittura nello stessa trattoria a Uscio e lì, non ho retto più, mi ero convinto che Gisella avesse architettato la cosa, così ho cominciato a fare il cretino con Ciska, che poi non aspettava altro.

Devo dire che quattro giorni di sole l’avevano resa molto più carina di come mi era sembrata a prima vista, faceva la sua bella figura con il top nero e la gonnona di jeans anni settanta sotto cui cominciai a infilare la mano. Le trenette al pesto le finimmo passandocele con un bacio. Ordinai la seconda bottiglia di bianco che ancora non ci avevano portato i secondi. Versavo e bevevo e beveva anche Ciska, Angelino e Suzanne ci seguivano a breve distanza, erano indietro di un paio di bicchieri al massimo, avevamo alzato parecchio il tono di voce e ci scambiavamo battute sconce senza ritegno. Un cameriere ci pregò di non esagerare. Con un gesto volgarissimo gli rifilai un cinquanta per tacitarlo, un’enormità se penso che il conto finale fu di venti euro a testa, ma avevo perso il controllo. Finalmente, quando mi cadde il cucchiaino del dolce e Ciska si inabissò sotto il tavolo come se non dovesse più riemergere, Gisella e il suo bello si alzarono e uscirono.

In quel momento avrei voluto inseguirla e chiederle se fosse soddisfatta di avermi sciupato l’ultimo giorno di ponte, ma Ciska nel risalire mi rovesciò addosso la minerale e, ormai lanciata, cominciò a strofinarmi il tovagliolo sui pantaloni con una veemenza che ci obbligò a chiedere il conto e correre a casa di Angelino a terminare la serata.

Mario, Donato e Camillo hanno la faccia divertita, Pinuccio riempie Angelino di domande, vuole i dettagli, chiede il bis di più momenti. D’accordo, abbiamo raccontato tutto, ora basta.

-Xevèra, portaci i caffè per favore e dì a Mioara di caricare a me i quattro pasti.-

Certo che son proprio un baùscia…

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