Anonima scrittori


Trattoria Rosellini (ep. 6)

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, Novella a puntate
Postato da: Torquemada

«Posso fare una telefonata? Mi è caduto il cellulare e non sento più nulla.»
Pinuccio mi fa cenno di andare dietro al bancone, vicino alla cassa. Trovo la base di un portatile, ma non l’apparecchio.
«Qui non c’è.»
«Chela disgrasiada… Xevera!» Pinuccio grida ed esce in cortile si sentono un paio di bestemmie forti, poi silenzio interrotto subito dal suono secco di uno schiaffo.
«Tieni Bortolo, chiama pure.»
Occhi bassi e cinque dita rosse sulla guancia destra se ne va in cucina, la sciura Rosa gli dà un colpo su una spalla col mestolo e gli indica i piatti di ravioli al burro e salvia da portare in tavola. Xeverà rientra subito dopo, ha gli occhi rossi e sulle guance ancora una lacrima, si siede alla cassa e passandomi vicino mi sfiora involontariamente il fianco coi suoi seni. Deglutisco mentre attendo che qualche segretaria del mio recapito fisso si decida a rispondermi. Dopo innumerevoli squilli, finalmente, la voce di Simona seccata:
«Pronto…»
«Ciao sono Bortolo, mi si è rotto il telefono e non sentivo niente di quello che mi dicevate, che succede?»
«Non hai letto il messaggio?»
«Non mi è arrivato niente, mi sa che lo devo proprio buttare. Dimmi…»
«Devi andare immediatamente in Mecenate, Alberto ha avuto un incidente. Ha telefonato la polizia cercando il titolare della ditta, ho dato il tuo numero, ma mi hanno richiamato dicendo che eri irreperibile.»
«Non riuscivo a rispondere, ma si è fatto male?»
«No, credo di no, ma il mezzo è fuori uso e mancano dei documenti.»
«Va bene, grazie, corro subito. Cercherò di trovare un negozio aperto lungo la strada per acquistare un altro apparecchio, devi però telefonare alla Raba e alla GlasSer avvisando che ritarderò. Non spiegare troppo, dì solo che abbiamo avuto un disguido. Ciao.»
Al mio posto i ravioli fumanti mi guardano tristi.
«Sciura Rosa devo scappare.»
«Te podét mia ‘ndà ‘n gir sensa mangià nigot. T’hu miss ‘na cutelèta in t’el pan, tò, cispa.»
Ringrazio di cuore e mi fiondo fuori, Ernesto si stupisce vedendomi già di ritorno, gli spiego in due parole che ho rotto il telefono e devo andare da Alberto, mi fa cenno di aspettare un momento, entra in trattoria e mentre accendo il motore e faccio manovra è già di ritorno con una scatola avvolta in un foglio di giornale.
«Tieni Bortolo, è un Nokia vecchio modello, ma è nuovo. Ci sono anche auricolare e caricabatteria da auto. Per un emergenza così va benissimo.»
Spacchetto il tutto, inserisco la mia scheda e collego il cavo di ricarica all’accendisigari. Funziona.
«Grazie Ernesto dimmi cosa ti devo.»
«Non so, fai tu…dai, dammi venti euro.»
Gliene do trenta e due confezioni di Opium poi parto. Il traffico a Milano non ha orari, un tempo nelle ore centrali del giorno ci si muoveva abbastanza tranquillamente, oggi non è più così e ogni volta è una scommessa. Taglio la città e punto sulla Est, me la cavo in mezz’ora, entro in Palmanova ed esco a Mecenate. Appena sbuco dalla rampa vedo il mezzo di Alberto fermo sul semaforo, un’auto scura completamente incastrata sotto il paraurti posteriore, due auto della polizia municipale, una della stradale, un’ambulanza e un mezzo dei vigili del fuoco. Metto le quattro frecce e scendo, Alberto mi indica e mi saluta, si massaggia il collo, ha un cerotto sulla fronte, ma sembra in buone condizioni. Il camion no. La parte posteriore non esiste più, anche il lato destro è malmesso, inoltre il semaforo è crollato sul cassone mandando in frantumi buona parte del carico. Due dei sei bancali della VetRan, boccette di vetro per smalto già serigrafate e pronte per il riempimento, sono sbriciolati. Ad occhio e croce tre o quattromila euro di danni.
«Buongiorno, è lei Giulio Bortolo?»
«Sì, buongiorno, questo è l’originale del libretto e…»
«Li mostri al mio collega, grazie. Io volevo solo chiederle di convincere il suo autista a farsi portare al pronto soccorso per un controllo.»
«Vai Alberto, vai, tanto per il camion qui serve un carro attrezzi. È sempre meglio un controllo.»
«Ma no, sto bene, davvero, mi sono solo preso qualche scheggia e un piccolo contraccolpo.»
«Guarda, sei in orario di lavoro, dobbiamo fare la denuncia all’Inail e all’assicurazione, è meglio per tutti se c’è un referto medico. Se non hai niente meglio così, ma metti che venga fuori qualcosa più tardi o questa notte, poi è un casino, dai, ti prego.»
«Va bene, se insiti vado, ma chiama tu Laura e tranquillizala che a me non crede.»
«Sarà fatto.»
La dinamica è abbastanza chiara, Alberto ha frenato al giallo e quel pazzo dietro di lui, invece, ha accelerato convinto che passasse e cercando di accodarsi. Altro che coda, proprio in culo gli è andato e si è fatto pure parecchio male da quanto mi dicono, ma il bello è che la sua assicurazione è scaduta. Gran giornata oggi, ah sì, proprio da segnare sul calendario.
Prendo il pacchetto  della Rosa e lo scarto, addento la michetta con la carne fredda, una foglia d’insalata e il pepe, respiro profondamente e un po’ mi torna il sorriso.

One Response to “Trattoria Rosellini (ep. 6)”

  1. Woltaired Says:

    ERRATA CORRIGE
    «Te podét mia ‘ndà ‘n gir sensa mangià nigot. T’hu miss ‘na cutelèta in t’el pan, tò, ciapa.»

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