ALLA ROMANA
di Marco Berrettini

Oggi il tavolo degli amici è pieno e noi siamo in due, saluto tutti e chiedo a Mioara dove ci possiamo mettere. «Là nell’angolo, vicino alla cucina, in quello da sei.» Ci sediamo e ci versiamo un bicchiere di rosso a testa, brindiamo. cover iphone Pinuccio ci porta un piattino di salame di Varzi e dei sottaceti.
«Uèlla, ma ce n’è ancora?»
Mi fulmina con lo sguardo e se ne va; un po’ stagionato, ma sempre un ottimo salame. cover custodia huawei Dalla cucina spunta la Rosa con due fondine zeppe di rigatoni al ragù.
«Buongiorno Alberto, ma ta sté?»
«Bene Rosa, non avevo niente, solo un po’ di indolenzimento, ma mi hanno dato comunque quindici giorni di riposo. cover iphone outlet Una tragedia, non sono abituato a stare a casa, seri drè a diventà matt.»
«Ahh, te capisi fiò, pensa che da vent’anni non mi sono mai fermata un giorno, nemmeno quando chiudiamo per ferie, mi metto qui e sistemo le cose che non riesco a seguire durante l’anno, poi preparo le conserve, le verdure sott’olio e via così.»
«Pensi che Laura, mia moglie, mi ha costretto a vedere la televisione dopo pranzo, una roba smielata a puntate, una specie di fotoromanzo in movimento e poi è apprensiva, non potevo scendere in cantina nemmeno ad avvitare un bullone della bici, né fare nulla. custodia outlet samsung s8 Abbiamo anche litigato le ho gridato che non ero un invalido e mi sono messo ai fornelli e ho fatto un disastro.»
La Rosa ride e se ne va.
«Non sai cucinare nulla?»
«In teoria la carbonara e i bucatini cacio e pepe, mia mamma era romana e ce li faceva sempre e mi è sempre sembrato facile, ma quando li ho preparati io sembravano in entrambi i casi delle minestre.»
«Facciamo così, sabato sera siete invitati a cena a casa mia, presento Gisella a Laura, che con me è sempre stata schietta, preparo la carbonara e così lei mi dà un suo parere sulla ragazza e tu sulla pastasciutta.»
«Allora sta diventando una cosa seria, ma guarda che un consiglio in questo campo te lo posso dare anch’io.»
«Lascia perdere Alberto che sei più esperto di cucina che di donne. Stai con Laura da quando avevi sedici anni.»
«Appunto, ho una conoscenza approfondita.»
«Sì, ma di un caso solo, sei un po’ come gli autistici, geniale in qualche campo specifico, ma totalmente ignari del resto dellle cose.»
«Vaffanculo, va’, piuttosto com’è che ne sai tanto di cucina romana tu?»
Sorrido e pulisco il piatto col pane, Pinuccio ci porta la lingua bollita e la salsa verde, l’autunno si vede anche dai piatti, prendo dell’altro pane e spiego ad Alberto che per oltre un anno ho avuto una storia con una ragazza che abita vicino a Villa Borghese ed ogni fine settimana prendevo l’aereo e stavo da lei. Ogni sera uscivamo a cena in un’osteria diversa e io chiedevo sempre le ricette di ciò che mangiavo, poi a pranzo tentavo di replicarle e se andava male ordinavamo pizza. cover iphone custodia La carbonara era la mia pasta preferita, la sua cacio e pepe e così scoprii che prima di allora avevo sempre sbagliato. cover iphone 8 custodia Io friggevo la pancetta affumicata e invece serve il guanciale e non è per nulla la stessa cosa, poi aggiungevo il grana o il parmigiano. iphone 8 plus custodia outlet Un’eresia, pecorino! Ci vuole il pecorino e deve essere tanto quanto l’uovo, deve creare una crema densa che si cuoce quando ci versi la pasta bollente saltata nella padella del guanciale e non vanno assolutamente versate le uova sbattute nella padella se no diventa una sbrisolona di frittata.
Pinuccio ci porta i caffè e appoggia una bottiglia di grappa sul tavolo, prende una sedia e si accomoda con noi.
«Anch’io ho avuto una donna romana, abitava a Ciampino, non all’aeroporto, in paese e mi faceva sempre la coda alla vaccinara, beh sempre si fa per dire perché la storia è durata due giorni.»
«Come mai?»
«Boh, forse perché era tornato suo marito.»
Pinuccio beve un bicchiere colmo di grappa e se ne va imprecando in un romanesco milanesizzato, Alberto ed io ci guardiamo e scoppiamo a ridere.
«Se non ci incrociamo domani in deposito rimaniamo d’accordo così, sabato sera alle otto siamo da te.» «Venite anche prima se volete, preparo un aperitivo.»
«Gisella l’hai già avvertita?»
«No, ma la vedo tra poco, devo caricare in VetRan quattro bancali, ne sarà felice, ne sono certo.»
Il piazzale è sgombro, anche oggi abbiamo tirato tardi, controllo la centina e tendo il telone, devo portare il mezzo a lavare quasi non se ne distingue più il colore. Ernesto, su una vecchia sedia in formica, sta sonnecchiando stretto in un pastrano di lana cotta col berretto calato sugli occhi, gli ho lasciato la solita sambuca già pagata, salgo in cabina e vado.