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Trattoria Rosellini - Ferie

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, Trattoria Rosellini
Postato da: zaphod

Trattoria Rosellini

[Il nostro Marco Berrettini ci riporta a prendere fiato nella trattoria più confortevole d'Italia, tra crisi economica, problemi di cuore e consegne da scaricare.]

Sono quasi due mesi che a mezzogiorno non mangio seduto. Spesso son passato dalla Rosa che mi ha preparato un panino al volo. Non quelli delle salumerie o degli autogrill, panini seri, con cotoletta e insalata, pollo ai ferri e pomodoro, lingua e salsa verde, arrosto ripieno e peperoni, sempre in giusto equilibrio di carboidrati, proteine e verdure, perché la Rosa è anche un guru e di sgridate me ne sono prese parecchie, ma ho avuto davvero un sacco di lavoro.
Oggi però comincio a respirare, tra dieci giorni si chiude per ferie e anche i clienti hanno ridotto i ritmi, essendo un anno di crisi non mi posso lamentare. Tirano tutti sul prezzo, cercano sempre di appiopparmi qualche consegna extra: -Bortolo, ti carico anche ’sto bancale per la Serilar. Quando passi di là…-
E io carico e qualcosa sconto, ma esigo la rimessa diretta, lo so che molti sono a rischio e mi è già capitato di vedere fallire qualche cliente. Io poi non sono capace di andare a pretendere, primo perché so che il curatore privilegia banche e dipendenti, i fornitori sono sempre l’ultima ruota del carro e poi, non so, una distorta carità cristiana mi impedisce di infierire sui moribondi e alla fine ci rimetto io.
Al tavolo degli amici non manca nessuno, sembra la pizzata di fine anno quando si andava a scuola, Mario, Donato, Camillo, Talib, i fratelli Sanzo. Pinuccio, abbronzatissimo, mi fa cenno con la testa che di là c’è Gisella che mi aspetta.
Anche a lei non sono riuscito a dedicare molto tempo negli ultimi mesi e quel poco l’abbiamo sprecato litigando. Ieri sera mi ha chiamato e ci siamo dati appuntamento qui, mi scoccia un po’, ma devo pranzare con lei. Saluto tutti calorosamente, Mario mi mostra le foto del nipotino, perdo tempo e percepisco lo sguardo nervoso che arriva dall’altra sala. Anche Xevera mi fa una smorfia, storco la bocca, alzo gli occhi al cielo e vado a sedermi.
-Ciao. Come va?
-Male.
Ottimo inizio. Il primo pranzo seduto dopo mesi si preannuncia indigesto e non certo per colpa del riso freddo che Pinuccio ci serve. Colorato e abbondante. Abbasso gli occhi nel piatto, giocherello coi dadini di pomodoro, le olive verdi e nere, le rondelle di wurstel, i capperi giganti, i chicchi gialli di mais…
-Almeno guardami in faccia!
C’è poco da fare e ancora meno da dire, questa è una storia ormai finita. Sicuramente è colpa mia, del mio rifiuto alla proposta di trascorrere le ferie insieme, della mia difficoltà a impegnarmi in un rapporto, ma pur piacendomi molto, Gisella non è la donna del mio futuro. Troppi litigi per cose futili, siamo perfetti solo nel silenzio delle lenzuola, ma già subito dopo attacchiamo briga per la salvietta o il posacenere, ma lei sembra non capire.
-Giulio, io ti voglio bene, non dico d’amarti, ma ci tengo tantissimo a te, perché deve andare tutto a rotoli?
-Io ho solo detto che voglio andare in ferie da solo, non ho voglia di litigare tre settimane, ma nemmeno di stare col fiato sospeso temendo che possa succedere. Ho bisogno di rilassarmi, ridere, scherzare e non pensare a niente. Godermi il mare, il sole, la sera.
-E scoparti qualche squinzia alla faccia mia, vero?
Non mi va che alzi la voce, non mi va di litigare qui, anche per rispetto alla Rosa, così taccio e, col pane, raccolgo gli ultimi chicchi e qualche pisello.
Il silenzio funziona, anche lei si calma. In fondo è cosciente che sarebbero giorni pesanti, spiace pure a me, ma è l’evidenza dei fatti.
-Dici che è meglio se ci lasciamo? Poi, però, magari, a settembre ci beviamo una birra e ragioniamo sui nostri contrasti. Ti va?
Distacco, quello a cui avevo pensato da giorni, ma ora che lo dice lei ne sento già il peso, però è la soluzione migliore.
Il suo piatto di riso non l’ha quasi toccato, si alza, mi stringe forte e trattiene una lacrima. Io sono ingessato, riesco appena ad addolcire lo sguardo e appoggiare la fronte al suo ventre.
-Vai a finir di pranzare coi tuoi amici, io rientro in ufficio, ho un sacco di cose da fare entro giovedì. Buone ferie. Ciao.
Non dico nulla. Xevera, alla cassa, le fa cenno di andare così, la Rosa ha detto che non c’è niente da pagare. Io prendo le posate e mi sposto. Mi siedo vicino a Talib, Pinuccio mi serve prosciutto, fichi e ricotta e riprendo a mangiare.
Nessuno si azzarda a fare commenti, si cambia discorso, si ride, Santo mi riempie il bicchiere.
Il vino mi sembra un po’ amaro.

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