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Trattoria Rosellini - Primavera

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, Trattoria Rosellini
Postato da: zaphod

Trattoria Rosellini

[TRATTORIA ROSELLINI si legge nero su giallo in caratteri desueti e sotto, in piccolo, aggiunto a mano con la pennellessa del trenta, BAR e BOCCE. Le vicende della trattoria sembrano susseguirsi senza che nessuno avverta lo scorrere del tempo e il cambiare delle epoche. Autore: Marco Berrettini.]

Il parcheggio è mezzo vuoto. samsung custodia Pasqua, quest’anno è caduta tre giorni prima del venticinque aprile, con solo quattro giorni di ferie c’è chi ne sta facendo undici di vacanza, chi è rimasto al lavoro ha ritmi blandi. Ernesto, però, è lì sulla sua sedia, il cappello leggermente calato sugli occhi, e le mani incrociate sul petto. Sonnecchia incorniciato dal rosa di una magnolia e dal verde chiaro di un faggio. cover shop online Il piazzale è tempestato da macchie gialle, sono i fiori di Dente di Leone o Pissacan, come li chiama Pinuccio, catalogna selvatica che buca l’asfalto, spunta violenta dai bordi dei marciapiedi fagocitando il grigio della strada.
Parcheggio senza troppa cura, Ernesto, con l’indice, alza la visiera e poi mi fa ok con la mano.
-Bella giornata eh? Si dovrebbe andare al mare con un sole così. Niente ponte, Bortolo?
-Mezzo, domani lavoro solo la mattina e mi sono preso il lunedì, così porto Gisella a Varigotti. Tieni, dovevo darteli settimana scorsa, ma mi sono dimenticato.
Ernesto prende il sacchetto di ovetti di cioccolato e comincia a rovistare tra i colori come un bambino, con gli occhi che sorridono. Tira su col naso e dice che non dovevo, che sono di marca, che chissà cosa ho speso. Lo rassicuro, arrivano dallo spaccio aziendale, una amica di Gisella è impiegata là e ce ne ha procurati dieci chili a prezzo irrisorio e addirittura fatturati. Convinto mi saluta e mi augura buon appetito.
La sala da pranzo è stranamente silenziosa, Xevera, dietro il bancone, sfoglia una rivista, pochi avventori ai tavoli. huawei custodia outlet Pinuccio è in stazione, durante questi periodi di ferie fa gli straordinari, dice che ci scappano un sacco di mance con tutti i turisti stranieri che scendono dai treni. huawei custodia Mioara, invece, ne ha approfittato per tornare al suo paese e trascorrere una settimana con i genitori e i fratelli più piccoli. La Rosa mi vede e mi saluta dalla cucina.
-Buongiorno Bortolo, siediti, Xevera ti porta subito la pasta al forno.-
Penne rigate con ragù di carne, besciamella e grana. cover custodia huawei Ben gratinata; la crosticina croccante, già da metà corridoio, aumenta la mia salivazione. Mi verso un bicchiere di rosso e guardo chi c’è, tutte facce note anche se sconosciute, ci salutiamo con cenni del capo, poi mi dedico a ripulire per bene il piatto col pane.
Di secondo costine d’agnello arrosto e patate alla salvia, la porzione è molto abbondante, fatico a finirla, ma non posso rimandare indietro il piatto con degli avanzi, so già che la Rosa non me la farebbe passare liscia.
-Xevera, per favore, mi dai un po’ d’alluminio che ci avvolgo queste due costine?
Mi sorride, cosa rara, si alza e va nel retro. La guardo camminare altera tra i tavoli, non l’avevo mai vista con una gonna prima d’oggi. Una sottana di stoffa leggera, lunga fino ai piedi, azzurra con grandi margherite bianche e gialle che tra un passo e l’altro si solleva quel tanto da far intravvedere una caviglia sopra un paio di scarpe blu abbastanza alte. Un erotismo da primi novecento che, però, mi colpisce in basso. Quando ritorna, con una vaschetta argentata tra le mani, cerco di non fissarla, ma la canottiera bianca attillata, sotto la camicia di cotone blu, aperta davanti, ha due calamite morbide che attraggono i miei occhi oltre ogni sforzo del cervello. Con una mano avvicina i due lembi della camicia e si rabbuia in volto, mi tuffo nel piatto e riemergo solo quando sento che è arrivata al tavolo. custodia silicone samsung a8 Alzo la testa, non c’è che dire mi mette in soggezione, ma non è colpa mia se è bella.
-Grazie, scusa se ti ho fissata, ma non ti avevo mai vista senza pantaloni, cioè, scusa, intendevo dire che non porti mai la gonna…-
Scoppia a ridere, il mio inconscio la vorrebbe in mutande e ormai me l’ha fatto dire. Dalla cucina la Rosa, non so come, ha intuito la scena e grida: -Fa el brau che, se no, gal disi a la Gisèla!
Ripongo le due costine nel contenitore mentre Xevera mi prepara il caffè.
-Liscio?
-Mettici una lacrima di Vecchia. Posso sedermi fuori?
-Vai, te lo porto in cortile.-
L’aria è leggera, mi accendo una sigaretta e appoggio i piedi sulla sedia di fronte, il vecchio campo di bocce è in disuso, ma c’è ancora il pallino in mezzo alla sabbia. Come il naso rosso di un pagliaccio sepolto. Sotto la tettoia in plastica ondulata, in bell’ordine, sono stoccate casse d’acqua e bobine di carta da cucina, vecchie stoviglie e posate e alcune sedie da giardino.
Alla porta è appesa una tenda a fili fitti, come quelle di legno di una volta, ma nuova, che rumoreggia col vento e al passaggio.
Xevera l’attraversa portandomi il caffè, la ringrazio e non la guardo, cerco Gisella in rubrica e la chiamo.

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