Anonima scrittori


AUMENTO DELL’OTTIMISMO di Lorenzo Pavolini

Categoria: Narrazioni
Postato da: Torquemada

[Alla Basilica di Massenzio, Lorenzo Pavolini ha letto il suo inedito, l'Aumento dell'ottimismo. Un racconto intimista letto da un emozionato Pavolini che, nonostante la sua esperienza del palcoscenico, ha evidentemente sentito il peso del momento e della finale allo Strega. Ché uno spera di arrivarci, in finale, ma quando poi la deve disputare, l'emozione non può evitarla.]

AUMENTO DELL’OTTIMISMO
di Lorenzo Pavolini

Ci siamo seduti sul bordo di una fioriera, di quelle in cemento che stanno davanti ai ristoranti e agli alberghi.
Oh, non c’è una panchina… Manco qua sul corso. Niente eh?! Non se ne vedono.
Ogni tanto ci tiravamo su in piedi a spiccicare dai pantaloni certi pezzi di corteccia sintetica, e li lanciavamo in mezzo alla strada, dove intanto non passava anima viva.
Diminuzione dei cavalli, aumento dell’ottimismo, ha detto lui a un tratto, quasi canticchiando.
Niente panchine, eh, ho confermato io.

Ci eravamo messi a fumare, fuori… - Si può soltanto fuori, vero? – e a parlare del piacere che ci aveva fatto rincontrarci lì dopo tanto tempo… che piacere oh, rincontrarsi… i vestiti stazzonati, con tutte le pieghe della giornata, il nodo della cravatta allentato, il culo in pizzo alla fioriera… eravamo ancora là a parlare delle nostre storie, come fossero di tutti. S’aprivano, dopo pochi minuti, le crepe improvvise nei corpi familiari, di figli, padri, mogli e amanti. Come in un racconto americano, magari di Carver, stavamo intorno al barbecue, girando le salsicce sulla brace, attenti a non scottarci le dita, che le bibite restassero all’ombra… Sua moglie era andata via di casa con il massaggiatore, che era persino greco, e la figlia non stava per niente bene, problemi di alimentazione, gravi.
Il barbecue faceva un fumo terribile, tutto negli occhi.
No, non sto piangendo no, figurati… è ‘sto fumo… buono però.

Allora avevamo provato a stenderci sul marciapiedi e immaginare il ponte di una barca, magari a immaginarlo di legno, proprio di teck, come in un racconto di Conrad adesso,
mentre ad una ad una le stelle gonfiavano la voce e cantavano.
Si sta benissimo così, vero?… Tanto, chi deve passare?!
E chi dovrà passare… E ce n’eravamo accesa un’altra. Pffff!

Una storia nostra come se fosse di tutti, dài!, aveva insistito lui a proporre. Questo è il gioco che facevamo sempre, quando succedeva di incontrarci finalmente e dicevamo che piacere! Era perché poi ci saremmo raccontati i fatti nostri sotto al mistero di questo cielo, un po’ velato dalle luci della città e dallo scirocco, ma che nascondeva in filigrana le stelle, una ad una, imparate per nome e per cognome di costellazione familiare.
E le stelle sono un bene di tutti.
E la storia questa volta era quella di un uomo che nella vita aveva fatto tre viaggi soli per mare, e ogni volta era stato sul punto di andare a fondo, ma poi era riuscito, proprio alla fine, per il rotto della cuffia, a tornare sano e salvo a casa, dai figli e dalla moglie, che adorava e gli prometteva mai più, mai più andrò via da voi bene mio supremo, lo giuro mai più, e quando lo diceva gli si formava una ruga sulla guancia sinistra che  celava un imbarazzo per qualcosa che l’uomo aveva combinato durante quei suoi strani viaggi per mare, errori tipo che non aveva visto uno scoglio e aveva detto ai compagni su andiamo avanti tranquilli e poi invece si erano incagliati proprio lì dove lui aveva la responsabilità di guardare…
Si era abbandonato all’incanto del mare, che non perdona e lo sanno tutti, che idiota che era stato. Il mare gli piaceva così tanto che rischiava tutte le volte di restarci.

Poi, mentre eravamo lì sdraiati a raccontarci dei tre viaggi e dell’uomo sbadato che si salvava tutte le volte per il rotto della cuffia perché riconosceva le stelle e le costellazioni, da dentro è venuto qualcuno a dirci che non potevamo stare lì fuori, per terra come due disgraziati a fumare… e soprattutto che le 3500 battute circa dattiloscritte erano belle e che finite, basta, su alzatevi, ci aveva esortato.
E noi, che siamo dei professionisti, abbiamo taciuto.
Ma per non dargliela subito vinta siamo rimasti sdraiati ancora un po’ per terra, ad accontentarci del nostro cielo.
Diminuzione dei cavalli, aumento dell’ottimismo
Ho detto io a un tratto, quasi canticchiando.

One Response to “AUMENTO DELL’OTTIMISMO di Lorenzo Pavolini”

  1. L’Anonima Scrittori va in ferie Says:

    [...] Lorenzo Pavolini (brano inedito) [...]

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