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Cultura e Libertà

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, Interpretazioni
Postato da: zaphod

[Per gentile concessione dell'autore traiamo da il Fondo Magazine questa riflessione del "compagno" Miro Renzaglia pubblicata sul Secolo d'Italia del 9 dicembre in cui si riprendono temi già affrontati dal nostro Stefano Tevini nel suo articolo Siamo tutti sulla gru .]

Test d’italiano per immigrati. cover iphone 6 plus custodia Esamina: il brigadiere.

di Miro Renzaglia

Siamo sempre più dell’avviso che la conoscenza culturale sia fattore di libertà: dove aumenta la conoscenza, cresce anche quella. Dove si segnano fasi regressive della cultura, i rapporti civili, e quindi anche quelli regolati dalla legge, innescano meccanismi securitari e repressivi.

Da oggi, entra in vigore la norma che prevede la conoscenza obbligatoria della lingua italiana per l’immigrato che vuole ottenere il permesso di soggiorno per lunghi periodi nel nostro Paese. È previsto dall’articolo 9 del decreto legislativo n. 286/1998, emanato dal Ministero dell’Interno [leggi QUI].

Pur volendo trascurare il fatto che se gli stessi test a cui dovranno sottoporsi gli immigrati dovessero essere proposti anche agli italiani, a qualche milione di noi dovrebbero ritirare il diritto di cittadinanza (stando a Tullio De Mauro, infatti, il 5 per cento degli italiani tra i 14 ed i 65 anni non sa distinguere una lettera o una cifra da un’altra) restano altri dubbi. cover iphone x custodia outlet A cominciare dalla “titolarità” del problema.

Una questione di questa natura doveva essere gestita più dal Ministero dell’Istruzione che dal Viminale. E doveva prevedere, cosa che la norma in vigore non fa, strutture e modalità di accesso ai corsi di apprendimento della nostra lingua per gli immigrati. cover iphone 8 custodia outlet Come dire: una normativa che vuole essere di cultura e civiltà diventa, così come proposta, un possibile dato di discriminazione penale (non dimentichiamo che resiedere in Italia senza permesso di soggiorno è reato).

Messa come è stata messa, la cosa diventa uno strumento di repressione, anziché di allargamento dei diritti necessari alla socializzazione del lavoratore straniero.

Che gli immigrati siano tenuti a imparare la nostra lingua è una doppia garanzia: di processo integrativo nell’interesse del Paese che li ospita e per l’immigrato stesso che può comprendere, senza mediazioni, tutte le comunicazioni, legali e no, che lo riguardano. In ogni caso, conoscere più lingue è comunque un arricchimento culturale. Ma, di nuovo, l’arricchimento dovrebbe valere in tutte e due i sensi di direzione. L’ignoranza, in un senso o nell’altro, invece, produce solo guasti.

Prendiamo, per esempio, il caso di Mohamed Fikri, il marocchino arrestato con l’accusa di essere coinvolto nella sparizione certa e del probabile assassinio della piccola Yara Gambirasio, successivamente scagionato e rimesso in libertà. samsung custodia outlet Il mandato di arresto, fondava le sue motivazioni sull’intercettazione di una sua telefonata in cui, in lingua araba, diceva qualcosa come: «Dio… Dio… perché non rispondi?» e che una traduzione a dir poco frettolosa riportava in: «Dio mi perdoni, non l’ho uccisa io». cover iphone outlet Ci sono volute sette perizie per accertare l’equivoco e far cadere le accuse contro di lui.

Lasciamo stare il fatto che anche la versione sbagliata ci sembra un po’ poco per procedere all’arresto di chiunque. Concediamo agli inquirenti l’attenuante della possibile fuga dell’indagato e la necessità, quindi, di procedere con urgenza al fermo (altro abbaglio procedurale: bastava controllare quando il Fikri aveva acquistato il biglietto della nave per allertare quanto meno il dubbio che di viaggio e non di fuga si trattava). Ma come è possibile che si possa procedere con così tanta superficialità alla privazione della libertà di un uomo, con conseguente esposizione mediatica al pubblico ludibrio, per la cattiva traduzione di una sua conversazione in lingua madre? I sette riscontri successivi alla frettolosa traduzione iniziale, non potevano e non dovevano essere effettuati prima?

C’è, con ogni evidenza, un deficit culturale nell’apparato di garanzia della giustizia che si trasforma in debito di garanzia della libertà. custodia de samsung E stiamo parlando di due nodi fondamentali e imprescindibili di ogni vivere civile: la giustizia e la libertà. cover iphone 6 plus custodia outlet Non è, quindi, un vizio di forma ma di sostanza.

Quasi inutile ricordare che è dalla repressione dei diritti che nascono sempre le rivolte dei discriminati dalla norma.

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