Anonima scrittori


Il futuro sta arrivando - The Silent History

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, Interpretazioni, Narrazioni, Sulla letteratura, zaphod blog
Postato da: zaphod

di Massimiliano Lanzidei

Mentre la più grossa novità nel panorama editoriale italiano sembra essere la querelle Ostuni/Carofiglio - con tutta la sua diatriba sul ruolo degli scrittori, della critica e degli intellettuali - nel resto del mondo gli scrittori continuano a fare il loro mestiere: raccontare storie.
Gli editori dovrebbero venderle e i critici contribuire alla loro diffusione. Magari anche buttando un occhio a quel 50% abbondante di italiani che negli ultimi dodici mesi non ha neanche sfogliato un libro per piacere personale. Gli italiani leggono sempre meno libri, eppure mai come in quest’epoca si è fatto tanto uso di parola scritta tra mail, blog, social network e informazione on line.
In Italia la maggior parte degli editori e degli altri attori della filiera del prodotto libro vivono la tecnologia come un male necessario o - nel migliore dei casi - la vedono come un fenomeno da cavalcare. Pochi come un mezzo da utilizzare.

Oltre oceano qualche giorno fa è stata rilasciata un’applicazione interessante. Attenzione: non un ebook, e neanche un sito internet. Un’applicazione. E questa cosa è fondamentale per quel cinquanta per cento di cui si diceva. Un ebook è comunque un libro, lo devi comprare, portartelo dietro, trovare il tempo per leggerlo. Un sito internet - per quanto accattivante - è statico, ci devi andare periodicamente a vedere gli aggiornamenti, magari devi pagare per accedere ad aree riservate. Un’applicazione no. La scarichi e ce l’hai sempre appresso, nel telefonino o nel tablet, ed è lei, se è fatta bene, a ricordarti che è ora di utilizzarla. Web 3.0, si potrebbe dire. E questa cosa me l’aveva già predetta MrWhy, qualche anno fa, quando ancora gli smartphone erano oggetti da scoprire. Ma quando MrWhy parla di internet io ascolto e memorizzo. Magari non capisco subito, ma prima o poi quello che dice si verifica.
E torniamo a quello che accade oltreoceano.
Da inizio settimana è infatti disponibile l’applicazione The Silent History. È un romanzo. Utilizza un mezzo - il termine lo impiego proprio in senso McLuhaniano di supporto con delle specifiche proprietà - di cui sfrutta le caratteristiche peculiari di tecnologia e interattività, ma resta un romanzo. Un romanzo di genere.
Me ne sono reso conto dal tipo di approccio che abbiamo avuto, io e lei.
Ho appreso della sua uscita leggendo un articolo sul New York Times che parlava di editoria e nuove tecnologie in cui appena si accennava di The Silent History. Incuriosito ho fatto un giro nel bookstore di Apple e non l’ho trovato. Era nell’Appstore. La cosa mi ha intrigato ancora di più, oltre al fatto che era gratis. Una volta scaricata, le ho dato un’occhiata più approfondita, ho letto l’incipit e visto le due animazioni di presentazione, e ho comprato il primo volume: 1 euro e cinquantanove centesimi. Se avessi letto la recensione di un libro, fossi andato nella mia libreria di fiducia, lo avessi preso in mano, letto i frontespizi, la quarta di copertina e la prima pagina, mi sarei comportato nello stesso identico modo. Se fosse stato di mio gusto lo avrei comprato altrimenti sarebbe rimasto sullo scaffale della libreria.
Dov’è la differenza allora?
Essenzialmente nella fruizione. Che però influenza la forma narrativa. The Silent History è composto da una serie di short stories, racconti veramente molto brevi (e chi conosce l’Anonima Scrittori sa quanto io sia sensibile a questo tema), che raccontano una storia da una miriade di punti di vista differenti (e pure qua ci sarebbe qualcosa da dire) creando un mosaico si spera variegato e coerente.
Dico si spera perché al momento in cui scrivo di queste tessere di mosaico è possibile visualizzarne soltanto quattro - cinque se ci mettiamo anche il prologo gratuito scaricabile con l’applicazione - e quindi il giudizio complessivo sull’opera deve rimanere necessariamente sospeso. Le short stories che compongono il romanzo vengono infatti rese disponibili alla lettura con cadenza quotidiana e vanno mano mano a svelare il fenomeno che il romanzo indaga.
Abbiamo detto che è un romanzo di genere e che quindi paga dazio a referenti della cultura popolare - lo Stephen King di L’ombra dello scorpione o la serie televisiva Heroes, per citare i primi due che vengono alla mente - ma lo fa, come è giusto che sia, rimescolando gli elementi in maniera per ora molto accattivante.
Gli autori - Eli Horowitz che ha avuto l’idea e ha tenuto le redini della narrazione e del progetto, e i due scrittori Matthew Derby e Kevin Moffett - hanno raccontato in oltre 500 pagine una storia che si svolge nell’immediato futuro, utilizzando questa tecnica dei racconti brevissimi, in un arco di tempo che va dal 2011 a presumibilmente il 2044. I protagonisti de La storia silenziosa sono bambini affetti da una nuova inspiegabile malattia (Emergent Phasic Resistance) che causa l’incapacità, dalla nascita, di comprendere o utilizzare qualsiasi tipo di linguaggio. Sono bambini tranquilli, dallo sguardo assente, apparentemente incapaci di interagire con gli altri. I primi casi vengono registrati nel 2011 negli Stati Uniti, i medici cercano di inquadrarli nelle patologie conosciute, ma ci capiscono poco e il fenomeno si espande sempre di più. Il prologo in verità parte dalla fine ed è scritto nel 2044 dal responsabile del progetto di studio su questa malattia. Racconta di quando, sedici anni prima, era stato assunto come ricercatore epidemiologico sul campo incaricato di raccogliere elementi su questa malattia. Lascia capire di aver scoperto, dopo aver assistito a un incontro tra silenti (come vengono chiamate le persone affette da questa malattia), che dietro ci sia molto di più e ci abbandona alla storia.
Le short stories infatti raccontano - a partire dal 2011, in ordine cronologico - i primi contatti che i testimoni intervistati hanno avuto con i silenti e ci fanno scoprire man mano di più su questi strani bambini che ti guardano senza capire quello che dici, ma con una profondità che a volte lascia sgomenti. Il racconto del bambino che rifiuta il latte materno, rifiuta proprio la suzione, come spesso accade, senza emettere un suono e la concitazione che scaturisce dalla semplice domanda del pediatra - “avete provato con il latte artificiale?”, la corsa in farmacia del neopapà, e la voracissima insperata poppata che ne segue - è comica e al contempo di una tragicità assoluta, con quel solco incolmabile che si apre tra la mamma e il figlio.
La storia ci prende per mano e ci porta a scoprire angoli di realtà che solleticano la nostra fantasia e la nostra curiosità. Non so se reggerà alla distanza, ma tra mezz’ora potrò leggere il nuovo episodio e non me lo faccio sfuggire di certo.
Ma l’interattività dove sta?
C’è pure quella, e coinvolge direttamente nella partecipazione al progetto, seppure in maniera collaterale. È possibile infatti contribuire come corrispondente sul campo. Raccontare, proprio come un vero reporter, un avvenimento che abbia coinvolto uno o più silenti per mettere in evidenza degli aspetti della loro personalità o della situazione o del posto in cui è avvenuto il fatto. Nell’applicazione sono già presenti un certo numero di questi Field Reports (Rapporti sul Campo) a cui però ne verranno aggiunti verosimilmente molti altri nel corso del progetto. Questa sezione presenta una particolarità: è possibile visualizzare un Rapporto unicamente se si è nella zona in cui è avvenuto il fatto. Racconto di un incidente in un incrocio in cui tutti e due i conducenti invece di prendersi a parolacce sono risaliti in macchina senza una parola e ripartiti per la loro strada? Bene, per leggere di questo fatto dovrò essere proprio in quell’incrocio. Il Gps del mio telefonino o tablet ne darà conferma e io potrò leggere - raccontata dai testimoni - il racconto della vicenda. Sulla mappa dell’applicazione ci sono segnati i punti in cui è possibile leggere un rapporto sul campo. Non ce ne sono nelle vostre vicinanze? Costruitene uno voi. Appena registrati sull’applicazione, se lo vorrete, vi verranno inviate le specifiche su come costruire un Rapporto sul Campo che possa essere inserito nella storia. Lunghezza, vincoli narrativi, posizione. Tutte cose che a chi si confronta da tempo con i progetti dell’Anonima Scrittori non possono che risultare familiari e appetibili.
Un neo?
È in inglese. Una buona occasione per tirare fuori le reminiscenze scolastiche o iniziare a studiarlo, comunque.

[P.S.
MrWhy che, come mi pare di aver dimostrato, è uno che di queste cose ci capisce, già dieci anni fa aveva elaborato e realizzato un progetto di serial web di estremo interesse che prevedeva un rilascio graduale e la possibilità di interattività. La cosa cadde sostanzialmente nel vuoto (benché apprezzatissima da chi ebbe la fortuna di incocciarci) perché lui è sempre troppo in anticipo con i tempi e - come si dice - le idee senza i capitali e gli investimenti rimangono belle intenzioni. Pure Steve Jobs credo che sarebbe rimasto insieme a Wozniak a giocare a ping pong in garage se non fosse venuto qualcuno a investire nelle loro idee. Adesso io non voglio paragonare minimamente MrWhy a Steve Jobs - lungi da me - ma se qualcuno della suddetta filiera editoriale ci volesse fare una chiacchierata ce lo accompagno io. La mia percentuale è ragionevole.]

The Silent History
Per iPad/iPhone
€1,59 a volume - 6 volumi totali

Il sito di The Silent History

2 Responses to “Il futuro sta arrivando - The Silent History”

  1. zaphod Says:

    Improvvisa escalation oggi per il progetto The Silent History con la pubblicazione di questo articolo su La Lettura http://lettura.corriere.it/the-silent-history-e-le-nuove-frontiere-del-romanzo-digitale/ e quest’altro su Finzioni: http://www.finzionimagazine.it/news/finzioni-digitali/e-news/il-potere-narrativo-della-geolocalizzazione-in-the-silent-history/

  2. #EnhancedStorytelling – Quando il futuro è ancora da costruire Says:

    [...] tentativo di sfruttare la geolocalizzazione dei dispositivi mobili da parte degli autori di The silent history, la frammentazione in 140 caratteri della Scatola nera di Jennifer Egan, gli esperimenti di alcuni [...]

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