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Narrativa via Twitter - #ScatolaNera di J.Egan

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, Interpretazioni, Sulla letteratura, zaphod blog
Postato da: zaphod

[Massimiliano "Zaphod" Lanzidei sull'esperimento di racconto via Twitter trasmesso da Minimum Fax tra il 26 e il 31 ottobre. Attenzione: potrebbero esserci indiscrezioni sul finale.]

Era diventato un appuntamento fisso.
Come quando da ragazzino aspettavo le sette per vedere Furia, o il giovedì sera Dallas, o - ancora più calzante - Sandokan, la tigre della Malesia. Eh sì, perché - e non me ne vogliano i responsabili di Minimum Fax che hanno programmato l’operazione o la stessa Jennifer Egan che ha scritto la storia - è proprio  questo il metro su cui va giudicata e valutata questa strana Scatola Nera che ci ha accompagnato per sei giorni (dal 26 al 31 ottobre) tutte le sere dalle 22 a mezzanotte in punto.
E qui bisogna fare un passo indietro, spiegare e chiarire bene che non si sta parlando di uno sceneggiato televisivo, ma di un’opera letteraria.
Scatola Nera è un racconto inedito di Jennifer Egan, l’autrice di uno dei libri più acclamati della stagione appena trascorsa, Il tempo è un bastardo, ed è stato diffuso via Twitter da Minimum Fax come campagna di marketing per il lancio del suo nuovo romanzo, Guardami. Twitter - per chi non lo sapesse - è un social network basato su brevissimi messaggi (tweet, cinguettii, appunto) di massimo 140 caratteri che vengono sparati nella rete e captati dagli interessati. Questo significa che il racconto è stato diffuso in brevissimi paragrafi inviati a circa un minuto e mezzo di distanza l’uno dall’altro nell’arco di due ore. Dalle dieci di sera a mezzanotte, appunto, per cinque giorni consecutivi.
Detta così magari sembra una di quelle astruserie messe su tanto per far parlare la gente e - con l’enorme apertura mentale che mi contraddistingue quando approccio questo genere di operazioni - devo dire che ne ero convinto anch’io. Quindi ho iniziato a seguirla perché se devo parlar male di una cosa preferisco sapere di cosa sparlo. E invece no. Mi hanno fregato, e pure attanagliato. Ho seguito tutte e sei le serate, e mi sono divertito.
Bisogna dire che il mezzo consente anche (e soprattutto) un’attenzione sporadica e frammentaria. Addirittura la seconda sera, arrivato a casa dopo mezzanotte, mi è bastato accendere il tablet e scorrere all’indietro la sequenza dei messaggi (la timeline direbbero quelli che parlano bene) per leggermi tutta la puntata. Come uno che si registra l’episodio del telefilm preferito e se lo rivede il giorno dopo o - se proprio non riesce ad aspettare - la notte tardi.
Bisogna dire anche che non credo si tratti - come pure ho letto in qualche commento un po’ troppo entusiasta - di una rivoluzione che “coglie lo spirito del tempo e che esprime la contemporaneità, l’unica scrittura che può avere realmente senso al giorno d’oggi,” ma di un interessante esperimento che sfrutta le potenzialità specifiche di un mezzo particolare.
Non intendo giudicare in questa sede il valore letterario o artistico dell’opera in questione. Il finale è secondo me debole e inadeguato rispetto alla tensione che in alcuni punti riesce ad accumulare e alle domande che suscita, ma è pur vero che uno scritto che accumula tensione e suscita domande almeno metà del suo dovere possiamo considerare lo abbia fatto.
Sono altri però i meriti da attribuire a Scatola Nera e i suggerimenti che possiamo trarne. Dal punto di vista della fruizione, lo dicevamo all’inizio, va annoverato tra i prodotti appartenenti alla narrazione seriale, come gli sceneggiati televisivi, i fumetti o i romanzi d’appendice. Ed è anche significativo come alcuni tra gli esperimenti più interessanti condotti sulle nuove piattaforme tecnologiche assorbano gli elementi distintivi di questo genere di scrittura.
La periodicità fissa nella pubblicazione, i cliffhanger, il montaggio serrato, la facilità di accesso e reperibilità sono state alcune delle caratteristiche che hanno reso Scatola Nera un prodotto riuscito e apprezzato.
Dal punto di vista della scrittura e della produzione, invece, la cosa fondamentale - che dovrebbe essere scontata, ma che raramente vediamo applicata - è la consapevolezza del medium che si sta usando. Spezzettare un racconto più o meno lungo e inviarlo per messaggi non è una novità, ma scriverlo sapendo che ogni paragrafo non deve superare i 140 caratteri e che quei paragrafi non verranno letti di seguito su una pagina stampata, è un altro paio di maniche. Fa tutta la differenza del mondo. E bisogna essere bravi. Come bisogna essere bravi per scrivere al meglio uno sceneggiato, un fumetto o un romanzo d’appendice.
Leggere Scatola Nera è stata un’esperienza al tempo stesso leggera e appassionante. Specifico il leggera, perché sono consapevole che raccontata così la faccenda possa sembrare tutto il contrario: due ore incollati allo schermo del computer o del tablet per leggere una scansione di frasi a lunghezza predeterminata. E invece no. In primo luogo perché lei, Jennifer Egan, come detto, è stata brava a raccontare la sua storia (e bravissimo Matteo Colombo, traduttore italiano, a rimanere nella gabbia dei 140 caratteri). Ma soprattutto perché Twitter consente - anzi stimola - una concentrazione discontinua, quindi è possibile, in contemporanea allo svolgimento della storia, navigare su internet, andare in bagno (senza aspettare la pubblicità) o seguire Juventus-Bologna in televisione, e tornare al filone principale della narrazione ogni 5-10 minuti e leggere i tweet apparsi nel mentre.
È nella natura del mezzo e a me - sarà perché il gol di Pogba nei minuti di recupero, con conseguente vittoria dei bianconeri, ha stemperato la parziale delusione per il finale del racconto - quando un autore e una casa editrice colgono nel segno fa piacere sottolinearlo e rifletterci sopra.
Dal primo novembre chi non ha potuto seguire Scatola Nera su Twitter può acquistarlo in ebook a € 1,99 (però su iBook store non c’è, si deve andare sul sito di Minimum Fax o su Amazon) e leggerlo sfogliandolo tranquillamente, come un libro normale.
E su questo - proprio per quanto detto in precedenza - nutro qualche dubbio. Non è una storia (per come è raccontata) che regge un supporto normale e una lettura lineare. È come vedere C’era una volta in America spezzettato su Youtube. Scomodo e fuori contesto. Si può leggere, certo, ma il tiro, la suspense della lettura in diretta, quello è perso per sempre. Come vedere una partita di calcio registrata quando già sai il risultato finale. Peggio ancora, di baseball.
Un’applicazione, forse, quella sì avrebbe potuto restituire qualcosa di quella tensione. Magari con un meccanismo a orologeria a spararti nel telefonino o nel tablet i messaggi che compongono la Scatola Nera a intervalli o in orari prefissati.
Chissà… hai visto mai… magari la prossima volta.

Scatola Nera
Jennifer Egan
Minimum Fax
Ebook € 1,99

3 Responses to “Narrativa via Twitter - #ScatolaNera di J.Egan”

  1. Woltaired Says:

    Anch’io ho fatto qualcosa di simile il 1° agosto, ma per una sola sera e con un racconto già pubblicato e adattato. Da lì ne è nato un tweetbook. Per saperne di più http://raccontweettando.blogspot.it/2012/07/da-dove-nasce-lidea.html . Come vedete l’Anonima c’è sempre, anche se non l’abbiamo inventato noi, ma modificando (così come ha fatto anche Minimum Fax), passo dopo passo edifichiamo il futuro.

  2. Con l’Anonima Scrittori al #TwitterFiction Festival - Ingresso libero Says:

    [...] dei giornali in brevissimi epigrammi. Lo dimostrano scrittori come Jennifer Egan (del suo Black Box abbiamo parlato qui) o - per saltare in Italia - Tito Faraci e AngiolettoFree, che da qualche settimana portano avanti [...]

  3. #EnhancedStorytelling – Quando il futuro è ancora da costruire Says:

    [...] mobili da parte degli autori di The silent history, la frammentazione in 140 caratteri della Scatola nera di Jennifer Egan, gli esperimenti di alcuni affermati artisti visuali sono solo alcune delle prove effettuate grazie [...]

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