Anonima scrittori


Trattoria Rosellini (ep. 4)

Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, Novella a puntate
Postato da: Torquemada

[TRATTORIA ROSELLINI si legge nero su giallo in caratteri desueti e sotto, in piccolo, aggiunto a mano con la pennellessa del trenta, BAR e BOCCE. Siamo alla quarta puntata della novella scritta da Marco Berrettini. Le vicende della trattoria sembrano susseguirsi senza che nessuno avverta lo scorrere del tempo e il cambiare delle epoche]

Trattoria Rosellini (ep. 1)
Trattoria Rosellini (ep. 2)
Trattoria Rosellini (ep. 3)

Oggi mi sa che ho esagerato, ma come fai a non bissare le lasagne verdi della Rosa? È impossibile, almeno per me, forse però mi sarei potuto trattenere con gli involtini di lonza e lardo, le patate prezzemolate, il taleggio e la torta di nocciole. Bevo un ultimo bicchiere di acqua frizzante ed un secondo caffè, poi, bolso, mi avvio a pagare.
«Fattura o ricevuta?»
Xevera è nuova, ma la Rosa si deve davvero fidare molto se affida a lei la cassa.
«Fattura, grazie. Dovrebbe esserci il mio timbro nel cassetto. Trasporti Bortolo.»
«Ah sì, eccolo, lei è uno dei clienti storici allora.»
«Storico, ma non vecchio, dammi pure del tu.»
Alza gli occhi verso di me con aria dura, chissà se è stata influenzata dal nome o se l’hanno chiamata così perché già dal ventre materno emanava legnosità e rigore. Mi fa notare come, in effetti, potrebbe essere mia figlia, io posso tranquillamente darle del tu, ma lei preferisce mantenere il lei, anche perché lavora qui solo da lunedì e, non sapendo bene come sia il clima, preferisce non uscire dal ruolo.
«Come preferisce, cara.»
Eh no bella, io la figura del padre non la faccio, o entrambi o nessuno. La Rosa sporge la testa dalla cucina, sorride e poi fa il verso a Xevera stortando la bocca e aggrottando le sopraciglia.
«Attento Bortolo che la signorina ti mette in riga.»
«Pensavi già di avere trovato un’altra facile preda?»
Mi volto e incrocio lo sguardo canzonatorio di Gisella che stava aspettando il suo turno alla cassa.
«Così mi fai passare per un Don Giovanni di periferia, non è corretto. Pensa che in tanti mesi non mi sono nemmeno mai azzardato ad invitarti a bere un aperitivo, per non sembrare inopportuno.»
«Credevo non lo facessi solo per tirartela un po’ visto che, a quanto ne so, alla sera in Corso Sempione ci sono più amiche tue con un daiquiri in mano che zanzare.»
«Ma…mi fai pedinare?»
Ridacchia con una faccetta enigmatica e continua: «Comunque, se la cosa ti interessa, puoi anche provare ad invitarmi, chissà, magari non ho impegni questa sera.»
«Signori, scusate, ma ci sono altri clienti che devono pagare, grazie.»
Xevera ci allontana, ma mentre mi osserva nella mia ebetudine da shock il suo tono si stempera e la pelle si distende. Non c’è nulla di meglio che la compagnia di una donna per attirare l’interesse di un’altra donna e ciò funziona in maniera esponenziale.
«Spero tu non abbia nulla da fare anche domani sera, perché in questo caso sei ufficialmente invitata a raccontarmi tutto di te davanti ad un margarita ghiacciato, se non ricordo male lo scorso anno andasti in Messico in vacanza, non puoi non esserti appassionata alla tequila. Questa sera è mercoledì e ho un impegno fisso.»
«Fidanzata?»
«No, king con gli amici, ci vediamo alle sette da me e fino alle due litighiamo.»
«Ecco perché quando vieni qui di giovedì sei sempre più rimbambito del solito. Prendetene uno, mia nipote si sposa sabato.»
La Rosa ci porge un vassoio zeppo di confetti bianchi, guardo l’orologio, è l’una e un quarto passata, devo andare, ho un paio di consegne a sud Milano e poi devo arrivare a Trezzano entro le cinque a caricare per domani.
«Lasciami il tuo numero, ti chiamo domani pomeriggio e mi dai conferma.»
«Non ci vediamo qui a pranzo?»
«No, sono a Cremona domani. Ciao, arrivederci Rosa. Signorina Xevera i miei omaggi, ciao Pinuccio, Mioara…»
In risposta ricevo tre sorrisi, uno sguardo cupo e una bestemmia.
Esco, nel piazzale un furgone giallo è parcheggiato proprio davanti al mio autocarro, cerco Ernesto, ma non lo vedo, poi sbuca da dietro le piante aggiustandosi i calzoni.
«Capo buongiorno, tutto bene?»
«Sono di fretta, quello lì chi è?»
«Nessun problema, mi ha lasciato le chiavi te lo sposto subito. Grazie per il profumo dell’altro giorno, funziona davvero, si girano tutte. A dire il vero si gira anche qualche maschio.»
Ci credo, ne ha addosso una quantità tale che si girerebbe anche un dugongo anosmico.
Ingrano la prima e mi dirigo in tangenziale, stasera niente pizza, mi farò portare delle olive all’ascolana.

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